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Autore: maiscia    25/03/2014    1 recensioni
Io sono una stella.-
-E' esatto ed è per questo che io sono qui,il tuo calore mi ha attirato a te ed è così piacevole sentirlo.- parlava con voce gentile cercando di potersi avvicinare di più alla sua preda.
-Sei un viaggiatore giusto? Avrai visitato tantissimi luoghi.-
-Sì, è vero inoltre non mi fermo mai nello stesso posto o almeno dopo che mi sono nutrito.
- Dev'essere così bello potersi muovere in libertà senza stare nello stesso luogo.
-Oh, altroché. La sopravvivenza è un bisogno che sento di continuo e migliaia come te ne sono coinvolte.
-Non capisco.-
- Non c'è nulla da capire.- e l'afferrò per stritolarla tra le mani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Signore li ho trovati: Lebedev  ci raggiungerà al più presto!-riferì la Guardia al comandante una volta che i tre rientrarono nel loro gruppo. E il comandante come previsto lì rimproverò  ferocemente per quella mancanza che avevano commesso.- Non voglio impicci durante il lavoro, cialtroni che non siete altro! Una Guardia oltre che essere forte e scattante deve essere ben disciplinata, sono stato chiaro?!- Sissignore! – esclamarono all’unisono i due tranne Sokolov che per giusti motivi era assente alla scena.-Ubriaconi che non siete altro, volevate farla franca sotto al mio naso, ma a me non sfugge mai nulla! Alla fine di questa giornata farò il resoconto di tutte le vostre mancanze per riferirle immediatamente all’attuale comandante delle Guardie conosciuto come il  principe  Dan!- Cos’è siamo a scuola? Non la smette mai di darsi delle arie.-Sospirò una Guardia senza farsi sentire. –E di urlare ai quattro venti: e menomale che si è ritirato, questo vecchio rimbambito.- aggiunse un altro sillabando solo le parole.-  Dove diavolo è finito Lebedev, Sokolov?! – riprese poi a parlare dopo una attimo di pausa per riprendere fiato. Sokolov assorto com’era nei suoi pensieri capendo che si stava rivolgendo a lui prima di parlare deglutì rumorosamente: sentiva lo sguardo del mostro perforarlo simile ad un proiettile e la sua voce cominciò a farsi strada nella sue mente minacciandolo.-“Parla e ti divoro! Menti se vuoi avere salva la vita!”- Io …. Non so … dove è andato …. Non so … niente … non mi ha … detto niente …. Non ho visto niente … -  biascicò  stringendo i pugni e tremando ma non per il freddo.- Sei tanto ubriaco come mi vuoi far credere? Vedi di darti una rinfrescata o dovrò espellerti dal ruolo di Guardia!- Sta solo dicendo che non ha ritrovato più il suo compagno; potrebbe essersi dileguato senza farsi accorgere.- intervenne in aiuto la Guardia ancora stranito da quella faccenda.-  Zuznetsov, cos’hai da dire?-  Alzò le palpebre guardando il comandante direttamente negli occhi. L’altro per un momento si sentì raggelare e imprigionare in una morsa di ghiaccio.- Ci scusi, eravamo talmente presi dal bere che no eravamo coscienti delle nostre azioni … non credo che Lebedev  sia andato molto lontano, quando vorrà tornare lo farà. - disse tranquillamente accennando ad un breve sorriso. Però subito tornò serio mentre il suo sguardo torvo si staccò dal soggetto.-E ora se non volete che vi punisca andate a cercare quegli altri due! Sembra che anche loro si siano dati all’ubriachezza o forse sono stati tramortiti e non possono più tornare, non ne ho la più pallida idea! –Nonostante le parole imperiose e gracchianti del vecchio si intravedeva una nota di tremore fiorire sulle sue labbra. Capì di non poter controbattere le parole di poco fa e cercò di evitarle. – Mi scusi comandante,- riprese a parlare il mostro con voce tranquilla,-lasci che vada io a recuperare le altre due Guardie, posso farcela benissimo anche da solo, se mi permette di farlo.- No,no, andrai con i tuoi compagni, non voglio altre rogne per il resto della giornata, chiaro?!-  Il rombo di una tromba gli impedì di aggiungere altro. Un folto gruppo di soldati a cavallo si avvicinava con spade e fucili tratti dalle loro custodie.-l soldati del regno del Nord … - mormorò il comandante sgranando gli occhi.- Guardie, in posizioni, muoversi!- ordinò sguainando la spada e salendo a cavallo.- E va bene Zuznetsov, trova quegli altri due dispersi e chiedi loro cosa li hanno spinti ad allontanarsi … forse hanno trovato qualche intruso nel boschetto non si sa mai ma ne dubito: sfido chiunque a passare dalla porta principale e mi raccomando assoluta discrezione.- Si signore.- Su quel particolare avrebbe avuto da ridire.-E il tuo cavallo? Ti stancherai col cammino che c’è da fare.- disse preoccupato la Guardia di prima affiancato dal pallido Sokolov. –Non mi servirà. Non mi stanco mai di fare il mio lavoro. Addio. – salutò mettendosi in cammino e rivolgendo un fugace sguardo al capo delle Guardie del regno del Nord che fu contraccambiato da un’occhiata  d’intesa.-Il piano funziona a meraviglia.- affermò il mostro ormai lontano da voci e occhiate indiscrete.
