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Autore: thefirsttouch    14/03/2014    0 recensioni
"Il novilunio è la fase della Luna in cui l'emisfero visibile risulta completamente in ombra. Questa prima fase introduce sempre la 'rigenerazione' del satellite; rappresenta, per me, la nuova vita. Ho sempre avuto questa specie di ossessione per la Luna e le sue fasi. E in questo periodo della mia vita mi sento in mezzo a un Novilunio, in mezzo a una nuova vita, che non sono proprio certa mi appartenga."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Capitolo 1.
 
 
 
La calma assoluta regnava sovrana nella stazione ferroviaria. L’odore del caffè macchiato che tenevo stretto tra le mani si diffuse nell’aria, insinuandosi tra le mie narici e inebriando i miei sensi. Lo stesso liquido amaro e forte contenuto nel bicchiere di cartone era bollente al tatto e scaldava velocemente le mie mani fredde. Dopo aver sorseggiato con calma il caffè affondai il viso nella mia sciarpa di lana, cercando di ignorare il fastidioso punzecchiare sulla pelle, e osservai ciò che mi circondava, seduta da sola sulla panchina più vicina ai binari.
Osservavo bene i volti della gente, cercando di indovinare chi dei tanti poteva avere la mia stessa meta: la Francia.
Non era la prima volta che partivo da sola; partecipavo ad una vacanza studio, ed eravamo come sempre io, Mr. Cookie e le mie valigie. Per la cronaca, Mr. Cookie era il mio gatto.
In effetti, i miei famigliari provavano piacere a spedirmi in posti lontani dalla Gran Bretagna per un determinato periodo di tempo. Per questa volta, sarei andata 4 mesi nel paese di Cergy, poco distante da Parigi.
Sapevo poco e niente del posto, nemmeno la pronuncia, sapevo soltanto che avrei vissuto nel campus del college di Beauville, un college di Lingue Straniere e Mediazione.
Partendo spesso e in varie parti del mondo ho imparato a non affezionarmi troppo alle persone che conoscevo in vacanza, altrimenti il ritorno a casa sarebbe stato troppo duro da sopportare.
Il fischio lontano del treno scosse le persone dai propri pensieri, me compresa. Mi alzai dalla panchina bassa di marmo e gettai il bicchiere di cartone ormai vuoto nel cestino più vicino. Mi assicurai che nella borsa ci fosse il biglietto, spostando una ciocca di capelli castani dalla visuale, e una volta avuta la conferma mi avvicinai alla valigia con sopra il trasportino.
“È il momento, Mr. Cookie.” Annuncia al gatto grosso e arancione dentro la gabbietta da cui, se avessi potuto, lo avrei liberato. Questa era senz’altro la parte più difficile del viaggio: vedere Mr. Cookie soffrire dentro il trasportino. Ma quando capitava di avere il vagone del treno tutto per noi, lo lasciavo dormire sul sedile accanto al mio. Adoravo viziarlo, anche se sapevo che il motivo per il quale era così grosso ero io.
La voce metallica che uscì dagli altoparlanti della stazione avvertì i passeggeri di allontanarsi dalla linea gialla sul pavimento, mentre da lontano si intravedeva il treno.
La gente salutò un’ultima volta i propri amici e famigliari prima di prendere le valigie e avvicinarsi ai binari, mentre io mi assicurai che Mr. Cookie stesse bene e che lo sportellino fosse ben chiuso.
Il treno si fermò davanti ai miei occhi con un cigolio fastidioso. Strinsi il trasportino nella mano destra, dolorante per il peso del mio gatto, e nella mano sinistra la valigia.
Il vagone era quello giusto, il 9; le porte vennero spalancate e io mi precipitai dentro, spingendo qua e là, pestando qualche piede. Mi affrettai a cercare lo scompartimento F13, scontrandomi ogni tanto con qualche passeggero.
“F10, F11, F12…F13!” sussurrai vittoriosa davanti la porta scorrevole della mia cabina. Dentro non c’era nessuno; adagiai il trasportino sul sedile centrale della fila alla sinistra della cabina, dopo essermi chiusa dietro la porta, e risposi cautamente il trolley sulla retina sopra i sedili.
Mi accasciai già stanca sul sedile vicino il finestrino, il mio posto preferito. In altre situazioni sono arrivata anche a litigare con le persone del mio stesso scompartimento pur di avere quel posto.
Aprii con attenzione il piccolo sportello della gabbietta alla mia destra; ne uscì fuori Mr. Cookie, con un miagolio di protesta.
“Lo so che è scomodo lì dentro, ma non possiamo farci niente” gli dissi, grattandogli il mento e facendogli arricciare il naso. Ringraziai mentalmente che le porte fossero oscurate e che nessuno mi vide parlare con il gatto, sarebbe stato alquanto imbarazzante.
Spostai il trasportino nel sedile accanto alla porta e, proprio mentre Mr. Cookie stava per sistemarsi, essa si spalancò.
Entrò una ragazza alta, con i capelli biondi ossigenati sistemati in una morbida crocchia. La figura snella posò il suo borsone nero sulla retina dal lato opposto.
“Ti dà fastidio il gatto?” le chiesi diretta, guardandola negli occhi. Indossava un maglione corto fino all’ombellico nero, dei jeans strappati sulle ginocchia e il rossetto rosso che contrastava con la carnagione pallida.
“Nient’affatto” rispose, il tono profondo e amichevole. Mi porse poi la sua mano “Io sono Josie” si presentò con un sorriso.
“Keri” replicai a mia volta, accennando un sorriso. “Anche tu in viaggio verso la Francia da sola?” le chiesi, curiosa.
Mi conviene rompere al più presto il ghiaccio, pensai, per avere una compagna di viaggio. Giocavo con la coda di Mr. Cookie per infastidirlo, dato che stava già per prendere sonno.
“Magari…” ammise, ironicamente sconsolata. La porta si spalancò improvvisamente, spaventando me e il mio gatto, mentre Josie rimase impassibile, come se fosse abituata a questo genere di situazioni.
“Josie, ti avevamo detto di aspettarci!” esclamò un ragazzo sulla ventina, che ancora non si era accorto della mia presenza.
“Forse è il caso di presentarci…” bisbigliò una ragazza bionda dietro il primo, facendosi comunque sentire da noi. Il ragazzo spostò lo sguardo da Josie a me. Ci mise un attimo a capire che non fossi della sua piccola comitiva, e il suo volto venne immediatamente rallegrato da uno stupendo sorriso.
“Gente nuova” constatò, poi entrò finalmente nella cabina e mi porse la mano “Jamie, piacere” si presentò successivamente, sicuro di sé. Non potei fare a meno di notare lo scintillio dei suoi occhi scuri, mentre dietro Josie se la rideva tranquillamente.
Gli sorrisi, altrettanto sicura di me. “Io sono Keri.”
Anche l’altra ragazza bionda si avvicinò per presentarsi.
“Emma Wilkinson, piacere” sorrise entusiasta. Io le risposi con un semplice “Keri”, sicuro ma amichevole.
“Come mai in Francia da sola?” mi domandò Jamie, strizzando gli occhi e aggrottando la fronte. Sia lui ché Emma sistemarono le loro valigie e dopo si sedettero accanto a Josie.
“Non è la prima volta che viaggio da sola. Sono in vacanza studio in un paesino sperduto vicino Parigi.” Spiegai, guardandoli tutti a brevi intervalli negli occhi. Loro si scambiarono uno sguardo, ridendo sotto i baffi.
“Fammi indovinare, Cergy?” chiese ironicamente Emma, con un accento e una pronuncia perfetta e scoppiando a ridere subito dopo. In effetti c’era ben poco da essere ironici perché aveva proprio azzeccato. Magari mi sono ritrovata tre possibili colleghi dell’università, pensai, chissà.
“Indovinato” ammisi, alzando un sopracciglio e provocando le loro risate.
Osservai il modo di ridere di Jamie; gli occhi socchiusi e il naso arricciato, la risata dal tono alto e rumoroso.
“Beh, anche noi siamo diretti lì. Una bella coincidenza, non trovi?” mi chiese Josie, allungando i piedi sul sedile vuoto che ha di fronte. Sospirai, accarezzando Mr. Cookie tra le orecchie.
“Già” borbottai, guardando fuori il finestrino e sorridendo. “Una bella coincidenza.”
 
