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Autore: usagainst_theworld    16/03/2014    2 recensioni
[Post-Mockingjay] [ OS Everlark/Everthorne]
Erano cambiate così tante cose in quel Distretto, in vent'anni. Era come se non fosse più lui. E, in effetti, era vero, visto che era stato ricostruito interamente. Era un posto sicuro dove vivere, nessuno soffriva più la fame, c'era addirittura un ospedale, ma all'uomo misterioso che camminava al chiaro di luna mancava un po' il vecchio Distretto 12, quello in cui era nato e cresciuto, quello per cui aveva combattuto. Attraversò la piazza principale e poco dopo si ritrovò a varcare un enorme cancello, a cui però era stata tolta l'insegna "Villaggio dei Vincitori". Rallentò quando arrivò davanti a quei tre gradini. Tutte le sue sicurezze vacillarono, si sentì improvvisamente stupido a essere lì, a voler bussare a quella porta, dopo vent'anni. Soprattutto perché già sapeva cosa avrebbe visto una volta entrato. Eppure le sue gambe si erano mosse da sole e si era ritrovato a bussare, contro la sua volontà. Era fottuto. Non sarebbe potuto tornare più indietro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Just One Last Time
- Dovevo farlo. Almeno una volta.  -
- Non c'è nessuno che abbia davvero bisogno di me. -
- Io si. Io ho bisogno di te. -

 
Il bagliore opaco della luna attraverso il sottile strato di nebbia illuminava pallidamente i profili dei palazzi, le sagome degli alberi, mentre le luci delle case si andavano via via spegnendo. Le strade erano deserte, fatta eccezione per un uomo che camminava con la spalle ricurve e le mani nelle tasche. Osservava l'aria che usciva dalla sua bocca condensarsi in una nuvoletta per il freddo. Faceva freddo, molto freddo. Poche erano le famiglie ancora in piedi a quell'ora, nonostante non fosse molto tardi. L'indomani, gli adulti sarebbero andati a lavoro e i bambini a scuola. Erano cambiate così tante cose in quel Distretto, in vent'anni. Era come se non fosse più lui. E, in effetti, era vero, visto che era stato ricostruito interamente. Era un posto sicuro dove vivere, nessuno soffriva più la fame, c'era addirittura un ospedale, ma all'uomo misterioso che camminava al chiaro di luna mancava un po' il vecchio Distretto 12, quello in cui era nato e cresciuto, quello per cui aveva combattuto.
Attraversò la piazza principale e poco dopo si ritrovò a varcare un enorme cancello, a cui però era stata tolta l'insegna "Villaggio dei Vincitori". Rallentò quando arrivò davanti a quei tre gradini. Tutte le sue sicurezze vacillarono, si sentì improvvisamente stupido a essere lì, a voler bussare a quella porta, dopo vent'anni. Soprattutto perché già sapeva cosa avrebbe visto una volta entrato. Eppure le sue gambe si erano mosse da sole e si era ritrovato a bussare, contro la sua volontà. Era fottuto. Non sarebbe potuto tornare più indietro.
Pochi minuti dopo un uomo dai capelli biondi e gli occhi azzurri gli aprì, con un bambino in braccio e la bambina che si nascondeva dietro la sua gamba sana. Aveva capelli scuri, ma i suoi occhi erano di un azzurro cristallino, come quelli del padre. Il piccolo invece aveva i riccioli biondi che gli ricadevano disordinati davanti agli occhi. Quegli occhi, grigio fumo, tipici del Giacimento, erano così simili ai suoi. Quello però non era suo figlio, ma il figlio di Katniss.
Il biondo rimase paralizzato quando vide chi c'era fuori casa sua, a quell'ora. Erano passati vent'anni, non si sarebbe mai aspettato di rivederlo. Per un attimo la sua mente si offuscò,le sue pupille si dilatarono e le unghie affondarono nel palmo della sua mano, ma fu solo un momento di debolezza, prima che riuscisse a riprendersi - Gale - pronunciò alla fine.
 
