Desclaimer: come sempre scrivo senza
scopo di
lucro, i personaggi di Merlin non mi appartengono, perché se
lo fossero avrei
un lavoro!
IL MOMENTO GIUSTO
Capitolo
15
Merlin era
esausto. Sul serio, da quanto stavano lottando contro quella creatura?
Aveva
l’aspetto terrificante di una tarantola… il che
già implicava un certo orrore.
Ma se poi si aggiungeva che la bestia superava l’altezza di
quattro metri… beh.
E poi
quando voleva decidersi a morire?
“Merlin,
attento!” il richiamo di Arthur lo scosse dalle sue
lamentele. Pur essendo
stanco, scartò di lato per evitare uno spruzzo di dubbia
origine proveniente
dalla bocca della creatura. Scivolò sulla sabbia del deserto
e premette il
grilletto del fucile a fotoni, mirando ad una delle otto zampe che
ancora
sembrava in buone condizioni. Il colpo andò a segno a la
tarantola cedette su
un fianco, perché tutte le altre tre zampe erano
già abbastanza compromesse.
A quel
punto fu facile per Arthur, puntare la sua arma contro il ventre della
creatura, il suo punto debole.
Un istante
dopo stavano osservando il ragnone contorcersi in maniera inquietante a
pancia
in su tra stridii che a Merlin fecero accapponare la pelle.
Solo quando
smise di muoversi, il mago tornò a respirare. Fino a quel
momento non si era
reso conto di star trattenendo il respiro. La verità
è che quell’assalto lo
aveva spaventato, la bestia era davvero orrida ed era comparsa
all’improvviso
tra le dune di sabbia, quasi rovesciando il loro fuoristrada.
Ora il
mezzo giaceva a qualche metro da loro con una ruota forata e
chissà cosa fuori
posto. Merlin se ne preoccupò subito dopo, quando
abbandonando l’attenzione dalla
creatura, venne catturato dal brillio dello specchietto che rifletteva
il sole.
“Sono
esausto…” mormorò Arthur sbuffando e
avvicinandosi a lui.
Merlin
ricambiò il suo sguardo stanco con un’espressione
altrettanto distrutta e annuì
brevemente. “L’auto… speriamo sia tutto
ok.”
Arthur
serrò la mandibola constatando da lontano lo stato della
gip. “Accidenti!”
probabilmente si era accorto della ruota a terra. Intraprese una corsa
e in un
attimo fu vicino al fuoristrada che almeno non cacciava fumo da nessuna
parte.
Merlin osservò il re girare intorno al mezzo per
controllarlo, poi si sedette
al posto di guida e provò ad accenderlo.
Funzionava.
E Merlin di nuovo si era accorto che tratteneva il respiro.
Aveva
viaggiato a piedi al confine col deserto per giorni e non era stata
un’esperienza piacevole. Di certo rivivere
quell’esperienza nel bel mezzo del
nulla e senza magia, proprio non era tra i suoi desideri.
Quello che
voleva invece era trovare quelle dannate Disir… sempre
ammesso che fossero
state loro a chiamarlo. La verità è che non ne
era più tanto sicuro, nei due
giorni in cui avevano viaggiato nel deserto, aveva sentito pochissime
volte
ancora quel richiamo e in base a quello aveva scelto la sua direzione,
guidato
da un istinto che lui avrebbe definito
“primordiale”.
Ma a
momenti quell’istinto non gli sembrava poi tanto certo, a
volte aveva temuto si
fosse trattato solo di un alito di vento, altre volte della sua
immaginazione.
E se si fosse sbagliato? Se non erano le Disir a chiamarlo? In cosa si
stavano
cacciando?
Arthur lo
aveva seguito senza altre domande. Si era fidato lui, finalmente e
questo aveva
reso molto contento Merlin, perché anche quella era stata
una dimostrazione che
ogni cosa era tornata come era un tempo.
E anche se
in quei due giorni avevano viaggiato quasi alla cieca, guidati da
qualche
vocina che Merlin sentiva nella testa, Arthur non aveva opposto
obiezioni
particolari. Si era limitato a prenderlo un po’ in giro ma
poi lo aveva seguito
e basta e si era prodigato per sopravvivere a quel viaggio.
