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Autore: Liris    01/07/2008    11 recensioni
Attendo.
Non ci vorrà poi molto, no?
Sento già i cani fuori abbaiare furiosi, mentre le prime gocce di pioggia scendono lente dal cielo, iniziando a bagnare i vetri sporchi di fango e terra repressa.
Scende più veloce, quando i passi si fanno frettolosi sulle scale, e le parole urlate in tedesco stretto iniziano a farmi alzare dalla poltrona sulla quale mi ero lasciato cadere.
Sono qui

Una Song-fic triste su gli ultimi giorni di Edward, e i ricordi su ciò che lo ha portato all'inferno.
Genere: Triste, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Song-fic
Raiting:Arancione (ho scelto questo raiting perché, anche se non ci sono scene esplicite, comunque l‘idea non è da raiting verde v.v)
Legenda:
Corsivo: ricordi/Flash Back
Normale: presente



Here Without You






A hundred days had made me older
Since the last time that I saw your pretty face
A thousand lights had made me colder
And I don’t think I can look at this the same
But all the miles had separate
They disappeared now when I’m dreaming of your face







Attendo.
Non ci vorrà poi molto, no?
Sento già i cani fuori abbaiare furiosi, mentre le prime gocce di pioggia scendono lente dal cielo, iniziando a bagnare i vetri sporchi di fango e terra repressa.
Scende più veloce, quando i passi si fanno frettolosi sulle scale, e le parole urlate in tedesco stretto iniziano a farmi alzare dalla poltrona sulla quale mi ero lasciato cadere.

Sono qui

Lava via il sangue che ora sporca la mia faccia, la pioggia.
Copiose lacrime del cielo che riversa su quelle piccole figure che sono gli uomini ai suoi piedi, troppo laboriosi e stupidi.

Troppo malvagi

Oh, non protesto nemmeno, mentre mi trascinano via, non dopo naturalmente avermi ributtato a terra con un colpo della base del fucile.
Alphonse è al sicuro con Noah, da qualche parte in Svizzera.
Qualche paesino limitrofo, sperduto sulle montagne e non ancora toccato da quella pazzia che è la guerra.
Altre persone vengono tirate su quel camion che sa solo di sporco e sangue, insieme a me, stipate alla buona.
E l’unica cosa che riesco a capire in tutto quel caos, sono le urla dei soldati che ci stanno trascinando via dalle nostre abitazioni.

Hanno fatto presto. Non un minuto di ritardo.

Chiudo gli occhi, portandomi la mano sana alla ferita alla tempia da cui scivola giù liquido scarlatto, insieme all’acqua piovana che accarezza i miei dorati capelli, ora legati in una bassa coda.

Credevo sarebbero arrivati quel giorno stesso…invece, ho atteso la mia cattura per due tramonti.



Iniziava a sentirsi il freddo pungere la pelle, quel giorno di dicembre, mentre il pomeriggio scivolava via, come una piuma trasportata dal vento.
Aveva chiuso tutto, con doppia mandata, perché non voleva sentire l’ennesimo piagnisteo della padrona del negozio, per aver dato solo un giro di chiave.
Certa gente sapeva essere petulante.
Alphonse e Noah avevano preparato di sicuro una buona cena, e lui non voleva farli attendere oltre, indugiando davanti alla porta del negozio d’antiquariato dove faceva un buon turno lavorativo ogni giorno
Chiusosi nel largo giaccone, aveva salutato i negozianti vicini con un gesto della mano, e si era avviato subito lungo la via semi deserta.
L’odore di vecchio ancora nelle narici, qualche granello di polvere a dar fastidio ai suoi dorati occhi, e il freddo che gli attanagliava in una morsa le mani libere da guanti erano solo poche delle sensazioni che provava in quel momento.

Guerra..

Solo di quello la gente sapeva parlare, e la stizza stringeva il suo cuore in una stretta ferrea.
I capelli legati in un alta coda, smossi da quel leggero vento che sapeva solo soffiargli addosso.
Pensavano di essersela lasciata alle spalle l’assurda idea di un conflitto, lui e Al…

Stupidi sognatori

Non esisteva un mondo fatto di felicità e pace
O meglio, qualcosa di simile c‘era, ma irraggiungibile

Si strinse meglio nel cappotto, nascondendo il viso di un bel ovale liscio e delicato, quasi fosse fatto di porcellana, sotto una pesante sciarpa, non accorgendosi della figura davanti a se.
Ci andò a sbattere contro, e chiese immediatamente scusa in quella lingua che non gli apparteneva.
Il tedesco lasciò correre, proseguendo per la sua strada, e l’unica cosa che lui poté notare furono i suoi occhi di un nero pece.

