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Autore: IMmatura    23/03/2014    3 recensioni
Il piccolo America sembra fin troppo interessato alla libreria di Inghilterra...sarà davvero una buona cosa? O la sua curiosità rischia di traumatizzarlo?
Dal testo:
"E da quel giorno America non guardò più il suo tutore nello stesso modo."
[Partecipa alla challenge "Un anno colmo di prompt"]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 


LO SCAFFALE IN ALTO - STORIA DI UN TRAUMA INFANTILE


Il Grande Eroe Alfred F. Jones proseguiva coraggiosamente la sua scalata, tendendo le mani fino agli appigli più distanti e con i pedi saldamente poggiati a mantenerlo in un precario equilibrio. La vetta era vicina e nei suoi occhi azzurri c’era già il riflesso del suo obiettivo. Allungò il braccio, dimenandolo. Quasi potesse così deformarlo per raggiungere, finalmente, l’agognato tesoro. Ad un metro appena, nella sua copertina scura e consunta, lo attendeva il Misterioso Libro Proibit...

 


-America!- sbraitò Inghilterra precipitandosi verso la sua piccola colonia e afferrandolo per il colletto della camicia. Quel bambino lo faceva davvero preoccupare, certe volte. -Non ti ho già detto e ripetuto che non devi arrampicarti sulla libreria? Potresti farti male!-

Il piccolo scoppiò in una risata, dichiarando che un eroe come lui non si sarebbe fatto un graffio. Arthur si limitò a sospirare.

Si era ormai rassegnato al fatto che Alfred fosse un bambino vivace, incapace di stare fermo. Quel che non si spiegava era quell’improvviso interesse per i libri. Da quando l’aveva preso in custodia, aveva sempre dovuto sudare sette camicie solo per tenerlo un’oretta sul libro di inglese elementare. Doveva ammettere, in un certo senso, di essersi adagiato su questa riprovevole caratteristica dell’altro. Quando voleva stare un po’ in pace, gli bastava farsi vedere con un libro in mano, che il piccoletto iniziava a fremere e smaniare, annunciando un’irrefrenabile voglia di andare a giocare in giardino.

Alfred, dal canto suo, non si era mai appassionato a quei volumi polverosi. Al massimo, di tanto in tanto, si era soffermato ad osservare Inghilterra, chiedendosi come facesse a rimanere così a lungo fermo con un tomo in mano. America non era interessato ai libri, ma era estremamente curioso...


 

Ciò che però legò questa sua caratteristica al mondo, per lui noioso e polveroso, dei libri fu una visita a casa del fratellino Canada. Matthew, a differenza sua, amava leggere. Gli piaceva sedersi in un angolino e dimenticarsi degli altri. Era il suo modo di vendicarsi per l’essere costantemente dimenticato. Poteva passare ore intere con un libro sulle ginocchia, finchè Francia non si ricordava di lui, e lo avvisava che era pronta la cena.

Anche quel giorno, in cui il chiassoso fratello andò a trovarlo, era immerso nella lettura. Alfred dovette letteralmente infilarsi nel suo campo visivo, per convincerlo a giocare...o meglio costringerlo a fare il suo gioco preferito, che iniziava di solito con “facciamo finta che io sono un eroe e...”

Canada si annoiava a fare quel gioco, ma Francia gli aveva spiegato che avrebbe potuto vedere America molto raramente, quindi per non rovinare quei rari momenti doveva essere un po’ accomodante.

Matthew era un bimbo sensibile ed ubbidiente, quindi si lasciava tiranneggiare innocentemente dall’altro. Tanto più che, in fondo, gli piaceva quando qualcuno si ricordava di lui, in un modo o nell’altro. Però quel giorno stava davvero leggendo una bella storia e Alfred gli stava impedendo di sapere come finiva.

-Mi lasci leggere questa pagina?-

-Uffa, ma che avete tutti quanti con questi libri vecchi...sempre a studiare, siete noiosi!- sbuffò il piccolo America, mettendosi ad osservare anche il fratello come un esemplare di qualche specie rara. Iniziò a punzecchiargli la guancia con un dito.

