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Autore: F r o z e n    21/03/2014    1 recensioni
Aine McCall.
Dylan White.
Sono amici da quando all’asilo lui le morse il dito, tutto cambia
quando la famiglia di Aine rimane coinvolta in un incidente con una bombola
di gas e lei rimane sola al mondo.
Affidata ad una famiglia che odia, con l’intera scuola che
la sopranomina “La Pazza”, Aine continua a vivere la vita di tutti i
giorni cercando di trasformare i continui attacchi di panico nella sua routine.
Aine è un quadrifoglio.
Solo e raro.
Dyla è come un trifoglio.
Pronto a tutto per proteggerla.
Insieme vanno avanti mano nella mano, pronti a tutto pu di stare insieme.
Dal primo capitolo:
Secondo sua madre Aine era come un quadrifoglio, un fiorellino introvabile che tutti si dannavano a cercare nel tentativo di acapparrarsi un pò di fortuna in più, Dylan invece si era sempre paragonato al trifoglio, quello che nascondeva come se fosse il più prezioso dei tesori la fonte della fortuna, non gli importava essere calpestato o ritenuto un fiore inutile, lui stava lì, con il suo vivissimo desiderio di proteggere l’amato quadrifoglio.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo I: Et d'ombre

 

Non puoi stare qui, vattene!
Vattene!

Vattene Aine, vattene! Aine vai via!
Una mano tesa nel vuoto.
Una cicatrice che brucia ogni volta sempre di più, come uno squarcio che dopo tempo si riapre, come una gola martoriata dal troppo urlare.
VATTENE!


Se ne stava appoggiata al muretto della scuola, la sigaretta tra le labbra, i capelli lisci raccolti in una disordinata coda di cavallo, la camicetta bianca senza maniche infilata nei pantaloni stile anni '60 neri e le labbra coperte da uno spesso strato di rossetto rosso scuro.
Così un altro anno era cominciato, la solita routine, la vita noiosa e monotona di Aine McCall riprendeva così a girare, lasciandosi alle spalle un estate passata tra alcool e uscite a tre, con amiche fin troppo appiccicose di cui faticava a ricordare il nome.
Quelli erano gli unici attimi di quiete che si permetteva, la mente si spegneva, vagava liberandosi delle vesti scure che la tenevano legata a quel mondo, si liberava dei pesi che si portava sulle spalle. Però poi si risquoteva e tornava con i piedi ben piantati per terra.
Scosse la testa e scrollò le spalle lasciando cadere la cenere a terra, pestò con un piede la sigaretta e la spense, infine infilò la borsa di marca finemente lavorata e fece il suo ingresso a scuola.

Tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che la ruota posteriore della sua bicicletta non si fosse affettivamente bucata.
Si premurò di legare la bici il più saldamente possibile al primo palo libero davanti alla scuola ma la sua attenzione, che fino a pochi istanti prima era rivolta al catenaccio della bicicletta, si spostò inevitabilmente su Aine McCall.
Il suo primo amore.
Il suo secondo amore.
Il suo terzo amore.
Il suo inizio e la sua fine, dal primo giorno che l'aveva vista non aveva fatto che amare altri che lei.
Alzò la macchina fotografica e puntò l' obbiettivo contro la ragazza dai lunghi capelli scuri, non poteva averla nella realtà, quello era accurato, ma poteva chiaramente continuare a vagare con la fantasia, si visualizzava di volta in volta accanto a lei.
A letto con lei, tra le sue braccia, con la testa appoggiata contro il suo seno.
Arrossì violentemente a quel pensiero e caricandosi lo zaino in spalla raggiunse il suo gruppo.
Dimenticare, gli dicevano i suoi amici.
No, era impossibile dimenticare. Almeno non per uno come Dylan White.

