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Autore: Chiara_LennonGirl06    25/03/2014    5 recensioni
John Lennon ultimamente ha un solo un pensiero fisso nella sua mente e per quanto cerca
di negarlo quel pensiero ha un nome e due splendidi occhi verdi.
Proprio quando sembra tutto perduto e scontato, il destino ci riserva sorprese inaspettate.
Perchè non esiste barriera che l'amore non può distruggere.
ATTENZIONE: Mclennon ;)
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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My love is the way

 

***

Accese la televisione e si portò una sigaretta alla bocca per cercare di contenere l’ansia che da qualche tempo lo assaliva.
John quella mattina si era alzato all’alba e aveva preferito la compagnia dei primi  raggi di sole che timidi iniziavano ad entrare dalla finestra, piuttosto che rimanere a letto al fianco di May.
In fondo lo aveva sempre saputo: non amava May e mai l’avrebbe fatto. Sebbene volesse nasconderlo anche a se stesso, il suo cuore apparteneva solo ad una persona.
John sospirò e si morse il labbro per i suoi pensieri, spense la sigaretta e deciso si avvicinò alla finestra per ammirare il sole che lentamente stava per sorgere dietro l’ombra dei grandi grattacieli di Los Angeles.
Il cantante era assorto nei suoi pensieri, quando una voce proveniente dal televisore sconvolse completamente quell’atmosfera serena.
“Il cantante Paul McCartney e la sua novella sposa passeranno una settimana con noi qui a Los Angeles. L’ex cantante dei Beatles nel pomeriggio terrà una conferenza nel suo albergo di Rodeo Drive.”
Quelle parole per John furono come una coltellata in pieno petto.
Al nome dell’amico cominciò a torturarsi i capelli e i suoi occhi non poterono trattenersi dalle lacrime.
Quanto tempo era passato dal loro ultimo incontro? Un anno o forse qualcosa in più? Non importava, dannazione. Per quanto quel distacco potesse essere stato profondo, il suo amore per Paul non era mai cambiato. Anzi, con il passare degli anni si era consolidato.
Si passò una mano sul viso e si rese conto di non poter perdere quell’opportunità. Il destino era sempre stato avverso al loro amore, ma ora sembrava la situazione ideale per ricominciare tutto da capo. John avrebbe voluto rivedere Paul, parlargli, spiegargli le proprie ragioni. Tutto ciò che chiedeva era ripartire da zero con lui, gridare al mondo il proprio amore e invecchiare mano nella mano con il ragazzo che amava.
Non ci pensò su due volte: prese la giacca e uscì immediatamente di casa.

***

Paul quella mattina, stranamente, si era alzato all’alba ed era rimasto qualche minuto a letto per riflettere sulla propria vita e su quello che stava succedendo.
Mentre osservava distrattamente il soffitto, il suo pensiero si inoltrò nei ricordi del lontano 1961, quando lui e John fecero quel bellissimo viaggio a Parigi. Quante sere trascorse sul letto in silenzio, con gli occhi chiusi e le mani impegnate a sfiorarsi. Quante sere vissute in un mondo diverso, il loro mondo, quello che non li avrebbe giudicati, accusati. Il mondo in cui Paul poteva amare John e John poteva amare Paul.
Quanto gli mancava? Troppo. Ormai non aveva notizie del suo compagno da un bel po’ di tempo e quell’assenza lo rendeva maledettamente triste.
Paul, alzati, altrimenti faremo tardi.”
Il cantante, ancora immerso nel proprio mondo, sentì la voce di Linda giungere forte dal bagno. Chiuse gli occhi, sospirando leggermente.
Dobbiamo proprio andare a quell’intervista?”  chiese timidamente, sperando di potersi salvare.
“Paul, ti ricordo che siamo venuti a Los Angeles proprio per questo motivo.”
Il ragazzo si arrese alle parole della moglie.
Sapeva già cosa lo attendeva, aveva vissuto quel genere di cose talmente tante volte che ormai conosceva il copione a memoria. Non poteva farci niente, in fondo Linda aveva ragione: erano arrivati da Londra per quell’intervista e, anche se sarebbe stato noioso, avrebbe dovuto farlo.
Afferrò la prima camicia bianca che trovò nella valigia, prendendosi alcuni minuti per prepararsi; quando entrambi furono pronti, si avviarono per mano lungo le scale e, a passo svelto, raggiunsero la limousine che li attendeva per portarli fino al luogo in cui avrebbero tenuto l’intervista.

