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Autore: darkronin    18/03/2014    2 recensioni
Seguito di Preludio.
Quali tracce ha lasciato Loki dietro di sé? Chi sono i suoi alleati? E fin dove sono arrivate le sue arti magiche e i suoi infiltrati?
Il nuovo ed eterogeneo gruppo di Vendicatori avrà qualche alleato o solo politici pronti a dar la caccia a tutti i superumani? Forse avrete la risposta...
- - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi principali rispetto a quelli della fic precedente (in cui erano secondari o appena presentati): Antman, Wasp, i Fantastici4 – nella seconda parte anche Tempesta, Angelo, Namor, T'Challa, gli agenti dell'Atlas (tutti), Visione.
- Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: i Guardiani della Galassia, Bucky, Quick Silver, Quentin Quire, Agente Sittwell, Yo-yo, Hellfire, Phobos, Sebastian Druid, Sole Ardente, Agente O'Grady, Gatta Nera, Abigail Brand, Norman Osborne (era ora), Sentry, Dottor Strange, Victor Von Doom, Fratello Voodoo, Hellstorm, Scarlett, Magik, il nuovo Club Infernale (Kilgore, Kensington, Enduque eVon Katzenelnbogen)
+ Riferimenti a: Ultimate Universe, Civil War, Dark Reign, Secret Warriors
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Fury, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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42. Spark in the dark





Ricalibrazione cognitiva.
Era un termine che non gli piaceva.
Ancora meno, gli piaceva la soluzione al problema. Oltre che il problema stesso.
James Barnes scosse la folta chioma scura, per cacciare il ricordo.
Un ricordo che lo vedeva coinvolto in prima persona.
Lui, Clint, Natasha.
Un ospedale in fiamme.
E un vicino di letto, un agente della C.I.A., chiacchierone, volgare e fastidioso.
Allacciò la cintura dei pantaloni cargo in cui scompariva la maglietta smanicata a costine nera: per quello che doveva fare non serviva indossare la divisa completa, né nascondere la sua protesi. Bastava la spia dell'interruttore della luce a far brillare il suo braccio bionico, rilevandone la presenza. Sarebbe stato certamente più prudente coprirlo, come faceva di solito, ma non ne aveva voglia: Jessica l'avrebbe individuato subito anche a occhi bendati. Lei e i suoi dannati ferormoni.
La porta della sua stanza si aprì con uno sbuffo pneumatico sommesso e lui scivolò veloce nel corridoio metallico anonimo e asettico.
I pesanti stivali non contribuivano a celare la sua presenza ma, d'altronde, quel posto brulicava di soldati e quella era la divisa d'ordinanza.
Si immaginò la scena che si sarebbe concretizzata da lì a pochi minuti, solo che provò a visualizzarsi con ai piedi un paio di comode ciabatte. O magari di quelle belle pantofole pelose e calde.
Ridicolo. E controproducente.
Quando giunse ad uno slargo – una vasta sala le cui pareti erano tappezzate da monitor giganteschi e in cui erano stipate un centinaio di scrivanie, su piani diversi, tutte con operatori attivi – si guardò intorno. Individuato l'agente che cercava, si avvicinò veloce “Albert, prepara un QuinJet per tre persone!”
“Ciao, James! Un buon giorno anche a te!” ridacchiò il biondo, sulla trentina, spostando appena la sedia per poter allacciare i suoi occhi con quelli glaciali del Soldato d'Inverno.
“Non ho tempo per i convenevoli! C'è una minaccia interna....”
“Qui? A Carousel1? Non scherzare!”
“Ti sembro il tipo che scherza su queste cose?”
“No, no, non volevo dire quello...” cercò di giustificarsi l'agente Koening2 “E' solo che se siamo stati infiltrati è un bel problema: gli scanner non hanno rilevato nulla.”
“Ci penso io, non temere. Mi serve solo un aereo! Sono ordini di Fury.”
“Allora...” replicò l'uomo andando a smanettare sulla sua tastiera “Vedrò di liberarvi un posto. Tu e chi altri?”
“L'agente Barton e l'agente Drew” rispose
“Chi dei due è compromesso?”
“Albert...” lo rimproverò quello inclinando la testa di lato e scoccandogli un'occhiata severa.
