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Autore: trasparent    24/03/2014    1 recensioni
Ogni fine nasconde dietro di sè un inizio. Magari non è quello sperato o quello desiderato, ma è un punto di partenza. Sta a noi coltivare e far crescere quel piccolo semino e renderlo un successo o un'immensa catastrofe.
Due protagonisti giovanissimi, Jane ed Alex, che si trovano davanti ad un'avventura più grande di loro. Soli, in una città straniera e uniti solo da un destino comune e da un sentimento che lentamente si sta facendo largo nei loro cuori. Riusciranno a superare le mille avversità e a far diventare il loro preziosissimo seme una bellissima pianta?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La fine è solo un inizio.

Prologo: Tempesta.
di Trasparent.


 






Un respiro profondo, poi un altro. Mi chiudo in bagno e per un attimo mi appoggio alla porta troppo spaventata per fare alcun che. Nella mente una consapevolezza che c'è, ma che non voglio accettare. Il cuore batte forsennato, le dita delle mani sono fredde e sudate. Strappo con poca delicatezza la bustina argentata che sembra contenere tutto il mio futuro, non mi sorprenderei se aprendola venisse fuori un mostro. Invece no, un semplice bastoncino bianco, anonimo e apparentemente innoquo.
Ok, adesso lo faccio!

Ma non è facile come pensavo. Non è semplice come c'è scritto nelle istruzioni, ma d'altronde siamo uomini non macchine, non reagiamo a comando. Mi concentro, cerco di scacciare la paura e di respirare profondamente. Dopo qualche tentativo ce la faccio.

Appoggio il test sul lavandino e aspetto, seduta sulla vasca. Il cuore ha ricominciato a pompare velocemente e la mente corre. Non so cosa sperare, non so cosa pensare. Ho paura di portare sfortuna se penso a quello che sta per accadere, ma non posso fare a meno di immaginare come sarà la mia vita se il risultato non sarà quello sperato, allora mi rimprovero perchè non devo neanche pensarci. È una precauzione, mi dico, ma nel mio intimo so che non è così:sto aspettando qualcosa che non arriverà, lo sento. Così resto imbambolata davanti allo specchio, la mente incastrata in conclusioni e ragionamenti che la paralizzano. Osservo il mio riflesso nello specchio e improvvisamente ogni pensiero sparisce, rimane solo una domanda: chi sono? Come sono finita qui? Una sconosciuta pallida e spaventata mi fissa, ma non so chi è, non la riconosco.

Quanto tempo è passato? Un minuto, un minuto è passato? Non lo so. Forse dovrei aspettare ancora un po', dovrei dargli ancora un po' di tempo, ma non ce la faccio la smania è troppa. Con una morza alla gola giro il bastoncino bianco e stacco gli occhi dal mio riflesso che non ho ancora abbandonato. Un attimo, fisso il bastoncino per un attimo e poi rialzo lo sguardo. Due occhi marroni intenso mi restituiscono l'occhiata, sono grandi e lucidi di paura. La tempesta sta per arrivare, scappa, sembrano suggerire, ma io non posso sono ancorata al pavimento, i piedi non si spostano di un millimetro.

E la tempesta arriva. Mi travolge all'improvviso sommergendomi in pochi secondi. Il respiro mi si spezza, lacrime scomposte iniziano a rigarmi il viso e le gambe mi cedono. Il sedere tocca il pavimento, mi sono accasciata su me stessa e ho messo la testa fra le mani. Sono ancora asciutta, l'acqua non mi ha nemmeno toccata, ma dentro ho un tornado.

Panico, confusione, stupore e amarezza si alternano dentro di me, lasciandomi priva di ogni forza e singhiozzante come una bambina. Vedo tutte le certezze della mia vita cadermi davanti agli occhi una ad una, come potevo pensare che un castello di carta rimanesse in piedi durante una tempesta? Solo una luce resta all'orizzonte, è piccola, ma c'è. È reale, consistente, forse ancora impalpabile, ma posso vederla e so che questa lucina porta con se una carta che nasconde una certezza che non può essere spazzata via, perchè ancorata ad un corpo più pesante, che la tempesta non riesce a portare via: il mio, non sono più sola. Addesso siamo due.
Sento un rumore strano, sembra quasi qualcuno che respira affannato nel panico. Sono io, realizzo, sono io! I polmoni si espandono e si contraggono a velocità inaudita, ho una fitta all'altezza del costato. Devo calmarmi, mi rendo conto. Devo riprendere a respirare normalmente. Mi concentro sul ritmo del mio petto. Dentro, fuori. Dentro, fuori. E ancora dentro e poi fuori. Pian piano ogni pensiero scivola via e tutta la mia attenzione si concentra su quel movimento elementare che sembra così difficile ed estraneo al mio corpo. Quasi inaspettatamente arriva la calma, lenta e strisciante, letale.

Le mani non tremano più, il cuore rallenta e rinizio a sentirmi gli arti inferiori. Riesco a metermi seduta con fatica e mi asciugo le lacrime con la mano. Insieme alla calma arrovano l'incredulità e la rassegnazione.

Com'è potuto accadere? In un solo modo accadono queste cose Jane. Ma proprio a me, come? Vuoi che ti ricordi i particolari o ci arrivi da sola?! Succede quando non si prendono precauzioni. Nessuna ragazza che conosco è mai rimasto incinta così. È successo a te. E se il risultato fosse sbagliato? Non lo è, lo sai. Si, ma se fosse...? Non lo è e basta!

E dopo la confusione...

Che faccio? Lo devi dire a Alex. Ma se lui non lo vuole? Doveva pensarci prima, non l'hai fatto da sola un bambino, ricordatelo. E dopo lo devo dire ai miei? Penso proprio di si. Loro mi faranno sicuramente tornare a casa! Credi di sì. E la mia borsa di studio? La daranno a qualcun'altro, qualcuno che magari non si fa ingravidare dal primo che passa.

E infine l'autocommiserazione.

Sola a Budabest, mantenuta dai genitori e da una borsa di studio. Incinta a diciannove anni di un ragazzo che conosce da un mese e con il quale ha fatto sesso solo una volta.
  
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