-Guarda che non sto studiando...sto leggendo di un esploratore che sbarca su un’isola. Adesso deve raggiungere un tempio dove c’è una statua preziosa e...- Canada si rese conto che il fratello aveva smesso di pungolarlo, per sbirciare il tomo.

-Davvero ci sono scritte queste cose?-

L’altro annuì. -Ci sono un sacco di libri molto belli, nella libreria di Francia. Mi ci lascia andare quando voglio...ci sono i libri di storia, di geografia, ma soprattutto tanti tanti romanzi. Qualcuno anche di avventura come questo...e poi ci sono i libri proibiti.-

-Libri proibiti?- chiese Alfred sgranando gli occhi, esaltato da quel nuovo aspetto avventuroso della letteratura.

-Oui...sono quelli che i grandi mettono sul ripiano alto della libreria, per non farceli leggere.-

-E che c’è scritto?-

-Non lo so. Francia ne ha tanti, ma non li posso prendere...-

-Secondo me ci sono scritte storie di paura così terrificanti da farti mettere a piangere solo leggendo il titolo.- fantasticava America, ricevendo scettici assensi, di tanto in tanto. -Ah, ma io potrei leggerli senza problemi! Io sono un eroe senza paura, non mi spaventerei proprio di nulla. Figurati se mi fanno paura delle stupide storie.-

 


Così, appena rientrato a casa, il suo pensiero fisso era stato mettere le mani sui famosi libri dello scaffale in alto. Con leggera delusione aveva notato che Inghilterra aveva piazzato lassù, sulle alte vette della libreria in mogano, un solo volume. Grande, spesso, e dall’aria parecchio antica. Si, a modo suo affascinate, soprattutto per un bambino fantasioso e impiccione.

Così, prendendosi numerosi rimproveri, America aveva cercato di agguantare l’antico codice in tutti i modi.

Finalmente, un giorno, l’occasione perfetta si palesò. Inghilterra era appena ripartito per lavoro. Alfred era triste, ma lo consolava l’idea di riuscire finalmente a portare a termine la sua prima eroica impresa. Accostò una sedia alla libreria e ci si inerpicò sopra. Così era molto più comodo e veloce, avrebbe dovuto pensarci subito. Si sforzò, tendendo le braccia fino a sentirsele doloranti. Alla fine riuscì ad agguantare una strisciolina di stoffa, che fungeva da segnalibro. Tirando delicatamente, il volume venne finalmente a lui.

America stringeva gongolante la copertina logora, accarezzando la carta sdrucita della prima pagina e indugiando sulla bellezza dei caratteri. Era scritto a mano, ma davvero bene.

Si sedette, senza neppure scostare la sedia, per la curiosità.

Socchiudendo gli occhi per lo sforzo, prese diligentemente a compitare il titolo: “Storia inglese.”Sbuffò deluso. Altro che libro misterioso e storie da brividi. Era solo un noiosissimo manuale di storia. Chissà, magari tra un anno o due Arthur l’avrebbe costretto pure a studiarlo a memoria. Che c’era di pauroso? Perché non avrebbe dovuto leggerlo?

Era tentato di scagliarlo all’angolo della stanza per la stizza, ma si trattenne. Tenendo sempre il volume nella manina, lo portò fino al suo scrittoio. Una piccola parte di lui si rifiutava di accettare che la sua grande missione fosse stata un buco nell’acqua.

-Magari una sfogliatina potrei anche dargliela...- si disse. In fondo era anche un po’ curioso di leggere cosa c’era scritto su Arthur. Di sicuro tante belle cose, no?

 


Aprì una pagina a caso, con un titolo in rosso e il disegno di una nave con una strana bandiera nera. L’incerta lingua del bambino iniziò a scandire le prime delle parole che l’avrebbero cambiato per sempre: -Il sede..sedicesimo secolo: ling...l’Inghilterra e l’età d’oro della piro...pirateria.-

 

 

E da quel giorno America non guardò più il suo tutore nello stesso modo.

 

 

  
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