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Autore: martiu    26/03/2014    4 recensioni
Pan è una donna moderna in piena fioritura, libera ed emancipata, e non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua nuova acquisita indipendenza. Di certo non lascerà che i suoi sentimenti per Trunks Briefs prendano il sopravvento, cosicchè lui possa spezzarle nuovamente il cuore.
Trunks, d'altro canto, riscopre che la sua passione Saiyan è viva e vegeta anche dopo tanti anni, mentre prova a fare breccia nella resistenza ostinata di Pan e convincerla che il suo destino è quello di stare insieme a lui.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Akane_23 per la recensione, e tutti gli altri lettori, ho già pronto il secondo capitolo. Ma non credo di riuscire ad aggiornare per un po’. Grazie e spero che vi piaccia, personalmente mi è piaciuto moltissimo scriverlo!


Capitolo 2 

 

Pan era diventata improvvisamente tutt’un fascio di tremolii e palpitazioni. Tremava tanto forte che Goten dovette accorgersene e si ritrovò costretto a sorreggerla mentre si allontanavano da Trunks. Poteva ancora sentire i suoi occhi su di lei, vagare sulla sua figura, scrutarla, studiarla. 
Il suo sguardo la stava oltremodo innervosendo, ma erano i suoi occhi che la turbarono e le scombussolarono tutto il suo equilibrio..quegli occhi, i suoi occhi erano.. così buii, così scuri che per un attimo la spaventarono.

Trunks aveva sempre avuto occhi così dolci, l’aveva sempre guardata con una sorta di tenerezza, ma questo era prima. 
Ora il suo sguardo era diverso, aveva un qualcosa che non gli aveva mai visto prima,una natura predatoria e quasi selvaggia che le ricordava lo sguardo del padre, il principe di tutti i Saiyan. 
Pan si era sentita così vulnerabile e indifesa in quell’attimo, che se non fosse stato per Goten, avrebbe sicuramente gettato al vento tutta la sua prudenza e il suo autocontrollo fuori dalla finestra.

Marron e Bra chiacchieravano in modo animato dall’altra parte del tavolo, in modo tale che non sembravano sentire minimamente Goten parlare con lei.

“Santissimo Dende!” Goten si voltò a guardare Trunks. Lo sconcerto gli sembrava stampato in volto ancora a lettere cubitali.

“Dimmelo tu, Goten.” Pan si rifiutò di voltarsi per dare un’ulteriore occhiata a Trunks, e, con malcelato nervosismo, afferrò la bevanda che Goten le aveva generosamente offerto. 
Lo sguardo di Goten si fece ancora più serio, mentre passava in rassegna ora il migliore amico ora la nipote. Sembrava che fosse in attesa che Pan gli facesse una qualche grande rivelazione inaspettata. Ovviamente ciò servì solo ad aumentare in maniera esponenziale il suo nervosismo. “Penso che dovresti stare con me stanotte, Pan. Trunks è il mio migliore amico. Diamine, siamo cresciuti insieme, e non gli ho mai visto quell’espressione.”

“Okay, zio Goten.” Pan sorseggiò il suo drink per poi gettare un’occhiata furtiva a Trunks. Non si era mosso di un millimetro. Bulma era accanto a lui parlare ora. Era totalmente immobile con lo sguardo fisso ancora rivolto a lei. Perché? Urlò Pan mentalmente. Che cosa avete fatto di sbagliato? Lei di certo non voleva più richiamare in alcun modo la sua attenzione. Aveva fatto di tutto per evitarlo questi ultimi anni. “Goten, potresti mostrarmi dov’è la mia camera? Sembrano tutti piuttosto occupati in questo momento e io vorrei andare a riposare. Questo viaggio mi ha davvero distrutto.”

Goten alle sue parole non riuscì a trattenersi dallo sputare il drink che aveva appena assaggiato che andò a formare una gran bella chiazza rossastra sul suo vestitino. Lo shock nei suoi occhi era più che evidente. “Ne dubito seriamente, Pan. Potresti facilmente usare questa scusa con degli estranei, ma qui stai parlando con la tua famiglia.” Goten le mostrò un sorrisetto diabolico piuttosto compiaciuto.
Pan guardò il suo vestito, poi lo fissò. Non disse nulla, ma il significato del suo gesto era fin troppo chiaro. Lui le aveva rovinato il suo vestito migliore.
Goten sorrise ancora, ma questa volta si trattava di uno dei famosi sorrisi alla ‘Son’, un sorriso che era a metà imbarazzato e per il resto sminuiva l’accaduto ad una sciocchezza. “Bè, ora hai una scusa per andare a dormire presto. Nessuno avrebbe davvero creduto che qualche ora in aereo ti avresse distrutto.”

