La costanza di un abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità. - Marcel Proust
Vi ricordate quella volta in cui con in mano
il megafono della scuola Scott aveva provato ad ululare per richiamare
l'attenzione dell'alpha sconosciuto? Bene. Avete quindi presente il suono ottenuto quando
alla fine riuscì a produrre qualcosa che non ricordasse il guaito di un cagnolino
moribondo? Ottimo. Adesso provate ad immaginare quello stesso ululato
ma triplicato, aggiungeteci poi una ventata di fastidio, una spolverata
d'ira funesta, un pizzico d'impazienza e unite tutto a Derek Hale, ci siete?!
Perfetto. Fu questo il dolce risveglio riservato a Scott e Stiles in quella
qualunque normale e tranquilla mattina di giugno.
I due ragazzi spalancarono gli
occhi all'unisono, con il cuore a mille, "Ci stanno attaccando!" gridò Stiles
che per l'impeto, dimenandosi furiosamente, cadde dal divano, su cui stava
dormendo, finendo rovinosamente sulla schiena di Scott, che si era
sollevato di colpò dal suo letto di fortuna: un materasso buttato a terra.
Ci fu un sonoro crack a cui seguì una colorita imprecazione del beta mentre
Derek li osservava con le solite braccia al petto e uno sguardo contrariato
stampato in viso "Che succede?!" quasi urlò Scott "STILES spostati mi hai rotto
una costola!"
L'umano scivolò
di lato rotolando fino ai piedi di Derek che adesso ghignava diverito, si
guardò intorno con gli occhi ancora spalancati e le palpitazioni, ci volle
un attimo per capire che non c'era nessuna emergenza
nucleare "Sei impazzito?!" sbraitò contro l'alpha agitando un pugno nella sua direzione.
"Potevamo morire d'infarto. Sono troppo giovane per morire. Che t'è saltato in mente, eh? Sei
ospitale come...come...come... ah maledetto sourwolf. Buon giorno anche a te!"
"Ahi...
ahi... ma che?" Scott si lamentava poco più in là "Sei stato tu? Perchè hai
fatto una cosa del genere?"
"Perchè volevo liberarmi degli abusivisi che vivono in casa mia!"
sbraitò l'alpha con ovvietà
"Credo di avere qualcosa di rotto..." continuò il beta
ignorandolo e tornando a stendersi.
"Sei proprio
impossibile!" cominciò Stiles afferrando i pantaloni di Derek per alzarsi da
terra, lui ritrasse la gamba di colpo facendolo cadere nuovamente,
lasciandolo lì incredulo a guardarlo "Alzatevi e rimettete tutto a posto!"
ordinò il padrone di casa spostando lo sguardo schifato su tutto quello che i
ragazzi avevano sparso per casa "E poi...sparite!" disse
perentorio procedendo verso la cucina.
Scott sapeva benissimo cosa
sarebbe successo da quel momento in poi, aveva avuto molto tempo per impararlo.
Vide quindi l'amico dimenarsi a terra, come una tartaruga
impazzita riversa sul dorso, cercando di alzarsi per poi seguire Derek
in cucina.
Scott sapeva, ed infatti le urla lo raggiunsero poco dopo
facendogli storcere il muso in quello che doveva essere un sorriso ma sembrava
più una smorfia di dolore, chiuse quindi gli occhi e la scena di cui sentiva
solo i dialoghi si dipanò nella sua mente come un
film.
Stiles avrebbe raggiunto Derek, iniziando a
sbraitare, riversandogli contro il solito fiume di parole che
sottolineavano coloritamente come e perchè lui non fosse ospitale,
simpatico, sopportabile e tante altre care cose, ma quanto invece fosse
psicologicamente instabile e immaturo. Sì immaturo
era una parola che Stiles
adorava, ben sapendo che paragonare il lupo ad un ragazzino
capriccioso lo faceva infuriare terribilmente.
