Nota dell'autore: il breve racconto che segue è ispirato all'universo di Star Trek. In nessun modo
esso intende violare alcun copyright. I personaggi descritti sono frutto di pura invenzione e si muovono all'interno
di un universo "trek" alternativo immaginato dall'autore. Per fare un esempio in questo universo alternativo Praxis non è
mai esplosa ed è stato scoperto un secondo wormhole. Per questo motivo i personaggi noti potrebbero comportarsi in modo
difforme rispetto a quanto ci si attenderebbe.
Si tratta di un'opera di fantasia di un appassionato e dunque non è da prendere sul serio.
Si tratta di un'opera di fantasia di un appassionato e dunque non è da prendere sul serio.
1.
Se ne stava seduta scomposta al tavolo della mensa, la testa
appoggiata su una mano e puntellata da un gomito sul tavolo. Guardava
con espressione svogliata davanti a sé un piatto con un po' di qagh
che si contorceva inutilmente e un PADD con lo schermo sensibile al
tatto affollato di dati. Brell gli volse uno sguardo annoiato e con
un dito ornato da diversi anelli metallici irti di punte e spigoli
lo toccò un paio di volte. Tecnologia della Federazione con software
klingon, pensò. Che combinazione inusuale. Ma efficace, si disse quando
in pochi likt'r lo strumento evidenziò come dalle scansioni dei sensori
degli ultimi tre giorni non risultasse nulla. Nulla di
nulla.
Lei e suo fratello K'tann avevano attraversato il tunnel spaziale fiduciosi
di aver scoperto una zona di spazio dove l'Impero avrebbe potuto trovare
nuove ricchezze, territori da conquistare o almeno qualche nave da
depredare. Invece non un pianeta, un asteroide, nemmeno una manciata di
gravitoni. Dopo aver incontrato quei pirati, sconfitti grazie anche
all'intervento tempestivo dell'Enterprise del capitano Picard, non era
successo più nulla di rilevante. Diversi incrociatori di classe Vor'cha
pattugliavano a turno tutta la zona intorno all'estremità del tunnel aperta
nello spazio conosciuto, mentre a lei e suo fratello era stato affidato il
compito di esplorare l'altra estremità. Le loro navi agili e veloci erano
l'ideale per quella missione. Nonostante ciò che aveva affermato il capitano
Picard, quel tunnel spaziale era dell'Impero Klingon: dei klingon il diritto
di attraversarlo per rivendicare ciò che si trovava dall'altra
parte.
Si era separata da suo fratello K'tann già da diversi giorni, ma la porzione
di spazio a lei assegnata era risultata vuota. Brell era molto seccata per
questo: non aveva avuto più notizie del fratello poiché in quella regione
mancavano per ovvi motivi i satelliti relais della Federazione... molto comodi
sia per il tiro a segno che per le comunicazioni. Pensò che probabilmente in
quel momento se la stava spassando assaltando ricchi vascelli e razziando miniere
di dilitio.
La porta della mensa, locale che fungeva anche da cambusa e che era piuttosto
disordinato, scivolò di lato mostrando la figura del suo ufficiale timoniere,
Rasa'k. La sua mente si destò subito dal lieve torpore in cui era scivolata:
Rasa'k riteneva in cuor suo che il comando della Jaj'lw spettasse a lei. Brell
lo sapeva ed era certa che un giorno o l'altro il suo ufficiale timoniere,
secondo per anzianità solo a Tharnn, ritenendo di aver atteso abbastanza,
avrebbe cercato di sollevarla dal comando, possibilmente in modo
definitivo.
- Comandante! - esclamò quella ferma sulla soglia, salutandola militarmente – Una
nave!
Brell si rizzò e colpì il tavolo con un pugno così forte che il PADD e la scodella
di qagh sobbalzarono.
- Finalmente! - ghignò.
Seguì con ansia il suo ufficiale ascoltando con le orecchie il rapporto e
cercando con gli occhi eventuali daqtagh nascosti nell'ombra. Impossibile dire
con certezza se Rasa'k avesse preso la sua decisione oppure no. Una volta
terminata quella missione avrebbe dovuto trovarsi un altro ufficiale
timoniere.
