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Autore: The_Shade_Swag    21/03/2014    2 recensioni
Una raccolta di one shot e missing moments incentrate sulla vita a Piltover di un certo Sceriffo e della sua fidata compagna. Storie di ordinaria amministrazione nella Città del Progresso.
Vi/Caitlyn.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Heyaaa Guys! Ok son di nuovo qui, un'altra One Shot, stavolta facente parte di una raccolta ^^ quindi mi vedrete tornare più presto stavolta (spero). Stavolta sarò breve: il pairing è ancora una volta yuri...perciò di nuovo, se non apprezzate il genere non vi conviene leggere. Le tematiche saranno lontane dalla mia precedente storia comunque ahaha. Detto ciò buona lettura! :D
The_Shade_Swag

Trust.
 
<< Il piano è questo:  io e altri due della squadra faremmo irruzione dalla porta di ingresso. Tu aspetterai nel retro, pronta all’eventuale fuga del sospettato. Chiaro? >>
Caitlyn non distolse lo sguardo dai documenti che aveva in mano mentre pronunciava quelle parole con voce risoluta. Erano su quel caso da più di due settimane: Getro Tugg, il loro uomo, era riuscito a sfuggire ripetutamente ai loro tentativi di arrestarlo, frustrando l’intera squadra all’inverosimile. Finalmente, poche ore prima, erano riusciti a localizzarlo nuovamente, e Caitlyn era abbastanza fiduciosa che quella fosse la volta buona.
Solo dopo che un intero minuto passò senza che lei ricevesse risposta, si decise ad alzare lo sguardo verso la sua compagna. Entrambe erano sedute sui sedili posteriori dell’autovettura: Vi, lo sguardo rivolto al di fuori del finestrino, e un paio di cuffiette nelle orecchie, tamburellava le sue dita sulla gamba, seguendo un ritmo noto solo a lei.
Lo Sceriffo emise un sospiro frustrato.
<< Vi.>>
Nessuna risposta.  Caitlyn strinse con forza i documenti, stropicciando la sottile carta.
<< Vi…>>
Ancora niente.
Con uno sbuffo quasi teatrale, lo Sceriffo si avvicinò alla compagna, tirando via con forza una delle cuffie. Nell’abitacolo si diffuse il suono di percussioni a tutto volume e di parole rimate senza musicalità. Caitlyn non avrebbe mai compreso i gusti musicali dell’Enforcer, che comprendevano pezzi con strofe gridate a squarciagola o semplicemente parlate. Non era decisamente quello il momento per pensarci, però.
<< Hey!... Cait! Perché l’hai fatto?! >>
<< Hai capito qual è il piano? >>
Vi la guardò senza proferire parola per qualche istante, poi, vedendo l’espressione cambiare sul volto dell’altra si affrettò a risponderle.
<< Certo! Mel’hai ripetuto un milione di volte, non sono stupida…>>
Gli occhi dello Sceriffo si ridussero a due fessure.
<< Ripetimelo allora. >>
<< Cos…? Ti ho detto che so cosa devo fare, smettila di trattarmi come una poppante!>>
Detto questo tirò via la cuffietta dalle mani di Caitlyn, muovendosi per risistemarla nell’orecchio. L’altra le poggiò una mano sul braccio.
<< Ti avverto Vi. Se vedo un solo mattone cadere sei fuori. Intesi? >> Strinse la presa, affondando le dita nella giacca di pelle dell’Enforcer << Non posso più giustificare la tua irruenza.>>
Vi si scostò con uno sbuffo, tornando immediatamente nel suo mondo, riempendosi la testa con quell’ insopportabile musica. A Caitlyn non rimase nient’altro da fare se non guardarla massaggiarsi le mani già fasciate e pronte ad indossare i gauntlets. Questa volta avrebbe dovuto fidarsi del buonsenso dell’altra; del buonsenso di un ex delinquente con i capelli rosa e un tatuaggio sul viso. Caitlyn ripose tutte le sue speranze nell’insolita silenziosità della compagna: forse aveva davvero intenzione di seguire i piani quel giorno, senza distruggere nulla.
Arrivarono a destinazione una decina di minuti dopo. Era un vecchio palazzo della periferia di Piltover: dimentico della modernità del resto della città, le sue pareti erano a stento intonacate e in molti punti era visibile la muratura in mattoni rossi. Inoltre la parte bassa era assediata da murales e immondizia varia, dando al tutto un prevedibile squallore.
Caitlyn rilesse un’ultima volta i documenti, aggiustandosi poi il cappello.
Dietro di lei Vi aveva già indossato i suoi fidati pugni meccanici; fece alcune prove aprendo e chiudendo le enormi mani e sorrise, soddisfatta del risultato.
<< Secondo le nostre informazioni il nostro uomo è al terzo piano.  >> disse lo Sceriffo distogliendo lo sguardo dall’altra.
Quattro teste si alzarono nella suddetta direzione, puntandosi su una delle finestre all’apparenza completamente scura.
