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Autore: Danielle Johnson    04/07/2008    0 recensioni
Didone ha appena perso il fidanzato e non trova una ragione per vivere almeno fino a quando non incontra uno sconosciuto senza nome che le fa tornare la speranza di continuare a lottare
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata di sole tutto ciò che avrei voluto in quel momento sarebbe stata un'ora di mare,
un po' per schiarirmi le idee e scurirmi la carnagione, un po' per il fresco della brezza marina.
Poi mi mancava il suono del mare, il sentire le onde infrangersi sul bagnasciuga, il guardare l'immenso.
La mia vita mi sembrava così insignificante paragonata all'infinito dell'orizzonte.
Eppure ero dietro la mia scrivania e l'unica cosa minimamente paragonabile alla brezza era il ventilatore puntato sul mio viso.
Il bello è che non volevo muovermi di lì almeno finchè non avessi finito di sfogarmi contro il mio diario.
Forse un'amica in quel momento così brutto per me sarebbe stata utile ma, per quanto mi riguardava, non ne avevo.
Non che non ne avessi realmente, ma non erano neppure da definirsi tali.
Erano conoscenti false e boriose che ti parlavano male alle spalle non appena giravano l'angolo.
Ovviamente non me ne sarei lamentata, perchè io, nel mio piccolo, mi comportavo allo stesso modo.
Se solo quel giorno non mi fosse crollato il mondo addosso...
Quella mattina mi aveva chiamata lui dicendomi che sarebbe finalmente tornato.
Era ora, mi ero detta, lui lavorava sempre così tanto, e, come se non bastasse, in giro per il mondo.
Cosa ero io, al confronto, piccola liceale immersa nei miei problemi da adolescente?
Era esattamente ciò che mi aveva ricordato lui, la differenza d'età, il fatto che mia madre mi avrebbe uccisa...
E così mi ero ritrovata totalmente sola al mondo, lui, il mio primo vero amore, era scappato via da me per sempre.
Ricominciare tutto da capo mi sembrò impossibile, ovviamente.
Senza amiche, senza amore, senza nemmeno me stessa.
Mi sentivo vuota, senza voglia di piangere, senza voglia di urlare, senza voglia neppure di respirare.
Perchè lo stavo facendo, perchè mi stavo buttando giù?
Era lui che ci perdeva, mi dissi, ormai stava per arrivare sui 32 e non avrebbe trovato nessuna altrettanto giovane e vivace.
Non avrebbe trovato nessuna neanche lontanamente come me.
Per quanto la mia autostima faccia spesso brutti scherzi so per certo che sono unica, un bene o un male, sta agli altri decidere.
Oh, che sbadata, quasi dimenticavo... Il mio nome è, ora non ridete, Didone.
Didone, già, come la figura Cartaginese... Beh, a me piaceva davvero.
Era un nome che non poteva vantare molti iscritti, e questo andava a mio vantaggio.
Comunque, tornando alla mia vita, ebbe sicuramente un risvolto sensazionale quando arrivò lui.
Lui? Beh... Di quest'altro lui ne sentirete parlare parecchio, tantovale svelarne subito il nome e... come lo conobbi.
Finito lo sfogo mi alzai dalla sedia e mi infilai il costume, ormai avevo deciso e nessuno poteva fermarmi.
"Dido... Dove vai?" mi chiese mia madre, io, dal basso dei miei 16 anni...
"A casa di un amica, non so se torno per cena poi ti faccio sapere" risposi disinvolta,
mi infilai in tasca il cellulare e presi le chiavi del motorino e uscii.
Correndo con il motorino naturalmente non vidi la moto che mi travolse all'incrocio, era passato col rosso.


