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Autore: Moonshine Quinn    12/03/2014    1 recensioni
Non avete mai avuto la sensazione di essere sbagliati? Nel senso… di pensare che qualcosa in voi non vada? (...) Non ho fatto un poema di dieci pagine per dire tutto, ma queste poche righe mi hanno aiutato a sfogarmi, almeno un pochettino, perché non c’è mai nessuno disposto ad ascoltarmi… ma meglio se dico che io sono la prima a non essere disposta a parlarne con anima viva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Pensieri
 
 
Non avete mai avuto la sensazione di essere sbagliati? Nel senso… di pensare che qualcosa in voi non vada? Bene… a me capita un po’ troppo spesso in questo periodo. Sì, lo so, probabile che molti pensano che sia solo uno di quei tanti problemi che ci si pongono quando si è innamorati, del tipo: ma non si merita di meglio? Magari non sono la persona che cerca. Il problema nella relazione sono io, lei non centra niente, e via dicendo.
Beh, eppure se una persona è davvero innamorata questi quesiti se li pone spesso. Andiamo, siamo seri… chi di voi non ha mai pensato ad un “Può trovare di meglio” quando si è messo assieme a qualcuno? Chi di voi non si è mai sentito inadeguato accanto alla persona amata?
Bene, questo è proprio quello che sento io quando sto accanto a lei. Quando la vedo sorridere, ridere, quando la vedo seria, oppure persa nei suoi pensieri o nella musica, mi chiedo: “Ma come fa un angelo a volere un demone al suo fianco?”, “Come fa lei a non vedere cosa sono io davvero?”, “Come fa a non volere di meglio accanto a se?”.
Sì, sono paranoica… okay… il mio motto è sempre stato Carpe Diem… eppure ora tutti i miei ideali sono andati a farsi fottere. Ciò in cui ho sempre creduto e per cui ho sempre lottato ora è svanito, come quando si cerca di prendere una farfalla al volo, ma una volta che la si ha catturata… questa svanisce, volando via.
Lei alle mie carezze reagisce urlando dentro di se “Continua” (o così ipotizzo) ma io? Io tendo a scappare, quasi come se queste infastidissero il mio corpo. Vorrei dirle di continuare, ma automaticamente mi chiudo a riccio, o mi tendo come una corda di violino, e cerco di riprendere la situazione in pugno… cerco di non farle vedere quanto il tutto mi metta a disagio… quanto mi sento patetica. Come si vuol dire… scappo.
La conoscete la storia dei tre fratelli e i doni della morte, quella in Harry Potter? I tre doni sono la pietra capace di resuscitare i morti (rimediare ai propri errori, ricominciando l’irricominciabile, o trovare soluzioni impossibili ai propri problemi), la bacchetta di sambuco (eliminare i propri errori o problemi) e il mantello dell’invisibilità (scappare dai propri errori o dai propri problemi). Questa, ovviamente, è un’interpretazione personale, e cerco di metterla in maniera comprensibile…
Io, dei tre fratelli, sarei l’ultimo, avrei chiesto il mantello. Pochi sono capaci di eliminare il problema e sopravvivere al rimorso, e quei pochi sono forti. Pochi sono capaci di tentare di riparare i propri errori, e pochi ce la fanno, ma molti sono in grado di prendere e scappare da qualsiasi ostacolo, perché è tutto così fottutamente facile, no?
Ecco, tutto ciò per dire che io sto scappando dal vero problema… scappo dalla verità… quella verità che mi perseguita dicendomi che sono patetica, che mai riuscirò a sopportare le mani di qualcuno sul mio corpo… il mio corpo stesso me lo urla, dicendomi di levare quel fastidio di dosso. Io vorrei incitare quelle mani a continuare ma proprio non ce la faccio… mi vengono i brividi… mi rannicchio… abbasso lo sguardo… e dentro di me comincio a piangere, desiderando solamente di sparire nella fredda e nera terra.
La faccio tragica, ma è così… non potete capire, forse, oppure sì, resta che ciò che sento in questo momento è proprio ciò che ho appena descritto. Non ho fatto un poema di dieci pagine per dire tutto, ma queste poche righe mi hanno aiutato a sfogarmi, almeno un pochettino, perché non c’è mai nessuno disposto ad ascoltarmi… ma meglio se dico che io sono la prima a non essere disposta a parlarne con anima viva. Il mio unico modo di scaricarmi è scrivere… portare i pensieri su uno schermo, su un documento di testo che nessuno leggerà mai…
Finirò per scoppiare, lo so, e spero che nessuno sia nei paraggi, come è sempre stato.
 
   
 
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