<< Cominciate a pre…Vi! Dove stai andando? >>
L’Enforcer, con calcata nonchalance, aveva cominciato a dirigersi verso l’incrocio alla loro destra. Nella direzione opposta a quella che avrebbe dovuto prendere.
<< Non ti preoccupare, cupcake! Conosco questa zona meglio delle mie tasche! >>
<< VI! Hai degli ordini da seguire! >>
Caitlyn resistette di stenti all’urgenza di sparare addosso alla donna, che nel frattempo la stava salutando agitando uno degli enormi pugni meccanici.
<< Dannazione! >> Non sapeva davvero più come comportarsi con l’Enforcer e la sua sregolatezza. Alle volte arrivava a farle desiderare non averla mai arruolata e averla rinchiusa in gattabuia, piuttosto.
<< Signore, noi siamo pronti. Agiamo comunque o…>> uno degli agenti le si era avvicinato titubante.
Caitlyn recuperò la sua solita compostezza  in una frazione di secondo.
<< Andiamo. Ormai siamo qui. >>
L’ingresso del palazzo era incustodito e i tre poliziotti entrarono, dirigendosi a passo deciso verso le scale, Caitlyn davanti, gli altri due agenti subito dopo di lei. L’ascensore era evidentemente fuori uso: dalla finestrella era possibile intravedere una serie di macerie e di ingranaggi rotti.
Tre lunghe rampe di scale dopo si ritrovarono di fronte la porta dell’appartamento prestabilito.
<< Sfondi la porta, agente. >> lo Sceriffo si fece leggermente da parte, pronunciando queste parole a bassa voce.
<< Non ci annunciamo prima, signore?>> l’agente la guardò perplesso.
<< Annunciandoci gli daremo solo più tempo per scappare. Sfondi la porta e basta.>> Evidentemente l’influenza di una certa donna dai capelli rosa era più forte di quanto avrebbe mai potuto ammettere. Caitlyn fece una smorfia al pensiero.
L’agente si avvicinò alla porta ancora perplesso, ma non esitò nel caricare un calcio e sfondare la serratura al primo tentativo. Caitlyn fece un veloce cenno con la testa, soddisfatta, e irruppe all’interno dell’appartamento, impugnando il fucile.
<< Getro Tugg! Polizia di Piltover! Mani dietro la testa! >>
Con la coda dell’occhio registrò un movimento alla sua destra, verso quella che a giudicare dagli interni doveva essere la cucina. Una figura di media statura era scattata in un corridoio adiacente, rovesciando tutto ciò che si trovava per la sua strada. Caitlyn si ricompose in fretta e partì all’inseguimento, evitando vari pezzi di stoviglie caduti a terra.
Quando finalmente lo riacciuffò ebbe appena il tempo di guardarlo e chiamare di nuovo il suo nome, prima che l’uomo scavalcasse la finestra verso cui si era diretto, scomparendo ancora una volta alla sua vista.
No! Non era così che doveva andare: sarebbe dovuto scappare utilizzando la scala di emergenza! In nessun modo si sarebbe potuto salvare gettandosi da un’altezza del genere!
Lo Sceriffo si precipitò alla finestra, affacciandosi, e capì: legata stretta a uno degli stipiti vi era una fune robusta, e l’uomo l’aveva utilizzata per calarsi giù dal palazzo. Molto probabilmente la teneva pronta per evenienze di quel tipo.
Avrebbe dovuto pensarci: Getro Tugg sapeva di essere ricercato, non avrebbe affidato una cosa del genere al caso.
Mentre rifletteva su tutto ciò Caitlyn aveva già impugnato il fucile, il suo occhio già sul mirino.
Getro Tugg, camicia a quadri rossa e testa completamente calva, stava correndo in maniera scomposta: lo Sceriffo aveva appena preso la mira, la piccola croce puntata al busto dell’uomo, quando il suo bersaglio superò l’angolo, scomparendo dietro la vetrina di un negozio.
<< Dannazione!>>
Caitlyn si voltò di nuovo verso i due agenti alle sue spalle.
<< Riley, Mossat! Torniamo immediatamente alla ma- >>
Le sue parole furono interrotte da un rumore di vetri in frantumi e un altro simile ad una piccola esplosione. Subito dopo seguirono un sonoro thud e il suono di una voce inconfondibile:
<< Hey ‘mbecille! Guarda dove metti i piedi! Sei andato a finire contro il  mio pugno! >>
Caitlyn si passò una mano sul viso. Vi
Anche se una piccola parte di lei era felice di aver finalmente acciuffato, in qualche modo, il criminale, il suo entusiasmo veniva stroncato al pensiero delle carte a cui avrebbe dovuto lavorare per colpa dei danni provocati dall’Enforcer.
<< Signore…>> uno degli agenti la guardò un momento perplesso. << Comincio a preparare la vettura per portare l’indiziato in centrale o…>>
Lo Sceriffo fece un profondo sospiro.
<< Chiama un’ambulanza piuttosto…>>
 