“Trunks, tesoro,” disse Bulma, strofinando le dita con fare gentile e amorevole sul braccio del figlio. Lui emise una sorta di grugnito verso di lei, cosa che gli ricordò vagamente al modo in cui Vegeta esprimeva fastidio, distrazione, irritazione e un’altra vasta gamma di emozioni diverse.

Trunks non l’aveva mai fatto prima. Era riuscita a scorgere molte somiglianze con il padre, aveva visto Vegeta in lui negli ultimi cinque minuti più che durante la sua intera vita. “ Cosa c’è che non va? Sei arrabbiato con Pan per qualche motivo?” Azzardò a chiedergli. Trunks puntò i suoi bellissimi occhi azzurri direttamente sulla madre e sospirò profondamente. Al silenzio ostinato del figlio, Bulma incalzò, decisa a capirci qualcosa.
“Lo so che è stata via per tanto tempo. Ma tu sai benissimo che i suoi studi richiedono di viaggiare in tutto il mondo. Non è sicuramente colpa sua se è stata via così a lungo.”

“Ah, e di chi è la colpa?” Trunks alzò lo sguardo solo per rendersi conto che Pan era già sparita dalla sua vista. Perfetto, aveva già trovato un modo per fuggire da lui. Ma non avrebbe potuto restare nascosta a lungo, non poteva evitarlo per molto, non qui, nel suo chalet. 
Sicuramente non ora che lui aveva già programmato mentalmente un faccia a faccia privato tra di loro.Dopo tutto, sarebbe rimasta lì con lui per una settimana intera. 
Questa nuova emozione lo turbava, ma ormai lo aveva già pervaso e aveva creato inconsapevolmente già una situazione complicata, che andava assolutamente risolta..in un modo o in un altro, ma comunque risolta. E lui avrebbe fatto in modo che ciò accadesse, e quanto prima. “Mamma, sono improvvisamente un po’ stanco. Non mi sento dell’umore adatto, sto per andare in camera mia. Buonanotte, ci vediamo domani mattina.” Spostò gentilmente Bulma per dirigersi velocemente verso le scale.

Bulma decise proprio in quel momento, che aveva avuto un’idea geniale nel collocare tutta la famiglia Son all’altra estremità della casa. Certo, l’aveva fatto più che altro dal trattenere Vegeta nel coinvolgere Goku nell’ennesima lotta. Ora invece più che per suo marito, era più preoccupata per la sua progenie. Guardò Vegeta, che a sua volta fissava Trunks con una strana espressione che, lì per lì, non riuscì a decifrare. “A cosa stai pensando, caro?” Vegeta si limitò a mormorare qualcosa sulla falsariga di ‘niente’. Bulma lo guadò con eloquenza, come a dire ‘tanto me lo dirai prima o poi’.  Un cipiglio di disappunto contrasse i lineamenti del principe.

“Penso che Trunks sia attratto dalla nipote di Kakkarot.”

Bulma sussultò e guardò Goku, che parlava animatamente con suo figlio, Gohan. “Pan?”

“Non ne ha altre, donna.” Vegetà incrociò le braccia al petto. “Per nostra fortuna.”

 

 
Più tardi quella notte, Pan decise di alzarsi e, coi piedi nu
Era da ore ormai che non faceva altro che rigirarsi tra le coperte senza prendere sonno e stava iniziando ad innervosirsi parecchio. Ovviamente non avrebbe dormito, non importa quanto ci si fosse impegnata. Non riusciva nemmeno a riposare sgombrando la mente. No, la sua testa era una giungla di pensieri aggrovigliati che si rincorrevano tra loro senza darle un attimo di tregua. 
Questa situazione era orribile sul serio. 
Non si sentiva così ormai da anni. Non da quando aveva lasciato casa sua per recarsi all’estero. 
La stranezza di quei luoghi che le sembravano tanto esotici aveva catturato il suo interesse e placato la sua stupida anima tormentata. C’era stato così tanto da vedere, da fare e da scoprire che il suo cuore spezzato non sembrava poi così sofferente. Era guarito, o per lo meno, così aveva sperato. Ma si accorse con dolorosa rassegnazione che i cocci c’erano ancora e tagliavano come lame. Non aveva eliminato la sofferenza, l’aveva solo accantonata in un angolino sperando che sparisse. Non potendo sostituire quel vuoto con l’amore, l’aveva sostituito con qualcos’altro. Con molto altro.

