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Autore: no_love_dark    12/03/2014    1 recensioni
La vita, è come un arcobaleno: è colorata, ma non sempre, e ha un inizio e una fine
proprio come la vita.
In fondo, se tutti i giorni fossero colorati nemmeno la apprezzeremmo così tanto, la vita.
Ecco perché l’arcobaleno non è sempre visibile ,e sceglie di mostrarsi proprio dopo i periodi più brutti, quelli fatti di lacrime, di pioggia.
Elizabeth Cullison è una giovane studentessa di recitazione che, essendo la migliore del suo corso, vince la possibilità di recitare la parte di un nuovo personaggio della serie tv “The vampire diaries”.
Ha sofferto molto per amore, come l’attore che si è offerto di ospitarla, Ian, anche se lui sta soffrendo in quel momento.
Ma prima o poi l’arcobaleno colorerà anche il loro cielo.
Avverto che il personaggio che dovrà interpretare Elizabeth nel telefilm non esiste, infatti dovrà interpretare il ruolo di Noa, il personaggio di un’altra mia storia. Spero che vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

 
Ero seduta in un ufficio, a parlare con una signora dall’aria giovanile che, nonostante l’aspetto di un’ultra quarantenne, gli occhi aveva la scintilla, quella che hanno i ragazzi pieni di sogni, desideri, aspettative. Chi era quell’eterna sognatrice?
Julie Plec, la mamma della serie Tv “The vampire diaries”.
A quanto pare stavano cercando un nuovo personaggio e l’Accademia di recitazione in cui studiavo, aveva giustamente pensato di proporre me, la loro migliore studentessa (si nota il sarcasmo?).
Avrei dovuto recitare con Paul Wesley, Joseph Morgan, Nina Dobrev, e l’uomo dagli occhi di ghiaccio, a detta della mia amica: Ian Somerhalder.
Con quest’ultimo avrei dovuto passare la maggior parte del tempo, visto che Damon avrebbe instaurato un rapporto profondo con il mio personaggio, Noa.
-E questo è tutto, cara-, concluse sorridendo la Plec. –Ora andiamo: ti presento i tuoi colleghi!
Sprizzava felicità da tutti i pori, entusiasta di questa mia nuova avventura, molto più della sottoscritta: sembrava una bambina rimasta chiusa a Disneyland per una notte.
Ero un po’ spaventata dall’idea di lavorare con degli attori professionisti in una serie Tv guardata in tutto il mondo e di gran successo, che io non avevo mai visto.
Riattraversammo il corridoio che avevo percorso meno di mezz’ora prima per raggiungere il suo ufficio e ci fermammo davanti ad una porta bianca con una targhetta che m’informò di essere davanti alla “relax room”.
-Pronta?
-Ehm… certo…-, risposi flebile, non riuscendo a convincere nessuna delle due.
Lei aprì la pota senza esitazioni e… -Ragazzi, vi presento la nostra new entry: Elizabeth Cullison!
Mi ritrovai gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, pieni di curiosità.
-Salve a tutti…-, risposi a disagio.
-Bene, vi lascio a fare un po’ di conoscenza…!-, esclamò Julie. Si voltò e fece per andarsene, mentre io ero tentata di buttarmi ai suoi piedi ed aggrapparmi alla sua gamba, pregandola di non lasciarmi sola, ma poi sembrò ricordasi qualcosa e si voltò a guardarmi.
-Che sbadata: me ne stavo per dimenticare!Elizabeth, fino all’inizio delle riprese starai a casa di Ian, visto che dovrai recitare soprattutto con lui: vi aiuterà a creare la giusta alchimia utile sul set. Inoltre ti potrà insegnare qualche trucchetto del mestiere! A domani, cara!-, disse, per poi uscire e lasciarmi leggermente schokata in mezzo a degli sconosciuti.
-Ciao, Julie!-, la salutarono tutti in coro.
Io non riuscivo a muovermi, parlare, pensare: nella mia testa continuavano a risuonare le parole della Plec “Starai a casa di Ian…”.
-Beh, come ti ha appena detto Julie, starei da me, quindi… ehm… io sono Ian, piacere!-, mi disse con il mezzo sorriso onnipresente nei poster che tappezzavano la camera della mia migliore amica.
Sembrava piuttosto imbarazzato della situazione.
-Liz, piacere mio!-, risposi, riprendendo la capacità di parola momentaneamente persa.
