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Autore: BrokenArrow    16/03/2014    2 recensioni
[Adelaide Kane/Toby Regbo]
[Adelaide Kane/Toby Regbo]
Il silenzio sembra quasi palpabile intorno a noi e per un momento restiamo lì, immobili, senza dire nulla, uno di fronte all’altra. I miei occhi nei suoi. Parole silenziose e non dette sembrano viaggiare nel vuoto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata con una nuova OS :) questa volta è il turno dei Tobelaide, ovver Adelaide Kane e Toby Regbo, della nuova serie tv Reign. Siccome li shippo troppo e sono convinta che stiano insieme nella realtà o che ci siano molto probabilità che accada, era solo questione di tempo prima che scrivessi qualcosa su di loro.
E credo che questa piccola ff non sarebbe stata possibile se non grazie a Addy stessa, che tre settimane ha postato una bellissima foto sul suo instagram (http://instagram.com/p/kzQGnsvpMx/
), in cui è con Toby in un magazzino abbandonato a fare pratica di ballo per le riprese. Ho trovato questa cosa dolcissima e siccome non sapremo mai cosa sia veramente successo in quel magazzino, questo è ciò che secondo me potrebbe essere accaduto tra i due. Buona lettura a tutti!
 

 




Dancing hearts


 

 