L’onice più pura che avesse mai visto.

-C..Colonnello…- sussurrò, fermandosi di colpo, voltandosi a vedere quell’uomo, che giratosi, lo stava studiando con un sopracciglio alzato.
-Come scusi?- affermò lui.

Sorpresa su un viso che non conosceva

Sgomento su un volto che aveva visto tante volte

Il cervello bloccò l’azione del più giovane sul nascere, prima che potesse fare delle pazzie.
Non era il Mustang che conosceva, ma il viso e il portamento erano perfettamente identici.
L’uomo aveva un pesante cappotto nero, sotto il quale poté scorgere abiti normali, da civile.
-Mi scusi…- mormorò il biondo, voltandosi, e proseguendo lungo la via, diretto a casa.
Pensieri nella mente, e un principio malinconia negli occhi.
Quella sera avrebbe saltato la cena, visto che lo stomaco si era chiuso in una stretta ferrea.




I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby
and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight it’s only you and me





Sento le donne piangere, e stringersi i figli ai corpi coperti solo di vestiti da casa.
I piccoli hanno gli occhi sgranati, e il viso sporco di fango, segno di qualche caduta per le spinte dei soldati.
C’è una bimba che sta da sola, e mi guarda con quell’azzurro cielo che sono i suoi occhi.
Si stringe le manine infreddolite, mentre osserva i miei occhi che ora si sono posati nei suoi.
Gli uomini che mormorano parole di paura e sconforto non ci scalfiscono.

Siamo troppo stanchi, noi due, per poterci anche solo domandare dove ci stanno portando.

Le faccio segno di avvicinarsi, e mentre questa riesce a muovere i primi passi verso di me, il camion sussulta ad una buca, facendola sbilanciare in avanti.
La prendo al volo, stringendola a me, mentre lei inizia a tremare, lasciandosi andare a piccoli singulti sul mio petto, coperto solo da una camicia non più bianca, per colpa del sangue e del terriccio che l’hanno macchiata.

Il nostro viaggio prosegue, per ore ormai, mentre qualcuno è riuscito, sedendosi in quei pochi spazi che si sono creati, a riposare per almeno qualche minuto.
Siamo come animali in trappola, e so per certo che tutto questo non finirà subito.
La bambina si è addormentata fra le mie braccia, e io posso solo stringerla a me, accarezzandogli i setosi capelli rosso fuoco.

Deve essere un orfana, ed in più i suoi abiti fanno presagire che sia una zingarella.
Quanto vorrei riuscire a farla scendere da li.
So per certo che dove stiamo andando non gioverà a nessuno di noi.
Nel buio di quel camion, riesco solo a pensare ora ad Alphonse.
Sta bene, ne sono certo.
E sono felice che con lui ci sia Noah.

Tocca solo a me quel viaggio, e non vorrei scambiare il biglietto di sola andata con nessuno.

È stata una pazzia
Un incoscienza
Mi urlerebbe di sicuro questo, il mio Nii-chan.

Al…non puoi nemmeno immaginare quanto avrei voluto averlo fatto prima.
Che Iddio mi fulmini qui, adesso
Ma l’avrei rifatto mille volte.



Ogni giorno.
Sembrava lo facesse apposta a passare li davanti.
L’ennesimo pomeriggio aveva lasciato posto alla sera, e lui si trovava a chiudere il negozio come ogni volta.

Due mandate, saracinesca alla vetrina.
Tutto a posto.
Sospirò piano, vedendo la piccola nuvoletta uscire dalle sue labbra ancora semi aperte.
Il freddo in quel paese era terribile, quasi come quello a Nord di…di..
Si portò una mano alla fronte, guardando dietro di se, osservando i pochi passanti lasciare la via, dopo gli ultimi acquisti.
Via, non c’era più niente a cui pensare, se non la vita davanti.

