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Autore: cincinnatasgame    18/03/2014    1 recensioni
Jake è l’amico più stretto che ho. E’ quel piccolo visino angelico con i capelli biondi arruffati che ho sempre voglia di avere intorno, soprattutto nei momenti in cui per me il mondo gira all’incontrario.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aprii la porta del locale e , nella fretta di entrare e riscaldarmi, con un colpo secco quasi feci cadere a terra un pover’uomo che stava lì con l’intento di uscire.
Un paio di imprecazioni e mille scuse dopo, raggiunsi il tavolo di Jake.
Prima di raccontarvi per filo e per segno di come, nel viaggio dalla porta al tavolo, ebbi quasi distrutto la borsa Chanel di una signora molto antipatica, sento il dovere di spendere due parole sul mio amico Jake.
 
Jake è l’amico più stretto che ho.  E’ quel piccolo visino angelico con i capelli biondi arruffati che ho sempre voglia di avere intorno, soprattutto nei momenti in cui per me il mondo gira all’incontrario.
Ci conoscemmo durante una fiera paesana: lui stava giocando a freccette mentre io mi dilettavo a sparare a dei barattoli di coca-cola cercando di non colpire il proprietario della baracca (il quale si era nascosto dietro un mega-orso rosa di peluche per scampare alla mia ‘fantastica’ mira)
Dopo aver abbattuto 0 barattoli e aver colpito 7 volte il povero venditore (5 sulle gambe e 2 sul deretano),  nel tentativo di fare una mossa alla James Bond, con un movimento troppo ampio del braccio (che mi fece scivolare la presa della pistola) colpii la coscia del povero Jake.
Non sto qui a ripetervi le imprecazioni che mi lanciò contro, ma vi posso assicurare che alcune di loro non le avevo mai sentite.
Dopo aver aggiornato il mio vocabolario di parolacce e dopo essermi scusata almeno un centinaio
 di volte, per farmi perdonare del grosso livido che di lì a poco sarebbe spuntato sulla sua coscia, offrii a Jake il pegno che mi aveva dato il proprietario della bancarella spara-barattoli (ricevuto in cambio della promessa di non tornare più).
Da quel giorno, essendomi guadagnata l’ammirazione da parte sua per la penosa mira che avevo, iniziò la nostra fantastica amicizia.

< JAKE BALDORIE > urlai, attirando gli sguardi spaventati dei signori che stavano gustando la loro ordinazione.
Baldorie non è il suo cognome , ma un nomignolo che gli affibbiai  un giorno in cui , scrivendogli un messaggio, il correttore dell’iphone mi trasformò ‘’Jake, bisogno urgente di un consiglio sul vestito per stasera ’’ in ‘’Jake Baldorie urinano sul coniglio vestito per la fiera’’.
Sentendolo nominare, con un sorriso a trentadue denti mi invitò a sedere sventolando tutte e due le braccia in direzione della sedia.
Per fortuna dopo il signore e la borsa firmata non avevo recato più danni  ad altri esseri viventi.

< Allora, Celeste, altri feriti oggi? > Mi chiese appena mi sedetti.
Non volendo raccontargli della donna a cui avevo dato un ombrellata sul naso quella mattina dico:
< Nessuno, fortunatamente. Ma penso che durerà poco questa piacevole sensazione >
Non ebbi il tempo di finire la frase che, con una manata, feci cadere il vassoio pieno di pietanze che un povero cameriere stava portando a destinazione.
Con la faccia dello stesso colore di un pomodoro maturo e sparando scuse a raffica, aiutai il ragazzo a raccattare il piatto della zuppa che stava portando, ormai vuoto, poiché il contenuto bollente si era riversato sui pantaloni bianchi del cameriere. Vi dico soltanto che era zuppa ai pomodori.
Dopo che il cameriere mi liquidò con un secco ‘fa nulla’ (che sembrava più un:  ‘ti spacco il piatto della zuppa in fronte’) tornai a sedermi, ancora più rossa di prima, vicino a Jake, il quale si stava trattenendo la pancia per le troppe risate.
Ancora in fase di riabilitazione per la grossa risata che gli aveva quasi mozzato il respiro, disse con un sorriso :< Sei unica! Hai mietuto più vittime tu che l’uragano Katrina >
< Ha Ha. Non sei spiritoso, sai? >
< Oh, invece lo sono, e tanto > disse.
< E sei anche tanto permaloso > risposi, tirandogli un pugno sul braccio , ma non rimasi seria a lungo perché mi misi a ridere, e così fece anche lui.
 
Per fortuna il resto della serata passò con tranquillità, tranne per il fatto che il cameriere della zuppa passava attraverso i tavoli portando le ordinazioni con quella grossa macchia rossa sui pantaloni (a quanto pare non si era potuto cambiare) lanciandomi occhiate di fuoco per incolparmi di tutte le risatine che facevano i clienti.
 
 
Dopo aver finito di gustare la nostra cena a base di hamburger e patatine (le cose ‘salutari’ che mia madre mi raccomandava sempre di evitare) uscimmo dal locale lasciando sul tavolo i soldi del conto e una mancia davvero grossa per il cameriere-zuppa in segno di scuse.
Passeggiammo un po’ lungo la ‘via dei piccioni’(una strada che io e Jake avevamo battezzato così per via dei continui attentati di queste bestiole sedute lungo i cornicioni) e guardammo la luna che, come una gigante mozzarella (lo so, aggettivo inappropriato per la luna…ma quella sera era proprio uguale a una grossa mozzarella di bufala) padroneggiava su tutte le altre stelle.
Ebbi la geniale idea di dire  la mia similitudine a Jake, il quale si fece una risata.
Dopo un lungo silenzio all’improvviso disse: < Sono fortunato >
Lo guardai con aria interrogativa.
< Sono fortunato ad avere te > continuò < Sei l’unica che riesce a vedere nelle cose, anche quelle peggiori, un lato positivo e divertente; mi chiedo sempre se non sia un caso che ti abbia incontrata proprio quando avevo bisogno di una come te >.
Per la prima volta, dopo l’uscita dal locale, si voltò a guardarmi con quegli occhi color miele che ormai conoscevo fin troppo bene,  e che alla luce della luna sembravano ancora più belli edolci, come il sole al tramonto.
Una strana sensazione mi appesantì lo stomaco, come se delle farfalle continuassero a muoversi cercando di uscire.
Dopo un attimo di silenzio imbarazzato aggiunse:< E sei anche l’unica che paragona la luna ad una mozzarella. MA dico io, come si fa a paragonare la luna ad una mozzarella? >
Scoppiammo a ridere.
La sua risata echeggiava tra gli alberi che costeggiavano la via, come un dolce venticello che ti accarezza le orecchie e ti fa riaffiorare alla mente bei ricordi.
Per la prima volta, in quella sera davvero fredda, non sentii più il peso gelido dell’aria, ma solo quella brezza calda che mi avvolgeva dolcemente.
 
Angolo dell’autrice:
Ok, premetto che voglio dedicare questa storiella alla mia Parabatai che, un giorno, mente mi scriveva un messaggio, l’iphone le corresse una parola (non ricordo quale, perdonatemi XD) in Jake Baldorie, da dove è nata questa idea.
Non picchiatemi, lo so che non ha veramente senso T.T  però, non lo so… mi sembrava carina, ma questo non spetta a me constatarlo.
Se avete consigli o volete lasciare una recensione positiva, negativa o neutra, a me può far solo piacere.
Buona serata a tutti e a presto,
Cincinnata :D
 
  
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