Quando entro nel magazzino abbandonato l’eco dei miei passi rimbomba per tutta la lunghezza della stanza. Le piccole finestre in alto convogliano la luce in fasci luminosi che colpiscono il pavimento come riflettori di un palcoscenico. Passando attraverso quelle pozze di luce, raggiungo la parete opposta, piena di crepe e spoglia. Appoggio l’asciugamano su una delle sedie e lo stereo sul tavolo polveroso appoggiato al muro.
Nell’attesa, premo il pulsante play e una musica antica, quasi magica, inizia a diffondersi intorno a me. Raccolgo i capelli in uno chignon improvvisato e chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare da essa e immagino di essere sul set, nella maestosa sala da ballo seicentesca, immersa nella miriade di persone che ballano e si sfiorano. I loro movimenti leggiadri, pieni di vita.
E all’improvviso, divento Mary Stuart, regina di Scozia.
Fingo di ballare con una persona invisibile, immagino le sue mani, una che cinge i fianchi per sostenermi e l’altra che guida i miei movimenti. A un certo punto la musica si fa più incalzante, intensa, e la sento vivere dentro di me, incitarmi ad accelerare il passo e a non fermarmi. Sono così concentrata da non sentire nessun rumore, oltre a quello del mio respiro affannoso che, nel bel mezzo di una piroetta, inciampo con un piede in un cavo sul pavimento facendomi perdere l’equilibrio. Barcollo in avanti… ma non cado.
Nel momento esatto in cui apro gli occhi, poco prima di cadere, due mani mi afferrano per la vita.
Sorrido di nascosto, in un sospiro di sollievo. So bene a chi appartengono quelle mani, e riconosco la persona dietro di me ancora prima di voltarmi. Perché solo le sue mani sono in grado di trasmettere quella sicurezza e al tempo stesso delicatezza.
“Toby!” esclamo, voltandomi e incrociando i suoi enormi occhi blu. Due zaffiri incastonati. E’ questo ciò a cui assomigliano. Due pietre preziose, in cui la luce si perde, rendendoli più brillanti che mai. Lui sorride e anche i suoi denti sembrano risplendere di luce propria.
“Giusto in tempo per aver impedito a Mrs. Goffaggine Australiana una rovinosa caduta.” Il suo sorriso si trasformò in una piega beffarda e divertita e, improvvisamente consapevole delle mie mani ancora aggrappate alle sue braccia e delle sue mani che cingono ancora i miei fianchi, mi divincolo dalla sua stretta.
“Non sei divertente.” Gli dico, facendogli la linguaccia, e rivolgendogli uno sguardo truce. Ma la voce suona petulante alle mie orecchie,  sbagliata. Il che mi fa sentire ancora più frustrata perché Toby riesce sempre a mettere in luce il mio lato più bambino. Lui scuote la testa in segno di disapprovazione.
“Cosa vedo! La regina di Scozia che fa la linguaccia al suo futuro marito e re di Francia!”
“Peccato che qualcun altro ti abbia soffiato la regina proprio sotto il tuo naso.” Gli rispondo, per le rime, guardandolo trionfante. Lui socchiude gli occhi.
“Touché.”
E nel momento in cui lo dice la musica si affievolisce fino a spegnersi completamente. Il silenzio sembra quasi palpabile intorno a noi e per un momento restiamo lì, immobili, senza dire nulla, uno di fronte all’altro. I miei occhi nei suoi. Parole silenziose e non dette sembrano viaggiare nel vuoto. Poi Toby distoglie lo sguardo da me, va verso lo stereo e armeggia con i pulsanti. In cerca di un’altra traccia su cui fare pratica, suppongo. E stavolta, la musica che parte è più lenta della precedente, qualcosa di molto simile a un lento moderno, ma senza le parole.
Con passo svelto ritorna da me, e nei suoi occhi intravedo qualcosa di diverso, profondo. In un inchino mi porge la sua mano destra e il mio cuore inizia a battere violentemente.
“Mia regina.” Sussurra, nel tono più galante che abbia mai pronunciato, senza distogliere i suoi occhi dai mei.
“Mio principe.” Dico in un sospiro, facendo a mia volta un inchino. Poi allungo una mano rispondendo al suo invito. Le mie dita, sfiorano il palmo della sua mano, calda e morbida. Con un gesto veloce e improvviso, mi trascina a sé cogliendomi alla sprovvista. I nostri fianchi premono l’uno contro l’altro, togliendomi il respiro.
“Non è così che funzionavano i balli medievali.” Rispondo in una debole smorfia, cercando di mascherare al meglio il mio imbarazzo.
“Lo so.” Prende una delle mie mani appoggiate alle sue spalle e la porta all’altezza dei nostri visi. Poi sposta lentamente le nostre dita in modo da farle combaciare perfettamente le une alle altre. La sua pelle, al contatto con la mia, mi da una sensazione di familiarità, come se avessi già toccato quelle mani un milione di volte. Come se ne conoscessi ogni singolo segmento, ogni singola piega. I suoi occhi sono ancora incollati ai miei, mi scrutano dall’alto, vispi e divertiti, come se fossero capaci di leggermi dentro.
“E’ solo un collega, un amico,” ripeto nel pensiero. Ma anche nella mia testa, quelle parole risultano poco credibili. E il mio cuore stesso, che scalpita come un cavallo imbizzarrito e incontrollabile, ne è la prova.
Continuiamo a muovere i piedi a passo danza, facendo giravolte e casché, tra una risata e l’altra, avvolti da quella melodia antica, che rende la scena come qualcosa di visto in sogno. Come quando tutto sembra così perfetto da non sembrare reale. Ma questo è reale. Le sue mani su di me, sono reali. I suoi occhi blu incatenati ai miei, sono reali. Lui è reale.
Il suo corpo sembra fatto per compiere quei movimenti, le sue mani per sostenermi, le sue gambe per ballare. In ogni suo gesto c’è una tale delicatezza…
“Terra chiama Addy.” La sua voce interrompe il flusso dei miei pensieri. La musica inizia ad affievolirsi, a farsi più lenta, e così anche i nostri passi.
“Scusami, mi ero persa un secondo.” Gli rispondo, accennando un sorriso imbarazzato.
“In me?” Dice sfacciato. Sussulto e gli do un pugno di riflesso.
“Ahi! Queste australiane violente!”
E in tutta risposta gli rifilo un altro pugno, stavolta più forte.
“Questi inglesi vanitosi!” Rispondo per le rime. Toby lascia la presa e si massaggia il braccio dolorante. In quel momento la musica si spegne. Ma la magia sembra persistere intorno a noi.
“Altro punto alla regina.” Poi mi tocca la punta del naso, stuzzicandomelo. Sento le guance arrossarsi e faccio un passo indietro. Ma lui è più veloce di me. Copre la distanza che ci separa e mi afferra, iniziando a farmi il solletico come un bambino di 9 anni.
“Toby, smettila!” Dico, in un urlo mezzo isterico. Lo sa che soffro disperatamente il solletico.
“Giammai!” Risponde imperterrito. Così, gli pesto un piede, riuscendo a divincolarmi e inizio a correre verso l’uscita del magazzino.
“Non mi scapperai, mia regina!” Urla in una mezza risata, correndomi dietro, ma non faccio in tempo a girare la maniglia della porta che un tonfo secco mi fa voltare immediatamente. Toby è a gambe all’aria, tra un cavo elettrico e l’altro, steso sul pavimento. La scena è così buffa che non riesco a trattenere una risata. “E così, ci si prende gioco del futuro re di Francia?” Dice, mettendosi seduto e spolverandosi il vestito. Ritorno da lui col fiato ancora mozzo.
“Assolutamente sì.” Gli rispondo, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti. Poi gli porgo una mano e lo aiuto a rialzarsi. La sua stretta è forte e per un momento la sua mano indugia nella mia.
“La prossima volta non sarai così fortunata, sappilo.” E nel momento in cui lo dice, mi sorride e mi passa una mano tra i capelli, spettinandomi l’acconciatura. Gli rispondo a mia volta con un sorriso.
“Su andiamo, per oggi abbiamo anche ballato abbastanza.” Aggiunge, con aria stanca. E vorrei dirgli che non è abbastanza per me, che potrei restare a ballare con lui anche tutta la notte se fosse necessario, che non mi stancherei mai. Ma forse per lui è diverso, forse quelle emozioni mentre ballavamo appartenevamo solo a me.
Ma poi la sua mano si appoggia delicata sulla mia spalla, guidandomi verso l’uscita, e capisco che forse anche per lui è così. Che da tutto questo potrebbe nascere qualcosa, o forse sta già nascendo. E questo mi basta. Lui mi basta.


Dedico questa ff alla mia unica e inimitabile parabatai (Shadowhunters docet), Ellie Carstairs, che l’ha letta in anteprima per il suo compleanno e che ha pianto. Non so come farei senza di te. Grazie. Per ogni cosa.

Tua,

Juliet Herondale


 
 

  
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