Aine si avviò verso la segreteria, non aveva ancora ritirato la lista dei corsi che avrebbe frequentato durante l'anno e di conseguenza non sapeva nemmeno che cosa aveva la prima ora.
Sfilò gli occhiali da sole scuri che nascondevano, non sono gli occhi azzurri e profondi, ma scavate occhiaie dovute a  notti insonni. A cosa erano dovute non le piaceva dirlo in giro, si limitava a nasconderle dietro le spesse lenti degli occhiali o a quintali di fondo tinta e correttore.
Scoccò la lingua contro il palato e si preparò alla ramanzina da parte di Katie McNight, la segretaria,nonché vicepreside, non era una donna particolarmente bella e non aveva nemmeno un carattere aggressivo che compensasse la mancanza di fascino, no, era una normale donna di mezza età che non sapeva da che parte prendere i ragazzi e le ragazze problematiche come lei.
-Aine, anche quest'anno non hai ritirato i corsi!-  la voce roca, dovuta ad una carriera da fumatrice incallita, era stranamente dura:-Sai che devi venire prima delle vacanze a ritirarli!-
-Mi dispiace- disse solo quello, afferrò il foglio appoggiato sulla scrivania della signorina McNight e sparì dietro la porta dell'ufficio, girò l'angolo e molto lentamente, trascinando i piedi si diresse verso la classe di chimica.
Primo giorno di scuola.
Prima ora: chimica.
Questo significava assistere ad una noiosissima presentazione, probabilmente di un nuovo professore o del programma da svolgere durante l'anno, la cosa non la intrigava particolarmente perciò decise di saltarla.
Cercò un angolo dove nessuno potesse disturbarla e a giudicare dal corridoio desolato e dal silenzio quasi tenebroso, appoggiarsi agli armadietti, sedersi e leggere un  libro( che non riguardasse materie scolastiche possibilmente ) era la cosa migliore.
Leggeva quegli stupidi romanzi rosa per divertimento, come potevano un ragazzo e una ragazza incontrarsi e innamorarsi nell'immediato!? A lei non era mai successo e di sicuro non sarebbe mai accaduto.
Non le piaceva pensare ad un futuro così scontato, l'amore era quello che ti faceva stare sveglio la notte, quello che ti lascia a bocca asciutta o con le farfalle nello stomaco.
La sua lettura fu interrotta da una presenza che conosceva fin troppo bene, Dylan si sedette accanto a lei sfilando gli occhi dalla montatura nera che indossava quando le lenti a contatto lo infastidivano.
Con lui le parole erano superflue, tutto era semplice ma anche così difficile, ignorava tutto quello che la riguardava o per lo meno quello che riguardava una parte della sua vita passata prima di atterrare in quel pianeta sconosciuto che poi era il liceo.
Fece un cenno di saluto con la testa sollevò appena il mento altezzosa e lasciò ricadere la nuca sulla sua spalla in un gesto fraterno, privo di qualsiasi malizia.
-Che hai?-le domandò lui,  sapeva bene che doveva mantenere una certa distanza con lei, quel tanto di distacco che le bastava per farla sentire a suo agio, se gli fosse stato troppo appiccicato, se avesse richiesto in continuazione dimostrazioni d'affetto nei suoi confronti avrebbe finito solamente con l'annoiarla, perdendola definitivamente.
-Tuo padre?- chiese lei sospirando.
-Stà bene, diciamo che in centrale non ha mai nulla da fare e si annoia, essere lo sceriffo non è poi così interessante, almeno questo è quello che dice lui...-
-Tua madre?-
-Sforna dolci a tutto andare, non sa come riempire i pomeriggi e continua a ripetermi che vorrebbe rivederti girare per casa ancora perché le manchi tantissimo, che hai fatto quest'estate? Dove sei stata?- chiese di colpo senza un apparente motivo, scostò la testa d'un lato allontanandola ancora da quella della ragazza, la chioma indomabile di lunghi capelli corvini gli pizzicava in modo irritante il collo tanto da farlo sentire quasi a disagio.