***
Arrivato in strada, John salì su un taxi e si fece accompagnare al Rodeo Drive. Non aveva la minima idea di quale albergo Paul avesse scelto per la propria conferenza, ma non gli importava. Voleva solamente andare da lui.
Durante il viaggio era emozionato e imbarazzato. Chissà come avrebbe reagito Paul. Dannazione, non gli importava davvero: non desiderava altro che lui e non poteva ancora continuare a vivere con quel peso.

***
Paul era insoddisfatto. Insoddisfatto della sua vita, insoddisfatto di tutto ciò che gli capitava. Anche in quel momento, ad esempio, era insoddisfatto di sedere su una limousine. Avrebbe preferito di gran lunga le passeggiate all’aria aperta che un tempo faceva sulle strade di Liverpool. Ormai l’ambiente che lo circondava era diventato troppo pesante: nessuno capiva quello che provava, nemmeno Linda sembrava rendersene conto.
Paul, tutto bene?”  gli chiese la moglie un po’ preoccupata, mentre dolcemente prendeva la sua mano.
“Tutto bene” le rispose Paul, che ricambiò istintivamente il gesto.
Aveva di nuovo mentito spudoratamente sia a Linda che a se stesso. Non stava bene, non stava affatto bene. Paul era annoiato dall’ennesima intervista, dagli ennesimi autografi che avrebbe dovuto firmare e dagli ennesimi fan urlanti che invocavano il suo nome. Avrebbe voluto solamente ritornare ai vecchi tempi, ritornare ad essere un Beatle, ritornare al fianco di John Lennon. Solo allora le interviste non erano noiose e ci si poteva veramente divertire, solo allora Paul era felice.
Ma John non c’era, non più almeno. Avrebbe dato di tutto per rivedere il suo sorriso e riascoltare la sua voce, ma ormai era troppo tardi e Paul, anche se a malincuore, doveva affrontare la realtà.
 
***
Appena arrivati a destinazione, John scese dall’auto e rifilò sulla mano del taxista qualche dollaro. Non ci volle molto a capire quale fosse l’albergo giusto, visto che quello dal lato opposto della strada era stato decorato con mille luci e le foto di Paul uscivano da ogni angolo della struttura.
John attraversò la strada e si precipitò di fronte all’hotel. C’era talmente tanta folla che l’aria era diventata irrespirabile, le persone facevano a pugni pur di entrare e i buttafuori dell’albergo sudavano per la grande fatica. John provò a farsi strada, ma spazientito, dopo qualche gomitata, tornò al suo posto.
Mentre cercava di formulare una soluzione, da dietro l’angolo sfrecciò una favolosa limousine a finestrini alti e scuri. Parcheggiò vicino al marciapiede e, in pochi secondi, scesero dall’auto Paul e la sua consorte.
John fece giusto in tempo ad alzare la testa, quando il suo sguardo incontrò il viso di Paul. Un favoloso Paul, ci tenne a precisare il cantante tra sé e sé. In giacca e cravatta, con i capelli corvini tirati un po’ indietro. Per John fu un’emozione indescrivibile.
Ma purtroppo durò poco. Paul entrò immediatamente in albergo e non fece nemmeno caso a lui con tutta quella folla.
Ci voleva un piano, un piano geniale, uno di quelli che solo la mente di John Lennon poteva partorire. E il cantante capì immediatamente cosa fare: avrebbe partecipato alla conferenza stampa. Sarebbe bastato mantenere cappello ed occhiali da sole, che già stava utilizzando per non essere riconosciuto, e anche lui avrebbe avuto la possibilità di parlare nuovamente con Paul e di dichiarargli il proprio amore.

