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Autore: Morea    21/03/2014    3 recensioni
Cosa accadrebbe se alle Senshi venisse lasciata la possibilità di scegliere il proprio destino?
Usagi è determinata a scoprirlo, sacrificandosi per loro.
Libere, ripetono i kanji della Princess.
Libero per chi, si ripete Mamoru, senza trovare una risposta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Usagi
Ho ritrovato 'sta cosa nel pc. Non so perché ultimamente mi sia tornata voglia di scrivere e pubblicare, ma già che ci sono mi disfo anche di questo abbozzo di storia. Come va, va. :)








- Sei sicura?
C'è qualcosa di incerto in quelle due parole, qualcosa come un'esitazione, o forse addirittura una punta di paura. Allora lei la guarda meglio, di nuovo, e le ripete la stessa cosa. - Sei sicura?
L'altra annuisce, forse con una fretta che un po' stona, di fronte a un treno che sbuffa nel frastuono di Marunouchi; poi prende le valigie - per quanto siano pesanti, non lo saranno mai abbastanza per i suoi muscoli - e li porta sullo Shinkansen, mentre un impiegato tenta inutilmente di farlo al posto suo.
Tra poco si chiuderanno le porte e lei, ancora a terra, ha il tempo di pensare solo a due cose: che forse non dovrebbe scappare, e che Makoto lo farà, con o senza di lei.
I suoi occhi verdi la fissano, ma non osano supplicarla: l'impiegato la guarda male, ancora scocciato perchè quella spilungona con la coda non gli ha permesso di fare il suo lavoro. Alla fine si offre di prenderle la borsa, mentre lei gli sfila accanto, finalmente sul predellino, ma Usagi non lo guarda: ha gli occhi un po' lucidi e pieni di domande, e no, potrebbe portare la mia borsa al mio posto? non è tra quelle. Allora Hiroshi se ne va mortificato, giurando a se stesso che a quelle due non offrirà neanche un pacchetto di crackers o un bicchier d'acqua, quando fra due ore di viaggio lo supplicheranno per uno stuzzichino.
- Penso che sia la cosa giusta, Usagi-chan.
Lei sa che non ci crede neanche un po', ma in fondo non le importa, l'importante è sentirselo dire. E allora sorride, mentre spera per il meglio, e allora sorride, mentre un segnale acustico annuncia la partenza e una voce metallica comunica a tutto il vagone che si fermeranno lì, lì e lì, ma in fondo a lei non importa neanche quello, perchè scenderà nella stazione col profumo più buono.
- Sento che lui è là fuori, da qualche parte - mormora Makoto, sciogliendosi la coda e appoggiandosi comodamente allo schienale.
E invece il suo 'là fuori' è a trenta centimetri dal finestrino, riesce a constatare prima che il treno acquisti velocità. E se ne accorge anche Makoto, che la cinge in un abbraccio e abbozza un sorriso verso 'là fuori', dove Mamoru stritola un foglio appallottolato fra le mani.
Ti amo, riesce a sillabare Usagi, ma il riflesso sul vetro non si cura del suo rimorso e lo cancella impietoso, dipingendo una sagoma cieca e muta che si allontana sempre di più.

