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Autore: My_Heroes    18/03/2014    6 recensioni
Quando una persona pensa che la propria vita sia un disastro e che nulla potrebbe peggiorarla più di così, ecco che le si presenta davanti il 'nulla'. Questo è quello che successe a Maddison Harris, era fin troppo convinta che tutte le sue paure fossero morte dentro di lei dalla morte di sua madre, ma la comparsa di un ragazzo misterioso farà riemergere tutte quelle paure nascoste da fin troppo tempo. Ma la paura più grande di Maddison era proprio lui.
Tratto dalla storia:
"Sai cosa potrei farti per essere venuta qui?" bisbigliò vicino al suo viso irrigidendo i muscoli della mascella.
Lei riuscì a malapena a scuotere la testa abbassandola, le fu difficile mantenere quel contatto visivo.
"Forse è meglio che tu non lo sappia." continuò avvicinandosi al suo orecchio e subito Maddison sentì dei brividi per tutto il corpo.
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"Guardami negli occhi. Riesci a vedere qual'è la mia paura?" chiese lei arrabbiata per come si stava prolungando la discussione.
"Si, hai paura di me."
"Sbagliato! Ho paura di amarti, ma ormai è troppo tardi." A quelle parole il biondo sbiancò di colpo spalancando gli occhi incredulo.
Questa è la mia prima FF e spero possa piacere a qualcuno. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FEAR
 
 
 
Paura. Cos'è la paura? La paura varia a seconda del suo grado di intensità. Ad esempio il panico, ha un grado di intensità minore. È quello che Maddison provava prima o durante un'interrogazione oppure un esame scolastico. Nulla che nessuno non avesse mai provato.
 
A seguire c'è la paranoia. Maddison si sentiva paranoica quando fuggì di corsa da quel vicolo buio, con l'impressione di essere sempre seguita da qualcuno in continuazione. Si sentì sicura solo quando mise piede in casa sua, stranamente. Beh, era un'espressione troppo grossa "sentirsi sicura", perché in quella casa si sentiva tutto tranne che sicura quando c'era suo padre, ma in quel momento dimenticò la presenza dell'uomo sul divano, correndo su per le scale a due gradini alla volta diretta nella sua camera.
 
Spavento, ha un grado di intensità decisamente più alto rispetta al panico. La ragazza si sentiva spaventata ogni volta che guardava suo padre ubriaco, con la paura che potesse perdere il controllo su di lei. Si spaventò anche quando venne afferrata bruscamente dal braccio per poi essere sbattuta al muro dal biondo dall'aria misteriosa.
 
E poi, il limite della paura, il grado più alto, il terrore. Maddison si sentì terrorizzata quando bloccata al muro fu costretta ad aprire agli occhi e si ritrovò davanti lo sguardo di ghiaccio di Luke Hemmings. Il suo sguardo la terrorizzava, riusciva a leggere nei suoi occhi il pericolo, il rischio. Era terrorizzata anche dal fatto che lui potesse benissimo vedere la paura nei suoi occhi, senza alcuna difficoltà.
 
Maddison quella notte non chiuse occhio, ogni volta che lo faceva rivedeva quegli occhi azzurri ed era costretta a svegliarsi di colpo. Provò a prendere un pó d'aria fuori sul balcone ma una volta tornata nel letto si accorse che non fosse servito a nulla, provò con una tazza di camomilla ma mezz'ora dopo si ritrovò a girarsi e rigirarsi nel letto innervosita, provò infine con un bagno caldo ottenendo nessun risultato. 
 
Stanca di quella situazione si recò davanti allo specchio del bagno e si mise ad osservare la sua immagine altamente stanca: occhiaie accentuate, palpebre semi chiuse e i suoi capelli lunghi e mossi ora sembravano la capigliatura di una malata psicopatica. Si accasciò senza più forze nelle gambe vicino alla vasca da bagno e senza rendersene conto riuscì a chiudere gli occhi addormentandosi.
 
 
 
Il rumore di colpi dati alla porta fece svegliare all'improvviso Maddison che guardandosi intorno si accorse di non essere nel suo letto sotto le coperte ma sul pavimento freddo del bagno. Si alzò velocemente e diede una rapida occhiata al suo stato mattutino riflesso nello specchio. Identico a quella notte. Orribile come quella notte.
 