Erano già
stati attaccati per ben tre volte in soli due giorni e Arthur aveva
sempre
combattuto al suo fianco e con coraggio, senza pentirsi mai della
scelta di
seguirlo. SI era lamentato, certo e anche piuttosto spesso.
Ma
d’altronde Arthur era pur sempre Arthur e Merlin sapeva
benissimo quando il re
si lamentava solo per il gusto di farlo e quando invece era
coscienzioso. In
quei giorni il suo unico scopo era stato quello di punzecchiarlo e
sfotterlo e
nient’altro. Per cui il mago aveva sopportato tutte quelle
lamentele,
rispondendo a tono e senza prenderlo sul serio.
Era
soltanto lui che non si prendeva sul serio.
“Funziona!”
il sovrano aveva un sorriso contento e soddisfatto, nonostante la
fatica fosse
ben visibile sul suo viso imperlato di sudore e sporco di sabbia. Gli
occhi
brillavano sempre, come se in tutto quel caos, lui riuscisse a trovare
l’unico
fattore positivo e ad esserne felice.
Merlin
invidiava quel lato di Arthur, quello che lui diceva fosse dovuto alla
sua
asineria ma che poi in fondo gli dava una gran carica.
“Ora
dobbiamo solo cambiare la ruota. Voi sapete come si fa vero?”
domandò e Arthur per
un attimo perse il sorriso. No, decisamente non lo sapeva.
“L’ho visto
fare a Claude una volta. Non è difficile.”
Sentenziò con forza, incrociando le
braccia come era solito fare quando voleva apparire sicuro di
sé. In realtà
Merlin sapeva perfettamente che quell’idiota di un re non
aveva la minima idea
di dove mettere le mani.
“Figuriamoci,
con la vostra attenzione non vi sarete nemmeno accorto che
avrà usato la magia.
Faremmo prima a cercare un libretto di istruzioni nel
bagagliaio.”
Arthur fece
schioccare la lingua indispettito. “Io so benissimo come si
fa.” Replicò
imperterrito e Merlin sollevò le sopracciglia per
rivolgergli un’occhiata molto
significativa. Davvero sperava che lui ci credesse?
Fece quindi
per aprire la bocca per l’ennesima risposta a tono, quando si
interruppe di
colpo.
“Merlin!”
Le parole
si bloccarono in gola senza più uscire e Merlin le
inghiottì voltandosi di
spalle e lasciando vagare lo sguardo tra le dune.
“Cos’è
stato?”
“Le ho
sentite.”
“Merlin!”
“Dove?”
Si voltò
del tutto e fece qualche passo in avanti. “Sono vicine! Lo
sento!” ed era vero
(“Dove?!”). Qualcosa di diverso stava succedendo in
lui, era come se fremesse,
come se qualcosa di primordiale – come l’istinto
– e profondamente antico, si
fosse attivato in lui e nell’aria che respirava.
Tutto
intorno, poteva sentirla. La magia.
“Vieni da
noi, Merlin!”
“Sono qui.”
Bisbigliò. Arthur dietro di lui continuava a ripetere
“Dove?” e Merlin sollevò
un braccio per zittirlo. Non era il momento quello per una replica,
anche se dovette
ammettere che le domande stupide avrebbero potuto scatenare tutta la
sua
fantasia.
Scosse il
capo per non distrarsi e si fece più avanti,
finché non poté vederla. Una
piccola insenatura, una fessura nera che squarciava insolitamente una
duna di
sabbia. Da lontano e senza farci caso non avrebbero potuto notarla ma
nel
momento in cui si era sprigionata la magia, Merlin non si sarebbe
potuto
sbagliare.
Si voltò a
sorridere al sovrano, mentre sentiva la magia pizzicargli la pelle e
stuzzicarlo e la cosa lo eccitava. “Le abbiamo
trovate.”
Arthur lo
stava fissando, serissimo in volto e vagamente preoccupato. Merlin
poté notare
una gocciolina di sudore scivolargli dalla fronte lungo tutta la
guancia e poi
ciondolare per alcuni istanti sul mento. Non ebbe il tempo di chiedersi
perché
si fosse incantato in quel modo a vederla, scosse la testa mentre
Arthur
parlava con voce non del tutto ferma.
