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Autore: LuigiPugilista    16/03/2014    1 recensioni
Vidi la notte e lei vide me.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andai a casa di Harry, quella notte, con la voglia di scoprire cosa gli fosse accaduto.
Era da giorni, ormai, che non si faceva sentire in alcun modo: il telefonino era sempre spento e non rispondeva alle email.
Così una notte presi la macchina, salii verso la collina sulla quale aveva costruito la sua casa, appena fuori città.
I tuoni rombavano e i lampi caricavano di elettricità statica l'aria, il silenzio era denso di oscurità e i grilli cantavano in lontananza.
Parcheggiai la macchina davanti al cancello e citofonai, senza ricevere alcuna risposta dall'interno.
La luna splendeva in tutto il suo splendore nel cielo, circondata da nubi cariche di atroci malignità.
Scavalcai il cancello e non vidi il cane di Harry, che solitamente faceva da guardia nel giardino, tra le aiuole di tulipani e le verdi siepi sempre ben curate.
Avvicinandomi alla porta d'ingresso una folata improvvisa di vento gelido mi sbarrò la strada per qualche secondo, per poi svanire improvvisamente così com'era arrivata. Aprii la porta che, come nei peggiori film dell'orrore, cigolò.
La casa sembrava in ordine e ben curata, nulla sembrava averla stravolta.
Non vedevo Harry da anni, da quando i nostri esperimenti sulla comunicazione coi morti ci avevano portati ad un passo dall'arresto, ma lo sentivo quasi ogni giorno, con battute e promesse di una futura riunione, ciononostante, dopo molto tempo, non sembrava aver perso la sua leggendaria passione per l'ordine e la pulizia.
Un tuono scosse la casa.
Sapevo dove potevo trovare il mio amico.
Corsi verso la cucina, sul retro della casa, spostai un tavolo ed il tappeto che stava sotto di esso.
La botola era ancora lì.
Presi il cellulare e lo usai come una torcia per farmi luce e trovare il lucchetto, che non c'era.
Aprii la botola, ma la luce al piano di sotto era spenta.
Scesi le scale, mentre fuori un fulmine illuminò per meno di un secondo la cucina.
Sotto la botola c'era il laboratorio, usato nel nostro passato per i nostri orribili esperimenti.
Perlustrai la camera col cellulare e vedendo quei macchinari senza un briciolo di polvere poggiata sopra di essi il cuore cominciò a battere più forte.
Un tuono.
Un altro.
Arrivai sul fondo della stanza, aprii la porta.
Lo vidi, sdraiato in una pozza di liquido denso e scuro e illuminata da una luce blu elettrico che non si capiva da dove provenisse.
Una goccia di sudore mi scese lungo la schiena.
"HARRY!"
Mi avvicinai e chinandomi poggiai la sua testa sulle mie gambe.
"S...scappa..." sussurrò nel mio orecchio.
"N...non ti s...ei mai chiesto perchè...non possiamo comunicare...con loro?" "Non sono... come noi, non sono più... noi"
"E ora... sono pronti... ho aperto un portale Harry... Volevo parlare con mia... figlia..."
"Ho trovato solo oscurità, Harry, non c'è... speranza"
"E ora... s...cappa"
Rantolò l'ultima frase e chiuse gli occhi, come se si fosse improvvisamente addormentato.
Piansi accovacciato con la testa fra le gambe per qualche ora probabilmente, poi capii che l'unica cosa che dovevo fare era avvisare qualcuno.
Alzai la testa per non far uscire altre lacrime e per riacquisire un po' di lucidità, quando vidi una mano nera, dai contorni frastagliati, uscire da una specie di vortice sul soffitto, che prima non avevo notato.
Dalla mano gocciolava del sangue.
Se mai qualcuno dovesse ritrovare questo messaggio, dite a mia moglie che la amo.
  
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