Uscì dal bagno ignorando come sempre il padre e si andò a preparare per un'altra giornata stancante di scuola. Le balenarono per la testa le immagini di quando quella notte si svegliava terrorizzata alla vista di quei occhi azzurrissimi. Pregò e supplicò qualcuno a caso di non farle incontrare a scuola quel ragazzo. 
 
Controllò l'orario sul telefono: 7:55. "Merda!" imprecò rendendosi conto che sarebbe arrivata in ritardo anche se si fosse messa a correre.
 
Uscì di casa e con lo zaino in spalla cercò di correre il più veloce possibile, ma a quanto pare la sfiga non la abbandonava mai, avevano chiuso il viale principale, apparentemente la strada più breve, per lavori. Così si ritrovò a correre per le vie del centro proprio quelle della mattina precedente, impiegandoci dieci minuti in più. 
 
8:15. Maddison si fermò davanti all'entrata dell'edificio riprendendo fiato e pensando che il professor Richard le avrebbe sicuramente assegnato dei compiti extra solo per quei pochi minuti di ritardo. Lei e la matematica non andavano per niente d'accordo, prese in considerazione l'idea di entrare all'ora successiva, non pensando al fatto che l'amica Audrey si sarebbe infuriata con lei per averla lasciata sola a sopportare l'ora di quel demente.
 
Si andò a sedere sul muretto laterale all'entrata e come faceva sempre, provò a rompere il tempo usando il suo telefono. Dopo venti minuti sentì una presenza sedersi al suo fianco. Mentre continuava ad usare quell'aggeggio tecnologico con la testa bassa, sbirciò a lato notando che quelle gambe appartenessero ad un ragazzo. Si bloccò di colpo e alzando lo sguardo riconobbe il ragazzo che portava sempre una bandana in testa e gli occhiali da sole, anche se quel giorno il cielo minacciava di piovere. Lo stesso ragazzo che disse a Luke di fermarsi e lasciarla andare via.
 
"Piacere Ashton." disse non facendo comparire nessun accenno di tono cattivo oppure di presa in giro e tendendole una mano. 
 
La mente di Maddison non stava pensando in quel momento in che modo si fosse espresso con lei, ma solo alle voci che giravano in giro su quei ragazzi. Socchiuse la bocca e si alzò indietreggiando senza rispondere al ragazzo di fronte a lei. Quando si voltò andò a sbattere contro qualcuno, alzò lo sguardo e se ne pentì immediatamente ritrovandosi incastrata in quei occhi che alimentavano i suoi incubi della notte.
 
"Quanta fretta. Dove vai così di corsa?" chiese Luke ironicamente indossando il ghigno più bastardo che avesse.
 
"In classe." riuscì a rispondere sottovoce sentendosi impotente sotto quello sguardo. Il biondo spalancò la bocca per lo stupore chiaramente prendendola per il culo.
 
"Quindi, sai anche parlare. Non ne ero molto sicuro dopo ieri."
 
Maddison per un nano secondo scambiò la paura per irritazione che quella frase le provocò. Si stava decisamente prendendo gioco di lei e della paura che provava verso i loro confronti. Verso i suoi confronti.
 
"Si, so parlare e se non ti dispiace vorrei tornare in classe." ribattè usando tutto il coraggio che trovò in corpo cercando di sorpassarlo ma subito lui le afferrò i polsi per non farla scappare.
 
"Dove credi di andare, eh?" le bisbigliò a denti stretti e subito Maddison sentì i muscoli irrigidirsi provando quella famosa senzasione di terrore.
 
"Se tu provi anche solo a dire a qualcuno quello che hai visto ieri, giuro che per te finisce male." continuò con lo stesso sguardo minaccioso e furioso allo stesso tempo, lei con un movimento involontario si ritrovò a scuotere la testa mentre il cuore stava per esploderle nella gabbia toracica. 
 
"A quanto pare qualcuno questa notte mi ha sognato." disse riprendendo in viso quel ghigno e la ragazza si sentì sbiancare all'improvviso.
 
"Co..cosa?" balbettò chiaramente stupita da quella sua frase. Mandò giù la saliva a vuoto.
 
