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Autore: RoseDust    13/03/2014    4 recensioni
È la prima volta che assisto a una Mietitura; non so bene cosa sia, perché i miei genitori non me lo vogliono spiegare: sembra una festa, perché non ci sono la scuola e il lavoro, ma la gente è triste.
Gli anni scorsi la mamma non mi portava in piazza, diceva che ero troppo piccolo. Adesso ho 6 anni, però, sono già grande, così la mamma si è convinta.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa FF partecipa al secondo turno del contest "1 su 24 ce la fa!" di ManuFury. Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Un bambino cresciuto troppo in fretta
 
È la prima volta che assisto a una Mietitura; non so bene cosa sia, perché i miei genitori non me lo vogliono spiegare: sembra una festa, perché non ci sono la scuola e il lavoro, ma la gente è triste.
Gli anni scorsi la mamma non mi portava in piazza, diceva che ero troppo piccolo. Adesso ho 6 anni, però, sono già grande, così la mamma si è convinta.
Ci sono tanti ragazzi, divisi in recinti contornati da corde.
Vedo una donna sul palco tuffare la mano in un'urna piena di bigliettini ed estrarne uno; legge un nome che non riesco ad associare a nessun volto di mia conoscenza e mi dispiace: sarebbe bello conoscere la persona che è stata chiamata. Non so cosa le accadrà adesso, ma essere estratti tra centinaia di altri nomi significa essere molto fortunati; chissà, magari le daranno del cibo extra o dei giocattoli. Io non ne ho mai avuti, di giocattoli.
Mi accorgo che una donna accanto a noi ha cominciato a piangere, dopo aver sentito il nome scritto sul foglietto.
Non capisco, non è felice per lei?
Mia madre mi lascia andare la mano e la abbraccia; non sapevo che la conoscesse, ma deve essere così, altrimenti perché abbracciarla?
Riporto l'attenzione sul palco sul quale è salita la ragazza; ora la donna ha in mano un altro bigliettino, su cui legge il nome di un ragazzo.
Lui lo conosco: è il figlio del macellaio, un uomo buono che a volte mi allunga un pezzetto di grasso di qualche animale, perché dice che gli ricordo il fratellino che aveva tanto tempo fa.
Quando il ragazzo mi passa vicino gli faccio un sorriso e un cenno di saluto con la mano, ma vedo che il suo sguardo è triste. Mi giro sorpreso, cercando il macellaio con lo sguardo, e vedo che piange come la donna ancora abbracciata a mia madre.
Non capisco cosa stia accadendo e all'improvviso voglio sapere cosa accadrà a quei due ragazzi. 
Lo chiederò alla mamma, non appena saremo a casa.
Voglio sapere anche cos'è successo al fratello del macellaio, perché presto anch'io avrò un fratellino: la mamma lo porta nella pancia già da qualche mese.
Proprio in quel momento, lei afferra nuovamente la mia mano e mi trascina via, verso casa, con gli occhi rossi e gonfi.
« Mamma, cosa succederà ai ragazzi che sono stati chiamati? »
Mia madre mi fissa per qualche secondo, come per valutare se dirmi o no la verità.
« Non torneranno mai più. » dice poi, semplicemente.
Non so cosa intenda, non capisco dove vivranno ora, ma decido che non voglio essere mai estratto da quell'urna, perché non posso immaginare di vivere senza la mia mamma.
 
Quindici anni dopo mi trovo nella stessa piazza in cui assistetti, per la prima volta, a una Mietitura.
Il sole alto illumina i recinti in cui si trovano i ragazzi, ma sembra che non riscaldi l'aria attorno ai più piccoli, che tremano senza riuscire a controllarsi.
Prendo posto sul palco e aspetto il momento in cui altre vite saranno spezzate e altre famiglie vivranno il lutto; resisto alla tentazione di saltare al collo della donna di Capitol City che tuffa la mano nella prima urna con aria entusiasta.
Sussulto quando sento il nome della ragazza che dovrà partecipare a questa edizione degli Hunger Games, ma non capisco perché: non conosco la giovane donna che si appresta a salire sul palco.
Improvvisamente ricordo e mi sembra di tornare indietro nel tempo: il suo cognome è identico a quello della ragazza estratta durante la Mietitura di quindici anni prima.
Cerco con lo sguardo la donna che mia madre aveva abbracciato cercando inutilmente di consolarla e la vedo accasciarsi a terra, come svenuta.
Ricordo che non capivo perché quella donna fosse triste, quando avevo sei anni; ricordo che pensavo che la ragazza di cui era stato estratto il nome dovesse essere molto fortunata.
Quanti errori di valutazione si commettono da bambini!
Mi torna in mente una frase che sentii qualche anno fa, pronunciata chissà dove e chissà da chi: "In gioventù impariamo, da adulti comprendiamo".
Solo ora mi rendo conto di quanto sia vera: da bambino imparai da mia madre che essere estratti da quell'urna non è una cosa positiva; dopo essere sopravvissuto a un'edizione degli Hunger Games, dopo aver fatto da mentore a otto ragazzi che non torneranno mai più a casa, comprendo quanto dolore possa provocare un semplice nome letto su un pezzo di carta.
Le immagini dell'ultimo Tributo che ho cercato di aiutare, il corpo dilaniato dagli ibridi utilizzati dagli Strateghi, gli sguardi di accusa e sofferenza della madre dopo essere tornato nel Distretto e le lacrime di quella che era stata la sua fidanzata mi si affacciano nella mente più spesso di quanto io possa sopportare.
Non so come io possa uscire da questo labirinto di cadaveri che la mia vita sembra essere diventata.
Vorrei solo poter dimenticare.


Pacchetto Zaino nero:
“In gioventù impariamo, da adulti comprendiamo” Anonimo 
Ambientazione Obbligatoria: Mietitura 
Rating Obbligatorio: Giallo/Arancione 

Note: Haymitch bambino parla in modo più semplice proprio a causa dell'età; alcune ripetizioni (per esempio la parola "giocattoli" compare due volte a breve distanza l'una dall'altra, o anche "abbraccia") sono volute. L'ultima frase è un richiamo alla futura decisione di darsi all'alcol. La frase “In gioventù impariamo, da adulti comprendiamo” non è mia.
  
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