Nel frattempo Derek l'avrebbe
ignorato, o ci avrebbe provato, rispondendo con qualche ringhiò o
un'espressione monosillabica. E nel mentre il più piccolo si sfogava, lui
avrebbe preso tre tazze. Avrebbe riempito due con caffè caldo appena fatto, una
per lui e una per Stiles, che senza neanche prendere fiato o fermarsi un secondo
l'avrebbe afferrata inconsciamente, mentre lui gliela porgeva e continuava a
muoversi per la cucina con il ragazzo sempre alle calcagna. Poi avrebbe preso
del latte dal frigo e avrebbe versato il suo liquido candido nella terza tazza,
perchè Scott non beveva caffè e Derek lo sapeva.
Il beta tese le
orecchie, concentrarsi con lo sproloquio di Stiles in sottofondo era complicato
ma senti distintamente il rumore tipico di una, due e...tre tazze sul marmo
freddo. Sorrise e continuò ad ascoltare.
"Sai benissimo che questo
atteggiamento non ti porta da nessuna parte. Quante volte abbiamo fatto questo
discorso. Mi stai ascoltando?"
"No."
"E se non mi stessi ascoltando come
potresti rispondermi?"
"Bho"
"Vedi alla fine ho ragione mi stai
ascoltando. E questo caffè è buonissimo"
"Lo so"
"AHA! Mi stai
ascoltando!"
"No!"
Avrebbero continuato così ancora per qualche minuto, poi
Stiles avrebbe avuto una delle sue idee sgradite al lupo.
"Questo frigorifero è vuoto. C'è l'eco. Adesso andiamo a
fare la spesa e preparo una delle mie specialità. Se ti comporti bene, sourwolf,
potrei anche decidere di deliziarti la giornata con una delle mie magnifiche
torte."
Perchè Stiles andava sempre
random.
La paura dell'alpha era ormai
un vago ricordo e benchè quello provasse ancora a far valere le
sue opinioni, quelle finivano sempre per perdersi nell'aria inascoltate.
"Tu e il tuo amico, pulite tutto e andate a casa
vostra!"
Derek ci provava ancora, ci provava tutte le volte ad opporsi a quel
ragazzino ma era inutile, ognuno di loro portava avanti il proprio
monologo e alla fine Stiles vinceva, vinceva sempre.
"Oppure potremmo uscire dopo
pranzo e mangiare un gelato o provare quel nuovo posto che hanno aperto da poco.
Dicono che faccia dei pancake micidiali. E la cheesecake! Ah, potrei mangiarne
un quintale. A te piace la cheesecake? Scommetto che tu non le mangi quelle
cose, altrimenti come faresti a mantenere quel fisico. Sei zucchero fobico,
vero? L'hai mai mangiata una cheesecake?"
"Devo ficcarti una mela in bocca
perchè tu stia zitto?"
"Non potresti neanche volendo. Te l'ho detto, c'è
l'eco nel tuo frigo!"
A quel punto Derek
avrebbe continuato a rifiutare tutte le sue richieste, avrebbe provato a
minacciarlo, spaventarlo con le zanne scoperte, magari l'avrebbe anche
sbattacchiato qui e là per tutta la casa mentre lui ancora imperterrito spiegava
dettagliatamente come avrebbero impiegato la loro giornata. Derek lo faceva,
perchè quello era il suo ruolo, anche se era
del tutto consapevole dell'inutilità delle sue azioni, solo uno spreco di energia,
o almeno questo era quello che Scott pensava ogni volta che l'ormai conclamata
routine si palesava ai suoi occhi giorno dopo giorno.
Quindi, Stiles si sarebbe dato una sistemata veloce, giusto ai capelli,
ancora scombussolati dal cuscino e poi avrebbe detto la magica
parola.
"Beh?"
Tre lettere. Solo tre lettere e la partita era
indiscutibilmente chiusa.
Il
suo piede avrebbe picchiettato nervoso sulla superficie lucida del
pavimento - Scott lo sentiva distintamente in quel preciso istante, ancora riverso sul
materasso morbido - mentre rivolgeva quel
sorriso all'alpha,
ancora appoggiato a braccia conserte su un qualsiasi punto utile;
quello sguardo, Scott credeva, avesse in sè qualcosa di diabolico e malvagio,
non l'aveva mai detto a nessuno ma a volte aveva perfino più paura di Stiles che
di Derek.