"Dal tuo aspetto non sembra tu abbia dormito molto. Ti spavento così tanto? Beh, forse fai bene ad avere paura." 
 
Non ricevendo nessuna risposta Luke sogghignò e le lasciò liberi i polsi per poi sorpassarla e andandosi a sedere vicino all'amico, proprio dove qualche istante prima c'era lei seduta tranquilla ad aspettare la seconda campanella.
 
"Dannazione, cercavo solo di essere gentile!" sentì brontolare Ashton all'amico e Maddison rivolse loro un ultimo sguardo prima di andare ad aspettare quel suono fastidioso di fine ora al suo armadietto.
 
 
 
La campanella suonò facendo alzare subito Maddison che si era sistemata sul pavimento appoggiata con la schiena al suo armadietto a ripassare per l'ora successiva. Tutte le classi si aprirono nello stesso momento facendo uscire intere mandrie di studenti: chi con un'espressione beata in viso per essere finalmente evasi da quelle celle, altri incazzata o amareggiata, probabilmente per aver ricevuto un voto pessimo. Oppure, come Audrey, un'espressione furibonda, adirata. 
 
Maddison intravide, nel bel mezzo del caos che c'era in corridoio, la figura dell'amica avvicinarsi a lei a passo svelto e deciso.
 
"Dove diamine sei finita? Mi hai lasciata sola a sopportare quel mon...Mad, stai bene?" sembrò arrabbiata, ma accorgendosi dell'aspetto dell'amica cambiò espressione diventando preoccupata.
 
"Si...certo. Perché me lo chiedi?" rispose con tono di voce basso e stanco.
 
Maddison non stava bene. Un pó per non essere riuscita a chiudere occhio durante la notte per colpa di Luke, un pó per quello che era successo fuori da scuola un'ora prima di incotrare l'amica. Era colpa di Luke. In due giorni che si erano rivolti qualche squardo e qualche parola, già quel ragazzo le faceva questo terribile effetto. E ne era molto preoccupata. 
 
Per un secondo la sua mente viaggiò immaginandosi lei tra un mese se avesse continuato a non dormire e ad essere perseguitata da quegli occhi. Non fu una bella predizione, anzi si spaventò immaginandosi stanca, terrorizzata, paranoica e con l'aspetto per niente curato. Lei non era una patita della moda e non stava a farsi bella per gli altri. Si vestiva in modo comodo e le bastava aggiustarsi quel poco i capelli la mattina, giusto per non sembrare del tutto una pazza, e infine essendo anche lei una ragazza, aggiungeva quel poco di trucco, quanto bastava. Proprio quello che non aveva fatto quella mattina.
 
"Hai delle occhiaie che mettono i brividi."
 
"Non ho dormito granché, sono rimasta sveglia a...studiare scienze."
 
Enorme balla. Ma fu la prima cosa che le venne in mente e sparò quell'enorme bugia senza pensare.
 
"Ma oggi non c'è scienze. Sei sicura di stare bene? Vedo che stai perdendo colpi." replicò la mora insospettendosi, poggiò una mano sulla fronte di Maddison controllando se avesse la temperatura corporea elevata. La ragazza innervosita scostò bruscamente la mano dell'amica. 
 
"Ti ho detto che sto bene! Ora è meglio se vado a lezione altrimenti arrivo di nuovo in ritardo, a dopo." disse sorpassandola e dirigendosi verso la classe di letteratura. Audrey rimase ferma immobile nel corridoio ormai deserto, ripensando al modo in cui la sua migliore amica si fosse espressa verso i suoi confronti, restandone delusa.
 
Maddison arrivò in classe con tre minuti di ritardo trovando già la professoressa seduta alla cattedra e tutti i posti a sedere occupati, tranne uno. L'ultimo banco nella fila di fianco alle finestre. Si stupì che ci fosse un banco libero in ultima fila, di solito gli studenti facevano a gara a chi arrivava per primo in classe giusto per occupare quei posti e non doversi subire la lezione dai primi banchi.
 
Fece vagare lo sguardo sul suo compagno di banco e in quel preciso istante le salì un groppo in gola. Ora capì perché quel posto rimase vuoto.
 
