Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Leopoldo    25/03/2014    2 recensioni
Casa Lannister, ormai ridotta ad una pallida ombra della passata gloria, è costretta dopo anni di atti di disobbedienza più o meno palesi ad affrontare l'aperta rivolta di due alfieri, Lord Reyne di Castamere ed Lord Tarbeck di Tarbeck Hall.
Tytos Lannister, Lord di Castel Granito, è troppo debole per resistere. Tywin, il suo sedicenne primogenito, lo sa ed è pronto a tutto per difendere la propria casata.
One shot incentrata su Tywin, sul suo rapporto con il padre e su ciò che precede lo sterminio immortalato nei Setti Regni dalla canzone 'The Rains of Castamere'.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Tywin Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Uomini o Leoni?

 

 

La sensazione di rabbia opprimente gli stava penetrando fin dentro le ossa, mentre una cieca follia scuoteva il suo animo bramando sangue e vendetta.  Consapevole di non potersi permettere il lusso di lasciarsi guidare dai propri istinti, si intimò comunque la calma e cercò con ogni mezzo a sua disposizione di rimanere lucido.

 

Rilesse il contenuto della pergamena per la quinta volta, scivolando oltre quelle viscide e tracotanti parole di scherno che aveva già imparato a memoria per concentrarsi sul ritmo del suo respiro.

Il sapere che quella sfida, ormai lanciata da anni, avrebbe trovato infine compimento non rendeva però più facile accettare quell’ultimatum. Era ribellione aperta.

 

Sollevò lo sguardo, inspirando profondamente dal naso, ed incrociò gli occhi tristi di Maestro Gerald. L’anziano maestro, solitamente ligio e scrupoloso nel rispetto dei ruoli, aveva scavalcato il Lord suo padre per portargli il messaggio affinché lo leggesse per primo e, da quando glielo aveva consegnato, aveva iniziato a fissarlo con malcelato senso di angoscia.

Tywin” mormorò cautamente, quasi non volesse disturbarlo, allungando però la mano verso la pergamena per riprenderla. Era combattuto dal desiderio di conoscere cosa ci fosse scritto e, al tempo stesso, dallo spavento per la mimica facciale sofferente di colui che considerava alla stregua di un figlio. Solitamente, egli aveva l’aspetto di una statua, impermeabile agli occhi di chiunque.

 

Il primogenito di Casa Lannister serrò duramente la mascella, arrotolando con cura la pergamena, mentre la sua mente lavorava al massimo delle proprie capacità. La velocità di reazione sarebbe stata la chiave fondamentale, perciò non poteva permettersi di perdere nemmeno un istante. 

“Aspettatemi nella torre dei corvi, Maestro”

Anche se non aveva impartito un ordine,  il suo tono risultò ugualmente perentorio. Gli concesse un lungo sguardo, i suoi occhi dalle iridi smeraldine che trasudavano rabbia e frustrazione, voltandogli le spalle per dirigersi verso la parte del castello che ospitava i quartieri privati.

“Preparate tutti i vostri corvi” aggiunse, fermandosi un istante senza comunque voltarsi. “Esigo che siano pronti a volare il prima possibile”

 

Due anni prima, quando le cose avevano iniziato a degenerare, era semplicemente troppo giovane perché le sue parole non risuonassero come il capriccio di un bambino che vuole giocare a fare il grande.

Era passata appena una settimana da quando la rete di informatori –uno dei pochi ordini che il Lord suo padre non era riuscito a distruggere- aveva portato a Castel Granito le prime avvisaglie di ciò che sarebbe poi successo. Aveva lasciato che il suo innato senso di lealtà verso la sua Casata gli impedisse di prendere il posto dell’incapace che aveva portato i Lannister sull’orlo dell’estinzione.

Nell’istante in cui aveva rotto il sigillo del messaggio, però, aveva capito che il tempo degli indugi si era esaurito: avrebbe fatto ciò che andava fatto, anche se quello avesse significato dover scavalcare il Lord suo padre.

 

Pervaso da questa incontestabile consapevolezza, percorse il più rapidamente possibile la distanza che lo separava da quello che, ad ogni passo ne era sempre più sicuro, sarebbe stato il momento decisivo per il destino della sua Casata.

 

Eppure, nonostante la risolutezza e la collera, una volta di fronte alla camera del Lord di Castel Granito indugiò. Per un lunghissimo e doloroso istante, la sua decisione vacillò, quasi abbattuta da un senso di inspiegabile vertigine.

Se anche io non rispetto il mio Lord, nonché sangue del mio sangue, come posso pretendere che lo facciano gli altri?