Venni svegliata dai miei nuovi conoscenti dal sonno in cui ero caduto un’oretta prima non appena arrivammo alla stazione “Gare de l’Est” a Parigi.
Entrai Mr. Cookie nel trasportino, scesi la valigia dalla retina e uscii con gli altri dallo scompartimento, rimanendo bloccati nello stretto corridoio.
Prima di addormentarmi ebbi modo di conoscere un po’ di più Emma, Josie e Jamie. Al primo impatto non mi sembrarono molto male, mi fecero tante domande, e altrettante ne feci io a loro. Insomma, dei tipi alla mano.
La stazione ferroviaria parigina era affollatissima, stetti più vicina ai tre il più possibile, fino a quando non ne fummo fuori. All’uscita ci aspettava un goffo, alto signore in giacca e cravatta, che teneva in mano un cartello con su scritto “Cergy”.
“La macchina è quella che è” ci spiegò, indicando il taxi alle sue spalle. “Porterò prima voi, dato che vi siete fatti vivi prima degli altri. Voi siete…?” ci chiese infine, prendendo una cartelletta dall’interno della macchina.
“Il gruppo dell’Inghilterra” rispose Emma, sorridendo cordialmente. Senza aggiungere altro, il conducente prese posto nel veicolo e noi dietro di lui.
La mia nuova avventura era ufficialmente iniziata.






Spazio d'autrice: Hola amigos! Questa è la mia prima storia originale, per cui siate buoni con me :) 
I miei personaggi sono ispirati fisicmente a:
- Willa Holland (Keri Anderson)
- Gwen Stefani (Josie McGrimmers)
- Mischa Barton (Emma Wilkinson)
- Dylan O'Brien (Jamie Pennington)
Giusto per farvi un'idea di come sono! :) 
Ci tengo molto a sapere cosa ne pensate, accetto le critiche!
A presto, - J.

  
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