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Autore: Morgan_H    20/03/2014    2 recensioni
Ne "L'ultimo Scontro", Annabeth racconta sommariamente della visita di Luke a San Francisco. Vi siete mai chiesti cosa sia accaduto? Quale sia stata la reazione di Annabeth alla vista del suo amico nonché primo amore? Cosa abbia fatto Luke per sconvolgere tanto la figlia di Atena? Leggere per conoscere!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Trick
 
Ottobre stava scatenando tutta la sua furia di vento e pioggia su San Francisco da ormai due giorni.
I meteorologi parlavano di un’eccezionale ondata di mal tempo proveniente dall’oceano, ma Annabeth Chase sapeva bene che quella tempesta non era imputabile alle bizze delle correnti del Pacifico.
Passò una mano sul vetro bagnato della finestra e un lampo accecante le regalò uno sprazzo della Baia e  del Monte Tamalpais, sulla cui cima era concentrato un vortice di nuvole troppo compatte per essere un semplice fenomeno atmosferico.
Si ritrovò a giocherellare con la ciocca grigia che da qualche mese le contornava il viso e i ricordi dell’estate passata tornarono improvvisi come i fulmini che si stavano abbattendo sulla città: il peso del cielo che la schiacciava, il volto di Luke che le sorrideva beffardo, suo padre che incombeva sui Titani col Sopwith Camel.
Avrebbe dimenticato?
No, mai. Ma ci avrebbe provato comunque.
Rabbrividì e abbandonò la finestra appannata per dirigersi verso la sua scrivania, ingombra di libri e di fogli scarabocchiati con strutture di edifici e strategie militari di ogni genere ed epoca.
Accanto alla abatjour che illuminava la stanza, faceva bella mostra di sé una foto di lei e del suo migliore amico, Percy Jackson, che li ritraeva sporchi di fango e con le armature storte, ma sorridenti.
Prese la foto e accarezzò col pollice l’immagine di Percy, ripensando a quel giorno.
La casa di Atena aveva vinto la Caccia alla Bandiera e, sebbene il figlio di Poseidone fosse nella squadra avversaria, alla fine le era corso incontro per abbracciarla e congratularsi con lei.
Le si strinse il cuore al pensiero di quanto le mancasse il suo amico.  Automaticamente, gettò un’occhiata al calendario su cui teneva il conto alla rovescia per le vacanze di Natale.
Cinquantotto giorni. Solo cinquantotto giorni e sarebbe tornata al Campo Mezzosangue, a casa, nella cabina che condivideva con i suoi fratelli. Non ci sarebbero più state matrigne arroganti né fratellastri rumorosi per un bel po’. Non ci sarebbe più stato nessun Monte Tamalpais a scrutarla dalla finestra e a ricordarle il tradimento di un amico.
Uno scricchiolio improvviso, seguito da un tuono, la fecero sobbalzare e la foto cadde per terra, rompendosi.
Con un unico movimento, Annabeth afferrò il suo pugnale e si voltò, pronta ad affrontare il mostro che stava entrando dalla finestra, ma le occorsero meno di una manciata di secondi per riconoscere i capelli biondi, la posizione leggermente ricurva delle spalle e, soprattutto, la cicatrice sulla guancia.
“Luke”
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, incatenando lo sguardo azzurro a quello grigio di lei.
“Annabeth” sussurrò piano.
Aveva gli occhi spalancati, venati di rosso, e i capelli bagnati che gocciolavano sulla moquette. Tremava, forse non solo per il freddo, e Annabeth pensò che, se solo quella situazione fosse accaduta qualche tempo prima, sarebbe corsa ad abbracciarlo.
Ma un sacco di cose erano cambiate da quando Luke Castellan li aveva traditi, così rimase con il coltello in posizione di guardia, le labbra strette in un’espressione dura, la gola serrata per il dolore.
“mi servono solo cinque minuti, Annabeth. Devi ascoltarmi”
“tu ed io non abbiamo più niente da dirci” ringhiò la ragazza “hai perso la tua occasione quando mi hai quasi fatta uccidere”
“non sono stato io!” rispose Luke. Aveva gli occhi spalancati e tremava incontrollato; Annabeth poteva giurare di non averlo mai  visto in quello stato, nemmeno quando era morta Talia.
“Devi credermi” le si avvicinò con passo malfermo e Annabeth si preparò ad attaccarlo, puntandogli il pugnale in direzione del petto.
