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Autore: Andy Black    18/03/2014    4 recensioni
“Ebbene, il Mondo Distorto, dove vive Giratina, è un posto che poche persone hanno visto. E temo che Thomas ne sia rimasto intrappolato... vorrei che Ryan mi aiutasse a ritrovarlo”
“Ma è un suicidio!” esclamò la sua ragazza. Alma fissava solo Ryan, sperando di non essere bocciata all’unanimità.
“E tu avresti pensato a me?” chiese quello.
“Già...”
Una nuova avventura, che dimostra che è l'amore la causa di ogni gesto stupido
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Heavy thoughts in my head


In un attimo è possibile vedere un veloce filmino con tutte le scene più importanti della propria vita.
Ryan vedeva alcune scene da bambino, quando giocava con sua sorella Rachel, l’allenamento con Ralts e Trapinch, diventati poi un Gallade ed un Flygon, il primo bacio, la prima volta, il diploma, il primo colloquio di lavoro, il terremoto, Rachel che scappò di casa, l’ingresso nell’Omega Group, e ancora, le lotte contro Zackary Recket. O quella volta che vide Arceus con i suoi occhi. Quando incontrò Marianne, quando la baciò, il volto di Alma.
E poi davanti si rese conto che Giratina, infuriato e con le fauci spalancate, con quegli occhi rossi che sembravano divorarlo, si avvicinava a velocità tripla. E Flygon non sembrava più così veloce.
Qualcosa era cambiato.
Cosa aveva reso così veloce Giratina?
Una cosa era sicura: doveva cambiare strategia. Non poteva più fuggire a vuoto, sperando che Giratina si stancasse, finchè aveva la Grigiosfera con sé quello non gli avrebbe dato pace.
E adesso sembrava anche più forte.
“Cosa cazzo hai combinato?!” urlò al Pokémon spettro - drago, mentre quello affondava un attacco Azione. Flygon lo schivò a destra, volando dalla parte opposta. L’attacco affondò nel vuoto, ma quello frenò e tornò alla carica.
“Dobbiamo sparire!”
Quindi capì che aveva bisogno di un surplus di azione.
Controllò la cintura, tutte le sue Pokéball erano lì. Anche Gallade.
Non fu il primo in quel contesto, ma decise che doveva teletrasportarsi via.
Almeno prima che Giratina lo raggiungesse inghiottendolo.
“Gallade!” lo chiamò Ryan.
Quello apparve proprio alle sue spalle, sul dorso di Flygon.
“Dobbiamo tornare vicino alla cascata!”
Circa 20 chilometri più sopra. Giratina ci avrebbe messo qualche minuto prima di raggiungerlo.
La questione era che per fare una cosa del genere, ci voleva del tempo. Gallade doveva concentrarsi sul luogo di comparizione, cercare di non farsi ammazzare perdendo l’equilibrio, non farsi distrarre da Giratina e visualizzare il tutto nella sua mente.
“Veloce!”
Gallade gli avrebbe risposto un “vaffanculo, sto facendo del mio meglio!”, ma non era il caso in quel momento. Giratina aprì le fauci, avvicinandosi all’obiettivo.
Ryan si sentiva spacciato. Tutto in quella situazione urlava SIAMO FOTTUTI,  e mentre Flygon correva come un grassone appesantito in salita, Giratina si apprestava ad ingoiare l’allegra combriccola.
Chissà come si stava all’interno di uno stomaco del genere, si chiese Ryan.
Sentiva la presenza dell’enorme drago alle sue spalle, l’ombra delle sue fauci laterali che lo circondavano, ed il buio che lentamente si espandeva. L’odore era pesantissimo, indescrivibile, ed un piccolo appiglio di luce si rimpiccioliva sempre di più.
Fino a che tutto si illuminò.
Lui chiuse gli occhi, probabilmente era morto.
 