-Dove mi trovo?- si chiese la piccola stella osservandosi intorno e notando con un pizzico di sollievo che l’oscurità non la stava attorniando più come prima confondendola e spaventandola. Ora era stata sostituita da un'unica luce di forma rotonda al di sopra del suoi capo. E come un uomo sfortunato le cui sventure non finiscono mai e si susseguono una dietro l’altra con sempre maggiore forza così anche Zella si rese conto di essere bloccata in un pozzo la cui altezza era spaventosa e troppo difficile da superare perfino per un uomo robusto come Arthur. –E adesso come faccio?-disse lamentandosi e strofinandosi le guancie gelate. Arthur infatti le aveva spiegato cos’era quella costruzione incontrata per caso nei pressi del paesello. –“Che cos’è quella cosa?”- gli aveva domandato la piccola intravedendola in mezzo a quella bufera. Se non fosse stata per il cigolio del vecchio secchio l’avrebbe scambiata per una strana allucinazione.-“Non è una cosa è un pozzo. E’ fatto di tante pietre ed è simile ad un contenitore perché se ti affacci giù vedrai tanta acqua quieta pronta per essere colta. La raccogli con quel secchio che vedi cigolare; la corda serve per alzarlo e abbassarlo e la carrucola è il motore della costruzione: senza di quella puoi scordarti l’acqua.”-Era la risposta più esaustiva che Arthur avesse mai dato a Zella di tutti quegli oggetti che lei non conosceva e le sembravano così eccezionali e pieni di segreti.-“ L’acqua è quel liquido che mi hai fatto bere? E’ così importante per gli uomini?”-“Sì, importantissima.” – “Ma una come me può berla?”-“Senza dubbio. Non nuoce a nessuno. O meglio …”   -Tentò di dare una spiegazione migliore ma dato che non era né il luogo né il momento migliore vi rinunciò scuotendo la testa.-“ Non vorrei mai che mi gettassero in un pozzo e mi chiudessero dentro. Sarebbe la morte peggiore.”- “Che cos’è la morte?”-“E’ un qualcosa a cui non permetterò mai di sfiorarti.”- Dopo quella frase Arthur non aveva aggiunto altro ed erano proseguiti verso la locanda. –“Che la morte sia una cosa tanto brutta? No, non devo pensare a questo adesso. Devo uscire da qui, ma come?”- Le sue gambe oltretutto erano per metà immerse nell’acqua gelata. Poi ricordò un’ altra cosa importante: i pozzi di solito come gli aveva spiegato Arthur quando gli tornò in mente venivano costruiti presso villaggi e quindi se Zella avesse urlato quanto bastava per richiamare l’attenzione di qualcuno ci sarebbe stata una speranza. Raccogliendo le poche energie e preoccupata per la sorte di Arthur cominciò ad urlare a gran voce senza fermarsi mai.-Vi prego aiutatemi sono caduta nel pozzo!- Lo ripeté così tante volte fino a che la sua voce non si affievolì e la sua gola non divenne secca. Sconfitta si sedette con le ginocchia sul petto e la testa sulle gambe  immersa quasi del tutto nel acqua nel tentativo di calmarsi e di trovare un latro modo per uscire, ma era inutile. Qualsiasi cosa avesse provato avrebbe potuto anche ritorcesi contro perciò dovette accettare pian piano il senso di impotenza che si faceva spazio dentro di sé. Voleva fare a meno di piangere e desiderava solo che qualcuno la soccorresse e più di tutti Arthur.- Guarda, guarda un intruso. Che ci fai nel mio pozzo?- domandò una voce curiosa e femminile provenire dall’entrata del pozzo.-Ti …. Prego …. Aiut- …. Ami …. – ansimò la piccola volgendo subito la testa in alto.-Sta tranquilla, ti aiuterò!- E detto ciò mise in moto la carrucola per far abbassare il secchio; cigolò per tutto il resto del percorso e fu spiacevole da sentirsi; Zella infatti si era tappata le orecchie per tanto baccano. Dopo un tempo a dir poco interminabile il secchio raggiunse la sua destinazione e visto che aveva un’ampiezza di un metro per lei non fu difficile entrarvi, così piccina che era. Nella salita tirò un sospiro di sollievo e inclinando la testa per non guardare direttamente la luce accecante  si chiedeva chi fosse la sua salvatrice. Intanto il cerchio di luce cominciò a divenire opaco e quando Zella se ne accorse era diventato completamente nero. –Che cosa, è già notte?