Eppure Luke continuò ad avanzare, come se non ci fosse una lama di trenta centimetri fra lui ed Annabeth.
“ho bisogno che ascolti ciò che ho da dirti. Non ho molto tempo, lui tornerà presto”
“Perché sei venuto qui? Come puoi aspettarti il mio aiuto dopo tutto quello che mi hai fatto?”
“perché è una questione di vita o di morte, Annabeth. E se dovessi scegliere una persona a cui affidare la mia vita, sceglierei te”
Un brivido percorse la ragazza lungo tutta la spina dorsale, per poi concentrarsi in un punto imprecisato del petto. Avrebbe voluto rimanere indifferente, essere gelida e distaccata come le gocce di pioggia che scorreva lungo il corpo di quel Luke terrorizzato, che poco aveva in comune col ragazzo che, anni prima, le aveva salvato la vita,
Ma come poteva, quando colui che aveva creduto di amare per tanto tempo era lì, nella sua stanza, ad invocare il suo aiuto?
“cinque minuti” precisò, abbassando il pugnale senza però rinunciare a tenerlo stretto fra le dita.
Luke sospirò di sollievo e le si avvicinò ancora,  ma Annabeth indietreggiò e gli impose con un’occhiata ammonitrice di non avvicinarsi oltre.
“Crono vuole usarmi per impadronirsi del mondo” confessò il ragazzo, mentre un tuono faceva tremare il vetro della stanza  “vuole prendersi il mio corpo, Annabeth. Vuole…” fu scosso da un singhiozzo e si prese il volto fra le mani.
Annabeth si sentì morire.
Eppure rimase ferma, a fissarlo, aggrappandosi alla voce di sua madre che le bisbigliava che si trattava di un inganno, lo stesso che l’aveva portata a sostenere il peso di Atlante.
“Sei stato tu ad allearti con lui” gli ricordò la ragazza “ io non posso farci niente”
Luke scostò le mani tremanti dal viso e puntò gli occhi su di lei.
“scappa con me, Annabeth”
E’ un inganno, Annabeth.
Un altro tuono.
Luke le si avvicinò e si inginocchiò ai suoi piedi,  prendendole una mano e stringendola fra le sue.
“scappiamo insieme, come ai vecchi tempi. Noi due possiamo farcela. Possiamo cominciare una nuova vita, lasciarci alle spalle Crono, gli dei, la guerra”
E’ un inganno, Annabeth.
Come i vecchi tempi.
Annabeth li ricordava bene, quei vecchi tempi: una continua lotta contro mostri di ogni sorta. Ma ricordava anche la bella sensazione del bacio che Luke le scoccava sulla fronte prima che si addormentasse e dell’euforia che seguiva ogni volta che vincevano una battaglia.
Una fitta le pervase la pianta del piede e, dopo aver abbassato lo sguardo, si rese conto di aver calpestato le schegge di vetro della foto che le era scivolata dalle mani.
Ma ad attirare il suo sguardo non furono i frammenti di vetro insanguinati, bensì il viso di Percy, che le sorrideva sereno dalla foto.
E fu come una doccia fredda.
“No” sbottò, allontanando la mano da quelle di Luke, ancora inginocchiato ai suoi piedi come se lei fosse la statua di una dea cui rivolgere preghiere.
“no?” chiese di rimando Luke, incredulo
“Vattene, Luke. Non voglio vederti mai più”
Gli occhi chiari del ragazzo furono percorsi da una scintilla. Da terrorizzato, il suo viso si trasformò in una maschera adirata che per poco non fece indietreggiare Annabeth per la paura.
“allora dovrai uccidermi” ringhiò.
Afferrò il polso in cui Annabeth teneva il pugnale con forza e se lo puntò alla gola.
“uccidimi, Annabeth. Tanto vale che muoia adesso”
Annabeth provò ad indietreggiare, ma Luke la trattenne per il polso con forza.
“oh, dimenticavo quanto sia nobile il tuo animo”
La spinse, facendola quasi cadere, e si rialzò per poi mettersi in guardia, pronto ad uno scontro corpo a corpo.
“non approfitteresti mai di un nemico disarmato, non importa quanto pericoloso egli sia. Dal momento che le cose stanno così, ti offro un accordo”
“sei pazzo, Luke” gli rispose Annabeth, che si sforzava di trovare un filo di razionalità in quella irragionevole situazione.
