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Autore: afumacdougall    19/03/2014    6 recensioni
"Ti sei innamorato in un bar, così come si prende un caffè.
Ti sei innamorato in un bar, pure brutto, di Stiles Stilinski, figlio dello sceriffo, e non volevi, davvero. A trent’anni a capire l’amore con lui.
«Quanti anni hai?»
«Diciassette.»
Ti sei innamorato in un bar, e davvero, non volevi farlo."
AU Sterek, tutti umani.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay! Salve, lo so, sono in ritardo madornale, ma non è colpa mia ç_ç il mio computer mi ha abbandonato per una settimana, e solo ora ha avuto un po' di vita e quindi ne sto approfittando. E niente, mi sa che ce ne saranno davvero pochi capitoli, oltre questo. Vi ringrazio per l'immenso calore che mi date sempre, e alla prossima! Buona lettura (?) Afu. ps: se volete, sotto, spendo due parole per la 3x23.
3.







 

 
Ti ricordi il tuo primo amore, o almeno, è così che dovrebbe definirsi il tuo primo fidanzato.
Anche se poi non l’hai amato mica tanto, e non è mai riuscito ad entrarti dentro.
Non ricordi neanche il suo nome, e allora ti chiedi cosa, esattamente,  tu stia ricordando, seduto dietro la tua scrivania con un caffè in mano che non è dello stesso colore di quegli occhi, ma si ci avvicina e quindi è più buono di tutte le altre volte.

Ti ricordi quell’amore senza ricordartelo veramente, come se per te non avesse avuto poi tutta quest’importanza, ed è vero.
Ricordi il giorno in cui vi siete detti addio. Ricordi le sue lacrime, le sue accuse. E ricordi come tu non avevi capito, a quei tempi.
«Mi hai mai amato?! Derek, guardami quando ti parlo! Sono qua, nudo davanti a te e tu mi dici che non può più andare avanti?! Ma cosa, Dio, cosa è andato avanti? Cosa sono stato per te, cosa? Che scemo… che illuso, ad innamorarmi di una persona che non amerà mai. Hai il cuore di pietra, Derek Hale. Spero che un giorno qualcuno te lo frantumi in tanti piccoli pezzi. Solo così capirai.»

Ti ricordi le sue ultime parole, e solo ora iniziano ad avere un vago senso.
Prima non capivi. Prima alzavi semplicemente le spalle, gli occhi al cielo, e ti dicevi che non era colpa tua se semplicemente non è scattata la scintilla.
Così con il primo, e il secondo, e il terzo, e poi tutti quei ragazzi che lasciavi ancora nudi e senza volto nel tuo letto, e tu andavi a lavorare.
Alzavi le spalle e chiudevi la parta all’amore, alle persone, senza curarti delle lacrime che silenziose scendevano sulle loro guance.
Non te ne importava, perché non capivi.
Non capivi cosa fosse l’amore, non capivi come esso possa far male. Non capivi perché certe persone riuscivano addirittura a viverci, di solo amore. Non capivi che è l’oggetto d’amore che fa girare il mondo interno, che crea il mondo.
Non capivi che l’amore è l’unica cosa che ci rende vivi.
Non capivi perché non l’avevi mai provato.
Sentivi sempre quel piccolo freddo sordo, all’altezza del cuore, quando prendevi per mano qualcuno e non sentivi niente.


