II
I Wanna Be Yours
Innocence is gone
And what was right is wrong
Bleeding Out, Imagine Dragons
“Come sta Stiles?”
Alla fine, puntuale come un orologio svizzero, era arrivata quella domanda
a cui Derek non era sicuro di qualche risposta dovesse dare. Da quando era
partito da Beacon Hills non aveva mai risposto al telefono quando era Stiles a chiamare, guardava lo schermo senza fare nulla,
sentendolo vibrare fra le dita fino a quando non si fermava e ogni cosa tornava
ad essere calma, come il suo battito del cuore. Era un codardo, se lo era
ripetuto più volte in quei trentaquattro giorni – sì, continuava a contarli
anche se in quel momento si trovava su un aereo che lo stava riportando a casa
– ma non era in grado di affrontare quello che era successo.
Derek Hale aveva combattuto contro cacciatori, Kanima, branchi di Alpha e
persino Oni e Nogitsune ma
non avrebbe più potuto sostenere lo sguardo Stiles,
non dopo quello che era successo trentaquattro notti prima. Si mosse a disagio
sulla sua poltroncina, cercando di muovere le gambe, strette dallo schienale
del passeggero seduto davanti a lui prima di girarsi verso Scott che era seduto
al suo fianco.
“Stiles sta bene, l’ho chiamato prima per dirgli
che stavamo per prendere l’aereo” la
voce calma di Allison Argent
arrivò attutita da contro la spalla di Scott a cui si era appoggiata per
provare a dormire un po’ durante il lungo viaggio che li aspettava e Derek
mentalmente la ringraziò per aver risposto lei a quella domanda.
“Non sono praticamente riuscito a dirgli nulla dopo che lo abbiamo liberato
dal Nogitsune” mormorò Scott abbassando per un attimo
lo sguardo, come se la sua mente fosse corsa indietro a quei giorni, altri momenti
che nemmeno Derek voleva ricordare.
Lo sguardo buio di Stiles, quel ghigno che gli
deformava le labbra erano qualcosa che, persino a più di un mese di distanza,
continuava ad affollare gli incubi di Derek, trovandolo sveglio in piena notte
in un bagno di sudore e il cuore che batteva con forza contro il suo petto al
punto da fargli male. Si massaggiò la fronte prendendo un respiro profondo
mentre Allison sussurrava qualcosa a Scott
prendendogli la mano, evitò più che volentieri di ascoltare e spostò lo sguardo
fuori dal piccolo finestrino dell’aereo, lasciando che i suoi occhi si perdesse
fra le nuvole.
“Quando tornerai parleremo”
Ancora semi addormentato fra le lenzuola, la pelle
arrossata e il sorriso più bello che avesse mai visto.
Parole che non riusciva a capire se fossero una preghiera o una promessa,
lettere che sembravano marchiate a fuoco sulla sua pelle e non solo lì. Perché il suo cuore batteva sempre più forte quando
pensava al neo che Stiles aveva sul fianco, ai suoi
occhi enormi, bollenti e pieni di fiducia, alle sue labbra piccole e delicate
in posti in cui non avrebbero dovuto essere.
Perché Derek non era gay, a lui non piacevano i ragazzi e mai gli sarebbero
piaciuti ma tutte le volte che chiudeva gli occhi vedeva Stiles.
Stiles
Preghiera e bestemmia
“A volte non ti manca il respiro?”
“Derek che hai?” Scott si era girato a guardarlo con aria preoccupata
sentendo il suo cuore agitarsi in quel modo, persino Allison
si era tirata su per osservarlo, confusa e con le labbra leggermente dischiuse,
non comprendendo la preoccupazione dell’altro ragazzo.
“Niente, Scott, davvero” cercò di chiudere il discorso alla svelta
scrollando le spalle in una pallida e mal riuscita imitazione d’indifferenza,
la gola secca che gli impediva di dire altro e la fastidiosa sensazione di
essere osservato con attenzione.
“Non pensavo che un grande e grosso lupo come te avesse paura dell’aereo”
il borbottio di Chris Argent proveniente dal sedile
dietro di loro strappò una risata a Scott e Allison,
mentre Derek con un piccolo sorriso tornava a guardare fuori dal finestrino.
“Più che lupo grande e grosso dire più che altro un Labrador tonto” rincarò
la dose Braeden che era seduta accanto ad Argent, aveva parlato con dolcezza, una presa in giro
tenera, quasi una carezza, perché le parole avevano sempre un peso e quelle di Braeden erano sempre carezze.
Le parole di Stiles erano
baci lunghi, affamati e bisognosi.
Le parole di Stiles gli
mancavano da morire.
