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Autore: karlsonn    19/03/2014    1 recensioni
Greg: “Credo che Sherlock abbia capito”
Mycroft: “Capito che cosa?”
Greg: “Che noi due siamo… uh… voglio dire… che noi due… ecco…”
Mycroft Holmes e Gregory Lestrade. Una Mystrade, insomma.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…ed una folla di baci lievi e brevi
come cerini spenti...
(da una canzone di C. Baglioni)
 
 
 
Lunedì.
 
“Avete un cerino?”
“No.”
“Sherlock, c’è un’intera scatola di fiammiferi in cucina” lo corregge John.
“Sono fiammiferi svedesi, non cerini.”
“Per l’amor del cielo!”
“Lascia stare John, è colpa mia, ho posto male la domanda” interviene ridendo Lestrade prima di andarsi ad accendere la sigaretta con uno svedese.
 “Ti mette di buon umore il tuo nuovo amante, vedo.” la voce pacata di Sherlock lo ha raggiunto dal salotto e lui ha un momento di esitazione.
 “Davvero Greg, hai una relazione?” chiede poco dopo John incuriosito, cercando di non dare ascolto all’irritante pensiero sono sempre l’ultimo a capire quello che sta succedendo.
“Non lo so se è una relazione: ci frequentiamo da qualche mese, ma non è una persona tanto… portata per i sentimenti” risponde un po’ incerto.
Sherlock sembra concentrato sul suo esperimento.
Forse, in effetti non ha capito, meno male.
 “Bene allora io vado”, si congeda infine...
“Ci vediamo più tardi. E porta i miei saluti a mio fratello, Detective Ispettore”.
 
---
Martedì.
 
“Credo che Sherlock abbia capito, Mycroft”
“Capito che cosa?”
“Che noi due siamo… uh… voglio dire… che noi due… ecco…”
Mycroft ha alzato un sopracciglio alla prima affermazione di Lestrade e ora quel labbro piegato all’insù gli da un’espressione presupponente e ironica che definire irritante è poco. “Santo cielo, quando fa così mi fa sentire uno scolaretto che non ha studiato la lezione...” pensa disperatamente mentre cerca le parole… Qual è l’espressione giusta? Che cosa dovrebbe dire? “Che noi due ci vediamo”? “Andiamo a letto assieme”? “Ci frequentiamo”?
 “Che noi due stiamo insieme”.
Lo ha buttato fuori di fretta, quasi con uno sbuffo e ora lo fissa spavaldo negli occhi.
“E vaffanculo, Mycroft Holmes” pensa soddisfatto “così impari a mettermi a disagio. Avanti, abbi il coraggio di correggermi e fammi sapere come stanno davvero le cose: tre mesi che scopiamo che cosa sono per te?”.
 Mycroft non batte ciglio: appoggia i gomiti sul tavolo, e la bocca alle dita incrociate davanti a sé, fissando gli occhi nei suoi.
“Sì, era piuttosto ovvio che avrebbe capito. Hai già deciso che cosa ordinare?”.
“No” risponde incredulo, e ha la prontezza di nascondere dietro al menù un irrefrenabile sorriso.    
 
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Martedì, notte.
 
Mentre sorseggia lo sherry davanti al grande camino, due parole tornano a girargli in testa come un disco rotto: “Stiamo insieme”. Solo che “stiamo insieme” e “lasciarsi coinvolgere non è un vantaggio” sono due frasi davvero difficili da conciliare. Lestrade se ne è andato come al solito dopo il sesso, il sesso buono e appagante che fanno loro due: a volte più tenero, a volte più selvaggio, a volte lento e calmo, a volte impaziente e bruciante di voglie da soddisfare, ma sempre, sempre, caldo e buono. Quel sesso dopo il quale lui si sente svuotato di tutte le preoccupazioni e le tensioni e pieno solo della vicinanza di un altro essere umano. Ma “stiamo insieme” vuol dire qualcos’altro, qualsiasi cosa voglia dire…
E non è sicuro, no, proprio no, di essere capace a stare con qualcuno.
 
---
Mercoledì
 
“Anthea?”
“Sì, signore?”
“Se io stessi, solo per ipotesi, con qualcuno…”
“Signore?” Ha alzato gli occhi dal Blakberry e li ha sgranati su di lui.
“E’ un discorso ipotetico Anthea, è pregata di non lasciarsi andare a interpretazioni zuccherose e irrealistiche. Cerchiamo di rimanere sul professionale.”
“Certo, Signore.”
“Dunque, mettiamola così. Quando un uomo sta con qualcuno, che cosa ci si aspetta con esattezza che faccia?”
“Oh. Be’... comprare fiori…         (che banalità)
 ricordarsi degli anniversari...    (oh Signore…)
fare dei regali…                            (Gesù!)
festeggiare insieme San Valentino (ma è raccapricciante!)
 Sospira. Santo cielo, è un’impresa ciclopica… eppure, forse, per Gregory ce la potrebbe anche fare…
 “Ma più importante, Signore” riprende la sua assistente, interrompendo il filo dei suoi pensieri “è che lei, cioè voglio dire quest’uomo, esprima i propri sentimenti al suo compagno… (ah buon Dio questo no! e come sarebbe mai possibile?)”
“Altro?” domanda cominciando a sentirsi scoraggiato…
“Sì, certo, bisogna che lo coinvolga nelle sue scelte, nei suoi progetti… nella sua vita, insomma… (oh, ci manca solo questo, coinvolgerlo, e per che cosa? per farlo ammazzare?)
No, decisamente lui e Gregory non stanno insieme, non potranno forse mai stare insieme. 
 Questo pensiero gli mette addosso una strana malinconia, una tristezza grigia che non sa bene come affrontare se non cercando, come al solito, la solitudine “Molto bene. Grazie, Anthea può andare”.
 