"NO." borbottava ancora il sourwolf al ragazzino che si
limitava a guardarlo e dire "Avanti, o facciamo tardi!" girando i tacchi e
procedendo a grandi falcate verso la porta. "Non se ne parla. Non acconsento.
Non ti asseconderò. Non esiste" Derek avrebbe continuato con questa cantilena
mentre prendeva il giubbotto di pelle, trovava le chiavi, lo seguiva fuori,
saliva in macchina e metteva in moto.
E anche quel giorno, come aveva
immaginato, le cose era andate così.
"Scott
che cosa fai, non vieni? Sbrigati!" la voce di Stiles lo riportò
alla realtà. Si alzò dolorante, trascinandosi fuori e spalmandosi poi sul
sedile posteriore. "McCall, se devi morire fallo fuori dalla mia macchina." precisò
Derek, guardandolo dallo specchietto retrovisore, mentre ancora lui si
lametava della brutta botta che aveva preso, e partendo a tutta
velocità
Ed eccoli finalmente al centro commerciale, non era la
prima volta e non sarebbe di sicuro stata l'ultima. Scott guardò un attimo il
suo amico, aveva già quel luccichio negli occhi, quello che non faceva presagire
niente di buono e che in un posto dotato di così tanti negozi e scaffali voleva
significare che metà di quanto stava esposto
sarebbe tornato a casa con loro. "Voi andate avanti, io vi raggiungo..."
biascicò il beta tenendosi ancora un fianco mentre procedeva strascicando i
piedi.
"Fai sul serio Scott? Sei un licantropo! Anche se t'avessi
effettivamente fatto male, cosa che trovo impossibile dato il mio fievole
peso... dovresti già essere guarito a quest'ora!"
"Fievole peso?" buttò lì
l'amico con un cipiglio contrariato
"Probabilmente più che la botta, è il tuo
continuo ciarlare che lo stende." commentò Derek guardandosi intorno
"Cos'era una battuta? Fai anche le battute adesso, sourwolf?"
lo rimproverò l'umano mentre avanzavano, continuando a battibeccare incuranti del beta
addolorato che li seguiva come un fantasma.
"Ti preferivo quando stavi
zitto!"
"Ti preferirei senza testa!"
"Ah mi stai minacciando?! Stai
minacciando il figlio dello sceriffo davanti ad un centinaio di testimoni
oculari!"
"Sta zitto, Stiles!"
Pur non essendo lì vicino, Scott con i
suoi sensi super sviluppati poteva sentire qualunque cosa si dicessero, si
spalmò una mano in viso e alitò disperato "Sembrano una coppia
sposata..."
"T'ho sentito McCall!!" gli ringhiò contro l'alpha molti scaffali
più avanti.
"Sentito cosa? Che cosa, eh? Che hai sentito? Cosa ha detto?
Smettetela di estraniarmi con le vostre super prodezze da lupi!"
"Sta zitto,
Stiles!"
A quel punto la decisione migliore per Scott era una ed una
sola: trovare una panchina comoda e aspettare che finissero il loro giretto.
Anche lì sapeva benissimo cosa sarebbe successo e li seguiva con le orecchie
tese perchè non l'avrebbe mai ammesso, anzi avrebbe candidamente affermato il
contrario, ma quei due lo divertivano un mondo.
Derek avrebbe spinto il carrello,
quando nessuno dei suoi beta era nei paraggi lo faceva anche con nonchalance,
perchè Stiles era rinomatamente imbranato e finiva con il tamponare gente a
caso, ribalzare interi scaffali, ma sopratutto inciampare e farsi decisamente
male; il che implicava doverlo soccorrere: una seccatura di cui l'alpha faceva
volentieri a meno, o almeno fingeva,
in modo
pessimo, di trovarlo tremendamente estenuante. Così lui guidava il carrello mentre l'umano
con la stessa enfasi di un maestro d'orchestra indicava cosa prendere,
sopratutto dai ripiani più alti o prendeva lui stesso roba a caso che poi
lanciava a Derek che l'afferreva con noncuranza tra gli sguardi attoniti della
gente.
Molto spesso, anzi troppo spesso, finivano con il litigare
"Cereali al cioccolato. Prendili."
"No. Cereali senza cioccolato. Io non
mangio quella roba"
"Col
cioccolato!"