 

Odiava il Lord suo padre –non lo chiamava mai semplicemente padre, nemmeno nei suoi pensieri- per la sua debolezza, per la sua indole così mansueta che persino un bambino in fasce sarebbe stato in grado di mettergli i piedi in testa e per quella risata idiota che scuoteva il suo doppio mento davvero troppo spesso: tutto ciò che Tywin si era impegnato a diventare, poteva essere considerato l’antitesi perfetta dell’irresoluto Tytos.

Eppure gli doveva rispetto ed obbedienza, se non come uomo, almeno per il ruolo che ricopriva ed il doppio vincolo che li legava: era il suo Lord e ed era suo padre.

 

Represse il ripensamento ed entrò nella camera, guardandosi dal farsi annunciare od accompagnare da uno dei servi. Forse fu la sua fortuna visto che, non appena mise piede nelle stanze private del Lord suo padre, provò un senso di ribrezzo tale da vincere qualsiasi presente e futura indecisione.

Ecco qui’, si ritrovò a pensare amaramente, ‘a cosa si sono ridotte il prestigio e la potenza di casa Lannister

 

Lord Tytos, signore di Castel Granito, Protettore dell’Ovest e Scudo di Lannisport, giaceva inerte sul suo letto.

La pancia era talmente gonfia che la pelle risultava tesa come quella di un tamburo, lucida e pallida, mentre il grasso dei pettorali ricadeva su di essa in due flaccide tettine.  

I piedi e le gambe, ugualmente gonfi, erano ricoperti da diversi panni bianchi, probabilmente bagnati per portare sollievo e frescura.

Lui diceva di essere malato ma, da che ne avesse memoria, non lo ricordava più in salute di così. Solo al fetore allucinante che percepiva nella stanza non era abituato.

 

Tywin” ansimò ad occhi chiusi, prima di ruotare il collo grasso verso di lui. Sembrava terribilmente stanco, quasi non riposasse da giorni, ed al tempo stesso sorpreso. D’altronde, dei suoi figli lui era l’unico a non essere mai andato a trovarlo da quando si era barricato in camera.

 

Stando ben attento a non colpire con il piede il pitale traboccante abbandonato vicino al letto, gli allungò la pergamena.

“Questo è appena arrivato da Castamere” disse scandendo bene le parole, risoluto nel farsi comprendere, approfittando del fatto che il Lord suo padre stesse leggendo per spalancare le imposte e far circolare un po’ d’aria.

 

“Dunque Wyman Reyne … c’è lui dietro ai preparativi di guerra di Symon Tarbeck?”

 

La sua voce preoccupata, più acuta del normale, lo fece irritare ancor di più, nonostante sembrasse impossibile. Con notevole fatica, comunque, si mise di fronte a suo padre, tenendo per sé i suoi pensieri.

 

“Avevi ragione tu” si lamentò piagnucolando, la mano che continuava meccanicamente a togliere sudore e lunghe ciocche bionde appiccicaticce dalla fronte. “Avrei dovuto uccidere quel dannato Tarbeck due anni fa, quando disonorò il mio tavolo e la memoria di mia moglie” 

 

“Ciò che è fatto non si può cambiare” mormorò Tywin, lo sforzo di mantenere un’espressione di neutralità sul volto tradito da un tono di malcelata irritazione.

Chiuse gli occhi, mentre la sua mente veniva attraversata dall’immagine di Symon Tarbeck completamente ubriaco che scagliava la sua coppa di vino contro Lord Tytos e, senza successo, provava ad estrarre la spada per avventarsi su di lui.

Come era stato ripagato questo affronto e quello ben più grave perpetrato da Lady Ellyn Tarbeck che, una volta saputo dell’arresto del marito, aveva fatto rapire tre Lannister –innocenti paggi ed incolpevoli coppieri, tra cui un nipote di Tytos-? In nessun modo.

Il Lord suo padre non aveva la forza, interiore ed esteriore, per giustiziare un uomo. E, cosa più importante, mai l’avrebbe avuta.

 

“Avrei dovuto richiamare i vessilli e marciare su Tarbeck Hall la settimana scorsa” riprese, spostando lo sguardo dalla pergamena stropicciata alla finestra, forse dopo essersi reso conto della leggera corrente che gli pizzicava le guance.

“Ora ronzano intorno a Castel Granito come mosche su un cadavere. Fiutano la nostra debolezza”

 

“Mio lord” digrignò i denti, deglutendo la propria ira e quel ‘La vostra debolezza’ che era quasi uscito dalle sue labbra, nonostante le parole di Tytos sembrassero il preannuncio di una resa.

“Osano imporre condizioni, pretendono di sfruttare le nostre miniere d’oro, vogliono tutti i Lannister in esilio ad Essos. La situazione esige una risposta rapida e definitiva

Si ritrovò proteso sul letto, le mani appoggiate sul bordo, praticamente senza essersi reso conto di aver mosso un muscolo.