Prese a camminare tranquillo, senza degnare di uno sguardo i soldati sul ciglio della strada innevata.
Da ormai una settimana tutto sembrava essersi mobilitato, e ora le vie erano come controllate da questi mastini dell’esercito.
Scosse piano la testa, senza pensare, senza sfiorare minimamente a ciò che avevano provato a fare lui e qualche compagno, contro quella guerra che pian piano si stava affacciando su di loro.
Certo, avevano fatto una bella resistenza contro tipi di oppressioni e violenze

Ma ora era tutto silenzioso.
La gente era caduta nella trappola che gli uomini mossi da un pazzo avevano steso.
E il paese era ormai perso.

Tutto era ormai perso

Alzò il viso solo per vedere che strada doveva fare, mentre alcuni fiocchi avevano ripreso a scendere dal cielo scuro.
Rimase immobile, quando più avanti scorse un gruppo di soldati che stavano pestando un pover uomo.
La rabbia aveva pervaso il suo corpo, e stava giusto per buttarsi a difendere il malcapitato, di sicuro di origine ebrea, sentendosi però fermare per il colletto da qualcuno.

-Non vorrai cacciarti nei guai-

La voce ferma e autoritaria, ridotta ad un sussurro solo per lui.
Si girò per incontrare, sicuro, gli occhi d’onice che lo studiarono con attenzione.
L’uomo che assomigliava a lui…
L’uomo che era il suo doppio di quel mondo.
L’uomo, che anche li, era un Colonnello

Studiò con i suoi occhi dorati la divisa verde ben visibile, sotto un pastrano nero, mentre l’altro, preso in causa in questo attento studio, si mise eretto in tutto il suo orgoglio.
-Allora, come facevi a sapere che ero Colonnello, quel giorno?- domandò, senza alcun tono preciso nella voce.
Il biondo scosse piano la testa, senza rispondere, mentre portava il viso sui gradi che si potevano benissimo leggere sopra alla tasca destra
-Dunque?- domandò ancora, insistente, mentre gli occhi di tenebra sembravano voler scuotere violentemente solo con un gesto quel corpo a pochi passi da lui.

Non si doveva mai mancare di rispetto ad un militare.

I dorati occhi furono portati su quel viso troppo familiare, abbassandoli poi subito dopo - Le chiedo scusa, Signore. L’avevo scambiata per un conoscente- rispose lui, ricevendo un occhiata torva dal soldato, che dopo alcuni minuti di silenzio, sbuffò infastidito.
-Tornatene a casa, piccoletto, e ringrazia la tua stella buona che oggi mi sono sentito in vena di fermare la tua furia.-
disse, lasciandolo li fermo, in quei pochi centimetri di neve che ricoprivano la strada, allontanandosi piano.
Il più giovane aveva ripreso a muoversi solo dopo un bel po’, stringendo le palpebre sugli occhi, mentre sentiva quella semplice parola risuonare nella sua mente.

Aveva sognato troppe volte che tornasse a chiamarlo così..

Troppe volte per poter fermare le lacrime.




The miles just keep rolling
as the people either way to say hello
I hear this life is overrated
but I hope it gets better as we go





Grida e urla, e di nuovo siamo a terra, fermi in mezzo alla neve.
Dio, se esisti davvero, per quanto ancora li farai soffrire?
Mi immolerei io per tutti loro
Ho più peccati io di un criminale efferato.

Il più grande l’ho commesso quando ho posato la prima volta gli occhi su di lui.

La bambina mi è stata strappata dalle mani gelate, mentre veniamo spinti lungo la campagna
Non posso accettarlo.
Tutto ma non quello.
Con un pugno ben assestato del mio auto-mail ho spaccato il naso ad un soldato, meritandomi così il premio di quel piccolo corpo caldo ancorato al mio, e il profumo di infante nelle mie narici.
La stringo di nuovo a me, guardando con occhi di sfida i soldati che sono parati davanti a noi

Il povero gruppo di pecore, circondate dai lupi

Ordini vengono impartiti dai comandanti, mentre veniamo spinti di nuovo a camminare, gli uni stretti agli altri.
Io e la piccola zingara
La sento piangere, versare lacrime cercando di essere silenziosa, mentre alcuni singhiozzi soffocati le scappano, stringendomi la mano con forza.
Vorrei poterla aiutare, Dio..

Vorrei aiutare tutti

E l’unica cosa che posso fare e proteggerla per quel tratto di strada nella neve alta, che ci porta fino ad una ferrovia.
Un treno sta aspettando noi, a quanto pare.