- chiese ad alta voce e sporgendosi dal secchio spalancò gli occhi perché credeva di averli chiusi e invece … -Sei nello spazio, piccolina.- rispose la voce femminile porgendole la mano per farla scendere. Si guardò intorno: il suo luogo d’origine, uno spettacolo così immenso da mozzare il fiato anche se ovviamente non ne aveva più; poi si riscosse e stringendo una mano delicata e sottile balzò giù dal secchio mettendo piede su una superficie grigia e polverosa. Questa poi si stendeva a vista d’occhio perdendosi nel nero cielo punteggiato da tantissime luci. -Oh, oh, ma qui abbiamo una stella, così piccina poi! E’ da un decennio che ne vedevo passare da qui una, figuriamoci scovarla  nel mio pozzo! Ma dimmi, ti hanno già scoperto e dato un nome?- Zella, non capendo cosa volesse dire stava per ribattere ma uno starnuto violento la zittì: i suoi vestiti erano fradici per via dell’acqua gelida.- Oh, poverina stai tremando tutta e sei pallida come un  cadavere! Vieni con me, ti darò dei bei vestiti e ti inviterò al mio tè così potrai assaggiare i miei squisiti dolci! Che gioia ho finalmente un ospite come si deve! – squittì di gioia e trascinando quasi a forza la povera Zella stanca e con un notevole appetito. Nonostante ciò la piccola stella volle lo stesso inquadrare bene quella figure alta ed esile: le dolci curve delle sue spalle erano coperte da un lungo mantello argenteo, leggero e sottile; se avesse tirato un forte vento gliel’avrebbe di sicuro strappato via; quello stesso mantello avvolgeva l’intera figura della  donna dal volto biancastro ma curato e con un profumo simile alla dolce essenza della vaniglia; i suoi occhi di un grigio perla si posavano con gentilezza e con estrema curiosità su ciò che coglieva la sua attenzione. E in maniera particolare su Zella; quegli occhi che la fissavano indagavano fra le pieghe dei suoi abiti, le ciocche dei suoi capelli e la doratura delle sue iridi per trovare una novità degna di essere captata e divulgata. –“Che imbarazzo, perché mi fissa così?”- si chiedeva Zella accorgendosene. L’altra sorrise smettendo di fissarla e aumentando ancor di più il passo.- A-aiuto!- esclamò la piccola ormai aggrappata  al suo braccio.- Su, su! Muovi quei piedini che devo ancora ultimare i preparativi per il mio tè!- disse solo la donna correndo agilmente sulla superficie polverosa creando nubi grigie dietro di lei. Percorsero circa un centinaio di metri prima di calpestare un lungo tappeto soffice spiegato apposta.-Cosa … - accennò a dire Zella quando alzando lo sguardo vide un enorme palazzo addobbato a festa, di marmo bianco che emanava luce pura –“Oh, è la luce che ho visto dal fondo del pozzo!”- esclamò nei suoi pensieri, rapita dalle forme di quell’edificio così maestoso quanto dolce nelle sue curve scolpite nella dura pietra; nell’avanzare verso di essa, presentava un portone centrale ricco di intarsi e figure d’angeli dal volto sereno con le bocche spalancate al canto che suonavano la cetra, l’arpa, il flauto … tutti gli strumenti immaginabili, tanto erano numerose le figure, tanto spiccava da terra il portone. Sollevando ancor di più il capo si osservava un rosone decorato con particolare dovizia e con una miriade di colori tale da far contrasto al biancore dell’edificio;  alla rispettiva destra e sinistra dell’entrata più di una decina di archi sorretti da colonne di gusto classico, in particolare ioniche, si allungavano per più di una cinquantina di metri: ben lunga si presentava, simile ad una reggia che non intimoriva anzi, accoglieva a braccia aperte chiunque vi volesse entrare. –Chi sono quelle persone?- domandò Zella puntando il dito verso una delle miriadi di finestre allungate dalle cui tende si intravedevano figure dai movimenti sinuosi aprir la bocca a conversazioni celate.- Sono i miei ospiti, piccola mia. Gente che va e viene da casa mia; gente di una certa audacia e squisitezza, gente aperta e sincera ma soprattutto gente che vive, che conosce e che in cambio della mia ospitalità e dei miei dolci mi racconta tantissime storie.  - rispose la donna aprendo  una mano davanti all’edificio per poi chiuderla in pugno al termine della frase.