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Autore: Evanne991    20/03/2014    4 recensioni
Dal testo, Cap. VI:
"La scusa del non ho dormito stanotte funziona sempre. Sono triste. Non ho dormito stanotte. Sono arrabbiata. Non ho dormito stanotte. Sono delusa. Non ho dormito stanotte. Non voglio parlarne. Non ho dormito stanotte."
Cap.X:
"Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima." [...] "Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Decimo –
 
Sono di pessimo umore. Scendo dal taxi e sbatto la portiera come se la colpa di tutti i mali del mondo fosse del tassista che, in effetti, mi guarda in cagnesco. Non mi premuro di aprire l’ombrello, vista la pioggia insistente, piuttosto abbasso la testa, alzo il cappuccio del giubbotto e corro verro il Sitting. Entro e come al solito faccio la mia passerella, sorrido a Tina, nonostante non abbia nessuna voglia di farlo, e mi dirigo al mio posto. Lui non c’è.
Ieri sera io e Greg Barker ci siamo quasi baciati. Poi io ho fatto un passo indietro. E lui, infastidito, mi ha ordinato di recuperare Leeve e Giselle e di raggiungerlo in auto. Ci ha riaccompagnate a casa. O meglio, volete sapere cos’ha fatto pur di non restare da solo con me? Ha lasciato prima me e poi ha accompagnato le ragazze. Non che sia gelosa, assolutamente, ma voglio dire: avranno parlato in tutto tre volte, e poi non avremmo dovuto scambiare due parole di chiarimento io e lui?

Oh, merda! Ok, lo ammetto: avevo voglia di baciarlo, ed era palese che anche lui volesse, e forse le ragazze hanno ragione a dirmi che lui mi cerca, ma tanti tasselli non tornano: credo abbia una relazione, non so di che tipo, con la gatta Cheryl, come d’altronde io con David, allo stesso tempo io sono attratta da Dimitri che non mi si fila per niente e come se non bastasse un altro pensiero, squallido, lo ammetto, si è palesato in me, stanotte.
Mark Dawson mi ha detto che Barker è senza scrupoli, che non fa nulla per niente. Che magari mi ha declassata per limitare il mio talento. Barker mi ha poi detto che Mark lo odia per un vecchio rancore – e ci credo, come si fa a lasciare una donna il giorno stesso del matrimonio?- e che cerca di metterlo in cattiva luce appena può. Ma se Mark non avesse poi torto? Il fatto che Barker abbia lasciato la sua donna proprio in un giorno in cui doveva celebrarsi il loro amore, la dice lunga sul carattere di lui. Ho passato la notte a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in tutto questo – tutto cosa, poi?- e non posso che dire che Barker è il problema: è prorompato nella mia vita fin dall’inizio come uno stronzo, al di là della questione del tavolino qui al bar. Non c’è stato un attimo in cui abbia manifestato gentilezza, e se c’è stato subito dopo ha fatto in modo di maltrattarmi. Non che io sia la simpatia fatta a persona con lui.
Mentre Tina lascia la mia colazione sul tavolino, qui davanti a me, senza dirmi nulla, estraggo il mio telefono, e leggo una mail appena giuntami.
 