***
L’ingresso dell’albergo era maestoso, sembrava quasi di essere a Buckingham Palace. John odiava quel tipo di mondanità, la considerava solamente una montagna d’apparenza senza sostanza.
Schifato da tutto quel lusso, scese le scale ed arrivò nella sala dove di lì a pochi minuti si sarebbe tenuta la conferenza. La stanza era enorme, ma comunque piena di gente. I primi posti, ovviamente, erano prenotati e John si dovette accontentare di uno in terzultima fila.
Paul arrivò con cinque minuti di anticipo, mano nella mano con Linda, e si sedette sulla poltrona centrale, iniziando a rispondere ad ogni domanda. Gli occhi di John brillarono per la seconda volta e l’ansia cominciò a turbarlo di nuovo.
I giornalisti si alzarono uno dopo l’altro ed iniziarono con le loro solite domande. Paul, seppur annoiato, tirò un sospiro di sollievo e cominciò a rispondere in modo molto cortese, stringendo la mano della moglie. A quella visione John si sentì morire  dentro: provava un dolore lancinante che aumentava ogni volta che i due sposini si scambiavano dolci occhiate come quelle che un tempo Paul riservava solo a lui.
Era stanco di tutto ciò, stanco di vedere Paul così vicino, eppure così irraggiungibile sotto ogni aspetto. Aveva atteso fin troppo tempo.
Senza esitare ancora, si alzò in piedi, schiarendosi la voce per cercare di non essere riconosciuto, prendendo il microfono e iniziando a parlare.
“Mi scusi signor McCartney, permette una domanda?”
Paul lo osservò per qualche secondo, decidendosi poi a rispondere, sempre in modo gentile.
Certo, sono qui per questo.”
“Molte fan si chiedono se lei ami davvero sua moglie e se voi siate felici insieme.”  Chiese John mentre attendeva la risposta con molta attenzione.
“Ma che domande! Ci amiamo tanto, certo che siamo felici insieme. Vero, Linda?”  rispose Paul un po’ sorpreso dalla domanda appena ricevuta.
“Certo, siamo davvero molto felici insieme!” sentenziò la moglie con un dolce sorriso.
Ne è davvero così sicura?” chiese di nuovo John con impertinenza.
“Ovviamente. Mi scusi, ma che razza di domande sono queste?” rispose la donna, meravigliata.
“Credo che lei stia entrando troppo nel personale. Cosa vuole sapere esattamente da mia moglie?”  domandò Paul, mettendo da parte la gentilezza mostrata in precedenza.
“Vorrei conoscere meglio la natura della vostra relazione. Il pubblico è curioso. Signora McCartney, mi concede un’ultima domanda?”
D’accordo, ma che sia l’ultima.” rispose Linda, esasperata.
 “Bene. Allora mi dica, Paul ha ancora paura a dormire da solo, oppure anche lei riesce a calmarlo con un abbraccio? Paul sente ancora la mancanza della madre? E infine, per dimostrarle il suo amore, compone ancora bellissime canzoni cercando di non far capire a chi sono dirette per paura che perda tutta la sua fama?”
Nella sala scese il silenzio più totale. Il sorriso di John comparve dopo quell’ultima domanda, mentre la donna, leggermente confusa, continuava ad osservarlo.
“Non lo so, suppongo di si.”
“Okay, adesso basta.”
Ad intervenire in quel momento fu Paul, seccato e incuriosito da quella figura così familiare, che con la sua voce attirò la sua attenzione su di sé.
“Come si permette di chiedere a mia moglie queste cose di natura strettamente privata? E poi, soprattutto, chi è lei per sapere tutto ciò? Non mi conosce e non dovrebbe nemmeno permettersi di giudicarmi, né tantomeno di dire certe cose . Amo mia moglie e non ho alcun rimorso. Le altre sono solamente cose inventate da lei per attirare l’attenzione del pubblico!”
 “E così sarebbero solo cose inventate al momento per attirare l’attenzione? Non ti sembra di essere un po’ incoerente, mio caro Paul?”
Fu in quel momento che John, togliendosi il cappello e gli occhiali, si rivelò al pubblico, incredulo e sbalordito. Le voci iniziarono a vagare da una parte all’altra, gli sguardi erano diretti soltanto a lui. Ma solo uno fu capace di catturare il suo cuore.
“John..”
Quello di Paul, che con le guance improvvisamente arrossate era rimasto senza nulla da dire.

