Videogiochi > Sonic
Ricorda la storia  |      
Autore: shinichi e ran amore    14/03/2014    6 recensioni
Questa storia parla del nostro riccio blu, ma in un contesto particolare, nel mezzo tra quello che era la propria vita e ciò che gli ha dato la morte. Grazie ad un'animale riesce a trovare la pace.
[Dedicata a Phantom13]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il fantasma e il corvo
Il corvo disse: "Mai più"
"Il corvo" di Edgar Allan Poe

Una mattina d'inverno, sul fare di un silenzioso mezzogiorno,  il mio viso non era più in grado di sorreggere la lieve intensità che la vita donava.

Non respiravo più in quanto non avevo più un'esistenza da mantenere.

Stavo guardando la triste e malinconica tomba fatta di pietra con su scritto il mio nome, inciso con delicatezza, quasi levigato nella roccia, su cui giaceva il mio corpo ormai privo d'anima.

Sono io l'anima, la forma invisibile, rimasta sulla terra senza un motivo.

Il cancello del cimitero cigolava all'ingresso, lasciando timore ai pochi visitatori che passavano in questo posto fatto solamente di morte, dolore e ossa per rimembrare i loro cari defunti posando dei fiori dai mille colori e forme.

Una rosa rossa soltanto venne recapitata sulla base levigata della lapide, la fiamma delle rimembranze non si era spenta del tutto dopotutto.

Il mio spirito non ha avuto la pace che si meritava essendo avuto un'uccisione con molto  dolore.

Il cuore si era spento da solo.

Un attacco di cuore, un solo piccolo infarto, che mi ha tolto di mezzo tutto ciò che più caro avevo.

Il cielo era terso, nero e nuvoloso.

L'oscurità pervadeva il sottile strato di luminosità dei lumini appesi accanto alle lapidi.

Sentivo che prima o poi quella luce sarebbe scomparsa da un momento all'altro.

Il vento, impercettibile mi passava accanto, senza accentuare fremiti su di me.

Fluttuavo lentamente, non avendo voglia di stare li, poi mi fermai.

Mentre meditavo su quale dovesse essere la mia prossima azione, un piccolo, innocente corvo prese la mia attenzione, appollaiato su un albero dai rami secchi e contorti tra di loro, con foglie rinsecchite per terra, spoglio della loro attaccatura.

Non fece nessun inchino, ne un passo, ne un sussurro.

Fissava la mia presenza con occhio assente e cupo.

Pensai che forse lui riusciva a vedermi, dove gli altri non scorgevano nulla di fisico.

Dovevo essere impazzito per pensare una cosa del genere, però una speranza che lui riuscisse a captarmi poteva esserci.

Aspettai un suo movimento, pregando che qualcosa accadesse, ma niente.

Lasciai perdere quel suo sguardo, procedendo con calma all'uscita di quell'angusto luogo.

Volevo vivere, ma non potevo di certo attendere un miracolo divino.

Il mio tempo era scaduto da tre giorni, da quel maledetto giorno funesto.

La sfonda plutoniana della notte arrivò immediatamente.

Com'era giocherellone il tempo, da che si vede il cielo azzurro a divenire un freddo blu scuro.

Cosa mi mancava per raggiungere il paradiso?

Riflettere sui miei sbagli? Pensare a quello che dovevo fare quando avevo un corpo? Oppure è solo la mia illusione e quello era un mondo a parte dove angustiarmi di sofferenza e depressione?

No, io stavo in una sorta di limbo, la luminosità del divino mi stava mettendo alla prova da lassù, vedendo ogni mossa che facevo.

Girai il capo di scatto e intravidi quel candido corvo nero dei tempi andati spalancare le sue ali, tirandosi dietro di me come legato ad una corda, seguendomi lentamente, come un fruscio.

L'illuminazione prese possesso della mia mente.

Lui era la mia guida e io dovevo capire dove voleva portarmi.

Un minuto solo, a sospirare la mia vita persa e il corvo balzò davanti senza il minimo rumore.

Voleva riportarmi al mio capezzale cosparso di terra, dentro la tomba ove giacevo immobile.

L'unica mia salvezza stava quindi nel riprendermi dentro il corpo.

Ascoltai quel silenzioso uccello solitario, il cui tenebroso piumaggio pareva spaventoso, ma su di se trasaliva il fievole odore di morte.

Si posò in cima alla croce di metallo posta sopra la mia fredda tomba e ritornò a fissarmi.

Ora sapevo cosa dovevo fare.

Sonic the hedgehog, questa è la tua salvezza e niente potrà farti tornare indietro.

I ricordi di te rimarranno nel cuore dei tuoi amici, tra fotografie e momenti positivi e negativi, nessuno si scorderà che tu sei stato un pilastro di incoraggiamento, di amicizia e di onore su Mobius.

Giungo al bordo di quel sottile strato di terra e mi butto.

Ormai non avevo più niente da fare, se non salire verso le porte che mi conducevano alla pace, grazie all'aiuto di quell'uccello oscuro che mi ha dato dimostrazione di tenerci a me.

Il riflesso di quest'anima ormai agli sgoccioli non scomparirà mai, perchè gli altri lo terranno conservato nei loro cassetti della memoria, per sempre.

Volo, come quel corvo, e l'aurora di un nuovo giorno mi spiana la via verso il regno dei cieli.

 
Fine
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: shinichi e ran amore