E di nuovo spinte, grida, e ordini urlati in un tedesco stretto che io a malapena riesco a capire, seguendo il gruppo di persone all’interno dei vagoni già strapieni di gente.
C’è chi piange, chi parla di pazzia, chi prega, o chi semplicemente si è già dato all’oblio da tempo.

Non credevo di poter entrare in un inferno come questo.
Stipati come carne da macello, bagnati fradici e infreddoliti dall’inverno rigido fuori.
Stretti l’uno contro l’altro, senza aria, mentre chi era più vecchio o malato è in un angolo, riverso a terra.

Alphonse, grazie a qualcuno lassù, sono riuscito a farti andare via in tempo.

Sento la bambina tirarmi la manica, terrorizzata, perché stretta fra tre persone, senza quasi aria per respirare.
La alzo in braccio, riuscendo ad arrivare al muro di legno del vagone nel quale siamo stipati.
La tengo su, così che possa prendere aria da una delle fessure che dovrebbero darci quel poco di ossigeno dall’esterno.
E chiudo gli occhi, perché quello è solo l’entrata al vero inferno che ci sta attendendo alla fine di quei binari



-Colonnello Roy Mustang!- aveva avuto il coraggio di avvicinarsi al gruppo di soldati, dopo che era passata un’altra settimana da quell’incontro nella neve.
L’uomo in questione si girò a guardarlo, con gli occhi ridotte a fessure.

Due biglie di onice pura, che si riflettevano con noncuranza in quelle polle dorate.
-Si?- domandò questo, mentre i suoi uomini portavano via tre uomini accusati di associazione contro il Furher.
-Devo parlare…- mormorò il giovane, mentre sentiva ora quello sguardo interessato, sulla sua persona.

Si allontanarono dal gruppo di soldati che stavano facendo il loro lavoro, portando via le prove custodite in un sotterraneo della casa in questione, infilandosi in una via secondaria e deserta.
-Che cosa vuoi? Non credere che mi faccia piacere interrompere il mio lavoro, ragazzo, quindi spicciati.
Il biondo abbassò lo sguardo, pensando a come doveva apparire giovane, e come invece gli anni erano passati anche per lui.
Ricordava come, guardando il Colonnello ad Amestris, poteva scambiarlo facilmente per un ragazzo di 27, 28 anni al massimo, non pensando minimamente che ormai aveva superato la trentina.
-Verrò subito al punto, Signore- mormorò il biondo, afferrando le braccia dell’uomo, e spingendolo contro il muro sudicio di quella casa.
-Cosa diavolo ti salta in mente? Vuoi farti arres- cercava di ribattere il militare, zittito subito dal civile, che lo guardò negli occhi. -La prego! Mi ascolti…- sussurrò questo, specchiandosi ancora facilmente in quelle biglie nere.
Mancavano proprio due spanne, ed era alto quanto lui.

Era almeno un po’ cresciuto in quegli anni.
La vita glie lo doveva

Ora aveva paura che la vita gli fosse tolta per ordine dell’uomo, che però, contro le sue aspettative, rimase fermo ed in silenzio.
-Roy, io-
-Come fai a sapere il mio..-
Un gesto di diniego con la testa da parte del biondo lo mise a tacere di nuovo -Non ha importanza..- riprese questo, alzando gli occhi dorati di nuovo su quello più grande, sentendosi uno stupido.
Ma doveva farlo….
Doveva dirglielo…che fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto




I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby
and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight girl it’s only you and me





Nessuno sa da quanti minuti, ore…giorni stiamo viaggiando.
Sento intorno a me i bambini piangere perché hanno fame, i vecchi pregare il loro Dio di salvarli, e gli altri tutti in silenzio.
La piccola zingara che tengo fra le braccia si è addormentata da un bel po’.
Non aveva parlato e non aveva chiesto niente.
Aveva pianto ma nient’altro.
Sono arrivato alla conclusione che sia muta, perché quando mi guarda sa esprimere più di mille parole con quei grandi e azzurri occhi.

Si è fatto un po’ di posto nel vagone…
Dobbiamo farlo se vogliamo sopravvivere…ma penso comunque che è tutto così barbaro e inumano.
Perché?
Perché costringere le persone, a sopravvivere, salendo sui cadaveri di chi non ce l’aveva fatta per lasciare che ci fosse più spazio per l’ossigeno?