E mentre ostinato lo contraddiceva, Derek prendeva i cereali al
cioccolato, i preferiti di Stiles e li metteva nel carrello. Ne prendeva due
pacchi, per le emergenze.
"La panna montata. Quella lì, con la scritta
rossa." ordinò il r
agazzo
spostandosi pochi metri più avanti per scegliere tutti i tipi di pasta che
riteneva necessari avere in dispensa.
"No, non prenderemo quella schifezza
piena di conservanti."
"La panna montata!" ripeteva lui, come se gli avesse
semplicemente detto cosa prego? Non ho sentito.
"Toglitelo dalla
testa!" ma la panna era già adagiata tra i cereali, le patatine alla paprika,
che facevano gloriosamente starnutire tutti i licantropi nel giro di un
chilometro ogni qualvolta Stiles le divorava famelico, e varie bottiglie di coca
cola ed energy drink.
Scott
li ascoltava divertito, seguendoli con discrezione
dal posto che aveva trovato per accolarsi in attesa che le loro spese finissero.
Sapeva benissimo che se fosse stato lì non avrebbe fatto molta differenza, quei
due si estraniavano, avanzavano come in una bolla in cui esistevano solo loro,
mentre il resto del mondo scompariva temporaneamente. Ed era inutile
provare
ad interagire con uno dei
due perchè viaggiavano su altre frequenze, quando stavano insieme e davano vita
al loro piccolo show che ormai era realtà quotidiana.
"Mh...hamburger di
pollo o tacchino?" esordì Stiles
"Tacchino." borbottò il moro che lo seguiva
fedele
"Sì, ovviamente pollo."
convenne Stiles annuendo.
"Lasagne o cannelloni..." meditò poi tra sè e
sè
"Cannelloni" provò ancora Derek
"Sono un maestro nell'arte delle
lasagne!"
"Uova, burro, farina... il pane!"
"Check!"
"Spinaci,
patate dolci, un pò di frutta"
"Check!"
"Pomodori, insalata...
marshmallows?!"
"...marshmallows, check!"
"No, non ci provare nemmeno!"
esclamò Stiles senza neanche guardare il licantropo alle sue spalle che se ne
stava beato ad ammirare lo scaffale dei vini. Ci provava tutte le volte a
prenderne uno, non era una grande estimatore ma un bicchiere ogni tanto non gli
dispiaceva, invece tutte le volte quel ragazzino malefico lo precedeva
prima ancora che potesse allungare la mano sul collo di una bottiglia.
Rassegnato sbuffava e si abbassava ad afferrare qualche lattina di birra, così,
perchè non si sa mai. E perchè dopotutto, Stiles, dopo una birra diventava
l'essere più esilarante del mondo, e anche tremendamente affettuoso, ma
questo lo sapeva solo Derek - e tutto il resto della comitiva che si
eclissava inspiegabilmente sempre al momento giusto.
Quando il carrello
era così pieno da strabordare, i due si ritennero abbastanza soddisfatti da
poter interrompere le loro spese pazze, almeno sul fronte culinario. A quel
punto era molto probabile che casualmente si trovassero davanti ad una
vetrina invitante, magari di un negozio sportivo, quello con le magliette
più aderenti e striminzite che il beta avesse mai visto, come Derek
riuscisse ad infilarcisi o a respirare era ancora un mistero per lui.
"Questa l'abbiamo in bianco, grigio, blu e nero."
"Bianco." sentì dire a
Derek, ma Scott sorrise istintivamente "...nero, volevo dire nero." lo sentì
correggersi.
E c'era solo un motivo per cui l'alpha sceglieva gran parte
delle sue magliette prediligendo il nero, ed il motivo aveva sessantasei chili
di ossa fragili e pelle pallida. Stiles non amava particolarmente i colori scuri
ma una volta si era lasciato sfuggire quanto quelle magliette indossate da Derek
sembrassero tutto fuorchè tristi e lo rendessero terribilmente sexy, il resto
era venuto da sè.
