Capitolo 2
Pan era
diventata improvvisamente tutt’un fascio di tremolii e
palpitazioni. Tremava
tanto forte che Goten dovette accorgersene e si ritrovò
costretto a sorreggerla
mentre si allontanavano da Trunks. Poteva ancora sentire i suoi occhi
su di
lei, vagare sulla sua figura, scrutarla, studiarla.
Il suo sguardo la stava
oltremodo innervosendo, ma erano i suoi occhi che la turbarono e le
scombussolarono tutto il suo equilibrio..quegli occhi, i suoi occhi
erano..
così buii, così scuri che per un attimo la
spaventarono.
Trunks aveva
sempre avuto
occhi così dolci, l’aveva sempre guardata con una
sorta di tenerezza, ma questo
era prima.
Ora il suo sguardo era diverso, aveva un qualcosa che non gli aveva
mai visto prima,una natura predatoria e quasi selvaggia che le
ricordava lo
sguardo del padre, il principe di tutti i Saiyan.
Pan si era sentita così
vulnerabile e indifesa in quell’attimo, che se non fosse
stato per Goten,
avrebbe sicuramente gettato al vento tutta la sua prudenza e il suo
autocontrollo fuori dalla finestra.
Marron e Bra
chiacchieravano in
modo animato dall’altra parte del tavolo, in modo tale che
non sembravano
sentire minimamente Goten parlare con lei.
“Santissimo
Dende!” Goten si
voltò a guardare Trunks. Lo sconcerto gli sembrava stampato
in volto ancora a lettere cubitali.
“Dimmelo
tu, Goten.” Pan si
rifiutò di voltarsi per dare un’ulteriore occhiata
a Trunks, e, con malcelato
nervosismo, afferrò la bevanda che Goten le aveva
generosamente offerto.
Lo
sguardo di Goten si fece ancora più serio, mentre passava in
rassegna ora il migliore
amico ora la nipote. Sembrava che fosse in attesa che Pan gli facesse
una
qualche grande rivelazione inaspettata. Ovviamente ciò
servì solo ad aumentare
in maniera esponenziale il suo nervosismo. “Penso che
dovresti stare con me
stanotte, Pan. Trunks è il mio migliore amico. Diamine,
siamo cresciuti
insieme, e non gli ho mai visto quell’espressione.”
“Okay,
zio Goten.” Pan
sorseggiò il suo drink per
poi gettare un’occhiata furtiva a Trunks. Non si era mosso di
un millimetro.
Bulma era accanto a lui parlare ora. Era totalmente immobile con lo
sguardo
fisso ancora rivolto a lei. Perché? Urlò Pan
mentalmente. Che cosa avete fatto
di sbagliato? Lei di certo non voleva più richiamare in
alcun modo la sua
attenzione. Aveva fatto di tutto per evitarlo questi ultimi anni.
“Goten,
potresti mostrarmi dov’è la mia camera? Sembrano
tutti piuttosto occupati in
questo momento e io vorrei andare a riposare. Questo viaggio mi ha
davvero
distrutto.”
Goten alle
sue parole non riuscì
a trattenersi dallo sputare il drink che aveva appena assaggiato che
andò a formare una gran bella chiazza
rossastra sul suo vestitino. Lo shock nei suoi occhi era più
che evidente. “Ne
dubito seriamente, Pan. Potresti facilmente usare questa scusa con
degli
estranei, ma qui stai parlando con la tua famiglia.” Goten le
mostrò un
sorrisetto diabolico piuttosto compiaciuto.
Pan guardò il suo vestito, poi
lo fissò. Non disse nulla, ma il significato del suo gesto
era fin troppo
chiaro. Lui le aveva rovinato il suo vestito migliore.
Goten sorrise ancora, ma questa
volta si trattava di uno dei famosi sorrisi alla
‘Son’, un sorriso che era a
metà imbarazzato e per il resto sminuiva
l’accaduto ad una sciocchezza. “Bè,
ora hai una scusa per andare a dormire presto. Nessuno avrebbe davvero
creduto
che qualche ora in aereo ti avresse distrutto.”
“Trunks,
tesoro,” disse Bulma,
strofinando le dita con fare gentile e amorevole sul braccio del
figlio. Lui
emise una sorta di grugnito verso di lei, cosa che gli
ricordò vagamente al
modo in cui Vegeta esprimeva fastidio, distrazione, irritazione e
un’altra
vasta gamma di emozioni diverse.