 

Pan contemplò attentamente l’idea di prendere il primo aereo e andare via con le prime luci dell’alba, ma poi tutti sarebbero rimasti delusi dalla sua improvvisa dipartita. Senza contare che sia Trunks che Goten potevano certamente intuire il perché della sua veloce fuga. Perché era questo che stava facendo. Stava scappando. Ancora. Scappava da Trunks e dal suo atteggiamento strano. La stava facendo impazzire. Perché era cambiato tanto verso di lei? Se solo avesse mostrato questa reazione e queste attenzioni anni fa, le sarebbe esploso il cuore dalla gioia. Ma questo era prima..adesso lei lo odiava. Non aveva nessun diritto di starsene lì con quell’espressione da ebete a fissarla, scombussolando anni e anni di duro lavoro. Con una sola occhiata aveva sconvolto il suo mondo e cambiato tutte le sue regole. La faceva sentire smarrita e insicura. Come diavolo faceva?

Ma non era nel suo stile e in quello della sua famiglia scappare dalle sfide e non affrontare le proprie paure. Adesso basta. Doveva affrontare il suo timore più grande. Non poteva più rimandare.

Era la cosa giusta da fare. Era una Son, dopotutto. Aprì la porta della sua stanza e cercò di percepire il minimo rumore nello chalet. Silenzio assoluto. Prima di fare questo, doveva controllare che non ci fosse nessuno lì fuori. Ormai Pan si era messa in testa che avrebbe dovuto affrontare a testa alta e senza tremolii, il suo nemico. Ora tutto quello che doveva fare era trovarlo.

Percorse il corridoio, convinta che ormai Trunks dormisse. Ma poteva comunque rincuorare se stessa, la sua coscienza le sussurrò che comunque era stata coraggiosa, non poteva mica ritenersi responsabile se non aveva la più pallida idea di dove Trunks si trovasse?!

 

 
Tutti si erano ritirati nelle proprie stanze da un bel po’ di tempo e avevano lasciato la casa nel silenzio. Trunks era tornato alla festa dopo essersi calmato. Si era trattenuto, e aveva mantenuto una discreta compostezza quando il gruppo lo riaccolse, ricordando i vecchi tempi.
Aveva sperato per tutto il tempo che anche Pan fosse tornata. Invece, Goten gli aveva assicurato che era nella sua stanza, rilassandosi dopo il lungo viaggio.
Trunks aveva visto defilarsi ad uno ad uno tutti i suoi amici, gli ultimi furono i suoi parenti. Erano stati gli ultimi ad andare a letto. Era ormai completamente assorto nei suoi pensieri, sdraiato sul divano a guardare le grandi travi che sostenevano il tetto. I cuscini morbidi offrivano un sostegno confortevole per la sua testa, e pensò che sarebbe rimasto solo per po’ lì a pensare.

Perché questo era ciò che doveva fare. In alcun modo poteva aver sentito un’attrazione tanto intensa verso la piccola Pan. Ora aveva tutto il tempo per esaminare bene la situazione. Semplicemente non poteva essere, non avrebbe avuto alcun senso.

Il fruscio provocato da un tessuto e un dolce ovattato suono di piedi sulle scale lo avvisarono della presenza dell’oggetto dei suoi intricati, confusi e peccaminosi pensieri. Quando si rese conto chi fosse, lo attraversò un formicolio, un fremito che lo colse alla sprovvista. 
Chiuse gli occhi, forzandosi di mantenere la calma. Era molto probabile, anzi sicuro, che la sensazione fastidiosamente reale e palpitante che provava era solo illusoria. 
Era solo sorpreso, infondo non l’aveva vista per anni, e ora era tutta cresciuta davanti a lui che lo provocava. In nessun altro caso, universo o mondo conosciuto, Pan Son poteva altrimenti esercitare questo fascino delirante su di lui. Era solo stupito. Stupito ed eccitato, ma non da Pan come persona, eccitato nel rivederla cresciuta.
E stop.