E invece era proprio sotto la cascata ascendente. Salvo, e con qualche minuto per decidere la strategia da adottare.
 
Serperior ora era più lento.
“Kirlia! Vai con Psichico!”
Le punte dei suoi piedi si alzarono da terra lentamente, quasi controvoglia, spinte da un’energia superiore. Pareva che un filo nero li tenesse ancorati lì, finchè non fu tangibile il distacco dal suolo. Kirlia fluttuava, con le braccia larghe. Controluce pareva una bambina crocifissa.
Con dei fiocchi in testa. Una strana aura azzurra la copriva. Anche i suoi occhi risplendevano di quel colore. E poi d’improvviso il suo corpo si illuminò. Ma gli occhi rimasero azzurri. Cambiò forma.
La sua figura divenne lunga ed affusolata, la sua testa cambiò, diventando meno irregolare.
E poi Alma sobbalzò quando vide urlare Serperior. Levò gli occhiali, detergendosi il sudore della fronte con il polso, poi ripose le lenti sul naso. Respirava a bocca aperta, necessitava di troppa aria, ed il suo naso non sarebbe mai riuscito a soddisfare i suoi bisogni.
L’attacco psichico diventava più forte mano a mano che la luce che copriva Kirlia svaniva, e mostrava al Mondo Distorto un fantastico esemplare di Gardevoir.
Serperior strideva, e Gardevoir atterrò. Vide il Pokémon serpente accasciarsi per terra, stremato.
Esanime.
Alma lo guardava, timorosa del fatto che se si fosse avvicinato a lui, per scavalcarlo, quello si sarebbe svegliato di colpo e l’avrebbe uccisa, mordendola o stritolandola.
Ma niente successe.
Lei era a testa bassa, e Gardevoir la raggiunse. Era alta circa quanto lei. Mise una mano sulla spalla della donna, sorridendo, gli occhi pieni di gioia.
Ralts era diventato in breve tempo un Gardevoir. Un Pokémon potentissimo.
Restava tuttavia da capire una cosa solamente.
“Cosa diamine ci fa un Serperior qui?”
 
Ma a nulla valse lo sforzo mentale di Alma di comprendere, cosa che la spinse fin dalla giovane età a perseguire la carriera da professoressa, in quanto Gardevoir riprese a salire i gradini del grande albero.
Ed Alma, sola con quel Serperior, proprio non ci voleva stare.
I passi diventavano sempre più pesanti, si accumulavano mano a mano come carte di cioccolatini davanti ad un goloso e sempre più presto era costretta a fermarsi e a riprender fiato.
Ad un tratto alzò la testa, fissando la cima dell’albero. La bocca si spalancò automaticamente, non lo fece per nulla apposta, e fu in grado di attestare che la cima era lontanissima, e che Uxie, Mesprit ed Azelf, saliti su in precedenza, non si vedevano.
“Uff...”
E ancora, passo dopo passo, scalino dopo scalino, Alma, seguita da Gardevoir, che silenziosa si muoveva con la leggerezza di una foglia secca in caduta libera, pensava a Thomas.
“So tutto... So già tutto... So che è lì sopra...”
 
E non era vero. Lei non lo sapeva.
 
Ma sperare non costava nulla.
 