Dopo quella che sembra un eternità, ci fermiamo con un botto terribile.
Fuori deve essere pomeriggio inoltrato, perché inizia a scendere il sole, lasciando il cielo di un indefinito colore.
Sento più freddo di prima, e non è per la neve che cade così, in maniera innaturale, lenta..

Perché di neve non si tratta

No, il gelo che si è formato nel mio corpo è la sensazione che di li nessuno sarebbe uscito vivo
Ad iniziare dalla bambina che tengo stretta fra le braccia, e che sono costretto, con le urla dei soldati, a mettere a terra.
Questa si stringe a me con un terrore addosso che lascia in me una sensazione di disorientamento e orrore, quando me la strappano di nuovo dalle mani.
I mugolii spaventati intorno a me sono nulla in confronto a quello che sento io nel mio corpo.

Impotenza..

Inutilità, allo stato puro.

È così che scatto di nuovo in avanti, per affrontare il più vicino soldato, atterrandolo con un calcio, cercando di recuperare la bambina.
Uno sparo fa fermare tutti, e devo alzare, dalla posizione accovacciata in cui ero, il viso, guardando l’uomo che ha sparato in aria.

I miei occhi incontrarono i suoi, e mi tiro su, stringendo i pugni, davanti alla pece che sono le sue iridi.

Parla in tedesco stretto ai suoi uomini, facendoli scattare come molle a sistemare il gruppo sceso dal convoglio, mentre da ordini ad un altro ufficiale di prendere me ed alcuni altri uomini, più la ragazzina.
Seguo l’uomo, stringendo a me la zingarella, sentendola singhiozzare ancora una volta.
Voglio che sia l’ultima.

Ma la mia volontà ora, non può contare.



Il silenzio che si era creato fra loro era terribile
-Roy…tu non capirai quello che sto per dirti, oppure mi prenderai per pazzo..ma non mi interessa. Perché sono stato un idiota fin dal primo momento che ho messo piede in quell’ufficio, e ti ho visto. Sono stato un idiota quando ti ho lasciato su quella strada, con solo quel gesto, inutile e fuori luogo fra due persone come noi…- strinse la presa sulla stoffa ruvida delle maniche del pastrano nero, mentre l’uomo taceva.
-Infine, sono stato uno stupido a non dirti niente, a lasciarti li, con solo l’ordine di chiudere quel maledetto portale..- mormorò, appoggiandosi a lui, nascondendo il viso contro il suo petto.
Non era il Mustang che conosceva
Ma almeno, nella ora sua breve vita, si sarebbe liberato di quel peso.

Avrebbe finalmente detto quello che doveva tirar fuori molto prima.

Le cose sarebbero forse andate diversamente…non lo sapeva.
-Ti amo, Roy….e non mi importa se la mia vita sta per finire adesso o domani…perché ora lo sai, anche se non sei tu.-
Si avvicinò alle sue labbra, e lo baciò, sentendolo irrigidirsi sotto il suo tocco, che fu approfondito dal più giovane, con forza e dolcezza mischiate insieme.
Portò le braccia intorno al collo dell’uomo, sperando che lo fucilassero adesso, perché almeno sarebbe morto sulle labbra della persona che amava.

Non sentì nessuno sparo
Nessun colpo ferì la sua carne.
Gli mancò solo il fiato e dovette separarsi da quelle labbra, incontrando gli occhi sbarrati dell’uomo a cui era legato.

-Ti amo, Roy Mustang, fino alla fine dei miei giorni…- sussurrò, nascondendo il viso contro il suo petto, pregando che tutto fosse indolore e veloce.

Il silenzio pervase quel luogo, e fu scosso solo dai loro respiri, uno diverso dall’altro.
Uno veloce, accelerato dalla sorpresa di quel gesto.
L’altro lento e pronto alla morte
Fu allontanato dal suo corpo dalle stesse mani di Mustang, e questo osservò i suoi occhi, socchiusi e velati da un qualcosa simile alle lacrime.
L’oro colato sembrava più forte di prima, e rendeva quel viso ancora più giovane ed innocente di quello che si poteva credere.

-Pazzo…hai firmato la tua condanna a morte- un sibilo da quelle labbra appena assaggiate, ed era rimasto da solo, fermo in quel vicolo silenzioso.

