[Piccola premessa: questa flashfic è nata da una piccola role-riflessione sull'immagine a lato. Vedendo l'espressione di Bulma non ho potuto fare a meno di chiedermi quali fossero i suoi pensieri in quel momento. E' un brevissimo testo, senza pretese, scritto abbastanza di getto che ho pensato di condividere qui. Buona lettura.]
Bulma abbassò lo sguardo, sentendo le labbra del proprio ragazzo posarsi sul suo collo, esattamente sotto l'orecchio, dove le piaceva tanto. Erano tanti anni che era solita a quelle carezze, quelle attenzioni, sempre uguali. Non se n'era mia resa conto, fino a quel momento, ma stavano iniziando a stancarla. Non c'era più niente di nuovo in quella relazione che durava ormai da una decina d'anni: sempre le solite parole, i soliti gesti, le solite discussioni. Stava diventando tutto così..noioso, e ripetitivo.
La donna sospirò, involontariamente. Non voleva dare la colpa di quelle sue sensazioni a quel viso corrucciato dagli occhi nerissimi che viveva ormai a casa sua. Non poteva provare interesse per quell'uomo testardo e polemico. Se ne stava sempre rinchiuso in quella stupida stanza gravitazionale, e la trascurava, e si allenava in continuazione e...oh, il suo corpo. Bulma lo immaginò, intento a combattere contro dei piccoli robot volanti che lei stessa aveva costruito. Il viso concentrato. I muscoli contratti e attraversati da piccole gocce di sudore. Il respiro affannato.
Sussultò, spalancando improvvisamente gli occhi e alzando il volto. Yamcha doveva essersi accorto di quella sua reazione, lo sapeva bene. Le guance della ragazza si colorarono subito di un tono scarlatto, ben evidente sulla sua pelle chiara. Gli occhi vagarono sulla stanza, nel tentativo di sfuggire ad un'indagine diretta da parte del compagno.
"Mi piace quando mi baci così.."
Sussurrò, con un filo di voce, cercando di risultare credibile. Yamcha le avrebbe creduto, non aveva motivo di non crederle. Ma il suo cuore, che già batteva in modo assordante, non le permetteva più di mentire a se stessa.
La donna sospirò, involontariamente. Non voleva dare la colpa di quelle sue sensazioni a quel viso corrucciato dagli occhi nerissimi che viveva ormai a casa sua. Non poteva provare interesse per quell'uomo testardo e polemico. Se ne stava sempre rinchiuso in quella stupida stanza gravitazionale, e la trascurava, e si allenava in continuazione e...oh, il suo corpo. Bulma lo immaginò, intento a combattere contro dei piccoli robot volanti che lei stessa aveva costruito. Il viso concentrato. I muscoli contratti e attraversati da piccole gocce di sudore. Il respiro affannato.
Sussultò, spalancando improvvisamente gli occhi e alzando il volto. Yamcha doveva essersi accorto di quella sua reazione, lo sapeva bene. Le guance della ragazza si colorarono subito di un tono scarlatto, ben evidente sulla sua pelle chiara. Gli occhi vagarono sulla stanza, nel tentativo di sfuggire ad un'indagine diretta da parte del compagno.
"Mi piace quando mi baci così.."
Sussurrò, con un filo di voce, cercando di risultare credibile. Yamcha le avrebbe creduto, non aveva motivo di non crederle. Ma il suo cuore, che già batteva in modo assordante, non le permetteva più di mentire a se stessa.