 “Trunks?” Un debole mormorio risuonò nel salone. Solo sentire Pan sussurrare il suo nome l’aveva fatto entrare in uno stato di eccitazione che pensò sconfinava nella follia. Era pazzo, non c’erano altre soluzioni plausibili.
Forse si era sbagliato. La sua voce gli inviò un brivido pericoloso che gli percorse entrambe le braccia. Si rifiutò di muoversi, scegliendo di tenere la testa premuta contro il cuscino.

Pan si appoggiò allo schienale del divano.
I capelli sciolti le ricadevano sul viso e lei lo fissò in aspettativa con i suoi grandi occhi color cioccolato. Trunks osservò i lineamenti del suo viso e studiò con attenzione le sue caratteristiche. Era sempre la stessa Pan. Era la Pan che era sempre stata. Ma ciò che l’aveva colpito non era la sua bellezza, ma il fatto che, adesso, le apparisse così matura, così diversa. Mai in un milione di anni Trunks pensò di mettere la parola Dea e Pan nella stessa frase. L’aveva fatto in quel momento.
Spostò lo sguardo dal suo viso cercando di recuperare il suo controllo.
I suoi occhi sono stati immediatamente attratti dove la sua veste azzurra si spalancò. A malincuore il suo sguardo si immerse lì, dove la vestaglia si era aperta, e si rese conto che aveva rivelato solo una camicia da notte di un colore pallido. Provò sollievo e delusione insieme.

“Ti stavo cercando.” Pan incrociò le braccia sul retro del divano. Lasciò il mento sprofondare giù in una posizione più comoda . “Ma non avrei mai pensato di trovarti qui.”

“Sei venuta a cercarmi?” Trunks si mise seduto con un sussulto malcelato. Le fece senno di sedersi accanto a lui. “Mi dispiace che ero così assente quando sei arrivata. Ero soprappensiero. Mi hai colto di sorpresa in realtà. Mi aspettavo di ritrovare la piccola Pan, e bè, mi hai stupito. Ammetto che non riesco ancora a credere di quanto tu sia cresciuta.”

‘E di quanta voglia ho di prenderti su questo divano.’ Aggiunse mentalmente a se stesso.

Pan giocherellava con le mani, mentre si stravaccava sul lato opposto del divano. Si muoveva insicura di cosa aspettarsi a questo punto.
Trunks strinse gli occhi e si costrinse ad indossare uno sguardo impassibile.
Pan sembrava impaurita e agiva come se fosse braccata, gli ricordava un cucciolo di cervo. Una graziosa cerbiatta..appetibile. No, si corresse, graziosa, piccola e ingenua cerbiatta. Questa non era la Pan sfrontata che aveva imparato a conoscere da sempre. Divenne dolorosamente chiaro che era cambiata molto e non solo nel suo aspetto fisico.

“Mi ricordi tuo padre.” Disse lei, spostando lo sguardo sul proprio grembo e poi ad incontrare i suoi occhi cerulei.

“Sul serio..”  Trunks interpretò la sua affermazione nel senso che si sentiva minacciata da lui. Il nervosismo era evidentemente impresso nei lineamenti del suo viso. Essere accostato a Vegeta poi parlava da solo. Nessuno avrebbe mai pensato al padre con una sensazione di comfort e tranquillità. Era tempo di cambiare la situazione.  “Allora, che cosa hai fatto?”

“Studio, scuola per lo più, e tu? cosa succede di interessante nella vita di alto profilo come quella del Presidente della Capsule Corporation ?”Pan sembrò rilassarsi.
Una risata triste e sarcastica gli sfuggì. “Non succede mai niente nella mia vita.” Ammise seccamente.Pan era confuso.
“In tutti questi anni in cui sono stata lontana, non c’è stato nulla?! Andiamo, tu sei il presidente di una delle più grandi aziende nella prospettiva internazionale. Senza contare che sei ancora come splendido come sempre. Devi essere letteralmente sommerso da donne.”
Trunks sorrise. Guardando verso il basso scosse leggermente la testa.