Si unì agli altri suoi ufficiali intorno allo schermo tattico. La situazione era
abbastanza semplice: un singolo vascello alieno, di un tipo mai visto prima,
procedeva a velocità impulso. Troppo lontano per i sensori più raffinati, abbastanza
lento da essere raggiunto in breve anche restando occultati. Brell ordinò di
iniziare immediatamente l'intercettazione.
Lo sparviero occultato manovrò in modo tale da trovarsi su una rotta parallela a
quella della nave aliena, che nel frattempo i sensori avevano determinato essere
una nave da carico per via delle grandi cavità presenti al suo interno. Lo sparviero
poi inseguì la nave stando sopra di essa in modo tale da tenerla sotto il tiro delle
armi pesanti.
- Avviciniamoci ancora – ordinò Brell. Ormai l'immagine del vascello era ben nitida
sullo schermo principale e i risultati delle scansioni non tardarono ad
arrivare.
- Trasporta minerali metalliferi – le disse l'ufficiale tattico.
- Quanti sono a bordo?
Il klingon fece scivolare le dita sul pannello dei comandi di fronte a lui e poi si
voltò verso l'unica poltrona di tutto il ponte di comando, quella del capitano,
occupata da Brell.
- Nessun segno vitale!
Il viso di Brell si contorse in una smorfia di disprezzo.
- Controlla bene!
L'ufficiale si dedicò con scrupolo ai suoi strumenti ma il suo rapporto non
cambiò. Niente supporto vitale, niente atmosfera, nessun segno di vita su tutta
la nave.
- Una trappola! - suggerì Rasa'k sibilandole in un orecchio.
- Potrebbe essere così – confermò il suo ufficiale tattico, sottolineando che i
sistemi energetici della nave dovevano essere spenti poiché riusciva ad analizzare
solo i motori e i circuiti di controllo principali, automatici.
- Probabilmente la nave è governata dal computer di bordo – concluse.
- Andremo a vedere. Teletrasporto! Rasa'k, tu e due guerrieri con me!
Brell si alzò di scatto dalla poltrona del capitano e abbandonò a grandi passi il
ponte di comando seguita dal suo ufficiale timoniere.
- Dor-sho-gha!
Accompagnando la bestemmia con uno strattone cercò di aggiustarsi meglio la tuta da
vuoto. Brell odiava quello scafandro: nonostante fosse stato studiato da esperti
klingon tenendo presente le esigenze del combattimento, le impacciava notevolmente
i movimenti. L'operatore del teletrasporto alle sue spalle la aiutò a completare
la chiusura della tuta ermetica. Sistemati anche i capelli crespi e voluminosi,
raccolti in una coda perché non le dessero fastidio, scelse il casco da combattimento
e lo agganciò al collare. Infine con le mani protette dai grossi guanti corazzati
impugnò un disgregatore e salì sulla pedana del teletrasporto. Da lì osservò gli
altri tre che si chiudevano la tuta a vicenda. Si sentiva eccitata dalla prospettiva
di uno scontro: gli alieni stavano forse tendendo loro una trappola? Lo sperava:
avrebbe dato loro una lezione sulla grandezza dell'Impero Klingon e dei suoi guerrieri.
Rasa'k fu l'ultima a salire sulla pedana, sotto gli occhi truci di Brell che detestava
attendere troppo quando aveva desiderio di combattere. Un istante prima di ordinare
l'attivazione del teletrasporto controllò per l'ultima volta che la bat'leth appesa alla
sua spalla fosse facilmente raggiungibile. Spianati i disgregatori, dette ordine di
attivare.
Quando l'ambiente alieno le si materializzò davanti, si rese presto conto che non
sarebbe stata una battaglia facile. La nave era non solo priva di atmosfera e gelida,
ma anche totalmente buia e priva di gravità artificiale. L'odiosa nausea dovuta
all'assenza di peso le attanagliò subito lo stomaco, accentuata dal fatto che aveva
subito cominciato a galleggiare fuori controllo. Combattere in quelle condizioni sarebbe
stato davvero difficile e pericoloso. Ma non trovò alcun bersaglio per il suo disgregatore:
i fari integrati nelle tute da vuoto non illuminavano nulla che potesse essere una
minaccia.