“Dobbiamo…
entrare?”
“Non
necessariamente.” Il tono del mago era inspiegabilmente
calmo, la magia lo
rassicurava al punto che non sentiva più la fatica
né l’agitazione per
l’attacco di prima. Eppure la tarantola era ancora
lì vicino, anche se ormai
esanime.
“Posso
andare soltanto io. Voi restate qui a cambiare la ruota.”
Arthur lo
studiò aggrottando la fronte e annuì lentamente.
Doveva aver notato quel
cambiamento in lui, perché continuò a fissarlo
stranito per lungo tempo, anche
quando lui gli diede le spalle e cominciò ad avviarsi verso
la fenditura.
Con quel
gesto si buttò alle spalle anche tutti i pensieri. Adesso
aveva solo una
domanda da porre alle Disir e voleva tutta la verità.
*
Ce l’aveva
fatta… aveva mai avuto dei dubbi?
Arthur
osservò compiaciuto il suo perfetto lavoro di cambio di
ruota. C’erano voluti
una buona dose di imprecazioni e diversi lividi sulle braccia,
però alla fine
ce l’aveva fatta. Ok, forse c’era anche voluta
un’ora e ad un certo punto s’era
pure perso un bullone ed era stato un quarto d’ora a
cercarlo… però, diamine!
Ce l’aveva fatta!
In barba a
tutte le battutacce di Merlin che non si fidava del suo istinto di
sopravvivenza. Lui, dopotutto era enormemente bravo quando doveva fare
qualcosa
che non aveva mai fatto, tipo cambiare una gomma del fuoristrada. Di
fatti ora
la gip era perfettamente funzionante e con una ruota nuova di zecca al
suo
posto.
“Bene… ora
manca solo…”
Arthur fece
vagare lo sguardo verso la duna in cui era svanito Merlin diverso tempo
prima.
Fino a quel momento le fatiche con la ruota di scorta lo avevano tenuto
impegnato ma adesso che si era fermato, un pensiero preoccupato lo
aveva
assalito.
Merlin
dov’era finito?
Era da un
bel pezzo che era entrato dalle Disir e poi non ne era più
uscito. Che fosse
stato in pericolo?
Di colpo si
sentì un profondo idiota: e se fosse stato tutta una
trappola?! Se a chiamare
Merlin non fossero state le Disir ma qualcuno che voleva fargli del
male?
“Accidenti!”
imprecò a denti stretti, affrettando il passo verso la duna
e scorgendo quella
piccola linea scura che pareva un passaggio. Stava quasi per
addentrarsi,
quando lo vide.
Una macchia
allampanata che usciva all’aria aperta, i capelli neri e
scarmigliati, lo
sguardo basso e impensierito. Bastò una rapida occhiata per
accorgersi che non
aveva ferite addosso e la cosa lo tranquillizzò.
“Merlin!”
gli andò incontro gridando. L’altro dapprima non
reagì, continuò a camminare
lentamente con l’aria assorta in chissà quali
pensieri. Quando però fu a pochi
metri da lui, all’ennesimo richiamo, il mago parve
riscuotersi.
“Merlin!
Stai bene?!”
Lo stregone
gli rivolse uno sguardo stralunato, cosa che preoccupò un
altro poco Arthur che
si chiese cosa fosse accaduto in quella grotta.
“Hai
incontrato le Disir?” provò allora, sperando che
Merlin rispondesse una buona
volta. Il mago finalmente annuì e Arthur cacciò
un sospiro sollevato. “E… cosa
ti hanno detto?”
Alla
domanda seguì una reazione che Arthur non si sarebbe mai
aspettato: vide gli
occhi di Merlin sgranarsi al punto che tutta la fronte si
riempì di pieghe;
sollevò anche le spalle e le braccia che scosse con vigore,
per potersi
allontanarsi da lui.
“Niente!
Non mi hanno detto niente!!” esclamò di getto, la
voce che risultava più
stridula di quanto Arthur ricordasse.