***
In quel momento, il ragazzo si sentì morire.
John, il suo John, era seduto a porgergli delle domande durante una conferenza. Il suo cuore perse qualche battito: aveva paura, una dannata paura di non essere all’altezza della situazione. John era sempre stato una persona imprevedibile e di certo non era quello né il modo, né il luogo in cui iniziare una discussione con lui.
Paul lo squadrò dalla testa ai piedi e ne rimase ancora più affascinato. John era cambiato, non era più il teddy boy ribelle di Liverpool: ormai era un uomo, eppure quel fascino e quel carisma che l’avevano sempre caratterizzato erano rimasti tali. Si perse nei suoi occhi, in quei piccoli occhi color nocciola che tanto aveva detestato ed amato. Entrò dentro di loro, lesse tutto quello che l’amico stava provando in quel momento. In fondo era l’unico che poteva riuscire in quell’impresa.

***
John non disse nulla. Con grande sorpresa da parte del pubblico, si limitò ad alzarsi e a raggiungere il palco. Si avvicinò a Paul e dolcemente lo salutò con la mano.
Dio, quanto era perfetto. Quegli occhi verdi da cerbiatto e quei capelli neri che prepotenti cadevano sulla sua fronte lo facevano letteralmente impazzire. John desiderava solamente stringerlo a sé e baciarlo, baciarlo fino a perdere il fiato. Ma purtroppo non era possibile: c’erano troppo sguardi curiosi e, come era ormai abituato a fare, si dovette contenere con una semplice stretta di mano.
Quando Paul ricambiò quel gesto, per John fu impossibile resistere. Gli prese la mano e lo portò dietro al sipario dove nessuno avrebbe potuto vederli, né tantomeno sentirli.
Paul sentì il cuore a mille e le gote tingersi di una strana tonalità di rosso. Non sapeva cosa doversi aspettare, eppure seguì John senza opporre resistenza.
Cristo, Paul. Non ce la faccio più a vederti così e non poterti nemmeno sfiorare.” disse John a bassa voce.
“John! Ma sei impazzito? Cosa vuoi dire? Cosa ci fai qui?” domandò il bassista, in preda al panico.
Sono qui per te. Perché ti amo, Paulie, e ti ho sempre amato. Penso a te ogni giorno della mia vita.”
John, senza rendersene conto, iniziò a far scendere sul proprio viso alcune lacrime, avvicinandosi pericolosamente al più giovane.
John.. Io..”
Paul cercò di parlare, balbettando per l’ansia. Stava succedendo tutto così velocemente, non riusciva neanche a rendersi conto della situazione.
“Baciami, Paul. Ti prego.”
John lo implorò, ma Paul non rispose. Si limitò ad accarezzarli  la guancia, raccogliendo con l’indice le lacrime che scorrevano lungo il suo viso.
Il maggiore si avvicinò ancora di più, prendendo il suo volto tra le mani. Fece sfiorare leggermente i loro nasi e poi lo baciò con desiderio. Paul ricambiò immediatamente quel bacio così disperato e pieno d’amore, permise alla lingua di John di insinuarsi tra i suoi denti prima di cominciare una danza sensuale con la propria.
“Anche io ti ho sempre amato, Johnny. Amo solo te.” dichiarò Paul, riprendendo fiato dopo il lungo bacio.
Il mio amore è l’unica strada che dovrai seguire, sempre.” rispose John, stringendogli la mano.
***
Il pubblico rimase incollato al proprio posto per tutto il tempo.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare, nemmeno Linda disse nulla riguardo a ciò che stava succedendo dietro il sipario. Ignara di tutto, si limitò a rispondere a qualche domanda che i giornalisti le ponevano.