Tutti furono incredibilmente gentili con me, e superato l’imbarazzo iniziale, mi ritrovai perfettamente a mio agio in mezzo a loro. Volevano sapere tutto su di me e quando scoprirono che non avevo mai visto una puntata del telefilm e che quel poco che sapevo era merito della mia amica Sonia, rimasero sorpresi.
-Beh, come mia attuale coinquilina, dovrò farti vedere tutte le puntate!-, dichiarò solennemente Ian.
Notai che l’unica che rimaneva un po’ fredda con me era Nina, che passò tutto il tempo e studiarmi attentamente ed a lanciarmi occhiate che sembravano suscitare odio. Inoltre, mentre parlavo con Paul, la vidi discutere a bassa voce con Ian e mi lanciò un’occhiata di fuoco appena si accorse che li stavo guardando.
-Che ne dite se stasera andiamo tutti a festeggiare il nuovo arrivo?-, propose improvvisamente Joseph.
-Io ci sto!-, esclamò subito Paul.
-Anche noi, più che volentieri!-, accettarono tutti gli altri.
-E voi? Ian, Nina?
-Certo! Non mi perdo mai una festa, soprattutto se di benvenuto!-, acconsentì Ian con un sorriso, distogliendo all’istante l’attenzione da una Nina furente, puntando gli occhi nei miei.
-Io no, non sono in vena di festeggiamenti…-, disse Nina con acidità.
- Fa’ come credi…-, le borbottò contro Ian.
-Come sempre, d’altronde…-, commentò Paul nel mio orecchio, facendomi ridere involontariamente, per poi essere incenerita dallo sguardo di Nina.
Lei uscì dalla stanza a passo di marcia, tirandomi una spallata quando mi passò acanto facendomi quasi perdere l’equilibrio.
-Non farci caso: l’idea di una ragazza, che non sia lei, che vive sotto lo stesso tetto di Ian, fa uscire il suo lato peggiore… le passerà tranquilla.-, mi tranquillizzò Paul.
-Ok…-, risposi poco convinta.
-Bene, adesso sono le 16.00… che ne dici se andiamo a casa, ti sistemi, fai un pisolino e ci troviamo direttamente in pizzeria con gli altri alle 20.30?-, mi propose Ian.
-Ok, certo, per me va bene-, risposi con un timido sorriso.
-Allora ci si vede stasera, ragazzi!-, li salutò Ian.
-Certo, certo. Ciao, bella!-, mi salutò Joseph facendomi l’occhiolino, ignorando del tutto Ian.
Seguii Ian fuori dalla stanza ridendo.
Arrivammo al parcheggio e lui si diresse verso una Ferrari nera lucida che mi lasciò senza parole.
Pensai a quanto quell’auto sarebbe piaciuta a Stefan, ma bloccai quel pensiero, sentendo le lacrime che iniziavano a chiedere di uscire.
-Ehi, tutto bene?-, mi chiese Ian, facendomi rendere conto di essermi fermata in mezzo al parcheggio.
-Sì, sì, certo, tranquillo. Stavo solo pensando ad una cosa…
il viaggio in macchina sarebbe stato estremamente piacevole, se non ci fosse stato Stefan tra i miei  pensieri.
L’appartamento era poco distante dagli studi, ci sarei potuta andare tranquillamente anche a piedi. Appena varcai la soglia mi sembrò di essere a casa: l’arredamento trasmetteva una sensazione di tranquillità che avevo sempre desiderato di creare nel mio microscopico appartamento con scarsi risultati. Era enorme! Nonostante i colori del bianco e del grigio dell’arredamento, non sembrava affatto asettica, grazie anche all’enorme vetrata che occupava l’intera parete del soggiorno. In tutto c’erano due bagni, tre camere da letto, uno studio, la cucina e il soggiorno. Solo nello studio e nella “mia camera” l’arredamento era in legno intagliato, conferendo al tutto un’aria molto rustica.
-Wow…
-Ti piace?-, mi chiese con un sorriso.
-Certo! Questa casa è fantastica! Hai degli ottimi gusti in fatto d’arredamento…
-A Nina non piace lo stile dello studio e della camera degli ospiti…
-Secondo me invece danno un equilibrio al tutto…
-Già, lo penso anch’io! Dunque, la mia stanza è di fronte alla tua, se avessi bisogno di qualcosa non farti problemi a svegliarmi durante la notte. La porta in fondo è quella del bagno e la prima a destra è di quello con l’idromassaggio.-, mi spiegò.