“No! Stai scherzando? Sono cieche in questa nazione? C’è stato un tempo in cui sarei morta pur di ottenere un briciolo della tua attenzione.”
‘ e continuo a farlo’ le parole vennero in mente spontaneamente.

Trunks la guardò rapidamente  Lei era ancora innamorata di lui? Sì, doveva esserlo per forza! 
Era così ovvio, e lui aveva quasi perso la testa nel cercare di capire il suo atteggiamento. 
Com’era quel detto degli occhi foderati di prosciutto? Lei ovviamente nutriva ancora dei sentimenti per lui. Come aveva fatto a non accorgersene prima, era palese! Con il suo comportamento cauto e tutto il resto.Si sentiva più sicuro, e anche un po' incoraggiato da questa acquisita consapevolezza.
Guardandosi alle spalle del divano per controllare le scale, Trunks lasciò che il suo braccio si allungasse sul retro del divano. Ovviamente notò che ora la sua mano poteva quasi sfiorare Pan.

“Bè c’è stato un tempo in cui, come dici tu, stavo quasi annegando, sì, ero letteralmente sommerso da tutte le donne che mi correvano dietro. Ma poi mi sono reso conto che non era giusto così. Ho sempre pensato che dovrebbe essere il ragazzo ad inseguire la ragazza.” Si chinò verso di lei e le sussurrò ciò che veramente gli premeva sapere, “Allora dimmi, quanto sei sommersa tu in questi giorni?”
Pan sentì il rossore strisciarle sulle guance. Così voleva sapere della sua vita sentimentale eh?
Bè perché non sbattergliela in faccia? Dopo tutto era stato lui e rifiutarla tanti anni fa. 
Quindi cosa ci sarebbe stato di così sbagliato se l’Onnipotente Trunks Briefs si fosse finalmente reso conto che non tutti gli uomini a questo mondo la vedevano come una bambina?

“Vabene, sai che ti dico che se fossi stata intelligente avrei investito in attrezzatura subacquea molto, molto, tempo fa.” 
Guardò compiaciuta l’effetto che le sue parole innescarono su di lui.
Il suo volto si contrasse in una smorfia cupa per un attimo, e il suo sfavillante sorriso, quello che aveva vantato fino a qualche secondo prima, svanì, lasciando il posto ad uno sguardo piuttosto infastidito. Il che ovviamente, lei non aveva previsto.

“Così fanno la fila fuori la porta di casa tua, vero?” Trunks cercò di controllare la rabbia al pensiero di altri uomini seduti accanto a lei, proprio come stava facendo lui adesso. 
Toccandola, sfiorandola, sussurrando al suo orecchio con voce roca, come aveva desiderato fare lui.Forse addirittura baciarla. Accidenti, che diavolo stavano pensando Gohan e Videl quando hanno acconsentito alla follia di mandarla all’estero? 
Ormai viveva nel mondo reale, dove ogni maschio poteva trovarla. Uomini folli, guidati dalla lussuria e dagli ormoni, potevano individuarla facilmente. 
Era così giovane e innocente quando era andata via.Una giovane ragazza ribelle, indomita, un po’ sboccata forse, ma soprattutto molto selvaggia. Non aveva minimamente pensato che Pan potesse essere appetibile, ma la realtà era che lo era sempre stata, e molto anche.
Perché non l’aveva fermata? Si maledisse svariate volte. 
Che dire ora? Quante esperienze aveva fatto? Quanto in là si erano spinti questi maledetti? E quanto oltre si era spinta lei? Quanto conosceva della vita? Aveva già conosciuto l’amore? Quanto aveva visto, sentito, assaporato mentre era lontano da lui? Era così diversa nei suoi atteggiamenti. 
Era lampante la risposta. Strinse i denti dalla rabbia. Che diavolo aveva fatto in sua assenza?

Pan realizzò dove stavano correndo i pensieri di lui e gli fece una smorfia. 
“Ho un sacco di uomini che si divertono ad inseguirmi in questi giorni, è vero. Ma non c’è stato nessuno finora abbastanza veloce da catturarmi.” La sua risposta non aveva però dissipato il fastidio e la rabbia che Trunks provava in quel momento. Lui la guardò in cagnesco e Pan decise con diplomazia di ignorare l’ aumento di ki che percepiva nella sua energia. “Io dico a tutti la stessa cosa. Ovvero che non mi interessa una relazione ora. Ho troppo da fare, e solo che non vogliono ascoltare.” 
Pan si portò i capelli indietro con un gesto della mano e cercò di rilassarsi, o quanto meno, di apparire rilassata, dicendo a Trunks : “Stavo pensando di scrivere un libro in realtà, lo intitolerei ‘Cento e uno modi per attrarre un uomo. Capitolo primo, IGNORARLO.”