Anche perché quando, dopo almeno venti minuti che saliva scale ininterrottamente, si accorse che Gardevoir fosse turbata da qualcosa, una speranza davvero nacque in lei.
Si fermò un attimino, pensando che potesse essere qualche altro Pokémon selvatico che abitava l’albero, un altro Serperior. Lei odiava i serpenti.
Lasciò allora che Gardevoir andasse avanti.
Quell’enorme scala a chiocciola si snodava sulla corteccia di quell’albero e, dopo qualche scalino, ci fu la sorpresa.
Il tronco, ad un certo punto, era cavo.
Alma spalancò gli occhi, e vide Gardevoir fermarsi proprio davanti al buco nella corteccia.
Un leggero brusio fuoriusciva da lì dentro.
Ed Alma, mulatta com’era, sbiancò.
“È...è davvero...?” Cercava in Gardevoir l’appoggio necessario.
“Che aspetti? Entra” Alma annuì, e prese un gran respiro.
Quindi varcò la soglia di quell’antro nel legno.
Ryan aveva capito che le cose stavano cominciando a tornare per il verso giusto. Forse era il riposo concesso a Flygon in quei minuti, ma adesso sembrava più reattivo.
E di Giratina ancora nessuna traccia.
“Bah...sta di fatto che dobbiamo assolutamente finire questa storia...dobbiamo batterlo” fece lui.
Flygon avrebbe chiaramente evitato. La potenza del suo avversario era davvero enorme. Bastava pensare a quelle accelerazioni e quegli attacchi in cui spuntava dal vuoto.
Ryan ascoltò il silenziò, disturbato solo dal fruscio della cascata ascendente.
Poi un’esplosione.
Non sapeva da cosa derivasse, ma non era la prima volta che ascoltava quelle deflagrazioni.
Si vestì da stratega per un momento, e capì che per utilizzare appieno la forza dei suoi Pokémon doveva stare sulla terraferma. Già, perché solo Flygon era in grado di volare. Gallade poteva fluttuare per aria, ma non sapeva per quanto, mentre Bisharp, Feraligatr, Manectric e Tyranitar stavano con i piedi per terra.
Letteralmente.
Doveva aspettarlo lì. Anzi no. Lo spazio era troppo. Doveva metterlo in difficoltà.
Ryan si guardò attorno, cercando un posto in cui strategicamente avrebbe potuto avere dei vantaggi contro Giratina.
Poi l’intuizione.
“Lì...lì c’è una foresta...”
 
Alma guardava la schiena di Gardevoir. Lei si fermò non appena entrarono in quell’enorme cavità nell’albero.
Poi il Pokémon si girò, con lo sguardo di chi aveva visto qualcosa.
Alma schiuse la bocca. Non poteva respirare solo col naso, non riusciva a farlo in quel modo in quei momenti.
Aveva capito. Richiuse le labbra, mentre le lacrime bagnarono il suo volto, come se qualcuno avesse aperto un rubinetto.
Thomas. Era lì, che dormiva, tutto rannicchiato, su di un cumulo di foglie.
Era lui. Identico.
Alma piangeva in silenzio, ma avrebbe voluto urlare. Urlare di gioia, esultare alla grande, ringraziare Arceus per quella cosa.
Ora non sarebbe importato nulla se fosse riuscita a tornare indietro. Le andava bene rimanere anche in quell’albero, se poteva stare con Thomas.
Quel posto era decisamente piccolo. Non c’era molto spazio per quasi nulla. Thomas si era sistemato su di un giaciglio, posto sulla destra. Le sue cose erano gettate alla rinfusa sulla sinistra. Un tavolo, fatto con il legno di quell’albero, sembrava incastrato nelle pareti. Non aveva attrezzi con lui, non avrebbe potuto creare né piedi per quel tavolo, né aveva viti per fissarlo, e quindi si creò un lato appuntito da infilare con forza nella parete.
Niente più.
Quel genere d’insenatura si crea naturalmente negli alberi ed essendo un albero così maestoso, lui decise di abitarvi.
Alma si avvicinò al tavolo, e vide una montagna di fogli, appunti e cose così. Erano gli studi del Dr. Sullivan. Inoltre vide anche una sorta di diario.
Lo lesse.
 
24.01.2009
La spedizione è partita. Abbiamo incontrato parecchie difficoltà lungo l'inizio di questa avventura particolarissima. La scalata verso la Vetta Lancia, notoriamente un posto impervio da raggiungere, ha portato via parecchie energie, ma fortunatamente abbiamo raggiunto una piccola baita. Per stanotte ci accamperemo qui, e domani, alle prime luci dell'alba, ci appresteremo a completare la prima parte della missione. Thomas, il mio assistente, non sembra aver nessun problema, mentre Lyn, la studentessa che si è offerta di accompagnarci, pare accusare le temperature rigide. Ad ogni modo è tardi, ed è meglio andare a dormire.