"Signorina, si vuole sedere oppure vuole rimanere qui in piedi a fissarci?" irruppe la prof nei pensieri della ragazza scatenando una leggera risata di sottofondo, tranne quella del ragazzo. Il suo nuovo compagno di banco continuava a fissare fuori dalla finestra senza mai distogliere lo sguardo. Non lo distolse nemmeno quando Maddison entrò in aula.
 
Si andò a sedere titubante cercando di allontare senza far rumore la sedia il più possibile. Cercò di concentrarsi durante la lezione perché i suoi voti in letteratura non erano del tutto eccellenti, in realtà non arrivavano nemmeno alla sufficienza, ma le fu difficile con quel ragazzo così vicino al suo corpo.
 
Senza accorgersene si estraneò completamente dalla lezione e prese ad osservarlo, a studiarlo, cercando di capire qualcosa su di lui. Qualche espressioni del viso, qualche movimento impercettibile. No, niente. Il ragazzo manteneva la stessa posizione immobile, e Maddison si chiese se respirasse o meno.
 
La porta della classe si spalancò e tutti si girarono a controllare chi fosse entrato, ma questo non sembrò interessare alla ragazza che non perse di vista l'obbiettivo. Improvvisamente il moro girò il viso verso di lei e la guardò con sguardo serio, freddo e distaccato. Il suo sguardo non la terrorizzava più di tanto. Non era come quello di Luke. Solo in quel momento poté essere sicura che gli occhi del ragazzo fossero effettivamente castani.
 
Si sentì in imbarazzo ad esser stata scoperta, ma non sembrò calcolarla più di tanto poiché si rigirò verso la finestra non spiaccicando parola. "Che strano questo ragazzo." pensò rigirandosi verso la lavagna.
 
Decise che sarebbe stato meglio seguire la lezione se voleva recuperare quella materia, finché non suonò la campanella e raccolse le sue cose da sopra il banco. Il moro accellerò i movimenti e si alzò prima di Maddison, e prima che lei potesse fare lo stesso le abbassò le spalle per farla rimanere seduta. La ragazza si allarmò e spalancò gli occhi spaventata.
 
"La prossima volta evita di fissarmi tutta l'ora. Odio chi mi fissa." le sussurrò da dietro avvicinandosi al suo orecchio e Maddison si immobilizzò non aspettandosi un contatto da parte sua.
 
Maddison rivolse per un attimo lo sguardo a quei due ragazzi che non erano ancora usciti dalla classe. Stavano osservando il moro dietro di lei incuriositi, cercando di ascoltare cosa le stesse dicendo. 
 
Si allontanò lasciandola li seduta con uno sguardo perso. 
 
"Cosa avete da guardare, stronzi!" sbottò uscendo dalla classe urtando le loro spalle.
 
Passarono altre due ore di lezione, Maddison ed Audrey non si erano rivolte la parola durante le ore in comune di educazione fisica. Nemmeno uno sguardo. E a Maddison iniziò a venire fuori quella sensazione fastidiosa in tutto il corpo, quell'emozione che ti permette, anche senza volerlo, di prendere coscienza della sofferenza dell'altro: chiamatasi senso di colpa. Effettivamente era l'unica persona che avesse accanto, e senza di lei sarebbe rimasta sola. Usciva sempre con lei, qualche volta si frequentava con altre ragazze, ma non erano come Audrey. 
 
Decise così, di farla finita e cercarla nella mensa della scuola.
 
12:00. Ora di pranzo, punto di ritrovo per tutti gli studenti. Un vero caos regnava li dentro ogni giorno. Per non parlare del cibo che erano costretti a mangiare. Davvero tremendo.
 
Come abitudine, prese un vassoio che pochi istanti dopo era già strapieno di chissà quali cibi maleodoranti. Si diresse verso il tavolo dove lei e Audrey pranzavano sempre, e la trovò già li con uno sguardo spento che girava e rigirava con fare schifato quella che sarebbe dovuta essere insalata.
 
"Posso sedermi?" chiese gentilmente pensando che l'amica non volesse avere la sua presenza di fianco. Come risposta alzò le spalle con nonchalance, continuando a guardare il suo piatto. Maddison si sedette e al loro tavolo, a differenza del resto della mensa, si potevano sentire solamente le posate muoversi. Totale silenzio. Nessuna delle due parlava e la ragazza provò di nuovo quella sensazione.
 