Trunks parlò prima ancora di ricordare di pensare. “Potrebbe essere un best seller. Credo che funzioni, dopo tutto, mi hai ignorato per anni, e ora io sono qui cercando con tutte le mie forze di non saltarti addosso e..” Si fermò e Pan rimase a bocca aperta per quello che aveva detto. Era esterrefatta e prima ancora che potesse anche solo cercare di rielaborare, pensando di aver frainteso, lui le afferrò la parte posteriore della testa, e la trascinò con sé in un bacio appassionato, per trasmetterle tutto il calore e il desiderio che aveva suscitato in lui in quelle poche ore.

Trunks era in fiamme. Lei si stava sciogliendo in lui, si stava lasciando andare completamente, come se gli appartenesse. E questo non fece che eccitarlo di più. E non poteva trattenersi ancora a lungo dal vagare con le mani su ogni parte del suo corpo. 
Pan era in stato di shock. Mai, nemmeno nei suoi sogni erotici più selvaggi, avrebbe creduto che Trunks potesse baciarla sul serio. Baciarla in questo modo. Si sentiva così bene, che non riusciva a non pensare che era quello il suo posto. il posto giusto per lei.
Quando il bacio finalmente si interruppe, lui appoggiò la fronte contro la sua.
Si sedettero con il cuore che martellava nel petto e il respiro pesante.C’era qualcosa che li univa, una connessione così profonda e primordiale che sfidava la ragione.

“Che cosa è appena successo, Trunks?” Pan chiese con voce tremante mentre si allungò a tirare la mano di Trunks dai suoi capelli.

“Penso di aver detto addio al mio autocontrollo a dir la verità.” Trunks stava combattendo l’impulso di tirarla indietro in un altro bacio. Ma sapeva esattamente cosa sarebbe successo se l'avesse fatto. Non importa quello che lei avrebbe detto, lui non si sarebbe fermato solo con un altro campione del suo fascino. “Penso che dovresti tornare nella tua camera, Pan.”
Pan si irrigidì al suo tono autoritario. Era passato molto tempo da quando qualcuno aveva osato dirle cosa fare. “Io non sono una bambina, Trunks. E tu non sei il mio babysitter.” Era arrabbiata a causa di quello che alle sue orecchie giungeva come un comando freddo. “Non voglio solo marciare nella mia stanza con la testa abbassata, come se fossi un ragazzino che non ha rispettato il coprifuoco.”

“Pan, non intendevo in quel modo.” Trunks scavò con le dita sul divano per mantenere il suo corpo ancorato ad esso. Lei era così testarda e lui stava trovando non poche difficoltà a controllare la sua lussuria. “Quello che voglio dire è, se non ti allontani da me in questo momento, sto per saltarti addosso sul serio, e davvero non vorrei che tuo padre, Goku, o Goten venga qui e mi costringa a separarmi da te. Non andrebbe a finire nel migliore dei modi considerando chi sono i tuoi parenti.”

Pan si fermò e lo guardò. L'intensità in quei brillanti occhi azzurri la sorprese e la eccitò allo stesso tempo. Si rese conto solo in quel momento che stava lottando per rimanere fermo dov'era. Okay, si disse, Prudenza era sempre stata la sua migliore amica.

“Credo che andrò a letto, Trunks.”

Il tono era calmo. Detto con tanta grazia che lui avrebbe potuto pensare che fosse una sorta di invito. Mentre lei si accingeva a salire le scale, Trunks aggiunse: “Fossi in te, chiuderei a chiave la porta stasera, Pan.” Lei non si girò nemmeno a guardarlo, si limitò a correre nella sua stanza e a chiudersi la porta alle spalle.