25.01.2009
Siamo arrivati sulla cima della Vetta Lancia, ma nulla ci fa intendere che ci sia un ingresso verso il Mondo Distorto. Lyn ha ipotizzato che l'esistenza di esso, tramandata per secoli, sia semplicemente frutto della fantasia popolare. Invece Thomas crede che ci debba essere un pretesto per aprire la porta interdimensionale tra quel mondo ed il nostro. Ad ogni modo, rimasti per quasi sette ore, in cerca di indizi o altro, siamo stati costretti a tornarcene sui nostri passi.

27.01.2009
Stavamo per tornarcene a casa, quando abbiamo incontrato una vecchia donna. Vedendoci con le nostre ricerche in mano, ed incuriosita da una discussione tra Thomas e Lyn, si è avvicinata, chiedendo educatamente spiegazioni. Le ho spiegato personalmente che la nostra missione è indagare sul Mondo Distorto, e che arrivati sulla Vetta Lancia ce ne siamo tornati indietro con ciottoli e pugni di mosche. Allora quella, molto più vecchia e saggia di me, ci ha dato una dritta fantastica. Ci ha spiegato che tra Rupepoli e la strada che porta ad Arenipoli c'è un sentiero nascosto, molto difficile da trovare. Il Sentiero Fonte, così lo ha chiamato, è sulla sinistra. Beh...adesso andiamo a dormire. Domani ci metteremo in viaggio per Rupepoli.

30.01.2009
Siamo arrivati in tarda serata a Rupepoli, stasera alloggeremo in un ostello senza pretese lungo la fascia est della città. Da qui si vedono tanti crateri creati dalla collisione di meteoriti.

Lyn sembra essere attratta da Thomas. Lui è certamente un bel ragazzo, ma è fidanzato con una donna altrettanto bella. Non vorrei che questa spedizione sia il pretesto per lui di fare qualcosa di cui si pentirebbe.

 
Alma aggrottò la fronte. Qualcosa non andava con quelle descrizioni. Cioè...Lyn, e Thomas? Perché il professore si era segnato quelle cose?
Leccò la punta dell’indice e girò pagina.
 
 
31.01.2009
Ci siamo messi in cammino di buon mattino. Lyn continua a fare sguardi ammiccanti e a lanciare occhiatine fugaci a Thomas, che d'altronde sembra sorridere e scherzare. Sembra forzato, non naturale. Si sente a disagio.

 
Alma sospirò, ed un lieve tremore la colse. Stava per crollare, immaginandosi quei due insieme.
 
Abbiamo trovato finalmente il Sentiero Fonte. In effetti è una stradina del tutto inesistente tra i cespugli che costeggiano il sentiero principale.
 
Ci è voluto un po' di tempo, ma dopo aver guadato la Fonte Saluto, siamo riusciti ad arrivare alla Grotta Ritorno. Ci apprestiamo ad addentrarci.
 
01.02.2009  È ufficialmente il primo Febbraio. Dico così perchè stiamo girando a vuoto da così tanto tempo che ho dovuto guardare l'orologio per rendermi conto che sono passate le 02:00 AM. Non è semplice cercare il portale per il Mondo Distorto se non sai nemmeno cosa cercare. La vecchia non ci ha dato ulteriori informazioni, e purtroppo siamo costretti a fare così, ad andare a tentoni.
 
Il freddo qui dentro è incredibile. I ragazzi si sono addormentati stretti l'uno all'altra, per cercare di non disperdere il calore rimasto.
 