From Dimitri To Stella
Senti, io ti scrivo quello che penso, ora, poi ci diamo un taglio, chiaro? Potrai arrabbiarti, potrai dirmi che sono uno stronzo, ma Stella, a te piace Greg Barker, e niente ti limita dall’avvicinarti a lui se non due cose: non vuoi passare per la solita segretaria che si fa il capo, e credi, speri, ancora, che io e te un giorno possiamo iniziare una relazione. Dunque: per quanto riguarda la tua reputazione, stai tranquilla. Monica Lewinsky è stata l’amante del Presidente degli Stati Uniti, va bene che all’inizio si è alzato un polverone, ma di lei adesso nessuno si ricorda. Voglio dire semplicemente che non bene o nel male la gente parlerà sempre di te, troverà il modo di criticarti. “È la fidanzata del capo” oppure “È la segretaria del capo”, per loro non fa differenza. Sei già segnata, fattene una ragione. Tanto vale, sparlassero su fondamenti concreti: tregua con Mr.Barker, avvicinati a lui. Sappiamo tutti che vi desiderate. Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima.
Per quanto riguarda, invece, la tua speranza di vedermi sbucare e di passare il resto della nostra vita felici e contenti, mi spiace: non succederà. Io ho idealizzato te e tu hai idealizzato me.
Abbiamo parlato molto in questi anni, e poi per caso ti ho trovata. Mi hai detto il nome del tuo capo, e la mia curiosità non ha saputo placarsi. Mi è bastata una piccola ricerca su internet per trovarti, Denise Clark, bella, rossa, limpida, giovane e brillante.
Il gioco non ha più senso, adesso. Non pensare a me, perché non sono nessuno in realtà, tu credi di amare un Dimitri che potrebbe essere un Jack, un Fred, un Bill, o una Mary, una Elizabeth, una Christine.
Dimenticati di me, questa email verrà disattivata. Ti lascio solo una cosa, per ringraziarti di questi anni di parole, e per spronarti a vivere. Perché tu, Stella – perché per Dimitri sei Stella, non Denise – sei bravissima con le parole, sei talentuosa. Ma hai troppa paura di vivere. Lasciati andare.
Con affetto, buona fortuna. Dim
 
Le lacrime rigano il mio viso. Non posso crederci. Mi alzo di scatto, e mi precipito all’uscita del Sitting, scontrandomi proprio con Leeve e Giselle.
-Che cazzo… Denise! – sento esclamare, con una sorta di ansia, Giselle. Attraverso la strada senza controllare il traffico, e salgo le scale del palazzo dell’ufficio tre alla volta.
Trovo la porta principale già aperta. La spingo un po’, sentendo il cuore scoppiarmi in petto. Da qualche parte dell’ufficio Barker chiacchiera con John e qualcun altro. Sulla mia scrivania c’è un’orchidea bianca. Ed un biglietto. Tiro su col naso, rumorosamente.

Vivi, Stella.

Singhiozzo senza controllo ormai. Una mano si posa sulla mia spalla. Mi volto e incontro gli occhi amorevoli di Leeve. Mi tuffo tra le sue braccia, e lei mi sussurra:
-Hai lasciato il telefono al bar… Non avremmo dovuto leggere, ma eri sconvolta, eravamo preoccupate…
La mano piccola di Giselle mi carezza la testa.
-Sh, tesoro, calmati…
Non saprei davvero cosa dire. Cosa pensare. Non lo so. So che sento un grande vuoto. Una grande inquietudine.
-Cosa succede?
La sua voce mi fa staccare da Leeve, e cerco di ricompormi alla bell’e meglio.
-Niente, Mr.Barker. Niente.
Giselle gli risponde in modo fermo.
-Denise!
Oh, cazzo, lui no! David di palesa dal nulla e si avvicina a me. Evito con tutta me stessa di guardarlo, e così facendo incrocio lo sguardo di Barker. Sembra seriamente preoccupato.
-Ma questa pianta? C’è un biglietto…- così dicendo Dave legge il biglietto, poi mi guarda e riprende:
-Denise… cosa? Stella? Ma… c’è qualcosa che devi dirmi?
Ora, io capisco che sono scoppiata in lacrime rumorose e mezzo ufficio è accorso ad assistere a questa scena, ma lui… Lui!
-Sì…- a volte sono davvero teatrale a volte. Dovrei fare l’attrice. – Sparisci!
Gis scoppia a ridere. Che stronza! Diamine, forse anche io sono stata stronza. Leeve mi guarda scioccata. Io sento per un secondo il bisogno di ridere, isterica. Dave mi guarda dispiaciuto, umiliato, prima di voltarsi ed allontanarsi.
-Clark, nel mio ufficio, ora.