“Oh, Avanti James! Almeno saprò riconoscerli se ne vedrò un altro: terrò gli occhi ben aperti...” lo supplicò l'operatore.
“No. Ci sta pensando Fury...”
“E come, se abbiamo mezza Unità di Contenimento Paranormale sparita nel nulla?”
Ma James non disse altro. Sorrise enigmatico, dando l'idea di saperla lunga “Ricordati il volo. Ah, abilitami a entrare in tutte le stanze di cui abbia bisogno...”Aggiunse prima di dileguarsi nel corridoio
“Sarà fatto!” replicò prontamente l'altro, trattenendo uno sbuffo risentito, incalzato dalla pacca amichevole sulla spalla. Bucky non se ne rendeva conto ma quel dannato braccio bionico, per quanto usato con delicatezza, faceva molto male alle persone normali che, spesso, ne uscivano con grossi ematomi.
Il soldato non attese oltre e si inoltrò nei meandri di Carousel, preparandosi mentalmente. Era da tempo che non si trovava a dover fare cose del genere. L'ultima volta era stato a Parigi? Forse...
Quando fu davanti alla porta di Jessica trattenne un respiro di auto incoraggiamento e varcò la soglia senza battere ciglio: non doveva esitare neanche un attimo per non dare alcun vantaggio alla donna. La porta lo riconobbe a distanza, mutando la luce del led da rossa a verde, e, quando l'uomo fu a due passi dalla parete, si aprì automaticamente per farlo passare.
Come si aspettava, la stanza era completamente immersa nel buio. Cosa che gli dava un certo vantaggio ma non gli permetteva di essere sicuro di dove si trovasse il suo obiettivo in quel momento. Puntò a destra, al letto. Tutte le stanze, fortunatamente erano fatte con lo stampino e il mobilio non poteva essere spostato, essendo parte integrante della struttura.
I sensori che aveva sul palmo della mano robotica, però, lo informarono che il giaciglio era vuoto prima che lui stringesse il pugno per colpire alla cieca.
Ma se non era nel suo letto, dove cavolo era?
Clint!
Cazzo! Ma giusto quando lui doveva fare il suo lavoro quei due decidevano di pomiciare e complicargli le cose? Affrontare Barton non era proprio la sua massima aspirazione. E non perché si sentisse una mammoletta al confronto, tutt'altro. Il problema di Ronin, diversamente da quando il biondo vestiva i panni di Occhio di Falco, era di essere istintuale e agire di pancia. Cosa che non inficiava affatto le sue capacità e il moccioso centrava sempre e comunque il bersaglio. Non che non ragionasse sulle cose, ma aveva dei processi così veloci che ogni sua azione, in realtà ben ponderata, passava per talento naturale o botta di fortuna.
Dei rumori ovattati al di là del pannello centrale attirarono la sua attenzione: era quello che non si sentiva quando si stava nella sala principale?
Forse un po' di fortuna l'avrebbe assistito e non si sarebbe dovuto misurare in uno scontro a tre. Ma c'era un altro problema. Aveva perso il fattore sorpresa. Non c'era un posto dove nascondersi e sferrarle un pugno sul muso appena la porta si fosse aperta non gli sembrava carino.
In guerra e in amore tutto è concesso. E quella contro quei viscidi alieni, possessori di corpi altrui, non era altro che una guerra. Subdola e all'ultimo sangue, per il dominio e il controllo della Terra e dei suoi abitanti.
Ma quella massima proprio non gli si attagliava. Per un istante, il pensiero volò a Natasha. E a come quelle dannate ricalibrazioni cognitive le avessero tolto il ricordo di loro due, lasciandola convinta di aver rotto in modo violento. C'era mancato poco che si dimenticasse anche della sua esistenza e non aveva voluto infierire su quella mente già duramente provata. Aveva accusato il colpo, l'aveva somatizzato e aveva imparato a far finta che la cosa non gli importasse: la salute della rossa veniva prima del suo desiderio egoistico di averla tutta per sé. Anche se, certo, non gli faceva piacere vedere i casini che quella scriteriata combinava senza di lui.
Digrignò i denti e scivolò contro la parete, tornando al presente: togliersi dal fascio di luce e nascondere il braccio erano le prime cose da fare.