Dopo esserci svegliati ci siamo messi in marcia di nuovo. Lyn e Thomas sembrano essere molto più intimi. È un bene creare delle sinergie del genere durante una spedizione, ma penso ad Alma...
 
Non era un bene per niente. Si girò e lo guardò, pensando che il suo uomo fosse stato nella stessa posizione in cui giaceva in quel momento con un’altra donna. La cosa la fece rabbrividire. Tuttavia leggeva interessata anche la storia di Sean Sullivan, cercando di ricostruire l’accaduto che portò Thomas a rimanere lì per cinque anni.
 
Gli ho parlato di Alma, mi ha detto che è rimasto sorpreso dalle mie parole e che non può credere che io abbia pensato che avrebbe potuto tradirla con Lyn. Lui si dimostra molto innamorato di Alma, ma quei gesti di affetto verso la studentessa mi lasciano altro da pensare...bah.
 
“Oh...forse mi sbagliavo” mormorò. Sospirò, guardandolo, osservando il torace ampio e delimitato dalla stretta camicia che si riempiva d’aria in base ai suoi respiri. I suoi occhi furono riportati velocemente sul diario.
 
Qui è tutto uguale. Ci sono milioni di stanze contigue. Ogni stanza ha delle colonne, qualcuna in più, qualcuna di meno. C'è qualcosa di strano qui, in quanto ogni volta che torno sui miei passi mi sembra di essere di nuovo al punto di partenza. Non demordiamo però...
Alla base delle colonne ci sono delle iscrizioni. Ho scattato delle fotografie con la mia Polaroid per cercare se tra i tomi della biblioteca dell'università esiste qualche testo che tratta di questi caratteri.

 
La giornata è passata di nuovo. Lyn e Thomas dormono ancora come ieri, abbracciati, mentre noi siamo ancora al punto di inizio. Sono demoralizzato. Vorrei riuscire a svelare questo grande mistero.
 
02.02.2009
Ci siamo svegliati e messi in cammino.


Thomas ha avuto l'intuizione di muoversi a raggiera, ovvero, andare prima nella stanza a nord, poi a ovest, poi a est e poi a sud, senza mai rientrare nella stanza di provenienza, per non ricominciare daccapo. Qualcosa di magico succede qui, come se il tempo e lo spazio fossero d'accordo per farci tornare indietro.
 
Siamo arrivati finalmente alla stanza centrale! Thomas apre la fila come sempre, e Lyn la chiude. Anche se è difficile tenere lontani quei due, sembra ci sia molta empatia tra i due. Sono una bella coppia. Lui spesso parla di Alma a lei, e lei cambia argomento...
Sto divagando. Ci apprestiamo ad entrare nel mondo distorto. Il portale per quel mondo è una chiazza nera e blu, come una pozzanghera inquinata da petrolio. Non è più grande di un metro quadrato. Thomas si offre di entrare per primo.
Ci infila la testa.
La leva.
È vivo ancora. Fortunatamente non ha nessuna menomazione. Ci ha spiegato che l'atmosfera lì era strana. Poi decide di volerci entrare, dicendo che l'uscita per il nostro Mondo è facilmente accessibile
.
 
“Chiaramente quella stronza era innamorata di lui...per questo cambiava argomento. Amore mio, non vedo l’ora che ti svegli...”
 
Thomas è entrato. Si appresta ad entrare Lyn.
 
“Poteva inciampare, no, eh?”
 
Lyn è entrata. Ora tocca a me. Se non ce la dovessi fare voglio che mio figlio Brad riceva il mio orologio.
 
Lo sguardo di Alma si posizionò automaticamente sul polso di Thomas. Ricordava perfettamente il giorno in cui andò via, ed aveva ancora gli stessi vestiti addosso. Ma quell’orologio, quello Swatch, no, quello non era suo. Era probabile che il dottor Sullivan ne avesse parlato a Thomas e lui avesse sfilato dal polso l’orologio per portarlo a suo figlio una volta fuori da qui.
 
