Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Ricorda la storia  |      
Autore: intoAlcohol    20/03/2014    0 recensioni
Sapere che devi dire ‘addio’ a qualcuno è una cosa, la parte più difficile è farlo veramente.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Goodbye
 
Sapere che devi dire ‘addio’ a qualcuno è una cosa, la parte più difficile è farlo veramente

 
L’acqua bagnò le mie scarpe da ginnastica e i miei jeans appena sprofondai in una pozzanghera di Atlanta.
Mi voltai per vedere la mia auto, parcheggiata sul lato della strada.
il suono della pioggia che cadeva sul pavimento riempiva le mie orecchie,  mentre le gocce rigavano le guance. I miei capelli erano come la mia maglia: bagnati fradici, e come se non bastasse, mi sentivo come se i polmoni sarebbero esplosi da un momento  all’altro.
Non avevo mai corso così veloce in tutta la mia vita, ma non potevo fermarmi neanche per riprendere fiato.
Il grande edificio bianco in fondo alla strada, mi caricò facendomi correre ancora più veloce, spingendo il mio corpo al limite. Entrai nell’ospedale correndo verso il bancone principale. Le mie scarpe da ginnastica scricchiolavano ogni volta che venivano a contatto con il pavimento.
Una donna anziana, di circa cinquanta anni, mi guardò e annuì facendomi passare senza dire una parola.
Corsi così veloce, come se la mia vita dipendesse da questo, e in un certo senso era così.
Non presi l’ascensore, ma  corsi per le scale facendo tre gradini alla volta.
Raggiunsi la stanza e presi un respiro profondo, fermandomi davanti la porta.
Sbirciai attraverso di essa, ero ancora in tempo.
- Sei venuto. –
Ora ero dentro la stanza, respiravo affannosamente.
Odiavo l’odore dell’ospedale, mi ricordava la tragedia, e non ero sicuro di poter tenere a lungo le lacrime che minacciavano di lasciare i miei occhi color caramello.
Vidi la ragazza seduta sulla poltrona. Era bella, aveva grandi occhi azzurri, capelli scuri. La pelle era perfetta, baciata dal sole. Il mascara era leggermente colato sotto i suoi occhi, dandole un’aria ancora più esausta.
- Certo che sono venuto, Aria. -
- Pensavo che non lo avresti fatto.. -
- Non me lo sarei mai perdonato. -
La stanza era silenziosa, fatta eccezione per il leggero ronzio proveniente dal televisore.
La pioggia bussava sul vetro della finestra, come lacrime.
- Ehi.. – il bambino sdraiato sul letto aprì debolmente gli occhi. Era pallido, e la sua testa, ormai calva, era sudata. Presi una sedia e l’avvicinai al letto, sedendomi vicino a lui.
- Sapevo che saresti venuto. – mormorò il bambino.
Mi voltai per guardare Aria, che sorrideva.
- Non potevo mancare, giusto? -
Lui sorrise cercando di mettersi a sedere.
Lo aiutai. Mi ricordai di quando era spensierato, come tutti i bambini della sua età, ma ormai era tutto così lontano.
- Pensi che farà male? – domandò.
Una piccola lacrima rotolò lungo la guancia, usai le lenzuola del letto per asciugarla. – Ti ricordi quando sei caduto quel giorno, al parco? -
Il bambino annuì lanciandomi uno sguardo confuso.
- Ti ricordi come fu veloce la caduta? -
- Sì. – mormorò sporgendosi in avanti.
- Sarà più veloce di quella volta. -
- Promesso? -
- Sì. -
Il piccolo, mi porse il mignolo e io lo afferrai con il mio. La differenza delle dimensioni era impeccabile, e anche le temperature. Il mio era caldo, il suo gelido.
- Grazie per essere qui. -
- Dovevo salutarti. -
Ormai le lacrime cadevano drammaticamente dai miei occhi,e lui sembrava stupito nel vedermi piangere.
- Perché piangi? -
- Mi mancherai.-
- Io non vado da nessuna parte. Sarò sempre lì. – sussurrò, indicando il mio cuore.
Sorrisi baciandogli la fronte. Era un bambino in gamba, per avere solo otto anni.
La porta si aprì, ma non mi girai neanche per vedere chi era entrato. L’unica cosa che volevo osservare erano gli occhi nocciola del piccolo.
- Pensi che gli piacerò? – mi chiede tutto ad un tratto.
- A chi? – domandai confuso.
- A Dio. -
- Lui ti amerà. – risposi.
- Da uno a dieci, dieci? -
- Di più. -
- Di più quanto? -
- è impossibile da esprimere con un numero. -
Sentii le sue fredde braccia avvolgersi intorno al mio collo, e io lo abbracciai leggermente, non volendo fargli male.
Il medico mi disse che era ora, io annuii asciugandomi le lacrime e facendo un passo indietro.
Aria si avvicinò a me timidamente, le avvolsi un braccio intorno alla sua vita per dargli forza.
Appoggiai il mento sulla sua testa, anche io avevo bisogno di forza.
- Ti voglio bene. – mormorai al bambino mentre si rilassava sul letto, esausto.
Le macchine suonarono, mentre ascoltai Aria dirgli quanto lo amava.
- Mi prometti una cosa? – Chiese il bambino.
Soffocai un singhiozzo. – Qualunque cosa. -
- Non essere triste quando morirò, papà. E fai un altro figlio con la mamma, o una figlia. Mi piacerebbe avere una sorellina. -
Sorrisi e annuii. – Ti prometto anche questo. -
- Ti voglio bene papà. -
Annuii, e lo abbracciai per l’ultima volta prima che la linea del monitor divenne dritta, segno che mio figlio aveva smesso di respirare.
Aria singhiozzò nel mio petto, come i medici cercarono di consolarsi.
Misi una mano sulla sua schiena, accarezzandola, mentre le lacrime iniziarono a scorrere dai miei occhi come pioggia.
Era da un anno che sapevo che un giorno il cancro avrebbe portato mio figlio lontano da me, e sapevo che un giorno gli avrei dovuto dire addio.
Ma in quel momento imparai che sapere di dover dire addio a qualcuno è una cosa, la parte più difficile è farlo veramente.  


_______________________________________________________________________________

translation of the @JuliannaLynnn’s one shot
http://www.viewstory.php?sid
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: intoAlcohol