Una volta messi a letto i bambini, Peeta tornò in cucina, dove lo stava aspettando il suo ospite. Quando lo raggiunse, si sedette esattamente di fronte a lui. Seguirono minuti di silenzio imbarazzante, senza che nessuno dei due riuscisse a prendere parola. Dopo un po', fu il il padrone di casa ad interrompere il flusso di pensieri dell'altro, con i suoi modi gentili che non erano affatto cambiati col passare degli anni - Gale.Ti trovo bene. Come mai da queste parti? - gli chiese calmo, ma nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a nascondere il leggero tremolio alla mano destra che neanche le cure più sofisticate di Capitol City erano riuscite a eliminare del tutto. Tornava sempre, quando qualcosa lo rendeva nervoso, per ricordargli le interminabili giornate dopo le quali lo ributtavano nella cella stremato dalle torture.
Gale restò in silenzio, mentre scrutava attentamente il giovane dall'altra parte del tavolo, quasi cercasse la risposta nei suoi occhi incredibilmente azzurri. Perché era lì? Bella domanda, Mellark, bella domanda. Non poteva di certo dirgli che l'oggetto della visita era sua moglie - che tra l'altro non si era fatta vedere da quando lui era arrivato - e allora decise di rivelare soltanto una mezza verità. O una mezza bugia, dipende dai punti di vista. - Sono venuto a trovare la mia famiglia. Poi ho pensato di fare un salto anche da voi - disse Gale con un tono piatto a nascondere ogni emozione. Avrebbe voluto chiedergli dov'era Katniss, ma l'altro lo anticipò, come se gli avesse letto nel pensiero - Katniss è di sopra, a letto. È stata malata in questi giorni, un po' di febbre. Se vuoi, puoi andare a salutarla, dopo. Anche se credo stia già dormendo - Gale si ritrovò ad annuire involontariamente, ma alla fine era quello il motivo della sua visita: vedere Katniss. Perso nei suoi pensieri, quasi non si accorse che Peeta gli avesse rivolto un'altra domanda - Perché? - chiese esasperato il biondo. Odiava mostrarsi debole davanti a quelli che non facevano parte della sua famiglia, della sua strana famiglia, ma quella domanda gli era uscita spontanea, prima che il suo cervello la censurasse. Tantomeno non voleva far notare al suo antico rivale di essere ancora instabile. Che cosa avrebbe pensato Gale se l'avesse visto in preda a uno dei suoi episodi? Non ne aveva di violenti da anni ormai, ma sapeva anche che non lo avrebbero mai abbandonato.
Dal canto suo il soldato non trovava proprio le parole per esprimere quello che provava. Come avrebbe potuto dirgli gentilmente che era venuto per fregargli la moglie?  - Immagino sia stato per... sì, insomma, io e Katniss non ci siamo mai dati un addio definitivo. È stata colpa mia, lo so, e sono passati vent'anni ma io... - l'altro lo interruppe con un cenno della mano e chiuse gli occhi - Non ti ho chiesto questo. Volevo sapere perché dopo la rivolta non sei più tornato nel 12. - si prese a massaggiare le tempie per cercare di tenere lontano tutte quelle immagini false che gli affollavano la mente, senza avere il coraggio di riaprire gli occhi.
Gale lo fissava stupito. Era forse impazzito? Possibile che gli avesse chiesto perché non era tornato da Katniss? - Ho ucciso sua sorella - rispose cupo - penso che basti e avanzi come giustificazione -
- Sai, lei ti ha perdonato molto tempo fa. Del resto odiarti non avrebbe riportato indietro Prim. Ma io no, non ti ho perdonato e non lo farò finché non me ne andrò da questa terra. -  Gale rimase spiazzato da quella confessione. Se da un lato era felice che la sua-non più sua Katniss lo avesse già perdonato, dall'altro era veramente preoccupato che invece suo marito non lo avesse fatto. Così scelse la via del silenzio. Non poteva di certo sapere che Peeta non si stesse riferendo alla morte di Prim.
- L'hai lasciata da sola - disse, trovando finalmente la forza di alzare il capo e riaprire gli occhi. Sperava solo che fossero del colore giusto.
- Era al sicuro con te. Io sarei stato solo il terzo incomodo - rispose Gale, confuso dalla piega che stava prendendo il discorso.
- Certo, con uno psicopatico omicida. Dovresti rivedere il tuo concetto di sicurezza - l'altro spalancò la bocca. Non aveva mai pensato a quest’aspetto. Credeva che una volta ritornati entrambi nel 12 fossero andati subito d'amore e d'accordo. Non pensava che Peeta avesse avuto ancora i suoi attacchi di follia.
- Tu hai ancora quei... quei... - provò a dire, imbarazzato, ma Peeta capì al volo e non gli permise di terminare la frase - Sì, a volte. Adesso sto meglio, sono più che altro degli attacchi di rabbia. Riesco a controllarli alla perfezione, dopo anni di terapia. Mi basta stringere qualcosa, il bordo del tavolo, lo schienale della sedia, e ripetermi mentalmente che quello che vedo non è reale. A volta guardo semplicemente i bambini e mi calmo all'istante - Gale tirò un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva creduto che il marito di Katniss fosse ancora il Peeta del distretto 13. Si era immaginato scene terribili, in cui attaccava lei e i suoi figli. Si sentì in colpa perché, se le sue fantasie fossero state esatte, in qualche modo anche lui ne sarebbe stato colpevole.
- Ma poiché non sono un bugiardo, voglio raccontarti anche l'altra metà della storia. Mentre tu eri a crogiolarti nel dolore per una cosa che, diciamoci la verità, non è stata colpa tua, io ero qui a cercare di farla ritornare nel mondo dei vivi. Quando sono arrivato, era un vegetale, non mangiava, non parlava, stava tutto il giorno a fissare il fuoco bruciare nel camino. Ho fatto un enorme sforzo per riportarla indietro e quando finalmente ci sono riuscito, mi sono allontanato da lei. Non era colpa mia, se in un momento volevo baciarla e quello dopo piantarle una delle sue dannatissime frecce nel petto. Ma più la evitavo, più mi cercava. Voglio aiutarti Peeta, mi diceva. Ma così cocciuta ed egoista non capiva che l'unico modo per aiutarmi era quello di starmi lontano. Perché io la desideravo così tanto, ma ancora di più desideravo vederla morta. Volevo andarmene, ma ogni cosa mi riportava inesorabilmente da lei. Ti basta sapere che quella volta nel 13, non fu l'unica in cui ho tentato di ucciderla. - fece una pausa per riprendere fiato. Non aveva mai detto a nessuno quelle cose e adesso le stava dicendo proprio al suo rivale in amore. - Poi tutto cambiò, almeno credo, quando mi chiese di scrivere un libro con lei. Un libro sul nostro Distretto, un libro sulle vittime degli Hunger Games e della rivolta. Il dott. Aurelius ne fu entusiasta, credeva che sarebbe stato un punto di svolta per la mia terapia. E così scrivemmo, e piangemmo, e avemmo tanti incubi. Riniziai a dormire con lei, mentre in me aumentava il desiderio di stringerla tra le mie braccia e diminuiva quello di soffocarla con il cuscino. L'amore, quello vero, è venuto soltanto dopo, quando finalmente sono riuscito ad uscire parzialmente dal depistaggio. Quando il dott. Aurelius durante una delle mie periodiche visite mi giudicò "innocuo nei confronti della signorina Everdeen". Snow aveva sepolto quel sentimento così bene che io stesso mi chiedevo se l'avessi mai amata. Non sono più tornato quello di prima e neanche lei. -
Gale non sapeva cosa dire. Qualsiasi parola sarebbe sembrata stupida di fronte a quello che gli aveva appena raccontato Peeta. Si rese conto, in quel preciso istante, che era stato sciocco da parte sua aver pensato, tanti anni prima, di riuscire a battere il figlio del fornaio. Le parole uscirono flebili dalla sua bocca, come se avesse paura dell'uomo di fronte a lui - Quando sono arrivato, ne hai avuto dei altri dei tuoi... episodi? -
- Sì - rispose secco Peeta, non volendo ricordare l'immagine falsa che lo aveva confuso alla vista di quel volto. - Dai, ti accompagno da lei - disse alzandosi e facendo all'altro il gesto di seguirlo su per le scale.
 