“Come
sarebbe a dire niente, scusa? Non ti hanno detto come riavere la tua
magia?”
replicò il sovrano sorpreso, andando incontro a Merlin che
faceva altri passi
indietro. Le parole risuonarono nel cervello – probabilmente
vuoto – del suo
interlocutore per alcuni istanti e lui parve ponderarvi sopra, prima di
riprendere il controllo e di cacciare un lungo sospiro.
Arthur poté
osservare le spalle chiuse in se stesse e l’aria affranta che
sfuggiva dal
volto di Merlin.
“No.” Ammise
infine il mago. “Non me lo hanno detto.”
Il silenzio
fu tutto ciò che seguì
quell’ammissione. Arthur fissò con insistenza ogni
suo movimento
ma Merlin non fece nulla, tranne sospirare ancora e ad un certo punto,
scostarsi di lato per poter tornare al fuoristrada.
“Torniamo
indietro.”
Il re non
fiatò, si limitò a seguirlo e a rimettersi alla
guida. Eppure dentro di lui
qualcosa non quadrava. Era convinto che Merlin gli stesse mentendo.
Perché ormai
lo conosceva fin troppo bene e aveva capito che il mago era il tipo di
persona
da anteporre a se stesso gli altri e soprattutto lui, ogni volta che
c’era un
pericolo. E poi quelle reazioni… una volta lo avrebbe dato
per stupido e
avrebbe fatto spallucce, ora invece era diverso. Ora sapeva che dietro
i suoi
comportamenti strambi c’era sempre qualcosa.
E sarebbe
riuscito a cavare quel dannato ragno dal buco, di questo era certo.
Il
fuoristrada camminava spedito già da diverse ore. Arthur
alla guida aveva fatto
finta di niente per tutto il tempo e aveva anche evitato di parlare con
Merlin,
nonostante quel silenzio quasi gli opprimeva le orecchie tanto era
pressante.
Eppure se n’era
accorto: Merlin di tanto in tanto lo guardava di sottecchi. Era come se
lo
stesse studiando, puntava gli occhi blu sul suo profilo per un
po’ e poi di
nuovo tornava a guardare la strada.
Arthur si
chiese il perché, quando queste azioni si erano ripetute per
la quindicesima
volta. Che cosa passava per la testa di quell’idiota, era
invece la domanda che
frullava nella sua di capoccia.
All’ennesima
occhiata, Arthur decise di torcere il collo verso di lui e di
intercettare
quello sguardo. Merlin se ne accorse e sgranò gli occhi, poi
distolse subito l’attenzione
lasciandosi sfuggire un’espressione imbarazzata.
Arthur si
trattenne dall’arricciare le labbra e tornò anche
lui a seguire la strada, non
sapendo cosa pensare.
Che diamine
gli avevano detto le dannate Disir?
“Merlin…”
“Torniamo a
Camelot.” Il mago lo interruppe prima che potesse dirgli
qualsiasi cosa. Non
che Arthur avesse idea su come intavolare il discorso, visto che il
mago era
schivo e taciturno ma trovò comunque irritante quella presa
di posizione.
“Che fai,
li dai tu ora gli ordini?” chiese pungente, lanciandogli
un’occhiata di sbieco.
Lo vide stringere le labbra ed evitare accuratamente il suo sguardo.
“Sto solo
proponendo di andare a Camelot.” Si corresse ma Arthur non
poté non accorgersi
dell’inflessione particolare con cui iniziò la
frase. Era come se volesse
replicare con il suo solito modo irriverente ma quello che ne
uscì fuori fu solo
una pallida copia.
“Ma senza
la tua magia, come faremo?”
“Troveremo
un modo.” Merlin adesso era risoluto. A quel punto
però, Arthur già era
arrabbiato ma cercò di trattenersi, perché sapeva
che se gli avesse urlato
contro, il mago non avrebbe scucito una parola.
“Cosa ti
hanno detto le Disir?” provò allora, incalzante, i
respiri erano lunghi per
cercare di calmarsi.
“Niente.”
“Non è
vero.”
La risposta
fu così secca che Arthur poté vedere facilmente
Merlin vacillare e tentennare
nella risposta. “Niente di utile comunque.”
