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Autore: Nurmilintu    15/03/2014    3 recensioni
Camminavo veloce quando all'improvviso sentì una voce alle mie spalle: "Ciao! Aspetta!"
Mi girai di scatto e vidi al bordo della strada una bambina dai capelli biondi con in mano dei fiori di campo. Le chiesi cosa ci facesse lì, ma non mi rispose. Si limitò a sorridere.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ero piccola andavo sempre a casa dei miei nonni per le vacanze. Abitavano in campagna e per arrivare in paese dovevo percorrere qualche chilometro di stradine mezze deserte tra i campi e i boschi. 
Una volta presi una scorciatoia, perché avevo particolare fretta di raggiungere il paese.
Camminavo veloce quando all'improvviso sentì una voce alle mie spalle: "Ciao! Aspetta!"
Mi girai di scatto e vidi al bordo della strada una bambina dai capelli biondi con in mano dei fiori di campo. Le chiesi cosa ci facesse lì, ma non mi rispose. Si limitò a sorridere.
A casa dei nonni erano tutti adulti o anziani, così l'unico amico che avevo con cui giocare era il loro vecchio cane Birillo. Per questo quando conobbi la nuova bambina, che allora aveva circa la mia età, ero super entusiasta di aver trovato una nuova amica.
Ci incontravamo tutti i pomeriggi nella solita strada e giocavamo a rincorrerci oppure a nascondino.
Lei amava giocare a nascondino, a me invece non piaceva tanto perché perdevo sempre. Non riuscivo MAI a trovarla, perfino se giocavamo in mezzo a un campo deserto lei riusciva a scomparire. 
Una volta, mentre giocavamo a rincorrerci, arrivammo di fronte a una vecchia casa diroccata. Io dovevo acchiapparla e lei per sfuggirmi varcò il cancello della casa e vi si nascose dentro.
Io ero un po' spaventata, l'idea di entrare là dentro non mi andava molto a genio.
"Lucy! Vieni fuori! Non mi va più di giocare... Andiamo via! Per favore!" Ma niente, non mi ascoltava. Così mi vidi costretta ad entrare a cercarla.
Il giardino della casa era pieno di erbacce ed escrementi di animali. Dentro la casa era semibuia, illuminata solo dai raggi di sole che filtravano attraverso la finestra e dal tetto ormai ceduto. Le ragnatele erano coperte di polvere e sembravano quasi dei vecchi teli appesi tutt'intorno.
Non mi piaceva. Volevo andarmene.
"Lucy, se non vieni subito fuori io me ne vado! Ti lascio da sola!" Aspettai alcuni istanti immobile nell'atrio, ma nulla. "Ciao, allora" e feci per andarmene. 
 
Subito lei comparve e mi afferrò il braccio da dietro, stringeva talmente forte che mi pulsava la mano. "No. Non voglio rimanere sola. Non andare via." I suoi occhi fissavano i miei con una tale serietà e risolutezza che io di fronte a lei quasi mi sentì minuscola, anche se ero alta almeno trenta centimetri in più. 
"Allora andiamocene subito. Non mi piace qui"
"No!" 
La guardai sbigottita, come poteva piacerle un luogo del genere? Mi sciolsi dalla sua stretta e fuggì fuori in giardino. In un attimo fui fuori dal cancello. 
"Aspetta! Fermati!" Mi fermai e mi voltai. Lei era immobile nel mezzo del giardino, fece qualche passo nella mia direzione, poi disse una cosa che mi fece accapponare la pelle e che difficilmente scorderò: "Sono due anni che vivo qui da sola. Non mi piace, mi annoio. Voglio che rimani qui con me, così possiamo giocare insieme. Sei l'unica amica che ho":
La guardai dritta negli occhi e credetti si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, ma lei era seria e aveva un'espressione estremamente grave dipinta in volto.
Terrorizzata fuggì via. Lei mi rincorse per alcuni minuti gridando il mio nome. Poi la sua voce si fece sempre più profonda e lontana finché non si dissolse nel vento estivo. Io continuai a correre fino a quando non vidi la casa dei miei nonni. Entrai dentro e abbracciai la nonna, poi scoppiai a piangere e raccontai l'accaduto. 
Lei mi guardò seria, poi mi disse di sedermi sulla sedia e si sedette anche lei di fronte a me, appoggiando i gomiti sul tavolo. Lentamente mi raccontò la storia di Lucy, di come fosse morta a causa di un incendio appiccato da suo padre in seguito ad un esaurimento tre anni precedenti. 
Mi raccontava che a volte, quando percorreva la strada che portava al paese, la sentiva piangere o urlare da lontano. 
Rimasi senza parole a fissarla. Sbalordita.
Un paio di giorni prima della mia partenza in ritorno verso casa mia, ritornai su quella strada. Volevo salutare Lucy per l'ultima volta. Ma lei non c'era. Così andai verso la vecchia casa. Vidi degli uomini armati di picconi e trattori che la stavano distruggendo, allora corsi loro in contro urlando di fermarsi "Lì vive la mia amica Lucy!" Mi guardarono come fossi un alieno e fecero delle risatine, poi mi dissero di ritornare a casa che quello non era un posto per bambini. Obbedii. 
Non rividi mai più Lucy, ma a volte, quando mi capita ancora di camminare per stradine deserte in mezzo ai campi, d'estate, mi sembra di sentire ancora la sua voce che mi grida di aspettarla, ma non ci faccio più caso, non mi volto mai e continuò sempre per la mia strada.
  
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