- Miserabili pahtk! Stivali magnetici!
Alla luce dei fari delle tute non si riusciva a distinguere un pavimento e quindi
Brell non fu sorpresa dal fatto che la sua squadra si trovò sparpagliata un po'
dappertutto. Ma almeno adesso avevano smesso di galleggiare.
- Più luce! - ordinò poi. Uno dei due guerrieri aveva un faro più potente con sé e
lo attivò immediatamente.
Stando alle scansioni quello doveva essere il ponte di comando. Sembrava però un
deposito vuoto. C'era... come sporcizia, depositata ovunque. Polvere a fiocchi si
alzava turbata dai movimenti suoi e della sua squadra. Brell si rese conto che la
visibilità era davvero poca e che c'era qualcosa di traslucido che ingombrava quel
locale. Strani oggetti simili a teli trasparenti erano tesi tra le pareti, fatti di
materiale poco resistente che si lacerava quasi immediatamente. Presto si resero
conto che in quel locale poteva essere facilmente tesa un'imboscata e Brell diede
ordine di sbarazzarsi di quei lenzuoli appesi per avere un po' di spazio libero
intorno. Ma appena l'opera di distruzione fu avviata, uno di quei teli cominciò a
brillare di luce propria e, rivelando la sua vera natura, su di esso apparvero dei
simboli lampeggianti.
- Hu'tegh! Abbiamo distrutto degli schermi! - esclamò Rasa'k. Avvicinandosi a Brell
camminando sulla parete opposta le due klingon si trovarono faccia a faccia anche se
una capovolta rispetto all'altra.
- Rimanete all'erta... potrebbero essere vicini! - ringhiò Brell sventolando il
disgregatore intorno a sé. Notò con piacere che i due guerrieri che Rasa'k aveva
scelto per la missione si erano già disposti in modo da coprire con le loro armi
un buon arco di spazio tutto intorno a protezione dei due ufficiali.
Brell si avvicinò di più al lenzuolo teso che rischiarava l'ambiente intorno a sé
e osservò i simboli lampeggianti. Una lingua aliena, apparentemente basata su un
alfabeto di simboli complessi. Non ricordava di aver mai visto nulla di simile e,
osservando Rasa'k a testa in giù, non era nemmeno certa di stare guardando quello
schermo dalla posizione giusta.
- Il traduttore federale – disse secca. Rasa'k aveva con se lo strumento, agganciato
alla cintura della tuta da vuoto. Simile a un tricorder ma molto più sottile,
l'ufficiale lo puntò verso lo schermo e, con mani impacciate dai guanti della tuta
da vuoto, azionò alcuni comandi sullo strumento. In breve fu chiaro che lo strumento
non interpretava correttamente i geroglifici lampeggianti sullo schermo simile a un
telo.
- Dallo a me! - esclamò Brell afferrando il traduttore e strappandolo dalle mani di
Rasa'k. Si concentrò un po' sulla lettura dello strumento, provò a eseguire qualche
regolazione ma fu molto insoddisfatta del risultato. Ne fece le spese il traduttore,
un sofisticato PADD della Federazione, che fu maltrattato un po' prima di finire
agganciato in malo modo alla cintura di Brell.
- Frugate questo secchio di immondizia! - sbraitò poi all'indirizzo dei suoi
uomini – Se c'è un equipaggio, lo voglio qui!
Dopo essersi accertata che tutti e tre fossero andati a eseguire di corsa i suoi
ordini, Brell tornò a fissare gli ideogrammi lampeggianti. Poi aperto un canale con
la Jaj'lw si mise in contatto con il suo ufficiale alle comunicazioni.
- Mandatemi Mog'var – disse senza preamboli. Di tutto il suo equipaggio era colui
che aveva le maggiori possibilità di decifrare una lingua aliena.