Si appoggiò, quindi, col braccio sano verso l'apertura. Quando la porta scivolò di lato, liberando una densa nuvola di vapore caldo e lasciando la luce del bagno libera di sciabordare nell'oscurità, trattenne il fiato. E sperò vivamente che Jessica si fosse già vestita. O che avesse un asciugamano addosso.
Attaccare o combattere una donna nuda gli faceva sempre specie: sarà stato di vecchio stampo, ma l'unica nudità che concepiva, in un corpo a corpo, era quella di un incontro erotico.
Invece no, ovviamente. Mai che un suo desiderio fosse esaudito.
Jessica era tremenda. Ecco perché nessuno la voleva come coinquilina: non solo teneva la stanza ridotta a un porcile, peggio di quella di qualunque uomo, con cumuli di abiti sporchi -sicuramente avrebbe atteso di finire tutto il guardaroba prima di accorgersi che era ora di fare una lavatrice- e confezioni di cibo precotto seminati in giro, ma se ne andava in giro nuda (d'accordo, era il suo appartamento ma c'era sempre la possibilità di un'ispezione improvvisa). E non era neanche minimamente in ordine. Non che lui pretendesse chissà cosa: in fondo, le donne le voleva solo libere e sicure, non Lolite imberbi. E si presupponeva che lei e Barton stessero assieme... era una bugia o era solo sciatta di suo da non curarsi a quel modo? O peggio... Clint era messo così male da non andar troppo per il sottile? Era impossibile che non notasse!
Vista in quell'ottica sembrava tutto fuorché una donna. Era più una bestia: Tigra aveva una sensualità maggiore... ed era un gatto antropomorfo troppo cresciuto, con tanto di cambio pelo.
Jessica esitò a lungo entro l'alloggio del bagno prima di uscire definitivamente. Quando lo fece, dovette accorgersi di qualcosa perché evitò l'attacco di Bucky appena in tempo: si librò in aria, quel tanto che bastava per portarsi al sicuro. Fortunatamente era senza costume o sarebbe rimasta sospesa in aria in eterno.
Ma il soldato non rimase ad aspettare che un nuovo piano gli si formasse nella testa: saltò e, afferratala per una caviglia, la trascinò giù, dando un forte contributo alla forza di gravità e mandandola a sbattere per terra.
“Dannato cyborg!” sibilò lei. Le mani presero a brillarle in modo singolare mentre, con la chiusura automatica della porta del bagno, la stanza piombava nuovamente nell'oscurità. Quella che poteva sembrare una bioluminescenza naturale, dovuta al contatto di qualche sostanza chimica, era dovuto a micro-scariche elettriche che le guizzavano agitate da un dito all'altro “Ti sputtano il braccio e ne riparliamo!” ringhiò mentre cercava di allontanarselo di dosso a suon di calci.
Jessica era brava nel corpo a corpo. Forse quasi quanto Natasha. Non a caso entrambe erano spie, addestrate dalle agenzie di mezzo mondo, parlavano le stesse lingue e avevano la propensione a cacciarsi negli stessi casini. Parò tutti i colpi con relativa facilità ma lei era un'anguilla e sgusciava da una parte all'altra senza farsi prendere. Tentava, anzi, di attaccarlo con quelle sue scariche, che potevano raggiungere la potenza di quelle delle torpedini. Correttamente utilizzate potevano friggere il cervello del primo povero Cristo che si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Tra la nudità, che gli impediva ogni appiglio per atterrarla definitivamente, l'oscurità e il doverla tenere a bada, James cominciava a temere di venire sopraffatto dalla mora: in fondo, non aveva proprio a che fare con la prima matricolina inesperta.
L'apertura non programmata della porta d'ingresso gettò all'interno, e per breve tempo, una lama di luce. “Jessica? Tutto ….” Stava domandando la voce preoccupata di Clint.