Era rimasto immobile, per almeno un ora, pronto a ricevere il colpo di pistola o fucile che non era mai arrivato.

Ed era tornato a casa, aspettando sempre la nera mietitrice che sarebbe arrivata, lo sapeva, molto presto.




Everything I know, and anywhere I go
It gets hard but it won’t take away my love
And when the last one falls, when it’s all said and done
it get hard but it won’t take away my love





Sono fermo in quella stanza da ben mezz’ora.
La bambina sta stretta a me, osservando i soldati che ci restituiscono sguardi d’odio e di ripudio, manco fossimo animali infetti.
Entra finalmente il Colonnello, sistemandosi dietro ad un tavolo adibito da scrivania provvisoria
Ci osserva, con quella pece che sono i suoi occhi, e io ho il coraggio di fare altrettanto.

Alla fine siamo qua, Colonnello.

Alla fine, io morirò come ho scelto, mentre tu continuerai la scalata al potere.


Farai strada anche qui, ne sono sicuro.


Poche parole e ci sistemi.
Siamo traditori, cospiratori contro il Furher e tutto il Reich.
Lo guardo e sento che in qualche maniera, lui sta facendo di tutto per qualcosa….
Un ufficiale, superiore a lui salta su, parlando in tedesco stretto, e lo vedo irrigidirsi.

Ho capito fin troppo bene cosa ha detto.

E so anche a chi si è riferito con quelle parole.


In pochi minuti siamo di nuovo fuori, e tutto quello che vediamo, io e questo gruppetto di uomini, più la zingarella, è la cenere che scende dal cielo.
L’inferno è arrivato, alla fine.

Veniamo spediti in un luogo dove ci fanno spogliare.
Passiamo in rassegna dottori e altri controlli, e per questo non sono riuscito a tenere accanto a me la bambina.
Ho visto i dottori guardare la mia gamba e il mio braccio, e so già cosa scriveranno su quei fogli.
Ma non mi aspetto che un soldato faccia cambiare loro il segno, ed è quello che accade.

Niente capelli rasati, niente “merce avariata”
Come tedeschi possiamo avere diritto ad una dignità, e possiamo lavorare.

Io vorrei solo essere fucilato all’istante.
Perché so, che altrimenti, dovrò sopportare qualcosa peggio della morte.

L’ho capito dagli occhi del Colonnello.

Ci danno delle divise logore e sporche.
Un odore acre le ricopre, e io mi infilo la mia, osservando il simbolo cucito sopra.
Un triangolo rosa, una lettera e un numero appena applicatovi.
So bene cosa significa, perché l’ho capito in quella stanza.

Non avrò vita facile in quel luogo….ma di che mi preoccupo?
Ho accettato io stesso di farmici portare.


Ci hanno registrati e sistemati tutti.
Si riconoscono subito i cittadini di origine tedesca: hanno cose che i prigionieri come ebrei, zingari e altri, che loro definiscono feccia o animali, non hanno.
E vorrei strapparmi questi maledetti capelli, mentre vengo spinto verso quello che sarà il mio ultimo rifugio
Ho di nuovo la bambina accanto, e non so quando me la porteranno via..
So che lo faranno pero.






Lo vedo allontanarsi col gruppo che abbiamo registrato come sovvertitore e ribelle.
Ho pensato di riuscire a sistemarlo li, così che non venisse registrato per il motivo invece per cui è stato portato qui.
So troppo bene cosa fanno a coloro che hanno il triangolo rosa impresso sulla camicia.
Ho visto quegli occhi di miele soffermarsi più volte, con quell’aria di chi non si arrende.
E mi chiedo perché sia dovuto succedere.

Non l’ho denunciato io..
Credo che dopo quello che è successo, non avessi la volontà di farlo.
Ma qualcun altro ha avuto l’idea di chiamare i miei superiori, avvertendomi dell’affronto che avevo subito.

Affronto…

Ho creduto anche io di averlo subito, finchè non mi sono tornati alla mente i suoi occhi.
Credo di non averne mai visti così.
Non dovevo guardarli….dovevo mettere fine alla sua vita già la prima volta che si siamo scontrati.

Altrimenti non mi sarei ritrovato a fare questo.

