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Autore: red lips    20/03/2014    10 recensioni
QUESTO LIBRO E' UN CASINO, PROPRIO COME ME.
Un giorno un ragazzo mi chiese: "ma tu chi sei veramente?" Senza esitare, senza dire parola, presi una cuffietta e condivisi quello che stavo ascoltando con lui. Il treno si fermò, doveva scendere. Posò la cuffietta, mi sorrise, mi abbracciò e se ne andò per sempre, proprio come tutti gli altri.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sono una ragazza che è rinchiusa nelle sue insicurezze" mi ero descritta così la prima volta che mi presentai a Thomas. Era la prima sera in questa casa, era il 2009, mi ero appena trasferita a Londra dalla periferia. Thomas si era presentato come quello che era, perfetto. Non aveva fatto caso alle mie parole, aveva sorriso e mi aveva offerto delle patatine. Non lo conoscevo ma ne ero già innamorata. Come potevo non innamorarmi di quel sorriso, di quegli occhi, di lui? Sono seduta da sola sul divano a ripensare al nostro primo incontro. C'eravamo salutati abbracciandoci goffamente e sorridendo in modo imbarazzato. Ripensandoci, ogni movimento, ogni carezza, ogni sguardo con lui, è ancora carico di quell'imbarazzo anche se sono passati anni ormai. È come se rivivessimo all'infinito il nostro primo incontro. Dal 2009 non sono cambiata, sono rimasta quella ragazza rinchiusa nella bolla delle sue insicurezze, una ragazza con un sogno. Sono rimasta la solita ragazza grassa che nasconde il proprio corpo dentro a delle felpe anche ad agosto, sono rimasta quella ragazza che sorride per niente quanto tutto dentro di lei crolla, sono rimasta quella che abbassa sempre lo sguardo quando parla con qualcuno, quella ragazza che aspetta tutta la vita la possibilità di essere felice ma poi quando arriva se la lascia scappare, quella ragazza che sorride per non dover spiegare il perché ha un buco nero dentro di se che la sta inghiottendo. Sono ed ero quella ragazza che rimane anche quando tutti se ne vanno, quella che rimane per li altri e non per se stessa. Non riesco a descrivermi con aggettivi positivi, questo mi fa schifo, perché devo vivere pur odiandomi, che senso ha? Che senso ha la mia esistenza? Che senso ha vivere per dover piangere ogni giorno davanti allo specchio? Perché devo vivere così? L'unica risposta che ho è lui, il Mio muro delle meraviglie, si lui, Thomas. Thomas, sei la mia ragione di vita. Sento bussare alla porta, mi alzo svogliatamente dal divano, accendo la luce. "Chi è?" La sua voce è inconfondibile, è Tom ma insieme a lui c'è una voce da donna, non può essere Sarah, lei ha il turno fino a questa notte, no Thomas, Thomas non puoi farmi questo. Come può essere la ragione della tua vita la ragione della tua distruzione? È impossibile, no Thomas, avrai sicuramente una spiegazione plausibile, tu non puoi, Thomas non puoi farmi questo. Apro la porta. Mi sorride "ehm Hey" Con lo sguardo spendo gli sussurro un Hey svogliato. "Bhe ehm lei è Camilla." Le faccio un sorriso più falso dei fiori nel cimitero. Lei mi saluta con la sua voce limpida, chi non si innamorerebbe della sua voce? Tom la fa sedere sul divano e mi prende da parte. "Chi è quella?" "Hope, è una mia amica, niente di più." "Thomas non prendermi in giro" "Te lo giuro, è solo un'amica" Non gli rispondo più, esco di casa e non saluto nessuno. Ho le lacrime agli occhi, no, non piangere adesso Hope, devi essere forte, ma chi prendo in giro, io non sono forte. Come posso essere forte senza la mia roccia? Perché se la mia roccia diceva di amarmi mi ha fatto questo? Io lo amo, per questo non lo distruggo, perché lui non ha fatto lo stesso con me? Perché lui può permettersi di distruggermi? Per quello ci pensano già le mie insicurezze. Lei ha un bel nome, Camilla, appena lo senti te ne innamori, ti trasmette serenità, il mio, bhe il mio ti trasmette inquietudine e paura. Lei è bionda con occhi nocciola luminosi, io ho i capelli e gli occhi marroni. Lei è magra, io non so neanche cosa voglia dire essere magra. Lei ha un sorriso che ti trasmette felicità e sicurezza, io non so neanche come si sorride. Si Thomas, hai fatto bene ad innamorarti di lei. Evidentemente non eri innamorato