Ti ricordi il tuo primo amore, che poi nemmeno amore è stato, e ti chiedi se hai perso tutto nella tua vita. Se hai vissuto a metà.
Mentre fai calcoli su calcoli, e ti allenti di poco la cravatta e liberi il collo anche dai primi bottoni della camicia. Mentre la tua testa vaga, e non aveva mai vagato tanto, e anche se è giorno, dentro di te diventa notte, e tu diventi un lupo, perché è il suo animale preferito.
Mentre ancora la mano scrive chissà quali calcoli, ti ritrovi a pensare ad un ragazzino che, non ci puoi far niente, associ all’amore come la neve all’inverno.
E la penna ti cade, i fogli si sparpagliano, la tua testa gira, e tu te la prendi tra le mani.
Devi vederlo. Devi sapere. Devi vivere.
Devi sapere se ancora la pensa come quella notte, se non ti ha dimenticato nel corso dei mesi, se è diventato maggiorenne e se il mondo ti guarderà meno male, se gli prendi la mano.
Sorridi, al solo pensiero. Prenderlo a scuola, accompagnarlo a casa e stare con lui tutto il pomeriggio. Lui a studiare e tu a guardarlo, fingendo di avere del lavoro arretrato.
Stuzzicarlo, avvicinartelo, studiare ogni suo neo, curare ogni sua ferita.
Ti chiedi se ti abbia dimenticato, e ti prendi per stupido perché stai davvero capendo cosa sia l’amore a trent’anni, e fra poco i trent’uno si avvicinano e tu hai così tanto paura di capire l’amore quando ormai non lo hai più tra le mani.
Hai così tanto paura che ormai sia troppo tardi.
E alzi quel tuo marmoreo culo che hai tenuto ancorato alla sedia per troppo tempo, alzi lo sguardo verso l’orologio e sai che ora lo sceriffo è a lavoro ‒ solo perché sei accidentalmente passato da lì qualche volta e hai visto la sua macchina parcheggiata, ovviamente.
E sai che Stiles è a casa perché lui non ha mai molto da fare, il pomeriggio, oltre ad aprire libri che non aprirà.
Hai saputo dove abitava per puro caso.
Semplicemente sei passato da quella via, e hai riconosciuto la sua jeep, e ti chiedi come sia stato possibile non notarla mai, quella casa, quando per andare a casa tua puoi prendere solo quella via.
È come se foste sempre stati collegati e sempre impossibili da trovare. Vicini e lontani anni luce, come Roma e New York.
Ma si sa che qualche romano a New York c’è sempre, e così qualche newyorkese  che fa foto al Colosseo e lancia la monetina nella fontana di Trevi.
E tu  vuoi essere quel newyorkese  freddo e cinico che diventa un pupazzo sciolto davanti a tutta quella bellezza.


Prendi la macchina e vai.
Arrivi davanti casa sua, parcheggi, e la sua macchina è lì, e il tuo cuore batte forte.
Respiro corto, mani che tramano; è questo l’amore?
Suoni, e aspetti.
Quando ti apre la porta, con i capelli un po’ più lunghi, e una delle sue solite magliette improponibili, e ti guarda con quei suoi grandi occhi, capisci che sì: è questo l’amore.
«Cosa ci fai qua?» ti chiede, con il fiatone.
«Io, io… non lo so. Quanti anni hai, Stiles?»
Lui apre di più la porta, ti sorride e si fa più vicino.
«Diciotto.» sussurra, contento.
Gli metti una mano sul fianco, e lo baci.
Hai il disperato bisogno di sentire di nuovo il suo sapore, e questa volta per bene.
Entrate dentro, e lui ti lascia fare tutto quello che vuoi.
E sei salvo, Derek Hale.
Perché hai capito l’amore,  con un diciottenne, e per fortuna hai ancora trent’anni.

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Eccoci. So, grazie intanto per aver letto :) E niente, volevo solo parlavi delle reazioni che ci sono state, e potermi sfogare un po'. Quindi, qualora tu non avessi visto la puntata, chiudi subito la pagina - dopo aver lasciato una recensioncina ;) AHHAHHA.
Posso dire che tutte quelle lamentele sono state un po' stupide? Sì, okay,  la storyline è stata un po' smontata, ma si dovrebbe apprezzare solamente il gesto magnifico che
Jeff ha fatto.
Non è da tutti i giorni, che un produttore accetti che un attore arrivi e dica "Grazie per tutto quello che abbiamo fatto, ma voglio andarmene" (come giustamente ha fatto Crystal, in un mondo in cui tutti gli attori se ne vanno perché vengono pagati di meno, sia lodato il cielo che un'attrice voglia sperimentare altro, e okay io l'adoro e ancora piango quindi ç_ç), e lui semplicemnete dica "okay, rendiamo la tua fine grandiosa." Come è stata. E' stata stupenda. E non sono una Scallison convinta. Lo sono stata nella prima stagione, ma voglio dire, chi non si è emozionato? Chi non ha visto il vero amore, in quelle parole? E non è che se Allison provava qualcosa per Isaac, Scott scompariva. Molti non ci pensano. Quell'amore sarebbe durato per sempre, e se Crystal non se ne fosse andata, sarebbero ritornati insieme, poco ma sicuro. E si ameranno per sempre, ora ancora di più. E niente, era solo un mio sfogo. Voi come la pensate? Vi è piaciuto o meno?
 
  
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