“Non posso
crederci! Se ti stavano chiamando e ti hanno fatto fare un viaggio
così lungo
nel deserto non sarà stato certo per un saluto di
cortesia!” esclamò Arthur,
sentendosi profondamente intuitivo in tutta quella faccenda.
“Avanti, cosa ti
hanno detto… veramente?”
Merlin non
rispose. Continuava a guardare ostinatamente fuori dal finestrino, le
braccia
incrociate e l’aria contrariata come di chi è
costretto a fare qualcosa che non
si vuole in nessun modo.
“Merlin…”
il suo tono, quello minaccioso.
Ancora nessuna risposta.
“Merlin…”
Avrebbe
continuato a chiamarlo per tutto il giorno se fosse stato necessario.
Lo
avrebbe convinto per sfinimento! Stava per pronunciare ancora una volta
il suo
nome, quando il mago adocchiò la strada davanti a loro
– che lui al momento non
vedeva – e sgranò gli occhi.
“Attento!”
Un grido,
le mani del mago sul volante sopra le sue e poi un’ombra nera
a coprire la
visuale. Poi tutto divenne un turbine di lamiere e di immagini
capovolte e
furono rumori strani e dolore. Tanto dolore.
*
Merlin
tossì con forza, avvertendo nuovamente l’aria
prepotente dentro i polmoni. Per
un lungo terribile momento era stato persino incapace di respirare ma
poi tutto
era tornato alla vita e il respiro, il battito del cuore, i pensieri.
Tutto era
tornato. E nell’abitacolo era solo.
Tossì
ancora e ancora, cercando di muoversi e rendendosi conto di essere
bloccato
soltanto dalla cintura di sicurezza. Tutto il mondo era capovolto ma
quando
riuscì a staccare la cinghia, la forza di gravità
fece il suo dovere e il corpo
cadde di peso al suolo.
Non sentiva
dolore da nessuna parte ma era ancora troppo scosso anche per emettere
suoni
dalla bocca. Con uno sforzo strisciò fuori dal fuoristrada e
subito cercò di
guardarsi intorno.
Aveva visto
in un attimo cosa li aveva attaccati. Era stato uno di quei vermi
giganti che
già aveva avuto la fortuna di incontrare tempo addietro e
che lo avevano
lanciato contro il tronco di un albero. E in quel momento poteva
avvertire di
nuovo la stessa paura di quel giorno, i suoi sensi all’erta e
nel naso quel
puzzo terribile di rancido che ricordava provenire dalle fauci della
bestia.
Prima di
allontanarsi dalla gip, agguantò un fucile a fotoni riverso
sul tettuccio ormai
capovolto del mezzo e poi cercò a fatica di alzarsi in
piedi. Il suo primo
pensiero ovviamente, era stato individuare Arthur e con una muta
preghiera a
tutti gli dei dell’Antica Religione sperò che
fosse ancora vivo e che l’incidente
non lo avesse ucciso.
La sola idea
lo fece tremare per cui strinse i denti e cercò con lo
sguardo sia il verme che
Arthur. Fu sconcertato nel constatare che non gli riuscì di
vedere né l’uno né
l’altro e per un momento il feroce pensiero che quella bestia
avesse potuto
mangiarselo, aumentò con un’impennata il suo
terrore.
Non si
azzardò a gridare, perché sapeva bene che quelle
bestie venivano attirate dalle
onde sonore che si propagavano nel terreno. Provò tuttavia a
fare qualche passo
in avanti, il cuore in gola e la bocca secca al punto da non riuscire
nemmeno a
deglutire.
Ancora
alcuni passi in avanti, prima di scorgerlo. Arthur era riverso al
suolo,
immobile e con gli occhi chiusi, esattamente dall’altro lato
del fuoristrada.
Probabilmente quando il mezzo si era ribaltato, lui era stato sbalzato
fuori e
aveva perso conoscenza.
“Ti prego,
fa che sia così… fa che sia
così…” la sua flebile preghiera
continuò, mentre
con passi lenti e misurati cercava di raggiungerlo. Raggiunse il muso
della gip
a fatica, perché avrebbe voluto correre ma sapeva che il
pericolo non poteva
essere cessato.