- Grazie per la tua responsabilità, sei tanto gentile a volermi invitare al tuo tè. - affermò la piccola sentendo di potersi fidare di quella sconosciuta e si piegò in avanti in un piccolo inchino.- Per tutte le comete! Tu si che sai rivolgerti a una signora! Che educazione, che classe! E dire che le stelle son molto riservate, pignole e permalose! Ah, ho fatto proprio bene a portarti con me, sarà interessante vedere come andrà a finire.- e ridacchiò lasciando Zella nel dubbio dell’ ultima frase. – Non credo di capire … - Unastellaunastellaunastellaunastella! – Silenzio!- tuonò la donna rivolendosi alle statue d’angeli che alla vista della piccola stella aprirono le bocche in una smorfia di stupore.- Dadovevienidadovevienidadovevieni?- La incalzavano ignorando il rimprovero e sorridevano dolcemente.- Io non so da dove vengo …. Di preciso … - rispose Zella in una nota triste.- Vorrei tanto saperlo anch’io. –aggiunse abbassando lo sguardo.- Ora basta! Non siate così impertinenti con una signorina di nobili origini. Eseguite il vostro compito, adesso! -Questo bastò a farli zittire; sbuffarono e lanciando occhiate di disapprovo scesero a uno a uno dalle pareti di marmo bianco con in mano gli strumenti e si disposero ai lati del tappeto in ordine crescente, dai più piccoli putti agli angeli più maestosi. Partirono i più piccoli suonando i flauti una nota dolce e graziosa seguiti dai più grandi assieme a violini, trombe in un crescendo forte e melodioso di note, dopodiché la melodia andò a scemare per finire in un sussurro perso nel vuoto. Zella applaudì contenta e risollevata un po’ d’animo grazie a quell’orchestra che concludendo il concerto, si abbassò in un inchino per poi annunciare ad alta voce:- Benvenuta Zella, stella di nobili origini!- E tornarono dritti in piedi, irrigiditi come se appena sciolti dalla pietra fossero tornati marmorei rimanendo lì in attesa di ordini. – Conoscono il mio nome. - notò la piccola rivolgendosi la donna di fianco a lei.- Mi sembra naturale, l’hai detto pochi istanti fa .- Non è vero, non me lo ricordo!- Allora te ne sarai dimenticata.- la contraddì  scrollando le spalle ma distogliendo lo sguardo.-“Qui gatta ci cova, è un bene fidarsi?”- Arthur le aveva raccomandato di non dare confidenza agli estranei perché avrebbero potuto fraintenderla o farle del male …. Eppure la donna si era dimostrata molto gentile nei suoi confronti e incolparla di una sciocchezza simile sarebbe da scostumati: non era stata proprio lei ad averla aiutata risalendo dal pozzo? Il pozzo!-“Ma come potrò esserci finita mai là dentro? Che io stia sognando? E Arthur? Sarà preoccupato per me? Gli prenderebbe un colpo se sapesse che non sono più … - Non darti tante pene Zella, quell’ uomo ha ben altro a cui pensare ! Comunque che strano nome che ti ha dato … - Ma allora legge nel pensiero! Non mi prenda in giro e mi riporti indietro! Forse lui è -  - Ascoltami bene.- La donna ora si trovava di fronte a lei in ginocchio ad accarezzarle una guancia da cui scorreva una fievole lacrima.- Rilassati, per ora non potresti tornare neppure volendo laggiù quindi perché ora non ti calmi? Scommetto che al tuo ritorno lui sarà sano e salvo e felice di vederti sorridente, che ne dici?- La fissava con tale intensità e sicurezza ipnotica da contagiarla rispondendo con un lievissimo sì. - Lo giuri?- chiese incerta.- Lo giuro e ora basta con le chiacchiere: fra poco arriveranno tantissimi ospiti e c’è tanto da fare, uh, tanto, tanto! Il vestito, i dolci, il tè, le decorazioni, ah, quante cose, moltissime!- Non rispose poiché fu travolta dalla  fiumana di parole e ripartì in una trafelata corsa che la portò a varcare la soglia del portone che si aprì in due ante all’ immediato gesto della padrona. Evitò di guardare la piccola negli occhi nascondendo il suo nervosismo tra discorsi stupidi e insignificanti. Era curiosa, punto e basta. Ma non sopportava di dire bugie.
Bene ed eccomi qui al mio 11esimo capitolo! Mi auguro che stia piacendo a coloro che mi seguono. Potete dirmi se vale o no la pena continuare? Critiche incluse, ovviamente! 
  
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