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Autore: Tury    22/03/2014    1 recensioni
Una ragazza dal passato misterioso, un re in cerca di vendetta e un uomo che imparerà a conoscere la vita. Il tutto incorniciato da un gruppo di briganti in cerca di potere. Non so bene da dove sia nata l'idea di questa storia, ma ora è qui, tanto vale evolverla. Spero che la lettura possa piacervi, in caso contrario chiedo venia!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto il pomeriggio che Orel lavorava ininterrottamente. Il sole era quasi tramontato alle sue spalle e la festa di iniziazione era ormai vicina. Posò con cura l’arco al suo fianco e si rilassò, guardando il sole tuffarsi nella distesa azzurra del mare. Ripensò a quello che era successo quella mattina, a quella ragazza che definiva sorella, alla legge dell’equilibrio primordiale. Nonostante lui fosse nato da una famiglia di briganti e fosse stato educato secondo i dogmi del culto degli elementi, aveva sempre ritenuto che quella legge fosse solo una leggenda, contrariamente a quanto dimostrava il marchio a fuoco che portava sulla spalla sinistra. Eppure, quella ragazza sembrava la dimostrazione vivente di tutto ciò che il suo culto professava. Come se, in fondo, non fossero solo voci di popolo quelle che avevano dato vita alle antiche leggende. Prese tra le mani l’arco, soffermandosi sui caratteri che aveva inciso nel legno di quercia con il suo pugnale. Una scintilla di celata soddisfazione guizzò nei suoi occhi chiari, nell’ammirare il frutto del suo meticoloso lavoro, finché lo sguardo non si posò sul simbolo che era al centro dell’arco. Il simbolo del vento. Si domandò come mai, tra tutti gli elementi della natura, a quella ragazza fosse capitato il vento. Nelle vene di Levinja non scorreva il suo stesso sangue, anzi, non scorreva proprio sangue di brigante. Eppure, il vento aveva scelto il suo esile corpo come dimora. Il vento, l’elemento più indomabile della natura. Orel sorrise pensando quanto quello stesso aggettivo si sposasse così perfettamente con il carattere della sua regina. Forse, la natura era capace di tessere trame più intricate ed elaborate di quanto la mente umana fosse in grado di comprendere. Il suono di un corno risuonò nell’aria. Orel si alzò, volgendo per un’ultima volta lo sguardo al sole. Era giunto il momento.
 