-Ok…
-Bene, fa’ come se fossi a casa tua, io mi vado a riposare un po’…
-Ok, grazie…
Entrai in quella che sarebbe stata la mia stanza per i prossimi 3 mesi, e decisi che i bagagli li avrei disfati il giorno dopo, così tirai fuori solo l’intimo e l’accappatoio.
Andai in bagno e, mentre aspettavo che la vasca si riempisse, iniziai a spogliarmi. Quando l’acqua la riempì tutta vi entrai e mi sembrò di essere in paradiso.
Mi ero rilassata così tanto che rischiavo di addormentarmi, quindi uscii, mi avvolsi nell’accappatoio e con solo l’intimo addosso, m’infilai sotto le coperte, addormentandomi all’istante.
 
-Elizabeth, Liz…!
Mi voltai verso quella voce. Stefan era lì, con i suoi occhi grigi e la cresta bionda, il sorriso perfetto: era tornato da me.
-Stefan…
Allungai il braccio e lo feci sdraiare accanto a me. Fregai il naso sulla sua camicia ed inspirai il profumo di menta, di fresco, di pulito. Ma quello non era il suo profumo e mi voltai a guardarlo confusa.
-Liz, svegliati!
-Ma io sono sveglia…
Poi mi ricordai tutto e capii che stavo semplicemente sognando perché Stefan non sarebbe mai più stato accanto a me.
-Stefan… no, no, no, ti prego, resta con me! Stefan!
 
Aprii gli occhi di scatto.
Ero sdraiata tra le braccia di Ian, in lacrime.
-Scu…scusa…-, singhiozzai.
-Shh…calmati, era solo un sogno. Chi è Stefan?
-é…è… è Stefan…
-Ok… sappi che se hai bisogno di parlarne io ci sono…-, mi disse Ian, senza smettere di abbracciarmi ed  accarezzarmi la schiena, rivolgendomi un dolce sorriso rassicurante.
-Grazie, lo terrò presente…
-Comunque sono le 19.15, partiamo alle 20.00… sei sicura di volerci ancora andare? Se vuoi chiamo i ragazzi e gli dico che sei ancora troppo stanca…
-No, no, tranquillo, sto bene… Mi farà bene una serata fuori a divertirmi un po’.
-D’accordo… ti aspetto di là, allora.
Ian mi rivolse un ultimo sorriso, per poi uscire dalla camera.
Decisi d’indossare un leggero abito bianco, lungo fino a metà coscia, con una fascia nera sotto il seno; infilai delle semplici decolté nere, mi truccai leggermente e lasciai i capelli sciolti.
-Liz!-, mi chiamò Ian dal soggiorno.
Diedi un ultimo sguardo al mio riflesso  nello specchio e poi mi affrettai a raggiungerlo, afferrando una pochette nera brillantinata ed una giacca corta di pelle nera.
-Eccomi, sono pronta!
-Wow… sei incantevole…!
-Grazie…-, risposi, chinando la testa cercando di nascondere il rossore intenso che mi aveva invaso le guance.
Scendemmo al piano terra, raggiungemmo il parcheggio e, in perfetto stile gentle man, mi aprì la portiera dell’auto.
Dopo mezz’ora arrivammo al locale scelto dai ragazzi: una pizzeria che  al piano superiore aveva una piccola discoteca.
-Ehi, ragazzi!-, ci chiamò Joseph, appena entrammo. –Cavoli, Liz, sei uno schianto!
-Grazie, Joseph… anche tu non sei male, stasera…
-Come sempre, piccola…-, rispose, facendo l’occhiolino, per poi suscitare le risate di tutta la compagnia.
-Ordiamo?-, propose Paul.
Mentre stavamo mangiando, Nina fece il suo trionfale ingresso, proprio mentre ci stavamo imboccando tutti a vicenda per scherzo, scattandoci foto idiote, ed io in quel momento stavo mangiando un pezzo della pizza di Ian, mentre lui cercava in tutti i  modi di farmi mordere a vuoto.
-Ciao, amore!-, squittì stridula in direzione di Ian.
-Non avevi detto che non ti andava di festeggiare?-, chiese lui sorpreso, rimanendo con la pizza sospesa in mano davanti alla mia faccia.