Gli occhi di Tytos lo fissavano, spalancati e straniti, e lo costrinsero a chiedersi se fosse solo sorpreso oppure se quella mossa lo avesse addirittura spaventato.

 

“Non ho la forza per alzarmi da questo letto” mormorò cautamente il Lord, umettandosi le labbra e tornando a guardare in direzione della finestra. “Figurarsi per difendere il mio castello ed i miei figli”

 

Tywin drizzò la schiena come se fosse stato colpito da una frusta ed indietreggiò, inorridito e disgustato dall’ennesima dimostrazione di incapacità dell’uomo.

“Lascerete che si prendano ciò che ci appartiene di diritto?” sibilò, gli occhi ridotti a due sottilissime fessure. “Permetterete a quei piccolo insetti che si nutrono di escrementi di sconfiggere un leone?”

 

Tytos rise. Quella risata lenta, profonda, cadenzata e totalmente fuori luogo che, tra le altre cose, era anche il motivo per cui Tywin non sorrideva mai.

“Siamo uomini, figlio mio, non leoni” gli disse, usando lo stesso tono infantile con cui si rivolgeva a Gerion, il più piccolo dei suoi cinque figli.

 

“Voi non lo siete di sicuro” replicò Tywin senza riflettere, ferito profondamente nell’orgoglio.

Quando lui e Kevan, i più grandi della cucciolata, erano bambini, sua madre passava ore a raccontare loro storie di antichi eroi Lannister, uomini forti e fieri la cui voce era temuta come un ruggito, più simili a leoni che a uomini. 

Era stata lei, una donna appartenente alla Casata non per nascita ma per matrimonio, ad inculcarle il mito dei possenti Lord di Castel Granito e, crescendo, ne aveva assimilato le qualità fino a farle diventare sue.  

 

Quella frase pronunciata involontariamente, con sua parziale sorpresa, aveva però colpito il Lord suo padre. Infatti il giovane Lannister vide qualcosa di diverso nei suoi occhi, quello strano luccichio che compariva di rado nelle sue pupille spente: furore

“Tu invece sì, non è così? Pensi di essere migliore di me?” sbottò Tytos, il volto dello stesso colore scarlatto dell’emblema della Casata, agitando le braccia in preda alla rabbia.

 

Tuttavia, come accadeva sempre quando si arrabbiava, il luccichio sparì presto, sostituito dal suo abituale sguardo assente e da quel suo tipico senso di rimorso.

Aveva tutto il diritto di infuriarsi con suo figlio, visto che a conti fatti lo stava scavalcando –o si preparava a farlo presto-, ma la sua indole blanda gli impediva di reclamare tale diritto: al contrario, era dispiaciuto per aver alzato la voce con il suo primogenito.

Ansimante per lo sforzo e con la respirazione dal naso così affannata da assomigliare allo strepitio di un fuoco acceso, scosse il capo con sdegno e si voltò verso la finestra.

 

Tywin rimase fermo ed in silenzio, perfettamente consapevole di ciò che passava per la mente del Lord suo padre. Nonostante l’odio, aveva passato gran parte delle sue giornate al suo fianco, assorbendone il modo di pensare in modo da farne suo l’opposto.

“Voi forse difettate delle forze che la malattia vi ha strappato, ma io no” lo disse in maniera esplicita, senza giri di parole, sicuro che questo avrebbe permesso a Tytos di capire.

 

Certi uomini agiscono se punti sul proprio orgoglio, altri se corrotti da promesse sussurrate e monete d’oro appoggiate sui loro palmi, altri ancora se mossi dalla paura delle conseguenze. Tywin sapeva riconoscerli al primo sguardo.

Infine, c’erano uomini come il Lord suo padre, persone deboli che sperano che siano altri ad agire al posto loro. E su questo Tywin sperava di riuscire a far leva, offrendo sé stesso per il ruolo che Tytos si rifiutava di interpretare.

 

“Figlio mio, sei così sciocco. Brami il potere da tanto tempo, eppure non sai nemmeno cosa sia. Il potere logora, distrugge, rende le persone violente e crudeli. È questo ciò che vuoi?”

C’era angoscia nella sua voce, la stessa che soggioga il cuore di un uomo condannato. Tytos era per diritto un Lord, eppure non aveva mai avuto alcuna intenzione di esserlo e, per tutta la vita, non aveva fatto altro che ricordarlo a sé stesso ed ai suoi sudditi.

