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Autore: Spuppole    03/07/2008    2 recensioni
L'amore è un'universo tanto strano e perfetto, che racchiude in esso angosce e gioie, profumi e sensazioni, oggi e domani. L'amore è un'amima, priva di sesso, ma unica nella sua incompletezza.
Questo è ciò che scoprirà Virginia, splendida 16enne, quando conoscerà quelle persone che daranno una svolta decisiva alla sua vita.
Fic a quattro mani di LadyDreamer e Sexxxychichi, tornata apposta sul sito ;)
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un rumore assordante e fastidioso proruppe nella quiete della stanzetta, ancora immersa nelle tenebre della notte.
Era una stanzetta molto elegante, da quel che qualche raggio di sole lasciava intravedere.
Al centro di essa si ergeva un comodo letto, o, almeno, si suppone che quell'intruglio di coperte e lenzuola ammucchiate celassero un materasso sotto di loro.
Una mano, unica superstite di quel caos, riemerse dalle lenzuola, andando a posarsi lentamente su quell'aggeggio infernale,
chiamasi comunemente "sveglia".
Soddisfatta, si ritirò nel caldo giaciglio, pronta a far godere alla sua propretaria altri minuti di riposo, quando..
"Ginny! Dannazione, ti vuoi svegliare? Farai tardi a scuola!!" urlò una voce dal piano inferiore.
Sfortunatamente per Ginny, o Virginia che dir si voglia, quella voce petulante non era come l'aggeggio infernale, ovvero non si poteva spegnere con un semplice tasto.
Irritata da questa constatazione, si mise seduta sul letto, facendosi leva con i gomiti.
Volse sguardi infuriati a destra e manca, come per colpevolizzare i pelouches per l'interruzione della sue ore di sonno.
Ispirò lentamente l'aria: come sarebbe stato bello non poter sentire niente.
Non dover sorbire ogni mattina il fracassante trillo di quell'aggeggio diabolico che la tormentava,
non dover sentire i rimproveri aciduli e insopportabili della mamma,
non dover sentire niente, solo il sangue scorrere nelle vene, ogni volta che si accingeva a disegnare i suoi adorati manga.
Sentire solo le voci delle sue creature chiamarla ed invitarla nel loro mondo.
Sarebbe stato belissimo.
Peccato fosse impossibile.
Un nuovo urlo della madre, questa volta più forte e stridulo, la riportò alla realtà con un sobbalzo e, con un leggero sbuffo, si diresse in bagno.
Percorse il breve corridoio sbadigliando, mentre portava una mano ai capelli mossi.
Si avvicinò al lavandino, aprì l'acqua e se ne buttò un pò sul viso.
Quel volto così assonnato si lasciò andare ad una smorfia di fastidio, percependo l'acqua ghiacciata rigarle il volto.
Alzò lo sguardo verso lo specchio.
Era una ragazza molto bella.
Aveva i capelli neri, mossi, lunghi sino alle spalle, che emanavano un insolito odore di miele,
gli occhi erano anch'essi neri, così profondi, così spettrali,
due abissi tanto affascinanti quanto inquientanti.
La pelle era pallida di natura, resa luminosa da due piccole labbra rosee.
Guardò ancora per un istante l'immagine che le rimandava lo specchio, per poi dirigersi nuovamente verso la sua stanza, per vestirsi.
Aprì il grande armadio: ed ora?
Certo, gli indumenti non le mancavano, ne possedeva dei più svariati, dalle tute ai vestiti più elaborate,
dalle mini più corte ai pantaloni più lunghi.
Non era quello il problema.
Il problema stava nel constatare cosa sarebbe stato ben accetto dagli altri.
Cosa doveva indossare per far si che gli altri l'apprezzassero?
Pensò un attimo ppena sul daffarsi, cercando di interpretare i gusti degli altri.
Dunque, fosse stato per lei, che amava la comodità, la scelta sarebbe ricaduta su un semplcie e comodo paio di jeans larghi,
a vita non molto bassa, poichè le erano decisamente scomodi.
Stava giusto allungando un braccio verso il capo quando si bloccò.
Erano abbastanza alla moda?
No, certo che no!
Anche se cercava di nasconderlo a tutti, dovette ammere, almeno a se stessa, di essere una persona del tutto fragile e debole,
quasi priva di una propria personalità.
Se ne andava in giro esibendo la tanto bella moda del momento,
senza mai pensare a quali fossero i suoi gusti, e, anzi, deridondoli,
tradendo così dei morali che facevano parte della sua anima.
Avrebbe davvero voluto indossare quel paio di pantaloni, ma, diamine, non avrebbe retto le risate delle compagne!
Cercò nuovamente di calmarsi e fare mente locale.
Dunque, qual'era la moda del momento?
Ma si, certo!
In quel periodo si usavano molto le minigonne scozzesi o i jeans molto attillati e a vita bassa.