È davvero incredibile quello che vedo qui. Una cosa assurda, straordinaria. Niente sembra andare come dovrebbe andare davvero. Pare che le leggi della fisica, e le nozioni del tempo e dello spazio non valgano, qui. Le cose si muovono fluttuando nell'aria. La gravità non è la stessa negli stessi punti, e c'è una cascata che sale. Tutto attorno a noi è blu, con chiazze chiare e chiazze scure. Si cammina su strane piattaforme terrazzate, e talvolta si può salire e cominciare a camminare anche sui muri. È davvero paradossale quello che accade qui.

“Ti capisco perfettamente...”
 
Ho visto degli alberi al contrario muoversi in direzione nostra.
 
Gli alberi sono fantasmi. Non sono tangibili.
 
Non tutti sono alberi fantasma. Uno ha gettato Lyn per terra.
 
Un'esplosione enorme è avvenuta a pochi metri da noi. Noi stiamo bene, ci fischiano solo un po' le orecchie. Mi sento inquieto. Sembra che questo enorme posto sia totalmente vuoto. Il suo ruolo però non mi è chiaro. La vecchia che abbiamo incontrato ci ha detto di stare in guardia.
Da cosa?

 
09.02.2009
Vaghiamo da una settimana ininterrottamente per questo posto immenso. Di tanto in tanto sentiamo ancora delle esplosioni, ma ormai non ci facciamo più caso. Non riusciamo a non rimanere con la bocca aperta davanti a questi incredibili fenomeni. In lontananza si vede una foresta. C'è un grande albero al centro, la nostra meta è quella. Puntiamo a scoprire se esistono forme di vita in questo mondo. Magari qualche Pokémon.

 
15.02.2009
Thomas e Lyn hanno avuto un'intuizione. Questo mondo deve essere la terza dimensione. Sì, perchè il tempo e lo spazio non esistono qui, e quindi deve essere la compensazione di essi. La sottile linea dello spazio tempo deve essere sempre in costante equilibrio, ed è per questo che avvengono le esplosioni, per bilanciare l'energia che lo spazio ed il tempo in eccesso creano durante il loro percorso. Questo mondo è il caos, dove il tempo e lo spazio non hanno alcuna influenza. Al contrario del nostro mondo, in cui tempo e spazio sono fondamentali. Possiamo dire, per assurdo, che Arceus, per creare il nostro mondo, ha dovuto creare due mondi, in cui il tempo e lo spazio si sviluppano. E poi, per non permettere ai due di prevalere tra di loro, ha creato questo mondo. Una sorta di discarica spaziotemporale, in cui tutto lo sgravio in eccesso di tempo e spazio finisce.
Quindi il mondo distorto mantiene l'equilibrio anche nel nostro mondo.

 
22.02.2009
Mi è venuto da pensare. È a tutti ben nota l'esistenza dei due draghi di Sinnoh, Palkia, padrone dello spazio, e Dialga, signore del tempo. Ma esiste un Pokémon generatore del caos?
La spedizione va avanti, ma ancora nessuna forma di vita si è manifestata. Stiamo mangiando e finendo le provviste, anche se sia io che i due giovani non abbiamo mai accusato né la fame né la sete, nutrendoci per scrupolo più che per necessità.

 
03.03.2009
Qui da parecchio tempo, stiamo cercando di trovare la via che porti all'ingresso temporale, dato che la Polaroid ha adempito ampiamente al suo dovere. Lyn ha steso una mappa del Mondo Distorto, almeno quello scoperto, ed ha detto che se salissimo sull'albero centrale nella foresta avrebbe un'ottima visuale di tutto. Magari esistono città e civiltà, e noi siamo stati solo nella parte "selvaggia" di questa dimensione. Credo abbia ragione, ma Thomas sembra sempre più inquieto. Parla di Alma in continuazione, ma non riesce a trovar pace. Lyn ha praticamente cercato di esporsi a lui, ed in piena notte lo ha avvicinato nuda, cercando di sedurlo. Thomas però  l'ha allontanata, e da allora lui non le rivolge il minimo sguardo.