Eppure si
spaventò ugualmente quando il vermone comparve dal suolo
all’improvviso,
sbucando proprio davanti a lui. Cacciò un gemito strozzato e
istintivamente
strinse l’arma a sé e colpì in
direzione della testa dell’animale.
Fu un colpo
di fortuna certamente. Altrimenti come avrebbe potuto centrare in quel
modo la
sua bocca? La creatura colpita nel suo punto debole, venne sbalzata
all’indietro
e poco dopo morì contorcendosi sulla sabbia.
Merlin ebbe
appena il tempo per riprendere il fiato, poi tornò a
dedicare attenzione al suo
re, che giaceva inerme sulla sabbia. Si inginocchiò accanto
a lui,
preoccupatissimo e con delicatezza lo voltò supino e gli
prese il volto tra le
mani.
“Arthur!
Arthur!” la voce finalmente gli era tornata ma
fuoriuscì bassa e gracchiante e
dovette schiarirla prima di poter richiamare il sovrano.
Provò a
scuoterlo ancora, prendendolo per le spalle per sollevarlo e con
l’altra mano
lo schiaffeggiò delicatamente. Per un attimo il ricordo
indelebile di Arthur
senza vita gli attraversò il cervello ma lui lo
scacciò con forza e si tirò
indietro anche quelle stupide lacrime che volevano uscire.
“Arthur, ti
prego, svegliati!”
Il suo
cuore batteva ancora, lo sentiva! Non doveva disperare. Il sovrano
infatti, a
poco a poco aprì gli occhi e per un lungo momento, si
guardarono silenziosi:
Merlin con il suo sorriso ebete e felice e Arthur semplicemente grato e
sereno.
“Siete un
idiota! Mi avete fatto prendere un colpo…” gli
fece notare il mago, le braccia
ancora intorno a lui e per niente intenzionate a mollarlo. Arthur si
portò una
mano alla testa che evidentemente girava fin troppo.
“Sono già
morto, Merlin, non poteva succedere di nuovo
così…”
“Resta che
siete un asino testa dura! Potevate mettere la cintura di
sicurezza!”
“Mi stai di
nuovo dando ordini?”
“Certo che
sì!” esclamò risoluto il mago e Arthur
ridacchiò brevemente. Così come Merlin
non si muoveva, nemmeno lui diede cenno di volersi sollevare da quella
posizione.
Dopo un
istante di silenzio, Arthur parlò ancora e il tono si fece
grave. “Merlin… cosa
ti hanno detto le Disir?”
E il mago
si adombrò, ormai troppo stanco e provato per poter
sollevare ancora le sua
difese. Perciò non poté fare altro che dirgli i
suoi pensieri. Non tutto
ovviamente… perché Arthur non avrebbe potuto
comprendere la verità senza
compromettere ogni cosa. Di questo Merlin ne era convinto e poi le
Disir erano
state chiare a riguardo.
“Hanno
detto…” tentennò leggermente. Arthur lo
fissava in attesa e lui infine si
decise.
“…che non
sarà possibile. La mia magia non si risveglierà
mai.”
Continua….
Ehilàààà!!
Faccio ancora in tempo a pubblicare, tecnicamente è ancora
lunedì per qualche
minuto u_u
Allora!
Ovviamente avevo tutta l’intenzione di tenervi sul filo del
rasoio e non farvi
sapere cosa hanno detto le Disir… secondo voi che cosa
è successo là dentro?
^__^ hahaha
Avanti con
le teorie! =P sappiate che son curiosa! Perciò
COMMENTATEEEE!! Su su che lo so
che ci siete u_u siete un sacco che leggete silenziosamente e di questo
vi
ringrazio ma se ogni tanto mi lasciate anche un commentino sarei
più contenta
:P
Detto ciò
ringrazio anche tutti quelli che continuano ad inserire la storie tra
le
seguite e le preferite (e pure le ricordate ma ancora devo capire a che
serve
quella raccolta -.-) e soprattutto a chi prende un po’ del
suo tempo per
commentare!!
Un grazie
sincero a Lucylu, Lunaris, brin leah,
chibisaru81, Pandora86 e Pandina99! Vi adoro! *-*
Al prossimo
capitolo! Che promesso stavolta si intitolerà sul serio
“Io vorrei non vorrei”
XD
Baci!