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Autore: Flajeypi    15/03/2014    3 recensioni
In una serata di estrema follia ho partorito questo pezzo in versi. Ispirandomi alla Divina Commedia, ho raccontato gli avvenimenti dei primi Hunger Games alla maniera dantesca seguendo lo schema del Primo Canto dell'Inferno.
E' una cosa senza pretese, fatta tanto per ridere un po', spero apprezzerete :)
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clove, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Rue
Note: Nonsense | Avvertimenti: Spoiler!
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I Divini Hunger Games


Nel mezzo del cammin degli Hunger Games
Mi ritrovai per una selva oscura
Mentre dai favoriti ero inseguita.
 
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Risalir quest’albero
Con Cato alle calcagna, mentre mi duol la bruciatura.
 
Tant'è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò del paracadute che rischiarò la mia sorte.
 
Io non so ben ridir com'i' tagliai
con un solo coltellin mortal
il ramo degli aghi inseguitor senza cascar.
 
 Ma poi ch'i' fui al piè dell’albero giunta,
là dove i favoriti s’erano accampati
dalla punta di una lancia venni punta ,
 
 guardai in alto, e vidi le sue spalle
e lui che urlava “corri, corri”
mentre il grido di Cato si spandeva per la valle.
 
Allor fu la paura un poco queta,
il Ragazzo innamorato realizzai
la vita mia aveva appena preservata.
 
E come quei che con lena affannata,
uscito fuori dal luogo della battaglia,
si volge verso la morte appena scampata,
 
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si consegnò alle allucinazion di quel mortal veleno
che non lasciò già mai persona viva.
 
Poi ch'èi smaltito il veleno nel mio sangue,
ripresi la via per la foresta fitta,
con una nuova alleata ad esplorar le lande.
 
Ed ecco, quasi al limitar della Cornucopia,
una dritta montagna di provviste,
che sotto mine a pressione era in custodia;
 
 e non ci misi mica molto,
anzi due frecce vi impiegai,
che la montagna esplose con un botto.
 
Temp'era del principio della sera,
e 'l sol montava 'n giù con quelle stelle
che le tracce persi della mia alleata fiera.
 
Mossi al canto le ghiandaie tutte;
sì ch'a bene sperar d’aver risposta
da colei che leggera camminava sulle piante.
 
 M’aggirai allor per la foresta;
ma non sì che paura non mi desse
la vista della bimba in una trappola funesta.
 
Questa a grande voce urlava “Katniss!”
muovendosi impaurita nella rete,
sì che attirò lo sguardo di un crudele favorito .
 
Ed una lancia, che sbucò dal nulla
colpì la mia alleata nella pancia,
lasciandola a dormir come in una culla,
 
mentre io di fiori la cosparsi,
con l’intenzione che il suo sacrificio
desse al presidente un gran da farsi .
 
E qual è quei che col core infranto,
mi ritirai sulla cima di un arbusto,
per dare inizio al mio triste pianto;
 
 colà mi fece sobbalzare una voce,
che, accompagnando l’inno, a poco a poco
spiegava il cambiamento delle norme.
 
Non più un sol vincitore ma ben due,
a patto che dal medesimo distretto
il nome dei due fosse stato estratto.
 
Quando realizzai quel cambiamento,
"Peeta!", gridai al buio,
mentre con le mani soffocai il lamento.
 
 Rialzatami di buon mattino presi il passo,
e costeggiando il fiume,
cercavo il bel ragazzo, a decorar le torte un asso.
 
 Arrivata nei pressi di un enorme sasso,
mentre sussurravo il nome del ragazzo
una flebile voce bastò a fermarmi il passo.
 
“sei qui per il mortal colpo, mia dolcezza?”
Sentii dire senza capir la provenienza
“sta attenta a quel tuo piede che mi schiaccia”.
 
Ma poi li vidi lì, in mezzo al fogliame
quegli occhi così azzurri
che di Panem illuminavan tutto il reame.
 
 "Or t’ho trovato finalmente,
e debbo saper se sei ferito gravemente",
rispuos'io lui con vergognosa fronte.
 
"Controlla tu con i tuoi occhi,
che scorgerai sulla mia gamba
una mortal ferita con i fiocchi”.
 
Così successe che lo aiutai
e, liberato dai vestiti che io stessa gli tolsi,
con non poca fatica lo lavai.
 
 Vidi la ferita per cu' io mi volsi,
non sapendo cosa fare,
ch'ella mi fece tremar le vene e i polsi.
 
"A te convien tenere altro vïaggio",
disse, poi che indugiar mi vide,
"se vuo' campar d'esto loco selvaggio;
 
ché questa ferita, per la qual tu ti volgi,
non lascerà passar del tempo,
prima che mi uccida senza indugi”;
 
Non volli ascoltar da lui altri discorsi,
e in una caverna lo portai
dove un po’ di zuppa con un cucchiaio gli porsi.
 
Molti son li doni che ci arrivano,
e più saranno ancora, finché continuerem l’idillio
degli amanti che hanno cercato di evitarsi invano.
 
Di tutti questi doni ce n’è uno,
che li strateghi furbi hanno deciso 
di mettere per noi ad un festino .
 
Questo dono, che è la medicina,
strapperò alla Cornucopia,
per preservar la vita al biondo che tanti anni orsono mi salvò la vita in toto.
 
Questi mi impedirà di farlo,
fin che, addormentato dal genial sonnifero,
non mi vedrà fuggir via per tentare di salvarlo.
 
Ond'io mi avviai alla mia missione
mentre fui scoperta dalla ragazza dei coltelli,
che non feci in tempo a veder, che uno mi sfregiò la fronte;
 
allora udite le mie disperate strida,
accorse il gigante dell’undicesimo distretto,
che lasciò la ragazzina a terra, morta e rigida;
 
“Per Rue”, mi disse con occhi ardenti
mentre correva via
ed io recuperai la medicina e corsi via stringendo i denti.
 
Una volta giunti al gran finale,
mentre eravamo circondati da ibridi del diavolo
capii cosa in loro non andava;
 
i loro occhi e il loro pelo
portavano alla mente ogni tributo,
come se ognuno fosse stato lì, pronto a coprirmi con l’eterno velo  .
 
Per tutta la notte dovemmo ascoltare
i gemiti del favorito nella presa mortale
finché alle prime luci del mattino, una freccia pietosa riuscii a scoccare.
 
E noi convinti di aver vinto
ci guardavamo intorno circospetti,
mentre la vecchia voce in un annuncio,
 
diceva “un solo vincitore uscirà vivo”,
ed  io pensai, guardando il bel fornaio
“o due o nessuno, è il momento decisivo”.
 
E in bella vista misi i morsi della notte .
  
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