 
"Ti amo amore mio..." sorrise Alma. Lo guardò, mentre dormiva, quasi esanime. Se il suo torace non si fosse mosso non avrebbe capito che respirasse. Pareva morto davvero, stanco. Scaricato. Ma ciò che davvero era strano, era il fatto che i tre stessero continuando a vagare lì in quel posto senza mai vedere Giratina. Capì che la conoscenza di questo Pokémon non fu mai universalmente riconosciuta. Difatti, uno stimato professore di una delle più importati ed antiche città della nazione, non conosceva l'esistenza di un Pokémon leggendario come Giratina. Presa dai pochi altri trafiletti, riportò lo sguardo sul diario, sperando che finissero in fretta. Voleva correre a stringere Thomas.
 
07.03.2009
Non mi sbagliavo. L'altro giorno ipotizzai l'esistenza di un drago del caos. Ebbene, esiste. A meno di un chilometro da noi, è volato a velocità sostenuta un enorme drago. Era grigio, con in testa una corona dorata. Aveva le zampe appuntite, tre per la precisione, su ogni lato del suo corpo serpentiforme. E dietro la schiena delle strane appendici, e spunzoni alla fine di questi. Queste ultime sembrano muoversi involontariamente, con moti sinuosi, come se fossero presi dalle correnti del mare.
Non ci ha visto, fortunatamente, perchè è davvero enorme.
Non saprei se Thomas riuscisse con il solo Serperior che ci siamo portati dietro a fronteggiare un avversario così grande e forte.

 
08.03.2009
Ci siamo impuntati con l'osservazione di Giratina, così è stato chiamato. Abbiamo trovato una tavola proveniente da chissà dove, che lo definisce come molto aggressivo, e lo descrive per bene. Lì c’è scritto che si chiama Giratina. È davvero impressionante. I suoi movimenti, così eleganti, mi affascinano.

 
Proviamo ad avvicinarci a lui per una migliore osservazione.
Siamo a pochi metri da Giratina, alle sue spalle.

 
Giratina ci ha visto. È impressionante rimanere sotto al suo sguar..
 
E poi il diario si chiudeva. Alma provò a girare altre pagine, per vedere se qualcosa avesse potuto impedire la scrittura solo su quella pagina, ma probabilmente quel qualcosa fu Giratina.
Alma si girò. Gardevoir era lì in contemplazione, in silenzio. Doveva aver pianto guardando Thomas, perchè sul suo volto c'erano proprio delle lacrime.
Alma sorrise ancora, e la fece rientrare nella sua sfera.
Quel momento doveva essere solo loro. Solo suo, solo loro. A piccoli passi si avvicinò al giaciglio dove il suo uomo riposava.
Si chiedeva da quanto riposasse. Escludeva fosse caduto in coma. Doveva essere nutrito, altrimenti il suo corpo si sarebbe impauperito.
Ma poi si ricordò del diario, e di quello che Sean Sullivan scrisse sulla fame. E quindi si ricredette.
 