-Mi mancavi troppo…
Mi spinse lontana dal suo ragazzo in malo modo, per poi sedersi lasciva sulle sue gambe e buttargli le braccia al collo. Gli si strusciò un po’ addosso e poi lo baciò con passione. Sorprendendomi, lui invece di allontanarla, la strinse per i fianchi con fare possessivo per poterla avvicinare ancora di più al suo corpo.
-Questo è il loro modo per fare pace…-, mi sussurrò Joseph in un orecchio.
-Per favore, ragazzi, un po’ di contegno! Fatele in camera da letto certe cose, oppure nel camerino, come è già successo…-, esclamò Paul.
-In camerino?-, chiesi confusa.
-Avevamo finito le riprese, e quel giorno avevamo dovuto girare delle scene un po’ spinte e ci siamo lasciati prendere dalla passione quando siamo tornati in camerino…-, mi spiegò Ian con un sorriso malizioso. –Dovevano essere usciti già tutti, ma Paul ha avuto la straordinaria idea di venirmi a cercare ed entrare in camerino senza bussare.
-Non avrei mai immaginato di assistere ad una scena simile!-, si giustificò Paul, con un’espressione che mi fece scoppiare a ridere, seguita a ruota da tutti gli altri.
-Ti va di ballare?-, mi propose Joseph, appena finimmo di mangiare.
-Con te?
-Ovvio!
Accettai volentieri, passando il resto della serata ballando con lui e Paul, divertendomi come una pazza, mentre facevamo finta di fare dei balli sensuali, rendendoci ridicoli. Dopo un po’ ci raggiunsero anche Ian e Nina, con lei che gli si strusciava addosso, come se volesse fare la lap-dance.
Ad un certo punto, Ian si allontanò dalla sua ragazza, per avvicinarsi a me e i ragazzi.
-Paul, che ne dici di ballare un po’ con Nina? In fondo la festeggiata èLiz, dovrò pur ballare un po’ con lei…-, disse Ian, rivolgendomi un sorriso mozzafiato.
-Ooook, fratellone!
Così restammo soli. Avrei voluto ballare ancora un po’, ma temevo una possibile sfuriata di gelosia da parte di Nina.
-Ti va di ballare ancora un po’?-, mi propose gentilmente.
-Io… veramente non vorrei che la tua ragazza ti facesse una scenata per causa mia: ho come l’impressione di non starle molto  simpatica…
-Ma cosa vuoi che sia un ballo! Lei si diverte con Paul e io con te, mi sembra equa come cosa…
-Allora se la metti così… Va bene!
Iniziammo a ballare, facendo delle facce assurde e scoppiando a ridere spensierati. Senza rendercene conto, il tempo era passato con una velocità incredibile e si era già fatto piuttosto tardi, così salutammo i ragazzi e ce ne andammo. Però all’uscita trovammo Paul che era visibilmente sfinito dalle lagne di Nina.
-Ti prego, fratellone, riprenditi la tua ragazza: non la sopporto più!
-Amore, dove stai andando?-, chiese Nina, attaccandosi subito al braccio di Ian in stile piovra.
-Andiamo a casa…
-Vengo con te, allora!-, disse rapida, ignorandomi del tutto.
-Scusa ma sono troppo stanco per guidare e Liz non conosce la strada per arrivare a casa tua… ci vediamo domani…
-Le fai guidare la TUA auto?
Non capivo il perché di quella reazione: lui era visibilmente distrutto, piuttosto che rischiare di andarsi a schiantare per un colpo di sonno, era ovvio che preferiva far guidare me.
Paul, leggendo la confusione sul mio viso, mi si avvicinò e sottovoce mi disse:-Ian è estremamente geloso della sua auto e non l’ha mai lasciata guidare a nessuno, nemmeno a Nina. Deve essere davvero molto stanco per affidartela…!
-E se guidasse Nina?-, proposi, cercando di placarla.
-Dovremmo allungare tantissimo la strada per accompagnarla, e poi lei è venuta con la sua auto. Ci vediamo domani…
-Non mi saluti neanche?-, si lamentò lei, mettendo su il broncio.
-Buona notte.
-E il bacio?
Non le rispose nemmeno, la ignorò semplicemente. Le voltò le spalle e si avviò verso la sua macchina.
-Buona notte…-, salutai Paul, imbarazzata da quella situazione assurda.
-Buona notte, bella!

 
FATEMI SAPERE COSA PENSATE DI QUESTO PRIMO CAPITOLO: TUTTE LE CRITICHE SONO BEN ACETTE! J
  
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