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Autore: Maisha    12/03/2014    0 recensioni
"tu non ha idea di quanto sia facile."
"cosa?"
"conoscerti, per me sei un libro aperto. Per questo è facile tutto il resto."
"tutto il resto, cosa?"
"innamorarsi di te." ed è così che lo dice, con semplicità e schiettezza, mettendo a nudo il mio più grande timore.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Le sue dita si struggono attorno a quella bella ciocca lucida e soffice.

I suoi denti torturano quel bel labbro rosso e pieno.

Mi fa impazzire con la sua semplicità, la sua timidezza, mentre i suoi occhi furbi scrutano il quaderno che tiene poggiato sul tavolo davanti a sé.

Non so cosa ci sia scritto, ma la prende davvero tanto.

Mi avvicino, e nemmeno se ne accorge.

Mi siedo davanti a lei e non se ne accorge.

Sussurro il suo nome e sussulta.

Il suo sguardo scatta sul mio viso, le sue labbra si stringono e le mani cadono sul tavolo a chiudere e coprire il quaderno dalla copertina rossa.

Le sorrido, un po’ soddisfatto, lo ammetto, di aver provocato quella reazione

«Cosa vuoi?» mi chiede

«Solo salutarti.»

«Beh, ciao. Ora puoi andare.» vuole sembrare acida, ma la sua voce trema

«Siamo in un luogo pubblico. Io non vado da nessuna parte.»

«Allora me ne vado io.» mi sfida.

La guardo supplicante. Perchè non può restare con me solo per qualche minuto?

Sospiro amaramente e mi sporgo sul tavolo, verso di lei che si ritrae, premendo la schiena contro la spalliera della sedia

«Sei bellissima.» le sussurro, e lei arrossisce, non come quando è in imbarazzo.

Lei arrossisce perchè sente qualcosa che le si smuove dentro, vedo la sua anima tormentata dai suoi occhi, la sento gridare dalle sue labbra mute.

La vedo angosciarsi dalle sue dita che si agitano e si chiudono e si riaprono in maniera convulsiva, confuse e stanche, agitate e indecise.

Vorrei prenderle tra le mie mani ma so che non me lo lascerebbe fare.

Perciò resto lì ad osservarla, mi piace quando la vedo indecisa per me, capisco che non sto impazzendo, che lei prova davvero qualcosa per me.

E mi piace stare fermo a guardarla mentre cerca di combattere contro sé stessa, consapevole di stare combattendo una battaglia persa.

Non voglio che se ne vada, perciò mi alzo e giro attorno al tavolo.

Mi chino su di lei, il mio naso a pochi centimetri dalla sua guancia.

Si irrigidisce ma non dice nulla né si muove

«Hai vinto tu, questa volta.» le do un bacio veloce sulla guancia e la sento trattenere il respiro.

Con un dito le accarezzo sotto al mento sfiorando appena la sua pelle soffice e lei deglutisce e trema.

La sua mano bianca, poggiata sul tavolo, è stretta a pugno.

Prendo una ciocca dei suoi capelli e la strofino tra le dita, poi la lascio andare

«Il tuo silenzio mi ucciderà, prima o poi.» mormoro, prima di andar via.

   
 
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