Lo vedo girarsi per un attimo, guardandosi attorno, finché non posa gli occhi sui miei.
Ancora quella scarica che non avevo mai compreso.
Il viso stirato, stanco, come quello di tutti coloro che ormai si sono arresi alla reclusione.
Ma vedo la luce in quel miele che sono i suoi occhi….ed è quella luce combattiva che mi fa rimanere non indifferente.

Si allontana infine, inoltrandosi nel campo, con quella bambina per cui ha lottato così tanto.


Se voglio proteggerlo, dovrò rimanere su quella maledetta sedia a lungo..


Sono le stesse parole che mi ripetei quel tardo pomeriggio, quando il convoglio proveniente da quel paesello di provincia non arrivò, scaricando cento e passa persone, più lui.
Quello che ora lavora accanto a me.

Quelle stesse parole hanno fatto cambiare tutto…come poter rimanere a difenderlo dietro ad una scrivania?
Io nel mio ozio, lui li a morire, come tutti gli altri.

Ma gli altri non mi interessavano.

Ero riuscito a passare qualcosa di più della misera razione che ricevevano, grazie a diversi sotterfugi.
Non era nulla, in confronto ad ora.

Insieme lottavamo per la vita, e non mi interessava aver lasciato la mia scalata al potere.

Il sogno di un mondo migliore era caduto da quando era stato aperto quel campo di sterminio.
Io ero solo uno dei tanti ufficiali che vi lavoravano come amministrazione nel potere.

Ora ero come un qualunque altro prigioniero, ma accanto a me, c’era qualcosa che mi dava la forza di andare avanti.



Era questa la cosa giusta che avrei dovuto fare da tempo.



I’m here without you baby
but your still on my lonely mind
I think about you baby







__________________________________________________________________________







Ciò che aveva di lui era solo una foto
Bella…
Solare come erano i suoi occhi e i suoi capelli.

Rimase fermo su quella collina, osservando come il paesaggio sotto di loro era cambiato in quegli anni.
Le case stavano spuntando come funghi, giu nella vallata, mentre la casa che si era costruito, e la famiglia che vi abitava era l’unica cosa che gli importava davvero.
-Ti ho portato in un luogo uguale a casa, Nii-san- sussurrò, accovacciandosi sulla terra disseminata di alta erba verde, dove di tanto in tanto spuntavano fiori di campo colorati.

La chioma legata in un alta coda, veniva smossa delicatamente dalla brezza primaverile.
Le fattezze da giovane che se ne sarebbero andate via con mota difficoltà nel tempo, come se gli Elric fossero destinati ad essere sempre belli, con quegli occhi dorati e i capelli colore del grano.
E così erano i suoi figli.
E così sarebbe stata la loro famiglia.

Osservò la lapide davanti a lui, bianca, di un marmo candido e immacolato, con scritte dorate.
Si erano meritati quel luogo, dopo l’inferno dal quale li avevano tirati fuori.

Un mese, e forse il suo Nii-san, e quell’uomo che assomigliava tanto al Colonnello….anzi no, che era lui, in tutto e per tutto, più altra gente, sarebbero sopravvissuti.
Avrebbero visto i monti che circondavano la vallata come in un abbraccio paterno.
Avrebbero assaggiato le ciliegie che si raccoglievano sui grandi alberi disseminati dietro casa
Avrebbero ascoltato le risa dei due bambini che giocavano ora in giardino, dietro alla madre.

Ma forse era così che doveva andare.

Avevano resistito così tanto….e ora avevano bisogno solo del meritato riposo.

Allungò una mano, Alphonse Elric, per accarezzare il viso sorridente di Edward, in una di quelle fotografie che erano riusciti a farsi prima di quell’inferno.
Osservò poi quella foto, accanto a quella del suo Nii-san, seria, ma bella nel suo insieme, di quel Roy Mustang, in cui in elegante scrittura si elogiavano le sue onorificenze sotto la data di nascita e di morte
La nota finale sembrava legare in definitiva le due anime che ivi avevano lasciato i corpi sotto la terra, per volarsene lontane:

“Qui giacciono coloro che hanno attraversato insieme l’Inferno,
e che insieme hanno varcato i cancelli del Paradiso, meritandosi la vita eterna”




and I dream about you all the time
I’m here without you baby
but your still with me in my dreams
And tonight girl it’s only you and me













Note Autrice:


Ed eccomi con un’altra Song-fic, triste come non mai, ma che reputo una delle miei migliori idee.
È stata dura, perché non è un semplice accozzaglia di parole e sentimenti, ma è un racconto, degli ultimi anni di Edward nel nostro mondo scosso dalla guerra e dall’orrore dei campi di concentramento.
Naturalmente devo spendere delle parole per spiegare in sunto la trama^^
Ho lavorato come una matta sulle date, per rientrare nei miei canoni^^

Siamo intorno al 1940/41 e Edward all’inizio della fic viene preso come altri del resto e portato via, dopo essere stato denunciato di omosessualità da, come crede lui, il Roy di quel mondo.
La fic è stata descritta tra presente e passato, e in quest’ultimo si parte da settimane indietro, fino a pochi giorni prima della cattura di Ed.
La situazione è semplice, anche se la descrizione di ogni singola cosa è stata davvero difficile, credetemi v.v
Edward come altri, vengono portati ad Auschwitz, e qui, dopo vari ricordi dei giorni precedenti, Ed trova Roy, che anche in questo mondo è un colonnello.
Questo fa di tutto per farlo passare solo come prigioniero arrestato per associazione a delinquere, sapendo perfettamente che chi viene contrassegnato col simbolo omosessuale (il triangolo rosa) non avrà vita facile, oltre a già l’inferno che li spetta.

È stata una vera sfida questa Song-fic, perché non pochi punti mi hanno lasciata a pensare più volte, tra i quali gli auto-mail di Ed, che conoscendo i fatti dei campi di concentramento, sapevo per certo che chi aveva un handicap era il primo a fare una fine orribile.
Naturalmente sono riuscita a risolvere i vari problemi v.v
È stata anche una sfida riuscire a descrivere ciò che succedeva durante e alla fine del viaggio, grazie anche a fonti pervenute durante ascolti di classe ed informazioni su internet.
Sono comunque soddisfatta della cosa che ne è venuta fuori^^
La song è Here Without You dei 3 Door Down, è che mi ha totalmente rapito.
DI sicuro ne scriverò un altra su questa canzone, semplicemente bella.
Nella fic, le parole della canzone voglio come essere date al Roy Mustang di Amestris. È una concezione bella e triste di quello che intanto accade nel mondo “reale”

Naturalmente alla fine, chi non l’avesse inteso, il Roy di questo mondo, dopo alcuni anni spesi a “proteggere” l’Edward nel campo, ha capito che avrebbe fatto meglio a stare con lui, invece che dietro una scrivania.
L’idea finale di Alphonse, che ha partecipato alla liberazione dei superstiti del campo, abbia portato con se le salme dei due e le abbia seppellite in un luogo tanto simile a Resembool ha un non so che di bello e dolce.
Molte informazioni, come questa qui sopra, le ho tralasciate, perché se no la fic non sarebbe mai finita ^^ e si sarebbe riempita troppo di particolari inutili.

Spero che piacerà a qualcuno questo mio lavoraccio, se no, pace ^^ è stata una sfida affrontata con il cuore A__A e son contenta di averla almeno portata a termine e postata^^


Riporto poi la traduzione della canzone^_^ un bacio!



Traduzione Here Without You

Artista: 3 Doors Down
Titolo: Here Without You
Titolo Tradotto: Qui Senza Te



Cento giorni mi hanno reso più vecchio
dall'ultima volta che ho visto il tuo grazioso viso
Mille bugie mi hanno reso più freddo
e non penso di poter guardare alle cose nello stesso modo
Ma tutte le miglia che ci separano
scompaiono ora che sto sognando il tuo viso

Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
Io penso a te, amore
Sogno di te continuamente
Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
e stanotte ci siamo solo io e te

Le miglia continuano ad aumentare
quando la gente lascia la propria strada per salutare
Ho sentito che questa vita è stata sopravvalutata
ma spero sempre che un giorno possa migliorare

Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
Io penso a te, amore
Sogno di te continuamente
Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
Stanotte amore ci siamo solo io e te

Tutto quello che so, dovunque vado
E' dura ma non mi porterà via il mio amore
E quando tutto sarà finito
Quando tutto sarà stato detto e fatto
Sarà dura ma non mi porterà via il mio amore

Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora nei miei pensieri solitari
Io penso a te, amore
Sogno di te continuamente
Sono qui senza di te, amore
Ma tu sei ancora con me nei miei sogni
Stanotte amore ci siamo solo io e te
   
 
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