"Audrey, scusami se ti ho risposto in quel modo. Giuro, la cosa più brutta è vederti al mio fianco senza spiaccicare nemmeno una parola. Scusami." disse voltandosi verso l'amica che continuava a rivoltare l'insalata. Non rispose.
 
"Lo sai che non troverai nulla di bello in quell'insalata anche se continui a girarla, vero?" 
 
La mora abbozzò un sorriso posando la forchetta sul tavolo. Passò qualche secondo prima di trovarsela addosso, la stava stringendo in un abbraccio. Audrey ritornò alla posizione composta che aveva prima sulla sedia e le rivolse uno sguardo serio. "E ora cosa ho combinato?" si chiese Maddison preoccupta.
 
"Cosa ti ha detto Calum in classe?"
 
Sentendo quel nome Maddison, non mosse un muscolo. Non conosceva quel nome, gli era indifferente. Successivamente le rivolse uno sguardo confuso.
 
"Calum?"
 
"Il tuo compagno di letteratura. Sveglia!" disse l'amica schioccando le sue dita davanti alla faccia di Maddison. "Allora è questo il suo nome." si ritrovò a pensare, invece di trovare una buona risposta da dare a Audrey che stava aspettando.
 
"Come fai a saperlo?" chiese dopo qualche secondo, sviando la domanda fatta dall'amica. Ci riflettè su qualche minuto e dopo si diede una risposta da sola.
 
"Sono stati Adam e Jack a dirtelo, vero?"
 
I due ragazzi che rimasero in classe ad osservare lei e calum. I due ragazzi che cercarono di sentire la loro conversazione. I due ragazzi che ricevettero una spallata dal moro perché lo stavano guardando. Gli stessi due ragazzi più ficcanaso del Norwest Christian College che erano andati a spifferare quel piccolo incontro a Audrey. Non le dava fastidio che l'avessero detto a Audrey, del resto era la sua migliore amica anche se era all'oscuro di certe cose, ma le dava fastidio il fatto di sparlare della gente appena accadeva qualcosa di diverso, di nuovo. Maddison non sopportava i pettegolezzi, anche se a volte ci credeva, ma odiava chi per primo faceva partire la voce che tramite altre persone a catena l'avrebbero fatto sapere a tutti.
 
"Mad, sono la tua migliore amica, puoi dirmele queste cose. Cosa è successo?"
 
"Ma niente di che. Mi ha solo detto due parole, basta. Niente di tragico." provò a spiegare cercando di non dare molto peso alle sue stesse parole, quando era tutto il contrario. Audrey lasciò perdere quel discorso abbassando lo sguardo.
 
"Cosa abbiamo ora?" chiese Maddison cambiando umore e discorso per accertarsi che non si fosse arrabbiata di nuovo con lei.
 
"Chimica." rispose mostrando tutti i denti in un enorme sorriso. Audrey amava la chimica, aveva voti alti in quella materia, Maddison un pó meno. Soprattutto perché face scoppiare una provetta durante un esame contaminando l'aria del laboratorio da una sostanza dannosa. Quel giorno fecero evaquare tutti i laboratori del piano sotterraneo, interrompendo l'esame della sua classe. I suoi compagni le furono grati per una settimana, ma lei si beccò ugualmente un 2 sul registro. Da quel giorno iniziò ad odiare le lezioni di chimica.
 
La ragazza sbuffò appoggiando la testa sul tavolo della mensa, disperata, Audrey si mise a ridere per la sua reazione.
 
 
 
Aria fresca. Finalmente Maddison poté respirare aria fresca, e non quell'odore insopportabile che ormai era solita sentire dentro quella scuola. Una volta fuori respirò a pieni polmoni aprendo le braccia sotto lo sguardo stranito di Audrey. 
 
"Mi potresti spiegare cosa stai facendo?" la mora trattenne una risata.
 
"Respiro." rispose continuando a muovere le braccia, ignorando i ragazzi che le passavano accanto trattenendo le risate. Audrey le bloccò le braccia da dietro e la allontanò da tutti quegli sguardi divertiti. La portò sul retro del giardino della scuola così da non trovare nessuno.
 