-New York con un paio di amiche...- spiegò affondando ancora di più viso nell'incavo della sua spalla, il rossetto lasciò un'impronta appena visibile sulla camicia quadrettata di Dylan, si morse la parte interiore della guancia e inspirò nuovamente aria nei polmoni, si passò il dorso della mano sotto il naso e portandosi le gambe al petto mormorò:-Non mi sono nemmeno divertita, New York riesce ad essere entusiasmante fino ad un certo punto, poi diventa noiosa e estremamente simile a tutte le altre città...-
Lui scosse la testa mordendosi un labbro:-Io credo che quella annoiata sia tu cara, non sono i posti in cui vai- disse Dylan senza tralasciare quel tono divertito che lo contraddistingueva
Aine sobbalzò impercettibilmente al solo pronunciare di quelle parole.
-No ma…- non continuò la frase, non sarebbe riuscita a trovare una giustificazione a quella sua frase, lei non era come Dylan, sempre allegra e sorridente, no, lei era una persona che aveva sofferto tanto e che nel giro di pochissimo tempo si era ritrovate senza una famiglia, non le era rimasto nessuno su cui contare.
La campanella suonò rumorosamente. Com'era possibile che fosse già passata un'ora?
Lei si alzò velocemente afferrò la borsa firmata e scoccò un bacio sulla guancia dell'amico, premette appena le labbra sullo zigomo centrando in pieno uno dei tanti nei che gli ornavano il viso.
-Ora devo andare a lezione...- osservò distrattamente il foglietto:-Adesso dovrei avere letteratura, a dopo Dylan-la ragazza scattò in piedi e corse verso l’aula poco distante.
Dylan si avviò lentamente per il corridoio , non si era mai domandato perché non avesse mai trovato il coraggio di confessare i suoi sentimenti a Aine, fin da piccolo l’aveva ritenuta un fiore raro, qualcosa che uno come lui non poteva nemmeno sperare di avere vicino, Aine era sempre stata una delle ragazze più belle che avesse mai incontrato, con i suoi capelli corvini e il corpo minuto, con quei suoi occhi azzurri e quel suo portamento fiero.
Secondo sua madre Aine era come un quadrifoglio, un fiorellino introvabile che tutti si dannavano a  cercare nel tentativo di acapparrarsi un pò di fortuna in più, Dylan invece si era sempre paragonato al trifoglio, quello che nascondeva come se fosse il più prezioso dei tesori la fonte della fortuna, non gli importava essere calpestato o ritenuto un fiore inutile, lui stava lì, con il suo vivissimo desiderio di proteggere l’amato quadrifoglio.
Eppure lui non riusciva nemmeno a salvarla da se stessa, sapeva benissimo la fine che avevano fatto i genitori di Aine, erano morti troppo giovani e avevano lasciato una figlia sola nelle mani di un famiglia affidataria, lui sapeva bene che Aine odiava l’enorme villa bianca in cui abitava, glielo aveva detto più di una volta che quelle pareti bianche la opprimevano, che avrebbe preferito ritornare a vivere nella vecchia casa di campagna piuttosto che stare in quel posto fin troppo grande fornito di piscina e tutto il resto.
Qualsiasi adolescente avrebbe dato un occhio per quel ben di dio di casa in cui Aine abitava, invece lei viveva in un perenne disagio.
Dyaln appoggiò sistematicamente i libri sul banco e si lasciò cadere sulla sedia.
Non l’avrebbe lasciata sola.

 

NdA:

Eccomi ritornata nelle originali romantiche con un nuovo delirio fresco fresco di giornata!
Volevo ringraziare di cuore Miri che ha realizzato per me questo bellissimo banner <3 e se ne volete uno anche voi bello quanto il mio v consiglio vivamente di mettere “mi piace” su questa pagina
https://www.facebook.com/pages/-Vivi-senza-scuse-%E1%83%93-ama-senza-rimpianti%E1%83%93Graphic-/324459424283123 fidatvi sulla parola merita veramente!
Per quanto riguarda la long invece, ho deciso di riprendere un vecchio spunto e questo è quello che ne è venuto fuori ;’D spero sia di vostro gradimento.
Baci F r o z e n
  
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