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Autore: kidrauhlstattoos    23/03/2014    4 recensioni
“Ho conservato gelosamente ogni singolo istante che abbiamo passato insieme in questi mesi, anche il più piccolo. Ogni bacio, ogni abbraccio, ogni sguardo, ogni piccola incomprensione, qualunque cosa. Ho fatto il pieno e sono irrimediabilmente dipendente da te e da tutto ciò che riguarda te, da come mi sorridi a come mi guardi, perché sento che mi guardi come non mi ha mai guardato nessun altra. [...]”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                  but the chosen is you.





Le finestre della casa erano tutte spalancate, compresa la grande porta-finestra che portava al patio in marmo e poi al giardino.
La musica permeava l’aria e la ragazza canticchiava una vecchia canzone. Soffiava un vento primaverile leggero, ma ci pensava il sole a riscaldare l’ambiente. La ragazza camminava a piedi nudi e cercava di ordinare un po’ la casa, ma i suoi movimenti erano lenti a causa del pancione. Ma in fondo non le importava, stava cercando di fare del suo meglio; si era svegliata presto, aveva fatto colazione ed era andata a fare la spesa per preparare una cena speciale, e poi si era messa a pulire e a sistemare. Aveva cambiato le lenzuola del grande letto matrimoniale, aveva messo quelle bianche avorio che piacevano tanto a lui; aveva perfettamente sistemato tutti i suoi vestiti e le sue scarpe, aveva comprato il bagnoschiuma al cocco che mescolato all’odore della sua pelle, lo rendeva ancora più attraente e aveva comprato tutti gli ingredienti per la sua cena preferita. Era felice e perennemente sorridente: oggi sarebbe tornato. Non si vedevano da un mese all’incirca e le mancava il suo ragazzo.
 
 

You by myside, and trouble them don’t trouble me,
Many have called, but the chosen is you.
Whatever you want shawty, I’ll give it to you. 
You world is my world
And my fight is your fight
And my breath is your breath..


 
La riproduzione casuale dell’ipod aveva già cambiato canzone e dalle casse dell’imponente impianto stereo la musica si diffondeva per tutta la casa. Le ci volle qualche minuto per rendersi conto cosa stava canticchiando, e appena fu colpita da quella consapevolezza, il sorriso le si allargò in viso e si perse per qualche secondo a fissare il vuoto.
 
 
 
 

                                                                                             
                                                                                       
...



                                        



“Piantala Justin,  mi sto incavolando, mettimi giù.” La ragazza rise forte.

“Non sei per niente convincente.”

 Affermò, ridendo anche lui e scullaciandole il sedere. Se l’era presa sulla spalla destra qualche minuto prima, e neanche lui si ricordava perché, ma le piaceva vederla irritata ma con quel sorriso luminoso a decorarle il volto; le piaceva sentire le sue mani sulla schiena e le piaceva sentirla ridere così rumorosamente. Camminò ancora per qualche metro e finalmente la lasciò sdraiarsi sul prato del giardino, la seguì poco dopo e per qualche secondo aspettarono che i loro respiri si regolarizzassero.  Si erano rincorsi e avevano cantato a squarciagola tutte le canzoni che provenivano dall’ipod della ragazza, che era collegato alla cassa dentro casa, e con il volume al massimo avevano fatto la lotta, avevano fatto il bagno in quell’enorme piscina e avevano riso tanto e si erano baciati, oh quanto si erano baciati.

“E’ una giornata bellissima.” Lei girò lentamente il capo verso quello di Justin e gli sorrise.
“Lo è per davvero.” E sorrise anche lui e lasciò le labbra socchiuse, lasciando intendere che avrebbe  voluto dirle tante altre cose ma non sapeva come, non sapeva con quali parole e non sapeva se fosse il momento giusto.
“Mi mancherai da morire, Justin.” Aveva parlato lei per prima, a lei non importava se fosse o meno il momento giusto; lei voleva semplicemente che lui sapesse e i tempi erano brevi: Justin sarebbe partito entro una settimana.

