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Autore: Heart    26/03/2014    4 recensioni
Questa piccola One shot ha partecipato al contest di Gatta.Pelosa. Io sopra il mondo
Vediamo una protagonista ribelle al suo rango, combattiva e forte.
Un personaggio poco citato in questo manga.
Forse il carattere è troppo rivoluzionario, ma mi è uscito così.
Spero che vi piaccia. :D
[Quando sono ubriaca, sento la vita.]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Juuri Kuran
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wish
 
 
Il cielo che diventa man a mano più grigio. Gli uccelli che urlano e si spostano da un posto all’altro. La gente che cammina per le vie del centro: le luci. I colori. La vita.
Tutto mi sembra così soffocante.
La mia vita lo è.
La mente cerca di liberarsi di tutte queste dicerie, di parole inutile. La gente è solo brava a costruire castelli in aria a manovrare le persone con uno scricchio delle dita.
Io non sono come loro.
Io sono diversa.
Vorrei cambiare il mondo, ma in fine riesco a fare solo niente. Sono inutile a questo mondo.
Il nero che sovrasta la mia vita.
Il nero che mi macchia.
Basta! Chiedo basta.
Riuscirò a cambiare le sorti di questo paese.
Londra. Una delle città più famose e belle del mondo, tutti lo credono, ma si sbagliano è una delle tante città mascherate dall’apparenza.
Londra non è bellissima. Lei è brutta.
Le sue periferie lo sono. La gente che muore nelle strade, la povertà. Tuttavia il loro mondo è pieno di sogni e di umiltà. I loro cuori pieni di bontà al contrario degli snob.
Loro non sanno che cosa significa lavorare per vivere. Non sanno cosa significa vedere il figlio ammalato e non poter far nulla. No! Loro vivono in un altro mondo.
Purtroppo anch’io sono una di loro.
Ma non vuol dire che non posso cambiare; lo farò, lo giuro.
 
 
Chiudo il mio diario e lo pongo sotto il materasso. Mio fratello bussa alla mia porta ed entra.
“Juuri. Nostra madre ti desidera”. Haruka caro, quando inizierai  a crescere? Dovresti già comprendere che i nostri genitori sono stupidi. Non credo che tu lo sia, io mi fido di te, sei il mio migliore amico. Sei l’unica persona che ogni volta che mi sento sola viene e mi abbraccia  “Arrivo” il mio sguardo si perde fuori. In che mondo sono nata.
Mi sistemo prima di bussare ed entro. Trovo mia madre seduta comodamente sul divano di pelle, con una tazzina di porcellana in mano – l’ora del the-  i suoi occhi incrociano quelli miei, un attimo, solo un fugace attimo. Non riesco a reggere il suo sguardo, viviamo in due mondi diversi, abbiamo opinioni opposte. Per lei gli inservienti sono servi, futili. Per me sono amici.
Solo per questo si nota la nostra differenza caratteriale.
“Mi avete fatta chiamare?” Dico.
Lei mi guarda dalla testa ai piedi, con quell’occhi vigile, attenti, noiosi.
“Si.” Risponde schietta, fredda.
“Ditemi” non ci deve essere nessun sentimento, nemmeno una sensazione di calore. Questa famiglia si basa sul rigore e sulla freddezza. Non ho mai visto amore  da quando sono nata, solo da mio fratello maggiore che mi accudito in quei momenti che non stavo bene, quando avevo una sgridata, nulla, i miei genitori non ci sono stati mai per queste sensazioni fondamentali. Ho dovuti impararli fuori da questa casa, fuori dal mondo di avarizia e superbia.
In questo mondo il più potente, il più freddo vince; i deboli non sono ammessi.
“Domani sera ci sarà un ballo alla residenza Hiro. Le giovani ragazze si presenteranno ai ragazzi della comunità. Tu ne farai parte, è il momento che tu ti sposi e te ne vada!” Ecco lo sapevo, il momento è arrivato.
In questo mondo l’amore non esiste.
Non accetterò che uomo mi tocchi o per lo meno mi prenda.
Io non sono una donna degli anni passati, sono una donna nuova: rivoluzionaria.
Non mi farò mettere i piedi in testa.
“Non ti sembra presto madre? Juuri ha solo 17 anni” il mio fratellone interviene.
“Per niente. Ho sposato tuo padre a solo 15 anni” di nuovo questa storia, quando lo capirà che i tempi sono cambiati.
Il mondo si è risvegliato.
Il mondo non ha più paura di dire di no, invece di tacere si ribella, così nasce la libertà
Così si sente la vita con i suoi colori.
Non dico altro, faccio un inchino e mi congedo.
Non voglio sentire altro.
 