 

La luce del mattino filtrava tra le tende e iniziò ad arrancare fino al letto di Pan. Era eccitata e nervosa. Trunks la voleva. Questo era qualcosa che non aveva mai pensato potesse accadere nella realtà. Dopo l’ultima volta che avevano parlato anni fa, ne era stata assicuramene certa. Era una delle poche certezze indissolubili della sua vita. Trunks Briefs non l’avrebbe mai vista come una donna.

E ora, la voleva. La voleva!! Quando richiuse gli occhi, tutto ciò che vide lo sguardo che aveva impresso sul volto la notte scorsa. Trunks aggrappato al bracciolo del divano come se fosse l’unico modo per riuscire a trattenersi dal lasciarsi travolgere i un impeto di passione. Lei ovviamente lo voleva da morire, non c’era bisogno di soffermarsi oltre. Ma non era ancora pronta per concedere la verginità a qualcuno, nemmeno se quel qualcuno fosse stato Trunks. Aveva sempre voluto che fosse speciale. Rotolando sulla schiena, si chiese quanto tempo avrebbe potuto nascondersi qui, nella sua stanza, prima di uscire e di affrontare tutti. Sarebbe stato difficile per lei nascondere quello che provava davanti alla sua famiglia, la conoscevano troppo bene.
Non dovette aspettare molto tempo che Bra piombasse di corsa in camera sua . 
“Pan! Sbrigati! Marron ed io abbiamo deciso di andare a fare shopping per i regali e quant'altro. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere venire con noi. Dal momento che, ovviamente, non hai avuto la possibilità con il party a sorpresa e tutto il resto. Il che mi ricorda, dove sei sparita la notte scorsa?”
La principessa dei Saiyan era l’incarnazione dell’esuberanza. E se Pan ricordava bene, Bra era assolutamente contagiosa con il suo buon umore. Soprattutto se si trattava di shopping.
Pan si mise a sedere e si strofinò gli occhi . 
“Sono scomparsa nella mia stanza. Il volo è stato lunghissimo, così ho pensato che sarebbe stato opportuno svenire sul letto più che sul divano.”

Bra sembrava parecchio incredula. “Davvero? Wow. Pensavo fossi andata via da qualche parte con Trunks. È andato via proprio dopo di te. Poi quando è risceso gli era successo di sicuro qualcosa, non lo vedevo così scontroso da molto tempo, in effetti.”

Bra si voltò e cominciò a spulciare l'armadio di Pan. “Ehi, hai un sacco di roba bella qui! Devi aver acquistato in tutto il mondo, eh? Lo sai che papà..” Bra continuava a blaterare mentre Pan gettò via le coperte e prese l’abito che Bra le stava porgendo. 
Bra scivolò fuori dalla stanza e la lasciò preparare.

Nonostante gli eventi emozionanti della notte scorsa, c’erano altre cose da considerare. 
Pan rimuginò per quello che potevano essere sembrare ore, e la sua fantasia galoppante aveva già costruito vari castelli fiabeschi, quando gli venne in mente l’offerta di lavoro. Era una posizione molto buona, con una società conosciuta e famosa, la Global Incorporated.
Cosa doveva fare per l'offerta di lavoro? Avrebbe dovuto spostarsi velocemente ed essere costantemente in viaggio. Aveva progettato di dare la notizia ai suoi genitori durante le vancanze. Ma non aveva considerato anche tutta la banda. Poteva gestire la delusione dei genitori per averla persa nuovamente, ma non voleva affrontare anche quella degli amici.
Che cosa poteva fare? Pan sospirò e decise che non avrebbe modificato in alcun modo il piano originale. 
Non importa quello che era successo, o che sarebbe successo, ci aveva messo tempo, fatica e sacrifici per arrivare dov’era, per conquistare la sua indipendenza. 
Era emancipata e autosufficiente e questo non era qualcosa a cui era disposta a rinunciare. 
Né ora, ne in futuro.

Pan lasciò la stanza e si diresse giù per le scale. Era a metà strada quando sentì Trunks chiamarla dietro di lei. “Trunks?” Si voltò per vederlo scendere di corsa le scale subito dopo di lei.
“Ho detto a Bra che ti avrei portato io in città con la macchina non appena avrai fatto colazione. Conosci Bra, quando si tratta di shopping non riesce ad aspettare.” 
Trunks sorrise. Era quel sorriso che non la convinceva. Pan aveva intuito subito che stesse architettando qualcosa di subdolo.

 

 

  
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