“Mi mancherai anche tu, veramente tanto.” Le accarezzo il visto con due dita, poi si mise su un fianco e con una mano si sorresse la testa e con l’altra continuò quella tenera carezza. La ragazza socchiuse gli occhi e sorrise dolcemente, quelle attenzioni le sarebbero mancate, quel “pelle contro pelle” ancora di più e quel respiro leggero sul suo viso le sarebbe mancato come l’aria. Justin posò per qualche secondo le sue labbra su quelle di lei e poi parlò: “Si tratta di un paio di mesi, poi mi verrai a trovare, ricordi?”
Justin a soli ventidue anni si stava preparando ad  iniziare il suo terzo tour mondiale. Sarebbe iniziato nel giro di una settimana, nei primi giorni di maggio, e lei in quel periodo infernale aveva gli esami finali all’università, prima di due mesi non avrebbe mai potuto allontanarsi da Los Angeles per raggiungerlo in tour.

“Appena avrai finito i tuoi esami e avrai fatto il culo a tutti,  mi raggiungerai. È tutto organizzato, ora si trattata solo di resistere un paio di mesi lontano da te.”
Lei rise leggermente e stavolta fu lei a baciarlo. Lo fece ricadere sulla schiena e lo baciò, stringendosi  a lui e artigliando i suoi capelli.  E Justin se la strinse forte tra le braccia, approfondendo quel bacio. Riponendo quel momento nella scatola dei “ricordi indelebili”, proprio come aveva fatto con ogni altro momento che aveva condiviso con lei.

“Ho conservato gelosamente ogni singolo istante che abbiamo passato insieme in questi mesi, anche il più piccolo. Ogni bacio, ogni abbraccio, ogni sguardo, ogni piccola incomprensione, qualunque cosa. Ho fatto il pieno e sono irrimediabilmente dipendente da te e da tutto ciò che riguarda te, da come mi sorridi a come mi guardi, perché sento che mi guardi come non mi ha mai guardato nessun'altra. E sarà una vera tortura lasciarti andare, anche per solo due mesi.”  E dopo quel bacio il ragazzo parlò così, lentamente e scandendo ogni parola. Si era messo a sedere, con lei in grembo, e aveva pronunciato parole che nascondevano molto di più di quello che poteva sembrare.
Le mani di lei erano finite sul viso di Justin, con i pollici gli carezzava le guance un po’ rosse, e tutta la sua attenzione era per lui, lo osservava cauta ma decisa su cosa dire:
“Ti amo tanto, sai?”

E il ragazzo lo sapeva, non se ne stupì, non gliel’aveva mai detto esplicitamente, ma gliel’aveva sempre sussurrato gentilmente in ogni momento in quei mesi, con i suoi occhi che brillavano, con le sue attenzioni, con i suoi sorrisi, con i suoi “Non saprei davvero che fare se non ci fossi tu.”

“Io lo so e ti amo anch’io, tu invece lo sai?”

Lo sapeva anche lei, perché aveva vissuto tanto intensamente quel ragazzo che era impossibile non capire che quegl’occhi avevano sempre urlato i “ti amo” più sinceri.

“Bene, allora lo sappiamo entrambi.”


 
 
 

                                                                                         ...






 
E fissando il vuoto per qualche minuto, ricordò quell’episodio accaduto quasi cinque anni fa. Cinque anni prima, in una giornata di maggio molto simile a quella, con la stessa canzone che in quel momento le riempiva le orecchie e le faceva esplodere il cuore, si erano dichiarati l’uno all’altra per la prima volta. E cinque anni dopo lei era sempre lì ad aspettare che tornasse, questa volta da un nuovo tour, ma era sempre lei, la stessa ragazza perdutamente innamorata, che aspettava di rivedere quello che ormai era il padre di suo figlio. Qualcosa di nuovo c’era, per esempio aspettavano un bambino e lei si era aperta una brillante carriera in campo legale, adesso vivevano insieme ma Justin continuava a vivere il suo sogno: scrivere musica e andarla a cantare in giro per il mondo.