Dopo parecchio tempo passato a cercare di interpretare il linguaggio scritto dei
misteriosi alieni, di cui non c'era alcuna traccia in tutta la nave, Brell stava
seriamente considerando di far saltare tutto e andarsene. Del carico della nave, una
modesta quantità di inutile minerale metallifero, non sapeva che farsene. Ancora più
inutili i geroglifici che apparivano sugli insoliti schermi alieni. Aveva ascoltato
annoiata il rapporto di Mog'var stando seduta con espressione imbronciata sulla sua
poltrona di comandante. Dopo tutto quel tempo passato a bordo della nave aliena, il
suo ufficiale più esperto in comunicazioni era riuscito ad accendere pochi altri schermi
alieni e a far apparire simboli nuovi, senza però raggiungere risultati
concreti.
- Troppo poco! - ringhiò Brell quando il suo ufficiale le ebbe esposto le sue
supposizioni.
- Capitano, credo che questo sistema sia danneggiato o che la console di comando non
si trovi in questo locale.
- È l'unica sala dove quelle... lenzuola si accendono. Ce ne sono molte, non può che
essere la sala di comando – Accompagnò la frase con un brusco gesto di disprezzo nei
confronti della fragile tecnologia aliena.
- Molte sono danneggiate! - esclamò Mog'var. La condensa sulla visiera del suo casco
impediva a Brell di vedere l'espressione del suo ufficiale, ma dal tono di voce capiva
che anche lui era scontento.
- Tornate a bordo! Speriamo che almeno l'esplosione di quella nave sia
divertente!
- Capitano! Le informazioni contenute in questa nave potrebbero aiutarci a
navigare!
- BaQa'! Non riusciamo a tradurre la loro lingua! - sbraitò Brell. Sapeva perfettamente
che avrebbe dovuto esserci una mappa e una rotta tracciata da qualche parte: la posizione
dei pianeti abitati era un'informazione preziosissima. Ma non riuscivano a trovare
niente. Quella nave sembrava venire dal niente ed essere diretta nel
nulla.
- Non io... ma conosco qualcuno che può farlo.
Alle parole del suo ufficiale scientifico Brell si mise a sedere più compostamente sulla
poltrona del comandante della Jaj'lw e, come se fosse lì davanti a lei, squadrò bene in
viso il klingon.
- Chi sarebbe costui? – chiese Brell interessata.
- Il comandante Data – rispose asciutto Mog'var.
- Qu'vatlh guy'cha' baQa'! – bestemmiò Brell, ma il suo ufficiale sullo schermo non fece
una piega sentendo il tremendo insulto.
- Qo'nos è troppo lontana, comandante. L'Enterprise deve essere ancora nelle vicinanze
del tunnel spaziale. Quei petaQ non intendono darcela vinta sullo sfruttamento del nostro
tunnel e lei lo sa!
Brell si buttò contro lo schienale e incrociò furiosa le braccia sul seno mostrando i denti
limati. Non aveva nessuna voglia di chiedere aiuto alla Federazione: avrebbero trovato
il modo di accampare diritti sul tunnel spaziale. Ma se voleva navigare con successo,
doveva trovare il modo di avere le mappe stellari della nave aliena.
- Il tunnel spaziale si trova a dieci giorni di navigazione da qui – obiettò Brell. In
realtà le trasmissioni erano cessate da otto giorni, ma l'isolamento era stato totale e
davvero pesante da sopportare. Soprattutto l'assenza di notizie di K'tann le opprimeva il
pur indurito cuore di klingon.
- Ho in mente un'idea... col suo permesso, capitano.
- Va' avanti – lo esortò Brell, acida.
- Un siluro disarmato potrebbe essere equipaggiato con un congegno da me ideato... manterrebbe
la velocità curvatura per diverse ore. All'interno una trasmittente ripeterebbe all'infinito
il nostro messaggio. Se non incontra nessuno per strada, giungerà presso l'imboccatura del
tunnel spaziale e gli incrociatori di guardia potranno raccogliere il nostro
segnale.
- Ingegnoso... - disse Brell con una smorfia simile a un sorriso
soddisfatto.
- Per la gloria dell'Impero – le disse serio Mog'var.
- Chiederemo l'aiuto della Federazione. Qapla'! - disse Brell chiudendo il
collegamento.