“Non vi sopporto più, una volta scesi da qui non voglio vedervi per almeno
due settimane” brontolò infine mentre da dietro Braeden
gli scompigliava i capelli con fare giocoso. Il suo corpo a quel gesto
s’irrigidì per qualche istante, come se, ribellandosi alla sua mente, ne fosse
quasi infastidito e non voleva nemmeno pensare al motivo. Semplicemente si
lasciò andare contro lo schienale del seggiolino e chiuse gli occhi.
***
My head's underwater
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
All of Me, John Legend
Fu un po’ come morire.
Derek non avrebbe mai trovato parole più adatte per
descrivere quel momento nemmeno se avesse avuto tutta l’eternità per pensarci,
perché nessuna parola, nessuna lettera poteva raccontare il modo in cui Stiles rispose al suo bacio.
Inizialmente rimase immobile, una manciata di secondi
in cui il suo cuore smise di battere e trattenne il respiro, poi le sue labbra
si mossero con lentezza quasi esasperante contro quelle di Derek, scoprendole e
assaggiandole quasi con fare timoroso.
Non aveva idea di quello che stava facendo, non sapeva
se aggrapparsi ai fianchi di Stiles fosse giusto,
spingerlo contro la porta e continuare a baciarlo. Gli morse il labbro piano e
il suo cuore si fermò dolorosamente quando le mani dell’altro raggiunsero il
suo viso, trattenendolo contro di sé come se altrimenti non potesse respirare.
Forse era quello che intendeva, quelli erano i momenti
che rendevano più facile respirare, Derek non ne aveva idea, non riusciva a
pensare, a formulare nemmeno una parola, o almeno nessuna che non fosse ‘Stiles’ perché tutto il resto lo aveva dimenticato.
Stiles scostò le labbra da quelle di lui ma solo per
iniziare a tracciare una calda scia umida lungo il collo, denti contro la sua
pelle, la lingua che premeva contro la carne, risvegliando istinti che Derek
nemmeno sapeva di avere, un qualcosa che era sempre stato nascosto in un angolo
di lui e che in quel momento ruggiva, chiedendone ancora e ancora.
Anche lui ne voleva ancora, non si era reso conto fino
a quel momento quanto avesse desiderato Stiles, non
aveva idea di quando fosse iniziato tutto, forse da quella mattina nel bosco,
quando lo aveva visto per la prima volta e lui aveva abbassato lo sguardo
imbarazzato accarezzandosi i capelli, o forse lo aveva sempre desiderato ancora
prima di conoscerlo.
Fece qualche passo, sempre tenendo Stiles
per i fianchi, alla cieca, fino a quando non raggiunsero il letto e fu allora
che si tirò indietro, lanciando una lunga occhiata interrogativa al ragazzo in
piedi davanti a lui, come a volergli chiedere il permesso.
Fu come se lo vedesse per la prima volta e allo stesso
tempo come se lo conoscesse da sempre, i grandi occhi scuri erano torbidi e
bollenti, le sue dita erano scese a stringere il tessuto della maglietta, il
ragazzo non parlò ma nel suo sguardo c’era tutto quello che aveva bisogno di
sapere. Lo fece stendere sul letto con una delicatezza che non gli apparteneva,
e poi fu come perdere l’equilibrio e trovare come unico appiglio il corpo di Stiles e sapeva di non aver bisogno di altro.
Perché ogni loro gesto era dettato dal bisogno, come
se potessero sentirsi vivo solo sotto il tocco dell’altro, perché c’era
qualcosa nei loro gesti, come se si stessero raccontando un segreto che per
anni avevano mantenuto, ma quella non era la notte dei segreti, era la notte
delle mani di Derek sul petto di Stiles e di labbra
che si cercavano come se da quello dipendesse la loro stessa vita.
Solo Derek poteva sapere quanto Stiles
avesse bisogno di sentirsi vivo, di sentire che quella era la realtà, per
quello lo strinse più forte, al punto che probabilmente gli avrebbe lasciato
dei lividi, ma era quello che voleva, poteva sentire il suo desiderio
scorrergli sulla pelle come se fosse fuoco, ma non faceva male, anzi era
talmente bello che si trovò a sperare che quella notte non finisse mai.
Si arrese all’evidenza che quel ragazzino magro e
logorroico, con gli occhi troppo grandi e la pelle candida come la neve, era
sempre stato nella sua testa, il suo pensiero non lo aveva mai abbandonato,
nemmeno quando aveva provato a scacciarlo a tutti i costi. E sapeva che era una
follia, sapeva che quella notte non sarebbe mai stata dimentica e Derek, in un
momento di lucidità mentre le labbra di Stiles erano
arrivate a baciare la carne tenera sotto l’ombelico, comprese che mai avrebbe
voluto dimenticare perché sembrava di essere nato per quello.