Quella strega era riuscita a richiamarlo dalla stanza attigua coi suoi dannati ferormoni? Perché ne era sicuro: da che aveva messo piede a Carousel, Clint non si era mai espresso liberamente, nei confronti della mora. Aveva svolto egregiamente il proprio lavoro di disturbatore, lasciandosi assorbire tanto dal lavoro di segreteria quanto dalle missioni pratiche in cui si divertiva come un bambino ad andare a tagliare cavi della corrente in giro per le città. E Jessica gli era sempre a fianco. Ma anche quando usciva dal ruolo e poteva dedicarsi a se stesso, non c'era stato un attimo che fosse rimasto solo. Lì per lì non ci aveva fatto caso, erano la nuova coppia dello S.H.I.E.L.D. -così aveva detto Coulson- e tanto bastava a giustificare quell'attaccamento morboso. Ma quando Fury l'aveva contattato, i pezzi del mosaico erano andati a disporsi automaticamente a delineare un quadro fin troppo chiaro: Clint era di nuovo manipolato.
E, forse, si poteva dire lo stesso della manipolatrice.
Jessica si distrasse un attimo all'ingresso di Clint. Ma James no: aveva messo in conto una simile eventualità e approfittò di quel momento per sferrare il suo attacco.
Un manrovescio colpì la donna all'altezza dello zigomo, mandandola a sbattere con la testa sul pavimento.
“Ehi!” strepitò Barton facendo il suo ingresso e armando rapidamente la sua spada componibile3 mentre la luce tornava a scomparire, inghiottita dalle fauci della stanza buia. La lama composta sciabolò nell'oscurità, spazzando l'arco davanti all'agente. Ma Clint non era stato abbastanza lesto. James aveva avuto tutto il tempo di assestare a Jessica un nuovo colpo che, questa volta, la fece gemere di dolore. “Sei impazzito?” Urlò Barton parandosi a difesa della donna riversa a terra, la spada sguainata dritta davanti a sé
“Ricalibrazione cognitiva...” sorrise l'altro, anche se nessuno poteva vederlo, mentre si spostava verso la scrivania e inciampando in un mucchio di abiti (non guardò, non voleva sapere cosa stava calpestando. Per rispetto suo e di quella cosa chiamata Jessica...) “Dovresti sapere a cosa alludo...” Avvertì l'esitazione di Clint dal suo respiro e rincarò la dose “E, a proposito di allusioni, un'arma spianata a quel modo davanti a una donna nuda non è una bella immagine...”
L'agente Barton non fece in tempo a replicare che Jessica si raddrizzò barcollante. “Ahia!” protestò in un mugugno. “Dio, che male!”
“Accendi le luci!” ordinò Bucky a Clint, che sembrava frastornato e incredulo. Il biondo eseguì l'ordine senza batter ciglio, interrogandosi su cosa fosse successo “Agente Drew, mi riconosce?” domandò poi il moro chinandosi davanti a lei ma restando a distanza di sicurezza.
“Io...” cominciò lei strizzando gli occhi. Scosse la testa e si passò una mano tra i capelli. La ritirò subito dopo aver sentito qualcosa di viscoso scorrerle tra le mani. “Perché ho del sangue...?” stava domandando cercando di guadagnare una posizione più comoda ma, quando riuscì finalmente a sedersi e si rese conto di essere nuda. Cacciò un urlò e agguantò il lenzuolo dal letto per coprirsi alla meglio. “Cosa sta succedendo?” ringhiò facendo scintillare le sue mani di energia elettrica, le cui scariche suonavano, ora, molto più minacciose di prima.
“Ricalibrazione cognitiva...” disse solo James rimettendosi in piedi. Dalla cintura estrasse una torcia portatile e, mentre l'accendeva, avanzò verso di lei. Le studiò le pupille e quando fu certo che tutto fosse a posto, la liberò “Eri stata soggiogata da un incantesimo alieno. E a tua volta, comandavi Clint come un burattino... Ricordi qualcosa?”
“Io... no... cioè... ricordo benissimo il controllo che esercitavo su Clint ma non ricordo altro...” biascicò lei cercando di sistemarsi il lenzuolo alla meglio. “Dio, che schifo!” rabbrividì nel tentativo di nascondere le gambe sedendosi sui talloni “Alieni... non hanno la benché minima idea di cosa voglia dire essere una donna terrestre...” sputò con livore.
“Ah...!” allibì James. Quindi quella non era sciatteria della donna ma frutto di un mancato controllo delle proprie azioni? Nota interessante, da riferire subito al capo.