Si trovavano davanti alla stanza dei bambini, a fianco c'era quella in cui dormiva Katniss.
- Se ti serve qualcosa, io sono qui - disse Peeta varcando la soglia della cameretta. Gale gli afferrò il polso - Aspetta - ma subito ritrasse la mano per paura di scatenare qualche brutto ricordo in lui. Il biondo si girò, aspettando che Gale parlasse.
- I vostri bambini sono bellissimi. E sono fortunati ad avere dei genitori come voi. Katniss una volta mi disse che non avrebbe mai voluto avere figli, neanche senza la minaccia degli Hunger Games. Ma questo era prima di conoscerti - Peeta annuì ed entrò nella stanza.
 
La finestra era aperta e l'unica fonte d’illuminazione oltre alla luna era una piccola abat-jour sul comodino al lato del letto. Katniss dormiva stesa sul fianco, sotto una coperta pesante, il viso teso e la pelle bagnata dal sudore. Il suo cuore smise di battere per un po', ne era sicuro, quando la vide. Erano passati vent'anni, venti stramaledetti anni che l'avevano tenuta lontano da lui. Gale le si avvicinò lentamente, come se avesse paura di svegliarla. Non aveva molto senso la sua visita, dato che lei stava dormendo, ma era comunque contento di aver saputo che lei l'aveva già perdonato. Che sapesse o no che lui era andato a trovarla poco importava.
Raggiunto il letto, si piegò sulle ginocchia per arrivare all'altezza del suo viso. Era ancora così bella, così giovane, ma non era sua. Le toccò delicatamente la fronte, era bollente. Rimase a guardarla per un po', fantasticando su cosa sarebbe potuto succedere se si fosse svegliata in quel preciso istante. Sarebbe stata contenta di rivederlo? Avrebbe chiesto di rimanere con lei? Ma purtroppo lui non era venuto per restare, ma soltanto per mettere un punto definitivo al periodo che, nonostante tutto, era stato il più bello della sua vita, perché c'era stata lei. Poi sarebbe tornato nel Distretto 2 e avrebbe continuato per la sua strada senza avere più rimpianti. Si avvicinò piano alle sue labbra, da cui era stato distante per troppo tempo. Azzerò la distanza, lasciando un leggero bacio sulla sua bocca. 
- Dovevo farlo. Almeno un'ultima volta - sussurò, prima di alzarsi e uscire dalla stanza. Diede un ultimo sguardo a Peeta che, seduto su una sedia al centro della stanza, guardava incantato i suoi figli dormire e trovò la forza per uscire da quella casa. Scese le scale e, senza salutare, si chiuse la porta alle spalle, immergendosi di nuovo nell'oscurità della notte.

 
Angolo dell'autrice:
Piccola (non è vero, è lunga) OS molto molto post-mockingjay in cui Gale ritorna nel DIstretto 12 dopo taaaaaanto tempo per far visita alla famigliola della mulino bianco. Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere lasciando una recensione.
Buona notte,
usagainst_theworld
   
 
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