Scott si guardò in giro, coppiette frivole, qualche
compagnio di scuola, i dipendenti del mall e famiglie allegre gli passeggiavano
davanti, una bambina da dentro il passeggino, lo salutò con la sua mano
baffutella rubandogli un sorriso. Prese il telefono dalla tasta e si mise a
giocare mentre pigramente scriveva qualche messaggio, ad un lupo a caso,
immaginandolo ancora assopito sotto una marea di coperte calde. Era assurdo che
riuscisse ancora in piena estate a pretendere un piumone e corpose coperte di
lana, mentre il climatizzatore rasentava la temperatura siberiana.
Guardò
l'ora e fu consapevole che la sua attesa non sarebbe finita presto "Perchè non
ci raggiungi a pranzo da Derek?" compose velocemente sulla tastiera e inviò
l'sms, poco convinto che il destinatario l'avrebbe effettivamente letto in tempi
brevi.
La tappa successiva della strana coppia sarebbe stata
un negozio di libri. Stiles si sarebbe fiondato nel reparto fumetti cercando di capacitarsi
come questo o quel numero di manga improbabili non fossero già nella sua
incalcolabile collezione e magicamente mentre già guardava distratto qualcos'altro, un fascio di
volumi nuovi di zecca sarebbe stato pronto e deliziosamente incartato per tornare a
casa con loro.
Derek, invece, si soffermava sulla letteratura
classica, cercando qualcosa che non aveva ancora letto, una missione
particolarmente complicata, poi si faceva consigliare dal commesso che riteneva
più competente, anche questo particolamente difficile da individuare, data
la scarsa considerazione che aveva del genere umano. Alla fine se ne
tornava sempre a casa con un mattone scritto da qualche autore straniero con
particolari turbe psichiche, un'infazia difficile e ovviamente gravi problemi di
dipendenza da alcool e droghe varie.
Il giovane McCall conosceva fin
troppo bene Stiles, quello che era sempre stato il fratello che non aveva mai
avuto, conosceva Derek, l'alpha scorbutico che aveva iniziato col tempo ad
apprezzare e aveva imparato a conoscere quello che erano Derek e Stiles insieme,
una combo nuova e devastante che aveva mescolato un pò le carte e
stravolto il gioco. E Scott era felice della piega che aveva preso la sua
vita e la vita del suo migliore amico, era contento di quei due e di stargli
intorno, perchè averli vicino lo rilassava e lo faceva sentire sereno, seppure
avesse davanti agli occhi un'estenuante tira e molla, una lotta per il dominio
che non finiva mai. Sì, Scott adorava quei due esseri così diversi che erano
parte della sua nuova, grande e strampalata famiglia. O almeno questo era
quello che pensava fino a quel preciso istante...
L'occhio gli cadde
sull'orologio luminoso appeso poco distante da lui, erano passate ormai più di
tre ore da quando avevano messo piede in quel posto infernale e dei suoi amici
neanche l'ombra. Conosceva le loro abitudini è quello era troppo perfino
per quei due psicopatici. Provò quindi a cercarli tra il vociare
confuso di tutta la gente che si riversava a flotte in questo o quel
negozio, concentrandosi su l'uno o sull'altro, provò ad individuare un
battito cardiaco conosciuto ma niente, nessuna traccia. Si alzò, constatando
felice che ormai era completamente guarito ed in forze e s'incamminò verso
l'uscita, aspettarli alla macchina era l'idea migliore. Si guardò intorno, fermo
nel punto in cui avevano parcheggiato, sicuro che per quanto fosse stato
assonnato e distratto, era indiscutibile che la camaro fosse stata posteggiata
proprio lì, percepì perfino i loro odori ancora aleggiare nell'aria e passandosi
una mano sul viso sospirò affranto.
Cercò velocemente un numero in rubrica e
fece partire la chiamata "Ehi Scott!" la voce allegra dell'amico lo raggiunse al
secondo squillo "Abbiamo preso di tutto! Preparerò un pranzetto da leccarvi i
baffi, anche il dolce. Ho anche dei nuovi fumetti" lo sentì esclamare felice
"Stiles..." fece il beta per richiamare la sua attenzione "...tu
lo sapevi che la marvel aveva pubblicato uno spin off degli Avengers?!"
"Stiles" ripetè con un tono di voce più alto.
"E' assurdo che non
l'avessi letto da nessuna parte. Eppure mi tengo sempre aggiornato su queste
cose..."
