Attenzione, questa storia è una naturale integrazione di STAY (che potete trovare sulla mia pagina), pertanto si consiglia la lettura anche di quest'ultima! :)



Sono giornate difficili, queste. Fatte di silenzi fin troppo eloquenti e sospiri di due anime spezzate ma vive. Perchè il dolore svuota corrode distrugge. E' il retrogusto amaro di una vittoria che fa male solo chiamarla così.
Il sapore disgustoso di una guerra che di vincitori ne ha lasciati ben pochi.

Sono giorni cupi e sere buie quelle in cui Katniss e Peeta saggiano i loro primi giorni da marito e moglie. Si parlano di rado, ma si stringono forte, hanno solo bisogno di sapere che sono lì. Insieme. Le parole non contano.

La nuova casa è bellissima, mura di legno e cemento che si ergono dal terreno umido, l'erba fresca ricopre il Prato, simbolo meraviglioso della vita che trionfa sulla morte. E' difficile non pensarci, alla morte, quando si cammina nel Prato. E' istintivo smettere di parlare, camminare in punta di piedi, quasi con la paura di risvegliare anime che un tempo erano state amici parenti genitori. Ti senti osservato nel Prato. Percepisci la presenza di mille occhi che ti guardano, tra i tulipani e le fronde degli alberi, nel canto delle ghiandaie e gli scoiattoli che giocano e squittiscono. Non doveva andare così, non doveva. Lo sa questo, Katniss. Lo sa e vorrebbe piangere urlare gridare. Ma sa anche che bisogna andare avanti, sa che le guerre per loro natura distruggono tutto ciò in cui si imbattono, bocche voraci affamate di sangue e anime. Panem adesso è libera, e il prezzo è stato alto, forse troppo.

E' impossibile non passeggiare nel Prato senza sentirsi il cuore frantumarsi. E' semplicemente impossibile.

Ma Katniss ha imparato che le cose si possono vedere sotto due punti di vista, si può credere che il sole che sorge è sempre destinato a tramontare. Oppure che il sole che tramonta poi è sempre destinato a sorgere.

Si asciuga una lacrima mentre l'ombra di un sorriso le increspa le labbra. E la notte non fa più così paura.