Mi passa davanti, apre la porta del suo ufficio ed attende che io entri. Mi avvicino a lui, e lo anticipo nell’entrare. Lui chiude la porta alle nostre spalle.
-Cos’è successo?
Parla a voce bassa, vicino a me, guardandomi fisso negli occhi. Sento di nuovo l’angoscia in petto, sento le lacrime inumidire nuovamente i miei occhi. Tolgo gli occhiali e li tengo in mano, tremando.
-Diciamo che è finita una… storia.
-Credevo stesse con Hope.
Gli sorrido, mio malgrado.
-No… David non è assolutamente la persona che può stare con me. Ho preso in giro lui e me stessa.
Lui continua a guardarmi con interesse. Vuole spingermi a parlare, ma non chiede.
-Ecco…- inizio. Mi lecco le labbra e lui mi sorride per rassicurarmi- Per qualche anno ho sentito molto vicino a me una persona… ed ora non… ora questa persona ha pensato bene di porre fine a questa cosa.
Lui sembra non capire. In effetti non saprei neanche come spiegare. Solo le ragazze sanno tutto, dall’inizio. Le ragazze: sono certa che arriverà il momento in cui mi diranno “Te l’avevamo detto!”.
Mi rendo conto di lasciar scivolare una lacrima sulla guancia. Tiro su col naso ed arrossisco. Sembro una bambina.
Lui non smette un attimo di guardarmi. Raccoglie la mia lacrima e mi sfiora il viso più volte con i polpastrelli ruvidi.
Ha la barba leggermente ispida, di chi non si rasa da qualche giorno. Sento il suo respiro pesante, come se fosse agitato e non riuscisse a prender fiato. Mi accorgo di accompagnare il suo quasi ansimare, seguendolo ritmicamente con il petto.

Si morde il labbro, quasi fosse stato sul punto di parlare. Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte.

-Denise, io…
Gli poggio un dito sulle labbra. Lo strofino leggero sulla carne rosea, solleticandomi quando incontro la barba.
Credo di essere sul punto di avere un infarto. Ho bisogno di toccarlo, o il cuore mi scoppia in petto.
Alzo leggermente le punte e gli sfioro le labbra con le mie. Lui è immobile. Gioco leggera con i denti, mordendogli la carne, cercando di crearmi in varco per assaggiarlo meglio.
Mi rendo conto che lui resta fermo. Apro gli occhi e mi accorgo che mi guarda incredulo. Merda! Cos’ho fatto? Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Avvampo. Sposto gli occhi velocemente per la stanza, cercando un appiglio, provando a prendere aria.
Appena poso gli occhi sulla maniglia della porta sento le sue mani intrappolare la mia testa.

Riesco solo a pensare che è fresco. Fresco e pungente. Mi morde, mi carezza la lingua con la sua, preme le sue labbra con avidità sulla mia. Mi tiene la testa delicatamente, poi intreccia le sue dita ai miei capelli, tirandoli appena, facendomi mugugnare leggermente. Porto le mie mani, alla cieca, alla sua di testa, volendo far forza e tirarlo ancor più a me.
Ci allontaniamo un attimo. Mi guarda, respirando a bocca aperta. Arrossato. Spettinato.
Io mi lecco le labbra, poi mollo la presa. Lui mi segue nei movimenti. Mi schiarisco la voce.
-Io… io andrei a… sì… ehm… vado a lavorare.
-Sì… sì… Ecco. Sì, vada.
Non riesco a guardarlo. Senza avere idea del mio aspetto esco dall’ufficio e mi dirigo velocemente alla mia scrivania. L’orchidea è bellissima. Il biglietto è poggiato sulla tastiera del computer.

Vivi, Stella.

Alzo gli occhi e da lontano scorgo Leeve e Giselle intende a fissarmi. Leeve mi sorride e Gis agita il pugno in segno di vittoria. Mi specchio nello schermo scuro e mi vedo spettinata e col viso rilassato, arrossato, le labbra piene.
Non posso crederci.
 
 
NOTE DELLA (PSEUDO) AUTRICE:

Ce l’abbiamo fatta! Ce l’ho fatta! Ce l’hanno fatta! Sono esattamente come Giselle che si agita vittoriosa, sto saltellando sulla sedia!
Dimitri esce di scena, saggio, sapendo che fin quando non si allontana Dee non si avvicinerà mai sul serio a Barker. Ma chissà se Dim avrebbe mai pensato a tanta velocità di reazione! E chissà che Dim non ricompaia con le sue vere sembianze nella storia…
David viene ridicolizzato. Insomma è pesante, petulante, invertebrato.

Non saprei cosa dire. Davvero! I soliti ringraziamenti, alle mie muse: LightSaber, raw_input, Kahlua.
E tanto amore a voi trentadue stelline <3

Recensite, ditemi cosa ne pensate, ché ora avrò un po’ di tempo per pensare al proseguo.
Baciotti, Ev.
  
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