"Stiles ascolta..."
"Spero proprio di non essermi dimenticato
niente, questo Soutwolf mi mette sempre troppa fretta!"
E Scott sapeva bene
che Derek gli aveva appena rivolto un cipiglio contrariato, stringendo più forte
le dita di lui allacciate alle sue sulla leva del cambio, poteva proprio
immaginare chiaramente la scena, confermata dal suono stridulo prodotto
dall'umano per il lieve dolore.
"Stiles!" lo richiamò quasi urlando
"Che c'è?!"
"Sono sicuro che ti sei dimenticato
qualcosa..."
"Davvero? Oddio, che cosa?"
"ME, STILES!"
E Stiles sarebbe arrossitò di colpo, le sue orecchie
sarebbero diventate color peperone mentre l'alpha spalancava
leggermente gli occhi, buttando istintivamente uno sguardo allo specchietto
retrovisore.
"Oh merda. Torniamo subito a prenderti!" L'avevano dimenticato.
L'avevano dimenticato, di nuovo. "Ehi bellezza, ti serve un passaggio?"
Scott si girò, trovando un largo e caldo sorriso a salutarlo "No Stiles, ho
risolto" borbottò nel telefono interrompendo la comunicazione.
Poi si
sarebbero guardati negli occhi per un attimo, distogliendo subito dopo lo
sguardo mentre Derek tratteneva un sorrisetto divertito e Stiles si perdeva a
guardare il panorama fuori dal finestrino "Tutta colpa tua, Sourwolf" avrebbe
esclamato, stringendo ancora la mano del suo lupo preferito
"Pensavo fossi ancora a poltrire sotto le
coperte."
"Che grande considerazione che hai di me, McCall! Non mi hai forse
invitato a pranzo? Non potevo certo rifiutare."
Scott sorrise a sua volta,
mentre saliva rapido in macchina "L'hanno fatto di nuovo?" chiese l'altro lupo,
guardandolo con un mezzo ghigno.
Il beta fece spallucce "Ormai, ci sono
abituato. Dovrei forse prendermela?"
"Affatto. Anzi, meglio così..."
Scott
lo guardò interrogativo "Così posso venire a salvarti, ancora e ancora e
ancora..."
Scott sapeva sempre tutto, conosceva a memoria una
routine a cui si era rassegnato e che aveva imparato ad amare, anche con le sue
piccole pecce, quello che Scott però non considerava era che anche Stiles
sapeva qualcosa, così mentre il ragazzino sfrecciava verso casa a bordo di
una camaro nera, all'apparenza perso nei suoi pensieri, un piccolo sorriso si
allargò sul suo volto perchè ogni cosa lui l'aveva prevista e poi vista
capitare.
Una macchina fin troppo conosciuta si sarebbe accostata al
beta, fermo nel parcheggio, irritato dal consueto ma
involontario abbandono, un volto familiare gli avrebbe sorriso e lui
avrebbe sorriso di rimando. Poi rapido sarebbe salito accoccolandosi sul morbido
sedile e mentre partivano a gran velocità una mano impudente avrebbe vagato
esperta sotto la sua maglietta. Non l'avrebbe visto se non qualche ora dopo,
mentre entrambi superata la porta di casa con occhi da cucciolo e smozzicando
scuse prive di fondamento avrebbero reclamato un pasto regale, ma Stiles era
felice e soddisfatto, perchè quando sarebbero arrivati, tutto sarebbe stato
pronto. Tutto perfetto, come sempre.
L'assurdità del fatto che la frase di Proust, trovata
per caso mentre scrivevo un'altra storia poco prima di concentrarmi su questa,
si abbinasse così perfettamente all'idea che avevo mi ha invogliato a
finirla e pubblicarla pur rotolando nell'incertezza. Non sono una gran fan
dello Scisaac, però è capitato, anche se è solo un contorno alla Sterek, s'è
praticamente scritto da solo e poi è sempre bello avere un pò di Isaac qua e là.
Beh s'è fatta na certa... tanto Sterek a tutti voi e GRAZIE a chi ha letto e
dedicato un pò del suo tempo alle mie follie notturne.
Alla prossima
A.