“Effettivamente...” biascicò anche Clint andando a sedersi ai piedi del letto sfatto ma libero “Anche io e Selvig abbiamo dovuto recuperare un po' sull'igiene personale quando ci siamo risvegliati...”
“Ringrazio il mio istinto femminile che mi fa lavare ogni volta che posso. Voi zotici, invece, preferite rotolarvi nel fango come i maiali, probabilmente, a livello inconscio. Sai, sudore e sangue uguale macho, fiori e coccole uguale donzella...”
“C'è altro che dovremmo sapere?” ringhiò il soldato interrompendo il battibecco fuori luogo. Quello era un ottimo indizio per cercare di capire chi fosse stato soggiogato: forse gli alieni avevano un'altra concezione di igiene o forse, semplicemente, i loro corpi funzionavano diversamente.
“Io ho una domanda...” disse Clint alzando stancamente il braccio, a chiedere la parola. James gli fece segno di procedere con un'alzata del mento “Perché dovevi tenermi sotto controllo?” domandò alla donna “Sono così prezioso che volevano che restassi sotto schiaffo?”
“Cosa?” domandò lei, confusa “Ah, no, no! Non c'entrano nulla gli alieni. Credo. E' solo...” ma si bloccò prima di vuotare il sacco.
“E' solo?” la incalzarono i due uomini.
“Non posso... farei incazzare più di una persona se parlassi... e non sono sicura di chi sarebbe a farmi la pelle...”
James e Clint si guardarono per un momento. “Ora sei qui, con due colleghi, comunque agenti S.H.I.E.L.D. e non hai più la scusa di non essere in te...” la informò il cyborg.
La donna si mordicchiò le labbra, nervosa. Studiò attentamente i due uomini ma, ancora una volta, tacque scuotendo la testa.
“Ok, facciamo in un altro modo...” sbuffò James “Cosa ci accomuna, Clint?”
“A parte lo S.H.I.E.L.D.?” domandò l'altro stropicciandosi gli occhi “Nulla...”
“Io un'idea ce l'avrei... Agente sotto copertura, doppiogiochista: come Jessica. Partner di entrambi ed entrambi allontanati...”
Clint lo fissò, inebetito e confuso. La risposta era semplice. Scosse la testa con violenza. “No!”
“Indovina chi? Jess, è Natasha?” domandò Bucky incrociando le braccia al petto. Irritazione e divertimento si alternavano nei suoi pensieri come onde nel mare in tempesta. Stupida donna! Cosa stava architettando quella volta? La ritrosia della mora nel rispondere gli diede la conferma che cercava. “Fate i bagagli, tutti e due. Si va a New York!” ordinò
“Cosa? Io sono appena venuto via da lì!”
“Appunto, dobbiamo tornarci! Dividi et impera, ricordi? E' sparita metà della squadra dei Vendicatori. Steve e Natasha compresi...” l'informò e vide Clint granare gli occhi per un momento.
Ma la grande disciplina che si imponeva quand'era Ronin intervenne subito a ridargli una parvenza di impassibilità. James ghignò: dannata rossa! Quanti voleva farne cadere nella sua tela? Era un modo carino per fargli pagare quello che lei credeva un suo voltafaccia? O voleva solo farlo ingelosire? Se così fosse stato, c'era da augurarselo: voleva dire che si ricordava di loro.
Ma Natasha era quel tipo di donna che poteva avere chiunque se solo l'avesse voluto. Raccogliere trofei per strada era solo un effetto collaterale e non era da lei rincorrere la preda. Tutto ciò che voleva, lo otteneva.
Ma era anche nella sua natura escogitare sistemi eccellenti per tenere alla larga chiunque non fosse desiderato.
Come Clint: il marpione che era in lui doveva averla nauseata e nel momento in cui, infine, c'aveva provato con lei, la rossa aveva fatto in modo di allontanarselo per evitargli accuse di stalking.
Come lui, che per il suo presunto tradimento aveva pagato con una radicale estromissione dalla sua vita. Non l'aveva più vista né sentita da...
Riemerse dai suoi ricordi e sorrise amaramente: ora erano costretti a salvarle la vita. Chissà come avrebbe reagito nel trovarseli davanti tutti e due. Si sarebbe fatta scudo di Steve o li avrebbe ammazzati tutti e tre con le sue mani?