 
 
La voglia di scappare è forte. Immensa.
Faccio un passo verso la sala e mi ritrovo in quel mondo corrotto dall’avidità.
Da quel giorno, in quella casa, da quella strada tutto il mio modo di vedere è cambiato. Adesso capisco tante cose che prima non avevano una risposta.
Adesso capisco il loro stato d’animo.
E mi sento vergognata da loro, dalla mia famiglia, da me.
Poco tempo prima ero come loro, viziata. Odiosa. Esuberante.
Mi sono resa conto che tutto procede in maniera differente.
“Juuri che fai qua? Entra!” Haruka mi trascina dentro, quella sensazione di disagio si fa più forte, opprimente.
Noto più in là dei conoscenti.
Poi i miei genitori sempre a complottare su matrimoni e cose del genere e poi c’è quel gruppo di ragazzine che non capiscono nulla di tutto ciò. Coloro che non si ribellano, quelli che cercano perdono in ciò che non hanno commesso, quelli che si rifugiano nel silenzio di un tradimento, quelli che non si opporranno ai piani dei loro genitori che li manovrano come burattini.
“Juuri!” qualcuno urla il mio nome.
Mi volto e la vedo.
“Ciao” dico piano.
“Finalmente ti vedo, di solito non frequenti queste genere di feste. E’ una ricorrenza particolare?” stupida bambina “o tua madre ti ha costretto?” lo dice piano, ma lo sento comunque.
“Sara non sono cose che a te importa. Fai la brava marionetta” mi guarda con gli occhi piccoli, pieni di rabbia.
Mi allontano, ma nel momento in cui cerco di andar via mi prende per la spalla mi gira e mi urla come una matta. Rimango ferma, lì, a guardarla.
Le persone smettono di parlare e incuriositi ci guardano.
Haruka si avvicina e mi porta via.
Non ho nemmeno il tempo di respirare che l’aria mi sfugge e sento un dolore forte sulla guancia.
Mia madre ha il ventaglio stretto nella mano. L’aria tesa è nervosa.
“Tu!” non riesce a parlare bene per via della rabbia “ sei un disonore per la nostra famiglia, sei sola una sgualdrina!” mi sgrida.
Le sue parole non mi fanno del male in questo momento, ma so che più tardi li risentirò.
“Basta!” dice Haruka.
Lei mi guarda l’ultima volta per poi sparire.
“Stai bene?” Chiede gentile.
Lo guardo con uno sguardo dolce e gli accarezzo la guancia. “Non ti preoccupare starò bene” e lascio con lentezza il suo calore per sfuggire via, scappo prima che l’onda mi travolge.
Rientro in casa e mi spoglio di quell’inutile vestito.
Indosso la mia solita tenuta da maschiaccio, almeno posso essere me stessa.
Con gli anfibi neri percorro le strade distrutte, e mi immergo completamente in locale per poveracci.
Io mi rinnego come aristocratica. Preferisco essere povera, ma almeno umile e virtuosa.
Odio quel mondo.
Forse il buon Dio ha sbagliato a farmi nascere in quella famiglia, forse ha scambiato il progetto di vita con qualcun’altro.
Ingoio un sorso di birra.
Se solo mia madre mi vedesse in questo secondo ci verrebbe un colpo.
Una donna che beve.
Brindo a lei.
 
La notte è passata e adesso mi sento la testa più leggera.
Si sente il gallo che da il buon giorno, la gente che si alza per andare a lavorare.
Mi sento libera.
Non ho mai sentito questa sensazione, un'altra da ricordarne.
Forse è perché sono in questo stato, forse è perché la mente è vuota, forse perché… non so nemmeno io.
Ma di certo so che in questa maniera riesco a vedere tutto in una luce diversa.
 
Quando sono ubriaca, sento la vita.
 
 
 
 
 
 
  
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