Sembrava che ogni angolo del suo corpo fosse stato
creato per combaciare completamente con quello di Stiles,
le sue mani disegnate perché gli stringessero i fianchi, le labbra del ragazzo
per baciare ogni millimetro del suo corpo, le sue stesse dita non avevano avuto
un senso fino a quando non si erano trovate a tracciare percorsi sulle pelle dell’altro
noti solo a lui.
Perché si rese conto che aveva sempre voluto contare
tutti quei nei che imbrattavano il candore di quella pelle così delicata e
bollente, aveva sempre voluto sentire il tocco delle dita tremanti e nervose di
Stiles sulla pelle, aveva agognato quel momento dalla
prima volta che lo aveva visto, quando ancora era un ragazzino dalla guance
troppo gonfie e i capelli cortissimi.
Aggrapparsi ai capelli di Stiles
fu qualcosa di talmente naturale che fu come se lo facesse da tutta una vita,
da sempre, da ancora prima di essere nato e tremò, ogni cosa in lui tremò
quando fece stendere il giovane sotto di lui, negli occhi una muta domanda le
cui risposta fu un bacio affamato e bisognoso.
Si sentì completo e umano come mai prima di quel momento,
così unito e stretto a Stiles che aveva completamente
perso cognizione di sé, non riusciva a dire con precisione quale fossero le sue
mani e quali quelle dell’altro, se fosse il suo viso che trovava rifugio nella
dolce curva del collo del ragazzino o ancora di chi fosse quel bisogno tanto
impellente e forte, quasi bruciate sulla pelle.
Lo pregò di parlare sulle labbra, un sussurro a
malapena udibile ma quando Stiles cominciò a
pronunciare il nome di Derek come una preghiera gli sembrò una parola talmente
bella e nuova che a stento inizialmente la riconobbe. Era dolorosamente bello
il suo nome pronunciato da quelle labbra gonfie per i baci, incontrare il suo
sguardo che non aveva mai lasciato il suo viso e aveva seguito ogni suo
movimento
E il suo nome pronunciato ancora e ancora e ancora
come se non ci potesse mai essere una fine per loro.
DerekDerekDerekDerekDerekDerekDerek
C’era tenerezza e bisogno nei loro movimenti, nel modo
in cui Stiles alzava i fianchi e andava incontro ai
movimenti di Derek, come non riuscivano a lasciare libere l’uno le labbra
dell’altro, per come il giovane si fosse aggrappato alle sue spalle come se
solo quello gli permettesse di non spezzarsi in mille pezzi, perché era un po’
così che si sentiva anche lui.
Perché Stiles era stato ciò
che gli aveva impedito di crollare negli ultimi anni, la sua forza, l’aria di
sfida con cui lo guardava la maggior parte delle volte perché lui non lo
temeva, non come avrebbe dovuto.
Si lasciò andare su di lui senza rendersene conto e si
trovò stretto in un abbraccio soffocante che sapeva di quelle parole che
nessuno dei due era in grado di pronunciare in quel momento, sapeva di lenzuola
strette fra le dita per il piacere e della tenerezza dei baci con cui Stiles aveva ricoperto il suo viso alla fine di tutto,
quando il battito del suo cuore si stava lentamente regolarizzando e aveva
alzato il viso per guardarlo.
Si stese accanto a lui e subito la mano di Stiles corse a cercare la sua, stringendola mentre si
girava su un fianco e posava la fronte contro la sua spalla con un respiro
profondo.
“Dormi?” gli chiese Stiles
dopo un lungo momento di silenzio, un movimento del viso e il suo naso che
sfregava contro la pelle della spalla, un piccolo sorriso che prendeva posto
sulle labbra di Derek. “Perché io adesso non ho molto sonno” continuò il
ragazzino, facendo leva sul gomito e alzandosi il giusto per guardare l’espressione
sul volto dell’altro.
Era dolce l’indolenzimento che Stiles
sentiva nelle membra, nulla di fastidioso, solamente il segno del passaggio di
Derek su di lui e gli piaceva da morire.
“E quindi?” domandò l’uomo inarcando il sopracciglio,
la voce che voleva risuonare ironica e divertita, ma fu come miele bollente sulle
pelle, al punto che Stiles si mosse verso di lui e lo
baciò affamato.
Nemmeno Derek aveva sonno dopotutto.
Ed ecco la seconda parte, più
corta della prima – colpa della mia totale incapacità di scrivere scene rosse slash – ma molto densa e spero che vi sia piaciuta.
Non ho note particolari da fare
per questo capitolo, su Allison non mi esprimo cioè immagino che già sappiate, prendetelo come tributo perchè " in the amrs of my first love". Comunque vi dico solo di prepararvi psicologicamente per il coming home, dico sul serio, preparatevi.
Grazie a tutti coloro che
stanno seguendo la storia e in particolare un grazie a Lilyhachi,
adesso tesoro rispondo subito alla tua recensione
Alla prossima parte!