Diede le ultime istruzioni ai due agenti e uscì dalla camera per andare a preparare i suoi effetti personali. Nel riattraversare la struttura, sovrapponeva i corridoi che percorreva con quelli della Red Room dove si erano allenati assieme, dove era sbocciato un sentimento grezzo e immaturo ma spontaneo. Un sorriso triste gli attraversò gli occhi, improvvisamente umidi: quei tempi, nel bene e nel male, non sarebbero più tornati. Ma, così come non sarebbe più tornata la Natasha adolescente e ingenua, non sarebbero tornate nemmeno le torture che li avevano portati a essere quello che erano: una coppia di provetti assassini.
Dovevano imparare a guardare avanti. Il tempo non sarebbe mai tornato indietro: dovevano imparare a fare i conti con quello che erano e sarebbero stati, per sempre, con la realtà che li circondava e coi tempi mutati.
L'unica cosa che non rimpiangeva era che ora la sua nuova protesi non aveva bisogno di continue cariche d'olio e non si inceppava mai. Una benedizione in tutto quello che era stata la sua vita.






1    Carousel era una delle 9 basi S.H.I.E.L.D. ed è la base del DataCore. Geograficamente è posizionata a Chicago (i Grandi Laghi a Nord, avete presente?)
Il DataCore è una raccolta di conoscenze sull'umanità in particolari aree scientifiche che sono 18 a seconda degli ambiti di interesse.
Ora, io ho detto che Bucky lavora per l'antiterrorismo (S.H.I.E.L.D., ovviamente) e Clint come Guastatore. Le due cose non sono in contrasto: nella raccolta dati c'è bisogno di agenti dediti alla ricerca, di quelli dediti allo sviluppo, di quelli che cercano le notizie (Bucky) e di quelli che coprono le tracce dei colleghi (appunto i guastatori, che interferiscono nelle comunicazioni, disturbano il segnale o infettano i sistemi altrui. Per questa loro capacità, sono anche i primi a trovare le informazioni. Sono come degli hacker. Ma non è detto che sappiano fare i dovuti collegamenti, i quali, cmq, sono specialità di altri)

2    Figlio di Eric Koening, che faceva parte del già citato Howling Commandos, era' un veterano che aveva servito lo SHIELD per 28 anni. Il figlio in realtà è un militare che presta servizio all'BND di Berlino (sede dei loro servizi segreti). Non potendo usare Eric (troppo vecchio e troppo impostato) mi sono servita del figliolo.

3    Avete presente Pacific Rim? La spada incatenata non è affatto un'idea nuova ma resta spettacolare :) (spero il link sia visibile a tutti perché non c'era l'opzione -ottieni link- per il pubblico...)


AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV


Bene, siamo in dirittura d'arrivo.
Probabilmente il prossimo e ultimo aggiornamento ve lo farò dall'Irlanda ma ne parliamo la settimana prossima perché è ancora tutto in ballo.
Dunque dunque.
Il titolo (che è sempre un problema, per me) è un omaggio al caro Alice Cooper e all'album (il migliore, per me) Trash.
Ecco qui il famigerato Jamie con cui era al telefono Fury. No, non era Madrox anche se so che in molti ci siete cascati (come sono orgogliosa di questi trabocchetti).
E finalmente ho fatto finire anche quell'obbrobrio che è la coppia Clint/Jessica (ahimè, funzionale alla narrazione e omaggio alla continuity del Marvelverse 616)...
Sì, Jess, tranquilla: era solo un incubo. Spero che, prima o poi, anche nei fumetti salti fuori una cosa del genere perché davvero, quei due assieme non li posso vedere.

Quindi... con questo abbiamo quasi chiuso. Abbiamo visto come altri dettagli pregressi la storia (e la narrazione di Preludio) in realtà abbiano concorso a entrambe. Ora vedremo l'effetto domino di tutte queste informazioni.

Non prima di aver svelato chi sono i veri mandanti di tutto questo casino (sorpresona, non ci arriverete mai!) e aver dato un ultimo saluto ai Vendicatori ancora sotto terra (che, all'inizio della terza parte saranno già usciti, non temete!).
   
 
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