***
John chiuse dolcemente il bacio così come l’aveva iniziato, si asciugò gli occhi e si allontanò di qualche centimetro dal suo amato.
Sarà meglio che ritorni alla tua intervista, altrimenti tua moglie si preoccuperà davvero e ti verrà a cercare.”  sussurrò John nel suo orecchio, facendo trapelare una nota di tristezza.
“ Infatti, sarà meglio che vada.”  rispose il compagno, mordendosi il labbro.
“Scenderò insieme a te da quel palco e me ne andrò, tranquillo.”  lo rassicurò il chitarrista.
John?” domandò Paul permettendo ad un’ultima lacrima di bagnare la propria guancia.
Si?”
Il più grande si voltò nuovamente verso di lui, prima di tornare sul palco.
“Quando potrò rivederti?
“Ogni volta che vorrai io sarò qui per te, Paul. Non ci perderemo mai di vista, ti accompagnerò sempre con i miei pensieri e tu ed io vivremo attraverso i nostri sogni.” rispose John, concedendogli un ultimo bacio sulle labbra prima di uscire.
Tornati sul palco, i giornalisti si alzarono in piedi e applaudirono per l’ingresso di John Lennon. Paul li ringraziò anche da parte del suo amico e, dopo aver tranquillizzato Linda, decise di riprendere l’intervista.
John lo salutò con gli occhi ancora lucidi e per Paul quella fu una vera e propria pugnalata allo stomaco.
Vederlo andare via così era la peggiore punizione a cui fosse stato sottoposto in tutta la sua vita. Avrebbe voluto andargli incontro, tranquillizzarlo, baciarlo e dirgli che non l’avrebbe mai più abbandonato, ma purtroppo si sarebbe dovuto limitare a sorridergli e a vederlo uscire lentamente da quella sala.
“Addio amore mio.” disse Paul tra sé e sé, mentre un giornalista si apprestava a porre l’ennesima domanda scontata.

***
 
Angolo autrice:
Salve gente,
Vi sarete sicuramente chiesti perché ho riscritto la storia che precedentemente avevo pubblicato. Vi rispondo subito dicendo che non ero soddisfatta del mio lavoro e non c’è cosa più brutta di quando uno scrittore non si riconosce in una sua storia. L’idea però di John e Paul e dell’intervista mi è sempre piaciuta e così ho cercato di modificarla nel migliore dei modi possibili.  So che risulterà banale, spero di non avervi deluso e soprattutto mi auguro che non vomitiate su questo lavoro.
Il primo ringraziamento va sicuramente a ringostarrismybeatle che ho conosciuto personalmente e che ringrazio per la correzione, per tutti i consigli e soprattutto per l’amicizia che spero davvero con il tempo possa alimentarsi sempre di più, sarei persa senza di te tesoro :*
 Ringrazio anche tutti coloro che mi hanno seguita e sostenuta nelle mie precedenti fan fiction, aiutandomi con tanti consigli e rendendomi orgogliosa con i loro bellissimi complimenti, queste bellissime persone nonché grandi autrici sono:  Evola_Love_Beatles; lety_beatle; Kia85; Astoria McCartney e  J_Marti_96; Spero davvero che la storia vi sia piaciuta e che mi mandiate i vostri pareri tramite una recensione,
Infine ringrazio tutti coloro che leggeranno.

Alla prossima, 
Chiara_LennonGirl06
 
  
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