Anime & Manga > Doremi
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Autore: alexis_92    17/03/2014    2 recensioni
Sono stata abbandonata.
Tutti mi hanno abbandonata.
La storia di una Doremi diversa da come la conosciamo... spero vi piaccia =)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1

 

Sono le tre del pomeriggio e come tutte le ragazze della mia età dovrei essere in giro per negozi a fare spese oppure ad un appuntamento con il mio ragazzo. Bene, non è così.

Io sono per l'ennesima volta in tribunale. Davanti a me vedo il giudice che dice qualcosa all'avvocato d'ufficio che mi è stato assegnato. Non mi importa di quello che pensano o dicono. Ho capito che tanto non fa alcuna differenza.

Fino a poco tempo fa credevo nella giustizia ma ho imparato sulla mia pelle che alla gente importa solo di se stessi e di nessun altro.

Prendete per esempio il giudice del mio processo: ormai ho perso il conto di quante volte l'ho visto lì seduto, con il suo martelletto a giudicare persone e fatti che ha la presunzione di conoscere. Lui non sa niente, le persone in quest'aula non hanno idea di che cosa è stata la mia vita in questi due anni. “Noi siamo qui per te” mi avevano detto il primo giorno che ci siamo incontrati. Tutte cavolate.

Oggi è diverso però, oggi è il giorno in cui tutto cambierà.

Alzo la testa e dirigo lo sguardo verso il giudice.

“Silenzio prego. Dopo aver meditato a lungo su questo caso, sono arrivato ad una conclusione. Come stabilito per legge, da oggi in poi la sedicenne Doremì Harukaze, avendo richiesto l'emancipazione, non sarà più affidata allo Stato. Per tanto la signorina Harukaze si dovrà occupare del proprio mantenimento a sue spese. Così è stato deciso. L'udienza è tolta”.

Il giudice dicendo questo si alzò e uscì dall'aula.

Ero libera.

 

 

L'udienza era finita da pochi minuti e me ne stavo seduta fuori dal tribunale.

“Doremì pensa..” mi ripetevo.

Non sapevo cosa fare, dove andare. Era da mesi che aspettavo questo giorno e avevo pianificato tutto nei minimi dettagli.

Nel momento in cui il giudice aveva emesso la sua sentenza, però, mi ero dimenticata di tutto.

Ora ero io a decidere e non gli altri per me.

“Signorina Harukaze!”

Appena sentito il mio nome mi girai e vidi il mio avvocato.

“Signorina finalmente l'ho trovata. Non doveva aspettarmi fuori dall'aula?”

“Ha ragione ma volevo prendere una boccata d'aria”

“Prima che vada volevo darle questa” e mi porse una lettera “Questa lettera è sua. Visto che lei ormai ha sedici anni compiuti, è arrivato il momento di spiegarle alcune cose. Da oggi in poi lei ha diritto ad usufruire dei soldi che i suoi genitori le hanno lasciato. Purtroppo la casa in cui ha vissuto da piccola è stata messa all'asta e venduta tempo fa, comunque credo che riuscirà a trovare un nuovo posto dove vivere al più presto. C'è solo una condizione: il giudice ha espressamente richiesto che lei torni a vivere nella sua città natale, a Misora, e concluda lì il suo percorso scolastico fino al compimento dei suoi 18 anni.”

“Che cosa? Non ci penso neanche!”

“Signorina, non è una proposta quella del giudice. A lei è stata concessa un'emancipazione speciale. Il giudice ha deciso di concederle l'emancipazione, per i motivi che lei conosce perfettamente, ma vuole che le sia chiaro che sarà comunque tenuta d'occhio dal tribunale e che se vuole mantenere l'emancipazione deve rispettare quanto il giudice ha deciso. Per tanto per i prossimi due anni lei andrà a vivere a Misora e frequenterà gli ultimi due anni della scuola superiore. Compiuti i suoi 18 anni sarà libera di scegliere se rimanere lì o trasferirsi. Arrivederci.”

Non riuscivo a capire. Due secondi prima assaporavo la mia libertà e ora ero di nuovo fregata.

Con tutti i posti al mondo, proprio a Misora dovevo tornare. Mi ero ripromessa di non tornare mai più in quella città.

Cosa potevo fare, non potevo tornare indietro ma soprattutto non volevo tornare indietro.

Presi la valigia con le mie cose che mi ero portata dietro e andai in stazione.

“Signorina desidera?”

“Vorrei un biglietto del treno”

“ Per dove?”

“ Misora, purtroppo”

  
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