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Giovedì
 
h.19.07
Messaggio ricevuto da: Anthea.
Ho ripensato a quanto le ho detto ieri, Signor Holmes.
Si dimentichi tutto.
Avrei dovuto dirle “lasciarsi amare”  
Buona serata. A.
 
Guarda il monitor esterrefatto, massaggiandosi la tempia destra.
Questo mette davvero la cosa fuori discussione.
Del tutto fuori discussione.
 
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Venerdì, notte.
 
La mano di Lestrade compie dei cerchi sulla bocca del suo stomaco: si muove ritmica, precisa, un poco in senso orario e poi in quello opposto, esercitando una pressione misurata, a seconda dei punti che tocca. Il compagno ha abbassato le palpebre e mormora prima “Grazie” e poi “Non ti volevo disturbare” e ancora “Torna a dormire adesso”.
 “Santo cielo, My, finiscila! Cerca di rilassarti e finiscila”.
“Avrei potuto chiamare una persona di servizio”.
Lestrade alza le sopracciglia. “Per farti massaggiare nel cuore della notte?”
“No!” e nonostante i crampi allo stomaco si mette a ridere.
“Meno male”, sussurra Gregory senza smettere di muovere il palmo della mano al centro del suo petto, “avrei dovuto ucciderla prima che potesse sfiorarti, e con la pistola d’ordinanza”.
 Gli piace quando è un po’ geloso... E tuttavia non riesce a godersi completamente la presenza dell’uomo che si prende cura di lui. Prima di tutto perché non c’è abituato: nei lunghi anni solitari trascorsi nella grande casa vittoriana ha avuto accanto a sé solo persone stipendiate e nessuno si è mai alzato a fargli una camomilla senza che ciò facesse parte in qualche modo di un suo mansionario.
E di certo nessuno ha mai… fatto quest’altra cosa che Gregory sta facendo ora. Che cosa è? Il calore della mano di Gregory si diffonde al suo sterno, e da qui si irradia a tutto il petto: i muscoli si stanno decontraendo e il dolore si lenisce. Anche quella contrattura acuminata in mezzo alle scapole si sta allentando…
 Lo guarda: Gregory è steso accanto a lui, su un fianco, e gli sorride.
“Se stessi male io, tu chiameresti i camerieri?”
“No, ma è diverso…”
“Perché diverso?”
 Il calore della mano di Gregory… no non della sua mano, il calore di Gregory, di tutta la sua persona, gli sta entrando dentro attraverso la sua mano, e lo sta calmando, ed è una cosa bellissima. Un contatto profondo e protettivo, senza niente di sensuale, ma incredibilmente intimo…
 Lui sospira… avrebbe parole precise per rispondere a quella domanda: “Diverso perché tu sei tu e non sei me. Diverso perché chiunque sarebbe felice di starti accanto e prendersi cura di te… felice di essere colui che ha il privilegio di prendersi cura di te… diverso perché tu sei la cosa più preziosa che ho, e non so perché ti ho, e non sono sicuro che sia vero che ti ho, e non posso fare altro che cercare di avere cura di te, in ogni caso. Ma io non sono te, e tu sopporti già molto e io non dovrei darti fastidio anche di notte, in questa notte in cui finalmente hai deciso di fermarti a dormire con me… è troppo, potrebbe essere troppo anche per una persona paziente e generosa come te...”
 Non uno di questi pensieri è uscito dalla sua bocca: eppure Gregory ora ha rallentato il ritmo del suo massaggio e lo sta fissando in modo intenso, e una leggera ruga gli si è formata tra le sopracciglia.  
 “Mycroft, basta, lascia andare i tuoi pensieri: sono grossi, pesanti e stupidi. Tieni, sostituiscili con questi” e gli posa dei baci piccoli e leggeri sugli occhi, sulla fronte, sulle tempie, e qualcuno anche sugli angoli della bocca… baci brevi e lievi come cerini spenti…
baci  sottili come gocce di pioggia in primavera…
baci agili come dita che sciolgono tutti i suoi pensieri ingarbugliati…
lasciandoli scorrere via…
in quella pioggia leggera…
Lui vorrebbe tanto lasciarsi andare come dice Gregory, ma è così difficile…
O forse no, forse questa volta non lo è, perché poco a poco si sente scivolare dolcemente nel dormiveglia, con il calore di Gregory dentro di sé, misto a uno strano senso di leggerezza.
Lasciarsi andare, sì, lasciarsi amare… anche questo diventa possibile, adesso.
“Avevi ragione Gregory, stiamo insieme, per davvero” si dice, prima di entrare nel sonno.
 
E “Ti amo” pensa infine.
 
La mano di Gregory si blocca all’improvviso sul suo petto: deve averlo detto, anziché pensato… e se non lo avesse fatto glielo dirà domani.   
 
 
  
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