****
Trovò Vi seduta sul marciapiede, i pesanti gauntlets ancora addosso e appoggiati sulle sue ginocchia. A pochi metri da lei una rantolante figura era sdraiata sulla strada, tenendosi il braccio destro stretto al petto, sotto lo sguardo vigilante dell’Enforcer. Tutto sommato però sembrava stare abbastanza bene. Alle loro spalle la vetrina del negozio, ormai praticamente distrutta.
Vi dovette rendersi conto del suo arrivo, perché girò la testa nella sua direzione e, dopo averla vista, i tratti del suo viso si piegarono in un’espressione allarmata.
Scattò in piedi.
<< Hey, cupcake…>> l’Enforcer si guardò attorno, scalciando via qualche frammento di vetro dal terreno. << Cioè…tu avevi detto di non voler vedere nemmeno un mattone cadere…questo è un vetro comunque…è facilmente riparabile! Se è un problema posso ripagare tut->>
Caitlyn non riuscì più a trattenere il sorriso che stava irrompendo sulle sue labbra da quando aveva visto la compagna.
<< Uh…>> Vi la guardò confusa. << Non sei, tipo…che so…furiosa con me?>>
<< No, Vi…non lo sono. >> lo Sceriffo si avvicinò all’altra osservandola con più attenzione. << Piuttosto stai bene? Nessun taglio?>>
Vi ricambiò finalmente il sorriso, evidentemente sollevata.
<< Mai stata meglio, cupcake.>> << Non posso dire lo stesso di lui però…>> aggiunse ghignando e puntando lo sguardo verso l’uomo, che nel frattempo era stato prelevato in barella dagli agenti.
<< Come facevi a sapere che sarebbe scappato dalla finestra? >>
Vi la guardò interdetta.
<< Non lo sapevo. Anche se fosse scappato dalle scale d’emergenza, come avevi previsto, ci sarebbero state buone possibilità che avrebbe corso nella stessa direzione. Non ho dovuto far altro che aspettarlo nascosta nel negozio. Se mi avesse visto prima, sarebbe fuggito nel lato opposto…>>
Caitlyn annuì pensosa. Il comportamento riottoso e avventato dell’Enforcer le faceva dimenticare troppo spesso le sue doti. Nascondendo un altro sorriso, sospirò alla vista della vetrina rotta.
<<  Beh…Ho rotto solo una delle finestre…>>
<< Non ti preoccupare. Se non fosse stato per te Tugg sarebbe fuggito ancora una volta e magari avremmo dovuto perdere un’altra settimana dietro le sue ricerche. Va bene così.>>
Vi si rilassò nuovamente, cominciando a dirigersi verso la propria vettura.
<< Piuttosto dobbiamo parlare del tuo atteggiamento.>>
Caitlyn sorrise nel vedere l’Enforcer irrigidirsi.
<< Mi ha davvero contrariato il comportamento che hai avuto durante il tragitto. Da oggi in poi niente più cuffie né musica a lavoro, intesi? E niente più disubbidire agli ordini. >>
<< Ma…>>
<< Niente ma. E smettila con quel nomignolo.>>
Vi gonfiò le guance, mimando uno sbuffo a dir poco teatrale, incrociando anche le mani al petto. Caitlyn non sapeva nemmeno perché gliele stava dicendo quelle cose: alla fine comunque non l’avrebbe ascoltata. Dopotutto, però, Vi era ancora un suo lavoro in corso e doveva quantomeno provarci.
<< Forza, adesso! Direi che ci meritiamo di andare a mangiare qualcosa.>>
L’espressione dell’Enforcer si illuminò, già dimentica della strigliata di pochi momenti prima.
<< Offri tu, cupcake? Sai, ho i danni alla vetrina da pagare …>>
Caitlyn sospirò per l’ennesima volta.
 
 
 
 
 
  
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