di me, lo dicevi solo per cercare di farmi andare avanti, per compassione. Che schifo, ti odio. Ti amo talmente tanto da odiarti. E ti odio perché ti amo, ti amo nonostante tutto, nonostante me. Ti odio perché quel sorriso mi ha stregata. Ti odio perché rendi la mia vita migliore. Ti odio perché quando sono con te non mi disprezzo. Ti odio perché la mia vita sembra avere un senso quando sto con te. Ma adesso? Adesso? Adesso non c'è più niente. No, non mi sto facendo dei castelli, sono sicura che tra Thomas e Camilla ci sia qualcosa di più. Ma Thomas come puoi dirmi delle bugie? Thomas, così non mi difendi, così mi distruggi. Mi siedo su una panchina, non c'è niente intorno a me, non c'è nessuno. Finalmente un po' di pace, beh almeno fuori perché dentro di me c'è la guerra. Ho gli occhi spenti e lo sguardo basso. Guardo le mie cosce, fanno schifo, sono troppo grosse, ecco perché non potrei mai piacere veramente a Thomas, ecco perché non potrò mai piacere a me stessa. Il mio corpo, il mio corpo è il fondamento delle mie insicurezze. Non ricordo un minuto in cui non ho pensato di odiare il mio corpo, di odiare me stessa. Ma si vive, si continua a vivere o forse, nel mio caso si sopravvive. Però adesso sono sola, sola e desolata proprio come questo posto. La mia vita adesso è vuota e io sono distrutta. Non riesco più a trattenere le lacrime e scoppio a piangere. È insolito perché quando inizi a piangere per una cosa, finisci per piangere per tutto. Piango e penso al fallimento che sono, non potrò mai reggere il confronto con Camilla, dai, lei è perfetta. Perché in questo mondo vince solo chi se ne frega di tutto ma a me importa di te Thomas, per questo non vinco mai, per questo non vinco te. oh Thomas, tu mi hai insegnato ad amare, mi hai insegnato a sorridere perché si, quando sorridi inizio a farlo anche io. Thomas mi hai insegnato a sopravvivere in questo mondo ma forse sopravvivevo perché ti avevo vicino. Thomas tu mi rendi forte anche se non lo sono veramente, perché quando ti ho accanto, tutto va nel verso giusto, o meglio, andava nel verso giusto. Non sono al posto di Camilla adesso perché non vinco mai, perché non sono niente per nessuno, ma non mi importa. Mi importa solo di essere qualcuno per te. Perché quella volta che mi avevi detto che mi amavi, mi avevi reso la ragazza più felice del mondo, anche solo per un secondo. Lo ricordo come se fosse successo tre secondi fa, eravamo sotto una quercia quasi a rappresentare che insieme eravamo forti, forti proprio come quella quercia, quasi a rappresentare che il nostro amore sarebbe durato secoli. Avevi delle vans nere, camicia bianca, skinny jeans e cappellino bordeaux, eri perfetto. Io avevo la maglietta dei Guns N' Roses, dei normalissimi jeans usati e strappati e gli anfibi. Eravamo seduti sotto quella quercia, era primavera, tutto il prato era pieno di fiori, era tutto stupendo, stupendo come te. Avevo la mia testa sulle tue spalle, tu mi abbracciavi, mi sentivo protetta, finalmente. Stavamo scherzando quando ad un certo punto ti eri alzato, mi avevi preso per mano e mi avevi rubato un bacio. Rivivo ogni giorno quel momento, rivivo ogni giorno quel bacio così impacciato e perfetto allo stesso momento. Thomas, ero stata talmente sciocca da chiederti cosa significava il tuo gesto, la tua risposta mi aveva completamente fermato il battito e il respiro: "bhe significa che ti amo". Non ti avevo risposto, ero e sono una codarda. Probabilmente non ti risponderei neanche adesso, probabilmente rimarrei in silenzio anche adesso, probabilmente scapperei come feci allora. Ma adesso? Adesso non mi rimane niente, solo il ricordo. Probabilmente mentre ripenso al passato, lei sta poggiando la sua testa nello stesso posto in cui l'avevo posata io, probabilmente la stai baciando nello stesso modo impacciato con cui avevi baciato me. Con gli occhi annebbiati dal pianto, mi alzo la manica della camicia e rileggo il mio tatuaggio, si "stuck in her daydream", è fottutamente vero quello che c'è scritto perché come sempre sto pensando al passato mentre il presente scorre e mi passa inesorabilmente davanti o meglio mi trapassa.
  
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