Libere.
Forse è quella parola a riecheggiare nella testa di tutte, mentre leggono e rileggono quelle righe lasciate di fronte al Fuoco Sacro, dove Rei le avrebbe sicuramente trovate. Forse rimarrà impressa così tanto nelle loro teste perchè Usagi l'ha ripetuta venti o trenta volte - ha sempre avuto un lessico un po' scarno, commenterà Ami - o forse perchè è quella che hanno sempre sognato, senza avere il coraggio di pronunciarla.
E' in quel momento che ad Ami tornano in mente lo sguardo deluso di sua madre - non sarò mai una dottoressa come te, mamma, sono una Senshi e il mio dovere è quello di proteggere il Regno -, le lacrime che aveva versato - lo so che è pericoloso, mamma, sono una guerriera da anni, ormai -, il silenzio con cui le aveva risposto - non piangere mamma, se te l'ho tenuto nascosto è stato per il tuo bene. Ma Ami aveva capito che era inutile rincuorare una madre che non l'aveva mai conosciuta davvero. Come sarebbe, adesso, tornare a casa e dirle sì, mamma, diventerò il medico migliore del mondo, e magari un giorno mi sposerò, e avrò dei bambini, e non ci separeremo mai, senza riprendere fiato, sorridendo da orecchio a orecchio, e vederla piangere di nuovo, ma di gioia, e abbracciarla forte, senza sensi di colpa, perchè è colpa di Usagi, se se ne è andata, mica sua. Se ne pente subito, mentre si augura che nessuna delle sue amiche abbia scorto quel brillio nelle sue pupille.
Ma Rei in realtà sta cantando di fronte a una platea gremita, o forse si sta lasciando spogliare da Yuuichirou, e Minako è tornata a Londra, o forse è a Parigi, o a New York, a sfilare sotto i riflettori, sicura come non mai.
L'unico che non sa che farsene, di quella parola, è Mamoru, ed è vedendo il suo sguardo che Rei spegne il microfono, e Minako la luce. Silenzio, buio, rimorso.
Ma nessuna delle tre riesce a provare piacere, immaginando le pareti scintillanti di Crystal Tokyo - e forse neanche Mamoru, ma proprio non riesce ad ammetterlo.
Libere, ripetono i kanji della Princess.
Libero per chi, si ripete Mamoru, senza trovare una risposta.

- Hai fatto una cosa bellissima per tutte noi, Usagi-chan.
Lei solleva gli occhi dall'ultimo numero del suo fumetto preferito. - Dietro c'è più egoismo di quanto pensi, Mako-chan.
- Non riuscirai a farmi credere che non sei quella che soffre di più, fra tutte noi. Guardami, Usagi. Se adesso abbiamo almeno una possibilità di scegliere il nostro futuro, lo dobbiamo solamente a te.
- Non era giusto, Mako-chan, lo sai.
- Sarebbe stato giusto per te, Usagi-chan. Sposata all'uomo che ami, Princess di un regno che avresti protetto con tutta l'anima, con una figlia che già conosci e delle amiche che ti avrebbero difeso, pronte a tutto pur di salvarti. Non è il sogno di chiunque? - chiede, senza celare l'amarezza nel suo tono.
Usagi tace, per un momento. - Non ho mai davvero scelto niente di tutto questo. Sì, senta, mi potrebbe dare un...? - Hiroshi le sfila accanto col carrello delle vivande, ignorandola, e a lei scappa un po' da ridere. - Lasciamo perdere.
In realtà, Makoto non lascerà perdere proprio per nulla: ha già afferrato Hiroshi per la giacca, e per quanto lui stia puntando i piedi in terra, non può che soccombere alla forza della ragazza e strisciare indietro, sbuffando. - Desiderate?
- Un frappè alla fragola.
- Non ne abbiamo, signorina.
- Allora un gelato con cioccolato, doppia panna e tre ciliegine.
- Come può pensare che ci sia qualcosa del genere a bordo di un treno?!
- Sia. Cortese - gli intima Makoto a denti stretti, mentre gli tira un pizzicotto e gli sorride, finta come Giuda.
Hiroshi è vicino al punto di ebollizione, quando Usagi, alla fine, ripiega su un bicchier d'acqua. - A quanto pare mi proteggerai sempre, che sia la tua Princess o meno - ridacchia mentre beve un sorso.
- A quanto pare certe cose non cambiano mai.
- Già - constata, mentre il cuore un po' le sanguina.
- Hai mai pensato a...?
Usagi abbassa lo sguardo, contrita. - Se sarà, sarà fra tre mesi.
- E noi saremo tornate per allora?
Esita un po', prima di rispondere. - Mako-chan, voglio che tu sappia una cosa. Non c'è e non ci sarà, questo noi. Sei libera di separarti da me quando vuoi, e sei libera di non tornare, se mai io decidessi di fare marcia indietro. Intesi?
L'amica non può fare a meno di sorridere. - Ti prometto che le mie scelte dipenderanno solo ed esclusivamente da me. - Si interrompe, giusto per un attimo. - Anche se sai che non è vero.


  
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