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Ascoltai il silenzio.
Il silenzio può essere assordante a volte, sapete.
La gente che dice che il silenzio è totale assenza di rumore non è mai rimasta in silenzio per più di cinque minuti.
È un po’ come il bianco. Il bianco non è totale assenza di colore, sono i colori tutti insieme, mischiati, che danno il bianco.
Il bianco è colore alla massima potenza.
Lo stesso vale per il silenzio. Il silenzio è formato da tutti i rumori del mondo mischiati assieme ed è rumore alla massima potenza.
Il silenzio è rumore puro.
Come quando tocchi il ghiaccio e ti bruci la mano.
Come quando vai talmente in alto da trovarti a testa in giù.
Come quando odi talmente tanto da ritrovarti ad amare.
All’improvviso decisi che del silenzio ne avevo abbastanza. Mi stava facendo impazzire.
Così aprii gli occhi e mi svegliai in un letto d'ospedale, sul mio capezzale un ragazzo che non conoscevo affatto.
Avevo perso la memoria? Probabilmente no perchè mi stavo chiedendo dove fosse mia madre.
Feci per alzarmi e lui si accorse che mi ero svegliata.
"Ehi, rimettiti giù..." mi ammonì prima di fare un mezzo sorriso "Mi dispiace per averti travolta, io..."
Gli feci cenno di tacere, cosa me ne fregava delle sue stupide scuse, delle sue giustificazioni, se io ero morta?
Lo guardai e realizzai che l'avevo già visto, non ricordavo dove, ma il suo viso era così conosciuto che mi sentii quasi a casa.
"Quant'è che... dormo?"
"Mezz'ora, il medico dice che stai bene, che puoi tornare a casa appena un tuo genitore avrà firmato"
"Bene, non sono morta, almeno." non sapevo se sentirmi esattamente sollevata per quello, ma mi convinsi a fingere almeno davanti ad uno sconosciuto...
...Che probabilmente non avrei mai rivisto.
"Morta? Per fortuna no... Ma direi che il tuo motorino si potrebbe definire tale" io lo guardai negli occhi
"Oh cazzo, mia madre mi ucciderà! Il motorino nuovo! Forse sarebbe stato meglio morire davvero... Ahi!"
Il ragazzo, di cui non sapevo neanche il nome, mi aveva dato un pizzicotto.
"Ehi! Ma che diavolo...!"
"La vita è così... Ha alti e bassi... Ma non significa che bisogna uccidersi ad ogni basso... E' solo un motorino!" borbottò in sua difesa.
Io sorrisi, probabilmente per la prima volta in quella giornata "Non mi hai ancora detto il tuo nome" gli feci notare.
"Forse perchè non ne ho" disse scrollando le spalle, lo scrutai attentamente
"D'accordo Nameless, io sono Didone... Dido"
"Nameless? O solo Less? Sì, diciamo che mi piace... Rende bene l'idea 'bello e misterioso'?" chiese con un sorriso sghembo,
io gli tirai il cuscino della sedia che avevo dall'altro lato.
Entrò in quel momento un'infermiera che mi comunicò che mia madre stava lavorando e che non sarebbe potuta venire,
ma aveva dato il consenso per farmi uscire.
Uscita di lì mi sentivo solo un po' indebolita e Less mi aiutò ad uscire, poi mi accompagnò fino alla sua moto visto che il mio motorino era già stato buttato.
"Come... Tu non hai un graffio e nemmeno questa!" dissi indicando la moto che sembrava appena uscita di fabbrica.
"Io, a differenza di te, avevo il casco. E la mia Ny, a differenza del tuo motorino, ha la scorza dura" io sbuffai.
"Ny? Hai dato il nome alla tua moto?" iniziai a ridere e lui scrollò le spalle.
"Viene da New York... Ho sempre sognato poterci andare" io lo guardai, probabilmente aveva circa 2/3 anni in più di me e sembrava un ragazzo benestante.
"Perchè non l'hai mai fatto?" lo guardai, lui abbassò lo sguardo.
"Dovevo partire la settimana prossima con la mia ragazza..."
"Dovevi?"
"Mi ha lasciato" io lo guardai, ma non trovò compassione nei miei occhi, non trovò pena, probabilmente trovò coraggio.
"Anche tu, eh? Cavoli, il mio mi ha mollata stamattina... Giuro che non mi innamorerò mai più; da oggi sono ufficialmente uno 'spirito libero'"
Lo dissi con aria altezzosa e lui rise, una risata cristallina, non ne avevo mai sentita alcuna così.
"Ok, forse ho esagerato un pochino... Ma ora vogliamo andare, per favore?" dissi, lui mi guardò.
"Dove vuoi andare?" chiese con fare serio.
"Uh... Qualche idea in proposito?" lui sorrise un po'.
"Significa che vuoi passare la serata con me?" io annuii e poi sbuffai.
"Ma non ti fare strane idee, capito?" lui salì sulla moto e mi passò il casco.
Ero pazza, ormai ne ero sicura, mi stavo lasciando trascinare da uno sconosciuto tremendamente sexy in sella ad una moto.
Assurdo, quella non potevo essere io. Io la nevrotica, matura e paranoica che si stava fidando di un perfetto individuo anonimo.
Mi fidavo, come non mi sarei fidata neppure della mia ombra, di me stessa.
Si fermò, era appena il tramonto ed eravamo davanti ad uno spettacolo unico, uno spettacolo assurdo per noi.
Noi che fino a quel pomeriggio non credevamo più nell'amore.
Noi che in quel momento, davanti al mare, ci stavamo abbracciando.


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Non seppi mai il suo nome, per me rimase l'amore di un giorno, l'amore che mi ha dato la forza di andare avanti.
Vero, alcune volte mi sono chiesta cosa ne sarebbe stato di noi se dopo avergli dato il mio numero lui mi avesse chiamata.
Ahimè sono passati due mesi, ormai, e la speranza rimane in me.
La speranza è vita.
Lui mi ha insegnato questo.
Dentro me amerò sempre Ness, mi ha donato speranza quando non ne avevo, quando tutto mi sembrava buio...
... Mi ha ricordato che la luce c'è sempre, basta non arrendersi e lottare.


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