“getta il pugnale e battiamoci corpo a corpo. Se vinci tu, puoi gettarmi nell’Ade. Se vinco io, vieni con me”
“non ho intenzione di fare accordi con te!” gli gridò contro
“perché mi stai facendo questo, Annabeth? Credevo che fossimo una famiglia”
“smettila!”
“cos’hai da perdere? I tuoi amici del Campo Mezzosangue? Credi che a loro importi davvero qualcosa di te? O è per quel perdente di Percy Jacks-“
Senza neanche pensarci, Annabeth gli si scagliò contro, colpendolo con un calcio sul petto e facendolo scontrare contro il muro vicino alla finestra.
Pochi secondi e Luke fu bloccato con il coltello alla gola e il viso di Annabeth a pochi centimetri dal suo.
“non osare mai più nominare Percy, né il Campo Mezzosangue” gli intimò  “non ne sei degno. Ci hai voltato le spalle come il peggiore dei codardi. Mi hai abbandonata dopo avermi giurato che niente ci avrebbe mai separati. Mi hai quasi fatta uccidere. Pensi davvero che io sia così stupida da cadere in un altro dei tuoi inganni?”
“tu…”
“io cosa, Luke?” gli disse, spingendo ancora il suo pugnale contro la gola del ragazzo “sono la tua famiglia? La nostra famiglia si è spezzata quando ti sei alleato con Crono. Perciò ascoltami bene: io non ho intenzione di avere più niente a che fare con te e con i tuoi giochetti”
Annabeth indietreggiò, liberando il ragazzo dalla presa del pugnale.
“vattene” gli disse, indicando la finestra “vattene e non farti più vedere. O giuro sullo Stige che la prossima volta non sarò così clemente”
Luke la fissò per qualche istante, con la bocca aperta per lo stupore.
Era evidente che non si aspettava quella reazione da lei.
Fece per voltarsi e aprire la finestra, ma all’improvviso si volto e, con due falcate, raggiunse Annabeth.
La ragazza non fece in tempo ad alzare il coltello che lui le aveva già preso il volto fra le mani, per poi attirarlo a sé.
Annabeth avvertì le labbra di Luke sulle sue per meno di due secondi, ma furono sufficienti per imprimersi nella sua pelle come un marchio.
“ricordati di me, Annabeth” le sussurrò, occhi negli occhi “ricordati del vero me”
Si staccò da lei all’improvviso, così come si era avvicinato, e si diresse verso la finestra.
Non si voltò, né la degnò di una seconda occhiata. Si limitò ad aprire la finestra e a calarsi giù, sparendo definitivamente dalla vista di Annabeth.
Il bacio bruciava ancora.
Si portò un dito alle labbra, tastandone il contorno, sforzandosi di trovare un senso a ciò che aveva appena vissuto.
Una goccia le solcò velocemente il viso, ma non sapeva se fosse una lacrima o la pioggia lasciata da Luke.
L’asciugò rabbiosamente e si chinò per raccogliere la foto ai suoi piedi.
Percy le sorrideva ancora. Avrebbe continuato a farlo, se avesse saputo quello che era appena successo? Se avesse saputo che, per un istante, Annabeth aveva davvero pensato di scappare con Luke?
Fece attenzione al vetro in frantumi e si diresse verso il suo letto, senza staccare gli occhi dalla foto.
Annabeth Chase aveva esitato, era vero.
Ma che importava, se alla fine aveva scelto di restare?
Si strinse la foto al petto e fissò il calendario sulla parete.
Cinquantotto giorni.
Capì che non sarebbe mai scappata con Luke, non importava se aveva esitato. Non avrebbe mai potuto abbandonare i suoi fratelli, Grover, Percy.
Tirò le coperte del letto fin sopra la testa e si rannicchiò su se stessa, cercando di riprendere il controllo del suo corpo tremante. Cinquantotto giorni e sarebbe tornata nel suo letto, al Campo. Cinquantotto giorni e avrebbe riabbracciato Percy.
Sperò solo che il calore di quel bacio rubato se ne andasse presto.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti e grazie per essere passati!
Questa fanfiction è venuta fuori di getto, sorprendendo anche me.
Il minuto prima stavo studiando e il minuto dopo – BAM! – era stata messa nero su bianco (ed è anche il motivo per cui non è particolarmente curata, né stilisticamente né contenutisticamente)
Immagino sia perché ho una sorta di ossessione per i missing moment e perché Annabeth è il mio personaggio femminile preferito in assoluto.
Vi ringrazio ancora per essere passati, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! 
  
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