Un grande fuoco era stato acceso al centro del villaggio. Musiche tribali riempivano l’aria, unite a risate ed urla. Levinja sedeva sul suo trono, che per l’occasione era stato portato fuori dal quartier generale, sorridendo nel vedere il suo popolo circondato da quella sana allegria. Lei era l’unico componente di sesso femminile della brigata, l’unica donna che fosse stata accettata nel loro ordine. Tutto ciò aveva dell’incredibile, se poi si aggiungeva che quell’unica ragazza fosse anche riuscita a divenire la regina di quegli uomini senza regole e senza paura, allora si poteva anche parlare di trascendentale. Ed ora, in quella calda sera d’estate, Levinja era pronta ad accogliere dentro di sé il vento, rendendo indissolubile il legame che l’avrebbe legata al suo elemento. Orel uscì dalla macchia verde, silenzioso come un gatto, dirigendosi alle spalle della sua sovrana, prendendo il posto che spetta al secondo della brigata. L’arco era conservato in un panno di seta nera.
“Iniziavo a darti per disperso, fratellone.” disse Levinja senza voltarsi verso l’uomo.
“Il mio senso dell’orientamento non accenna a vacillare, sorellina.”
La risata della ragazza subito lo raggiunse, facendolo sorridere. Era incredibile come quell’innocente suono fosse capace di sciogliere il suo cuore.
“Sai, Orel, sono davvero felice.”
“Di cosa, Levinja?”
“Che tu sia qui con me.”
I due rimasero in silenzio, a guardare il loro popolo festeggiare.
“Sarà pericoloso.”
“Cosa, Orel?”
“Lasciarli senza una guida. Ma il culto parla chiaro. Solo un altro possessore degli elementi deve iniziare il nuovo prescelto.”
“E in questa brigata, l’unico possessore sei tu.”
Per la prima volta Levinja si voltò verso di lui, puntando i suoi occhi verdi in quelli color ghiaccio di Orel.
“È solo una stupida leggenda. Stiamo rischiando troppo.”
“Il culto parla chiaro, fratellone. E in ogni caso loro non ci lascerebbero restare. Non importa quanto noi crediamo negli elementi, la brigata ci crede e noi siamo tenuti a fare quello che la brigata chiede.”
“La brigata ci chiede il suo suicidio.”
Levinja gli regalò uno dei suoi innumerevoli sorrisi.
“Sii fiducioso, Orel. I tuoi uomini sono validi guerrieri.”
“I nostri uomini, Levinja.”
“Anche se sono la sovrana, Orel, i loro cuori sono fedeli a te.”
“La brigata ti ama. Non dubitare mai di questo.”
“La brigata ama il nome che porto, quel nome che mi unisce a te, al loro vero re. Io sono solo un’usurpatrice, ricopro questo ruolo solo perché una stupida regola ha deciso così.”
“Quella stessa regola che la brigata ha voluto. Cosa succede, Levinja? Perché questi pensieri?”
“Sarà la situazione.” Rispose, semplicemente. Orel decise di non indagare oltre e cercò di deviare il discorso verso altri pensieri.
“Hai già deciso chi nominare in tua vece?”
“Stavo pensando a Sansar. Cosa ne pensi, fratellone.”
“Non avrei potuto prendere scelta più saggia.” L’uomo fischiò, facendo subito girare il diretto interessato verso la sua fonte. Bastò un cenno di Orel e l’uomo si allontanò dalla festa.
“Andrò a parlare personalmente con lui. Tu continua a goderti la festa, sorellina.”


“Orel, si può sapere che sta succedendo?” Sansar era appena entrato nel quartier generale per discute i termini del suo governo provvisorio.
“È la legge, Sansar, e nessuno può tirarsi indietro. Nemmeno io.”
“Ma capisci in che guaio ti stai mettendo. Lei non è una di noi, lei non è una ladra, una fuorilegge. Lei non è nulla di tutto questo.”
“Lo so Sansar, ma che posso farci? È la natura che l’ha scelta.”
“Ma tu hai permesso che restasse qui! Orel, tu sai quanta stima mi lega a te, sei sempre stato il nostro re, il mio re.”
“E tu sei sempre stato il mio secondo.”
“E sempre con orgoglio ho portato quel titolo.”
“Ma ora il re non sono più io. Lei è la vostra nuova sovrana, è a lei che dovete giurare fedeltà.”
“Ed è ciò che ho sempre fatto. Orel, amico mio, non credere che queste parole siano mosse da astio o invidia, perché nulla di tutto ciò alberga nel mio cuore. Ma cerca di capire quanto io ti sto dicendo, lei non può restare qui. Capisci che sulla sua testa pesa una taglia immotivata. Lei è accusata di un omicidio che non avrebbe mai potuto commettere. Non servirà a nulla dirle che quel delitto non è stato mai consumato. Lei deve conoscere la verità. Orel, segui il consiglio che ti ho dato stamattina, liberala dalla tela della menzogna. Permettile di riprendere il suo posto nel mondo.”
“Lei è la nuova prescelta, Sansar.”
“Perché non mi ascolti, Orel? Si può sapere che ti succede? Cosa ti lega così tanto a quella ragazza?”
“Qui ci sono le licenze di cui necessiti per governare gli uomini.” Disse Orel, buttando una pergamena su un vecchio tavolo. Dopodiché prese l’arco ed uscì dall’edificio, troncando di netto la conversazione con il suo vecchio amico.
  
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