"Che ti prende oggi? Prima ti presenti a scuola con l'aspetto di una morta e mi rispondi come ti capita, poi vengo a sapere che interagisci con Calum e per finire ti metti a fare yoga davanti alla scuola." sbottò seria e preoccupata allo stesso tempo e Maddison roteò gli occhi al cielo.
 
"Ancora con questo Calum?" domandò esasperata. In quel momento si sentì stanca, tutto il sonno che aveva perso quella notte lo stava risentendo in quel momento, ma comunque provò a mascherare la sua stanchezza ad Audrey. 
 
"Ok, ok. Non parlo più di lui, ma ora tu vai a casa e dormi un paio d'ore, ok? Così magari torni in te stessa." le ordinò premurosa. Si preoccupava sempre per lei, anche quando non ce n'era bisogno.
 
"Non sono stanca." cercò di convincere sia l'amica che se stessa.
 
"Non è vero. Comunque io ora devo andare altrimenti mia madre mi uccide. Tu vai a dormire!" disse prima di salutarla e scomparire dal retro della scuola. 
 
Maddison rimase sola e le sue forze diminuivano sempre di più, passo dopo passo. La sua vista iniziava ad annebbiarsi, le sue palpebre facevano fatica a restare aperte. Si dovette appoggiare ad un albero per non cadere. Vedeva di fronte a lei il muro pieno di graffiti. Graffiti di ogni tipo, il muro era così ricoperto da scritte che si chiese se fosse mai stato ridipinto. Di ogni colore, giallo, verde, rosso, viola, fin quando alla sua vista i colori cominciarono a mischiarsi facendole venire il mal di testa. Si distese lentamente sul prato rivolgendo sempre lo sguardo verso il muro.
 
I graffiti furono l'ultima cosa che vide prima del vuoto.
 
 
 
La testa di Maddison seppur tenendo gli occhi chiusi, continuava a girare. Aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide furono lo scorrere degli alberi attraverso un finestrino. Di certo non si trovava tra quelle quattro pareti della sua camera che conosceva a memoria. Di certo non si trovava sul retro della scuola dove pensava di essersi addormentata. D'un tratto si sentì sobbalzare e sentendo delle voci trasalì spalancando gli occhi.
 
Dov'era finita? Aveva paura di saperlo, perché in un certo senso riconobbe delle voci. Tre voci. Tre voci ben distinte. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, soprattutto quando si accorse di avere la testa appoggiata sulla gamba di qualcuno.
 
Paura. Era stanca di avere paura. Ma se ti trovassi in un posto a te sconosciuto, con la testa sulla gamba di uno estraneo, quale sensazione pensi che proveresti?
 
Paura



 
 
Spazio Autrice:
Buonsalve a tutte :) ecco il secondo capitolo della storia, spero che non sia una totale merdina :/ ..comunque, ringrazio tutte quelle che hanno recensito il primo capitolo...davvero, non pensavo che ne potessi ricevere 8 "O.O sono strafelice ... Eh va beh, passando al capitolo: ecco che riappare il nostro Luke arrogante...e, beh, si inizia a far odiare anche calum ahahah. 
Ho voluto suddividere i gradi di paura proprio per far capire meglio Maddison, come si sente quando guarda il nostro sexy Luke (scusa ma è colpa dell'orario se faccio così)...terrore. Terrore nei suoi confronti.
Tralasciando la parte dello yoga che non so da quale parte del mio povero cervello sia uscita, dopo abbiamo una Maddison che si addormenta sul retro della scuola ma che si risveglia in tutt'altro posto. Chissà cosa succederà dopo? No davvero me lo chiedo anch'io che sono la scrittrice ahahhaha.
Ringrazio un'altra volta le persone che hanno recensito, che hanno messo nelle preferite la mia storia, chi nelle scelte, e chi nelle ricordate...e grazie anche alle lettrici silenziose. Grazie a tutti. Ok vi lascio perché sono le 23:40 e sto morendo di sonno. Non so nemmeno se lo leggerete tutto sto poema noioso hahaha, mi scuso per questo.
Ps. Vi prego di non badare agli errori, ho provato a rileggere ma i miei occhi a quest'ora vanno in pappa >~< .. Ok addio, al prossimo capitolo. Sareste così gentili da recensire anche con poche parole, ripeto, giusto per sapere se vi piace o meno ;)
 
Baciii♥
 
Gio.
 
 
  
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