Abbandonò il panno per spolverare sul tavolino di vetro del salotto, era intenta a prendersi una pausa e a dirigersi in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, ma non fece in tempo a muovere un passo che una voce la fece sobbalzare: “Hey!”
 
E si girò di scatto e vide appoggiato alla colonna dell’arcata che portava all’ingresso, quello che sembrava proprio il suo meraviglioso ragazzo. Un sorrisetto dipinto in volto, gli occhi luminosi e le braccia conserte. Lei notò una valigia poco dietro di lui, ma ancora non aveva realizzato che fosse veramente lì: era troppo presto, aveva detto che sarebbe rientrato nel tardo pomeriggio. Oh, ma che mi importa.

E mosse veloce i suoi passi verso di lui, e gli si attaccò al collo. Justin per qualche secondo perse l’equilibrio, si aspettava quella reazione, ma il pancione gli aveva dato un bel colpo allo stomaco.
“Amore, piano!” rise, e se la strinse più forte che poté tra le braccia, attento a non farle male.
“Dio, quanto mi sei mancato. – e lo guardò negl’occhi e cominciò a ricoprire tutto il volto di baci leggeri e veloci. – Mi è sembrato un mese infinito, e non so neanche perché. Non è la prima volta che stiamo lontani e siamo stati lontani anche per molto più tempo, ma sta volta è stata dura, mi sei mancato, ci sei mancato. Dio, è sicuramente colpa di questi stupidi ormoni del cazzo.”
E gli piazzò un bacio sulle labbra, intenso e destabilizzante.
E poi gli sorrise e lui con una risata gettò la testa indietro: “Mamma mia, quanto parli!”
“Neanche sei entrato e già ti lamenti?” disse pizzicandogli il braccio. Lui non sentì nulla e così continuò con la sua risata.
“Mi sei mancata anche tu, anzi tutti e due, più del solito davvero. Così ho preso il primo aereo notturno per Los Angeles e vi ho fatto una sorpresa. Ho bisogno di passare del tempo con voi – disse carezzando la sua pancia – mi è mancato anche questo tuo blaterare e i massaggi alla pancia alle tre del mattino, perché il signorino aveva voglia di scalciare.” Disse, stavolta picchiettando il pancione.
“Da quanto tempo eri lì a fissarmi?” chiese poi lei, sorridente.
 “Mh giusto un paio di minuti, più o meno. La musica era così alta che non mi ha neanche sentito entrare e poi ascoltarti canticchiare una mia canzone è sempre un piacere.” Disse lui, facendole un buffetto sulla guancia.

E poi tacquero, continuarono solo ad osservarsi, occhi negl’occhi, pensando entrambi che gli occhi che stavano guardando sarebbero quelli che avrebbero continuato a guardare per tutta la vita, senza mai stancarsi.

Perché Lui mi guarda esattamente come voglio essere guardata.
Perché Lei mi guarda esattamente come voglio essere guardato.

E poi di nuovo, semplicemente, si baciarono. 




















                                                                                                       Ehilà :) 

Okay non ho molto da dire, tranne che l'idea per questa os mi ha folgorata questa mattina mentre sistemavo la mia stanza con la versine acustica e live di one time al massimo volume (aw le cose belle della vita!). Spero che qualcuno possa apprezzarla, l'ho scritta questo pomeriggio di getto e mi convince abbastanza da poterla pubblicare. E niente, ringrazio chi arriverà a leggere fin qui: grazie mille piccola anima. Adesso andrò a farmi del male con il video completo del concerto del 23 marzo, è già passato un anno e io ancora non riesco a realizzare di aver vissuto quel giorno meraviglioso e di aver realizzato un sogno di quattro anni. Un bacio xx :)
 
  
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