 

“Per il bene di Casa Lannister sono pronto a fare qualsiasi cosa” dichiarò sollevando il mento ed assumendo naturalmente una posa particolarmente fiera. Eccolo lì, il leone. “Qualsiasi

 

“Ed è proprio questo che mi spaventa di più” sospirò dopo averlo osservato per qualche istante. Era triste per lui, questo era certo, e sembrava quasi lo compatisse. Era debole, fin troppo gentile per un uomo che può condannarne a morte migliaia schioccando le dita, ma non stupido: aveva infine capito.

Non era più tempo di calici scagliati, Lord sbattuti nelle segrete e storie di scherno sulla circonferenza della sua pancia. Era la guerra e, persino lui lo sapeva, una delle parti avrebbe sanguinato più dell’altra, finendo con il morire.

L’esilio era la soluzione perfetta per lui. Per la sua famiglia, invece? Forse era Tywin il meglio per Casa Lannister? Aveva alternative?

“Ti cedo il comando, se è questo quello che desideri” esalò alla fine, vinto dalla sua stessa stanchezza e dalla pressione silenziosa degli occhi di suo figlio.

“Sarai la mia voce e la mia volontà” agitò la mano verso di lui, quasi invitandolo ad andarsene ed a lasciarlo solo. “Sono troppo malato per preoccuparmi anche della tua sorte”  

 

“L’avete mai fatto?”

Non c’era astio nella sua voce, per una volta, solo tagliente ironia.

Lo sto liberando di un fardello che non può sopportare’ pensò, nel petto uno strano senso di liberazione, completamente inspiegabile visto che quel fardello ora gravava su di lui, prima di inchinarsi rigidamente ed uscire da quel porcile.

 

Il percorso inverso rispetto a quello compiuto per arrivare ai quartieri privati del Lord suo padre fu sorprendentemente più breve.

Tuttavia, quando raggiunse Maestro Gerald nella Torre dei corvi, sapeva perfettamente cosa fare. Non esitò nel dare l’ordine di convocare immediatamente tutti gli alfieri di Castel Granito e non dubitò un solo istante della decisione di chiedere tempo ai Reyne per riflettere sulle loro assurde pretese, rispondendo nel modo esatto in cui l’avrebbe fatto il titubante Tytos.

Le sue idee erano ineccepibilmente logiche, la sua attenzione rivolta al più piccolo dei dettagli, la sua mente comunque proiettata sempre alla mossa successiva.

 

Aveva solo sedici anni, sulle sue spalle reggeva il peso di una delle Casate più gloriose ed antiche di Westeros e, se non si considerano i libri e le storie, non aveva alcuna esperienza militare.

Eppure, come il suo Maestro ebbe modo di constatare in prima persona, era già un comandante migliore di quanto Tytos potesse solo sognare di diventare.

 

Certi leoni non ambiscono a diventare capobranco, altri semplicemente nascono per esserlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

Una delle cose che più mi piacciono di Game of Thrones –anche se forse sarebbe più corretto parlare di ASoIaF- è la quantità immane di storie ambientate anni prima degli eventi narrati e di cui conosciamo solo le conseguenze, non il modo in cui si sono svolte.

Ad esempio, dopo aver ascoltato ‘The Rains of Castamere’ ed averne letto il testo, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa ci fosse dietro.

Per chi non lo sapesse, un sedicenne Tywin guida i malridotti –per colpa di suo padre- Lannister in uno scontro mortale con due casate ribelli, i Tarbeck of Tarbeck Hall e Reyne di Castamere, uccidendone ogni membro e radendo al suolo i loro castelli, lasciando le macerie come monito.

Questo è ciò che sappiamo. Il resto si può solo immaginare, ed è esattamente quello che ho fatto.

Perché Tywin Lannister potrà essere odiato da molti, ma resta uno dei personaggi più di spessore e di carattere dell’intera saga. E ho trovato molto interessante cercare di indagare su di lui, su come poteva essere da giovane e sul rapporto con suo padre. Spero di essere riuscito a fare qualcosa di buono.

 

Potete trovare qui  http://awoiaf.westeros.org/

e per alcuni punti qui  http://wiki.ghiaccioefuoco.com/view/Pagina_principale

la maggior parte delle informazioni che ho usato. Il personaggio di Maestro Gerald non esiste ed i nomi di Lord Tarbeck e Reyne li ho inventati in quanto non vengono mai menzionati da Martin.

 

Per motivi di lunghezza e di difficoltà personali –mancanza di tempo- nello scrivere con continuità, ho deciso di dividere la storia in tre one-shot il più possibile slegate tra loro, che andranno poi a comporre una serie unica, dalla presa del potere alla fine della ribellione.

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui.

Alla prossima one-shot, che si intitolerà ‘Quel Lord di Castamere’.

Pace.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Leopoldo