Ma poi gli si inginocchiò accanto. Sentiva il suo respiro, pesante, presente. Non gli sembrava vero. Lo aveva davanti, dopo cinque anni passati cercando di dimenticare quello che per lei era un trauma.
Poteva essere tutto frutto della sua mente malata, immaginazione strana che la portava a fare viaggi con la mente che nemmeno Jules Verne, ma stavolta era sicura di sé, Thomas era davanti a lei.
Se ne accertò, delicatamente con la mano gli toccò il braccio. Strinse leggermente, lui era lì.
Continuava a dormire, senza forze.
Una lacrima della ragazza cadde sulla sua guancia. Alma si chinò per asciugarla e gli diede un bacio sullo zigomo. Gli occhi di Thomas si aprirono lentamente e, quando prese coscienza di quello che succedeva, li spalancò.
“Sono...sono morto...” fece con voce compressa.
Alma sorrise, sempre in lacrime, cercando di trattenersi e gli prese la mano. “No, amore...sei vivo. Siamo vivi. Andiamo via da qui”
“Alma...io...io non ce la faccio...”
“Non dire stupidaggini...andiamo”
“Sono troppo stanco...sto per morire”
Alma aprì gli occhi più che poteva. “Da quanto tempo non mangi?!”
“Non so. Il tempo non esiste qui. Mi sono addormentato e mi hai svegliato tu...”
“Chissà da quanto non ti nutri...” Alma cercò una bottiglia d’acqua nello zaino, e la condusse alle labbra dell’uomo. Quello bevve con difficoltà, finendo per bagnarsi su entrambe le guance. Sembrava che il suo corpo ne avesse bisogno, finì la bottiglia in meno di un minuto.
“Thomas...”
“Dimmi che hai qualcosa da mangiare, Alma...”
“Certo!” esclamò lei, prendendo un alcune delle provviste e dandole all’uomo. Quello mangiò, per poi riaddormentarsi.
Alma lo guardò dormire. Era strano quello che era successo. Probabilmente il tempo non passava, ma il corpo umano continuava a deteriorarsi, perché originario di un’altra dimensione. Il suo metabolismo procedette a rilento per cinque anni, finendo con una lentissima autodistruzione.
Ciò voleva dire che il tempo era presente, anche se in maniera differente, nel mondo distorto.
Automaticamente anche lo spazio.
Alma si addormentò accanto a lui, stanca com’era. Thomas sentì la presenza della donna e la tirò a sé, sfatto e distrutto. E dopo tanto tempo, i due tornarono a riposare l’uno accanto all’altra.
 
Thomas di colpo si svegliò. Stava meglio. La testa però gli scoppiava, le tempie pulsavano e qualcosa non andava nel verso giusto. Non ricordava tutto alla perfezione, ma ricordava Alma.
“Alma...” ripetè il suo nome, e sorrise.
Si guardò accanto, poi, e la vide.
Sorrise ancora di più, mostrando i denti e stringendo più forte la donna. L’amore della sua vita era venuta a salvarlo. L’amore della sua vita aveva preso coraggio e fatto cose che nessuno era riuscito a fare.
La piccola e coraggiosa Alma. La sua bambina.
Vegliò il suo sonno, fino a che lei aprì gli occhi.
“Hey...” disse, con gli occhi aperti il meno possibile.
“Amore”
Alma sorrise ancora, e colta dall’emozione si lasciò nuovamente al pianto. “Thomas”
“Alma”
“Sei qui”
“Certo”
Si scambiarono un bacio. Un lungo bacio appassionato, quasi tra le loro labbra ci fosse l’ossigeno sufficiente a vivere la loro intensa vita, scambiandoselo come due bambini che giocano con la palla.
Il bacio terminò e lui la strinse al petto. Alma si sentì la donna più fortunata del mondo in quel momento.
“Come stai adesso?” chiese lei, ancora emotivamente turbata. La sua voce era piegata dal pianto.
“Sto decisamente meglio”. Thomas guardò l’orologio del professore, e sospirò. Si era fermato. “L’orologio si è bloccato al 26 Dicembre 2012...”
“Siamo nel 2014. È Marzo”
“Sono stato così tanto tempo qui?”
Alma annuì, quasi a voler colpevolizzare il fatto di averla rimasta da sola per tutto quel tempo.
Thomas storse le labbra. “Il fatto è che... il fatto è che quando mi sono addormentato l’orologio ticchettava ancora...”
Alma spalancò gli occhi.
“Thomas... è più di un anno che dormi”

 
   
 
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