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Autore: Artemisia_Amore    22/03/2014    1 recensioni
"I loro bacini nudi si incontrarono. I corpi interruppero quel loro delirante vorticare per poter degnamente esplorare l’impellente impulso di bersi l’un l’altro l’anima con ogni bacio."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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{Nota di Amore.

Giusto un paio di informazioni, prima di lasciarvi alla lettura di questa piccola oneshot senza nessuna pretesa.

Innanzi tutto, devo fare una precisazione. Questa fanfiction è nata come parte del mio Fragment Project su Tumblr e, di conseguenza, era originariamente scritta in inglese. Ciò che leggerete di seguito è la mia traduzione che, dovendo rendere più la prosodia che la fedeltà linguistica del mio testo inglese, è inevitabilmente diversa dal brano originale. Vi invito quindi, se dovesse farvi piacere, a leggere anche Ballade.

Il secondo appunto in questa mia nota riguarda principalmente una curiosità. La poesia che ho utilizzato nel testo è opera di Lewis Carroll e si trova in Attraverso lo specchio. In particolare, è la canzone che il cavaliere bianco canta ad Alice, e si tratta di una parodia di una poesia d'amore famosa all'epoca. Quella che trovate qui è la mia umilissima traduzione, ovvero quanto di più lontano possa esistere dal genio di Carroll. Ad ogni modo, essendo significativa ai fini della mia storiellina, ho pensato di tradurla perché fosse comprensibile anche a quei lettori che non amano particolarmente l'inglese.
 

Ballata

Adorava la carezza lasciva e delicata del négligé di seta sulla pelle nuda. Ricadeva gentilmente su quel suo corpicino, sfregando leggermente contro la lieve curva appena accennata dei suoi capezzoli, come il bacio tenero delle labbra di un amante. Si sentiva bella, con le guance così rosee, così luminose. Si sentiva viva.
 
Dapprima impercettibilmente, poi via via più allegramente, iniziò a sussurrare alcune parole di una vecchia canzone. Quelle note vivaci e cristalline che svolazzavano nell’aria erano il suo personale, cinguettante, spensierato modo di rispondere all’amore da poco fatto.
 
“Vi dirò tutto quel che so
Non v’è granché da raccontar.
Vidi un vecchietto – vecchio, sì!,
sopra un cancel seduto star.
“Chi sei, vecchietto”, domandai.
“E in che modo vivi qua?...’
 
Accarezzò la guancia di Break con gli occhi sorridenti.
 
“Chi sei, vecchietto?”.
 
“Di voi il fedele servo, Maestà”.
 
Sharon sbatté le ciglia chiare con far compiaciuto e soddisfatto, dopodiché si alzò e lasciò il loro letto, quel letto segreto di scuro legno – il testimone della loro colpa. Allungò una mano per raggiungere la sua, e pochi secondi dopo aveva sottratto Break alle loro lenzuola spiegazzate.
 
“Danza con me, Xerx-nii. Lo faresti?”
 
“Non so ballare, ojou-sama. Rischierei sol—“.
 
“Non importa. Non mi importa. Danza con me, tienimi stretta. E’ così facile, devi solo… Posare la mano… Qui… Così…”
 
Le dita di Sharon, lievi e gentili sulla pelle chiara dei polsi di Break, guidarono la mano destra dell’uomo sul suo fianco sinistro. Lentamente, i due a muoversi cominciarono. Lentamente, i due a oscillare iniziarono. Dipinsero un cerchio di capelli color tramonto e gomiti sollevati, mentre i piedi nudi si intrecciavano con ogni vorticosa, sensuale giravolta.
 
Break chiuse il suo occhio cieco. Non ne aveva bisogno. Lasciò che il senso di vertigini invadesse la sua mente. Stavano danzando sull’orlo dell’abisso, pensò. Invero, all’interno del caldo, confuso turbine di profumo e lussuriose carezze di seta si riscoprirono irrimediabilmente perduti.
 
Amore. Era questo il suo sapore, il suo suono? Era questo il modo in cui prendeva possesso della solitaria anima di un vecchio cavaliere, abituato a boschi e a cicatrici, e a lame e a dolore?
 
Break lasciò che le proprie dita scivolassero lungo la dolce curva della schiena di Sharon. I polpastrelli riuscivano a percepire il delicato incavo tra le sue natiche al di sotto del négligé di seta color cipria. Permise alla propria mano la proibita voluttà che lo portò a sollevare la stoffa leggera come una carezza, finché essa non lasciò la fragile bellezza di Sharon esposta alle sue dita bramose, e tuttavia riverenti. Break le premette, impure e impetuose, sulla sua pelle, scivolando lungo le sue natiche finché i polpastrelli non scoprirono il piacere nascosto e bagnato della sua padroncina. L’accarezzò, le labbra marcarono il suo collo come sua proprietà, muovendosi lungo una traccia di teneri, invisibili baci.
 
I loro bacini nudi si incontrarono. I corpi interruppero quel loro delirante vorticare per poter degnamente esplorare l’impellente impulso di bersi l’un l’altro l’anima con ogni bacio. A malapena coperto dalle candide lenzuola del letto, Reim si mosse lentamente per cercare gli occhiali. Le dita incontrarono un bicchiere di vino bianco. Lo toccò, leggero, poi sorrise, mentre la canzone di Sharon ancora riecheggiava nella sua mente:
 
 “Chi sei, vecchietto”, domandai.
“E in che modo vivi qua?...’
 
Da lui la morte dissolveron-
L’amore in tre per respirar.
 
   
 
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