Hmm.. bel problema..
Non erano poi così allettanti le due ipotesi.
Tutto sommato cercò di scegliere il meno peggio, e così andò ad esclusione:
i jeans troppo aderenti e a vita bassissima non le permettevano molto bene i movimenti,
ed erano oltre modo scomodi e, a parer suo, di dubbio gusto!
La gonnellina scozzese, allora?
Bhè, perchè no!
Estrasse dal suo armadio una mini a quadretti rossi e neri.
Pose la gonna sul letto, soddisfatta della sua scelta.
Esitò un istante: lei odiava mostrare troppo le gambe scoperte,
le sembrava come se tutti, posando semplicemente gli occhi su quelle linee così perfette, riuscissero a penetrare lo sguardo anche nella sua anima,
e lei non voleva affatto.
Per fortuna la moda non ricambiava del tutto l'odio che Ginny esprimeva invece per la stessa:
in quel periodo erano anche molto usati i panta-collant.
Sorrise a questo pensiero, estraendone un paio nero.
Bene, le scarpe invece erano semplici da scegliere: semplicemente un paio di converse nere.
Ora toccava al pezzo di sopra.
Amava le maglie comode e non troppo scollate,
ma anche le maglie del momento non erano poi così male.
Estrasse dall'armadio una maglia rossa a maniche lunghe, che lasciava entrambe le spalle scoperte,
sviluppandosi in un drappo di cotone.
Indossò gli indumenti, poi avanzò verso la specchiera della sua camera.
Si truccò con un pò di lucidalabbra sulla bocca carnosa,
pose una sottile striscia di eyeliner sulle palpebre, la matita nera e si avviò di corsa in cucina.
Era in ritardo.
Terribilmente in ritardo.
Prese al volo una brioche dal tavolo ricco di cibo, poi si fiondò sulla soglia della porta.
Immaginava già la faccia che la prof avrebbe assunto nel vederla arrivare in ritardo.
Con un'espressione di orrore, corse più velocemente.
*******************
Una ragazza bionda con i capelli corti e a caschetto attendeva presso il cortile della scuola.
"Accidenti.. possibile sia sempre in ritardo?" pensò ad alta voce,
lasciando scorrere i suoi occhioni celesti, cerchiati da due lenti di occhiali, sull'orologio che portava al polso.
Era abbastanza alta e piuttosto magrolina,
ed al suo petto poco formato stringeva dei libri.
Assorta dal caos della scuola, non si accorse dell'ombra che man mano andava ergendosi alle sue spalle.
"Giorno Very!!" la ragazza sobbalzò violentemente, per poi girarsi verso la sua migliore amica.
"Dannazione, Ginny! Vuoi farmi morire? No, perchè se è così avvisami che almeno saluto decentemente la mia famiglia!" le sbraitò portandosi una mano al cuore.
Questo generò l'ilarità della sua, come si suol dire, "best".
"Scusa tanto! Non volevo...Davvero!" esclamò, guardandola, ridendo.
"Hmm.. e va bene, andiamo! A proposito, ti devo dire una cosa importante!" disse Veronica, esultando, mentre percorrevano i corridioi di quella prigione maledette, dicasi anche "scuola".
"Credo di aver trovato la mia anima.. gemella..." disse arrossendo, mentre le lenti degli occhiali si appannavano.
Ginny sorrise, maliziosa.
"Davvero? E chi è?"
"Hai presente Giulio, quel ragazzo del bar?" Ginny annuì "Ecco.. lui!"
Ginny sorrise ampiamente "Wow! Chissà che tipo è! Oh, la mia piccola.. sta crescendo!" sceneggiò un secondo, passandosi un dito sotto l'occhio sinistro.
Veronica rise.
"Basta, smettila! Comunque all'uscita te lo farò conoscere! Ho deciso! Sei la mia best, tu mi conosci bene! Devi dirmi se fa o no per me!" Ginny parve confusa.
"Ma... io..." gli occhi speranzosi di Veronica le scaldarono il cuore.
"E va bene.. verrò! Allora, andiamo in classe?" esclamò, indicando con il pollice un corridoio che svoltava verso sinistra.
"No, non posso ora, devo andare dal preside per metterci daccordo sul progetto della borsa di studio che spetterà a quelli che dovr.."
Il dito di Ginny sulle sue labbra la zittì.
"Ho capito, ci vediamo all'uscita, secchia" poi le strizzò l'occhiolino.
S'incamminò, dunque, da sola, verso la sua classe, sotto gli sguardi estasiati degli alunni ed invidiosi delle ragazze.


Questo capitolo l'ha scritto il mio moglio, sexxxychichi.
Brava lei ^.^.
Non vedo l'ora di tornare dalla vacanza per continuare questa splendida, splendida fic *.*.
LadyD.
  
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