Trunks non
l’aveva mai fatto
prima. Era riuscita a
scorgere
molte somiglianze con il padre, aveva visto Vegeta in lui negli ultimi
cinque
minuti più che durante la sua intera vita. “ Cosa
c’è che non va? Sei
arrabbiato con Pan per qualche motivo?” Azzardò a
chiedergli. Trunks puntò i
suoi bellissimi occhi azzurri direttamente sulla madre e
sospirò
profondamente. Al silenzio
ostinato del
figlio, Bulma incalzò, decisa a capirci qualcosa.
“Lo so che è stata via per tanto
tempo. Ma tu sai benissimo che i suoi studi richiedono di viaggiare in
tutto il
mondo. Non è sicuramente colpa sua se è stata via
così a lungo.”
“Ah,
e di chi è la colpa?”
Trunks alzò lo sguardo solo per rendersi conto che Pan era
già sparita dalla
sua vista. Perfetto, aveva già trovato un modo per fuggire
da lui. Ma non
avrebbe potuto restare nascosta a lungo, non poteva evitarlo per molto,
non
qui, nel suo chalet.
Sicuramente non ora che lui aveva già programmato
mentalmente un faccia a faccia privato tra di loro.Dopo tutto, sarebbe
rimasta
lì con lui per una settimana intera.
Questa nuova emozione lo turbava, ma ormai
lo aveva già pervaso e aveva creato inconsapevolmente
già una situazione
complicata, che andava assolutamente risolta..in un modo o in un altro,
ma
comunque risolta. E lui avrebbe fatto in modo che ciò
accadesse, e quanto
prima. “Mamma, sono improvvisamente un po’ stanco.
Non mi sento dell’umore
adatto, sto per andare in camera mia. Buonanotte, ci vediamo domani
mattina.”
Spostò gentilmente Bulma per dirigersi velocemente verso le
scale.
Bulma decise
proprio in quel
momento, che aveva avuto un’idea geniale nel collocare tutta
la famiglia Son
all’altra estremità della casa. Certo,
l’aveva fatto più che altro dal
trattenere Vegeta nel
coinvolgere Goku
nell’ennesima lotta. Ora invece più che per suo
marito, era più preoccupata per
la sua progenie. Guardò Vegeta, che a sua volta fissava
Trunks con una strana
espressione che, lì per lì, non riuscì
a decifrare. “A cosa stai pensando, caro?”
Vegeta si limitò a mormorare qualcosa sulla falsariga di
‘niente’. Bulma lo
guadò con eloquenza, come a dire ‘tanto me lo
dirai prima o poi’. Un
cipiglio di disappunto contrasse i
lineamenti del principe.
“Penso
che Trunks sia attratto
dalla nipote di Kakkarot.”
Bulma
sussultò e guardò Goku,
che parlava animatamente con suo figlio, Gohan.
“Pan?”
“Non
ne ha altre, donna.” Vegetà
incrociò le braccia al petto. “Per nostra
fortuna.”
Più tardi quella notte, Pan decise di alzarsi e, coi piedi
nu
Era da ore ormai che non faceva altro che rigirarsi tra
le coperte senza prendere sonno e stava iniziando ad innervosirsi
parecchio.
Ovviamente non avrebbe dormito, non importa quanto ci si fosse
impegnata. Non
riusciva nemmeno a riposare sgombrando la mente. No, la sua testa era
una
giungla di pensieri aggrovigliati che si rincorrevano tra loro senza
darle un
attimo di tregua.
Questa situazione era orribile sul serio.
Non si sentiva così
ormai da anni. Non da quando aveva lasciato casa sua per recarsi
all’estero.
La
stranezza di quei luoghi che le sembravano tanto esotici aveva
catturato il suo
interesse e placato la sua stupida anima tormentata. C’era
stato così tanto da
vedere, da fare e da scoprire che il suo cuore spezzato non sembrava
poi così
sofferente. Era guarito, o per lo meno, così aveva
sperato. Ma si accorse
con dolorosa rassegnazione che i cocci c’erano ancora e
tagliavano come lame.
Non aveva eliminato la sofferenza, l’aveva solo accantonata
in un angolino
sperando che sparisse. Non potendo sostituire quel vuoto con
l’amore, l’aveva
sostituito con qualcos’altro. Con molto altro.
Pan
contemplò attentamente l’idea di prendere il primo
aereo e andare via con le prime luci dell’alba, ma poi tutti
sarebbero rimasti
delusi dalla sua improvvisa dipartita. Senza contare che sia Trunks che
Goten
potevano certamente intuire il perché della sua veloce fuga.
Perché era questo
che stava facendo. Stava scappando. Ancora. Scappava da Trunks e dal
suo
atteggiamento strano. La stava facendo impazzire. Perché era
cambiato tanto
verso di lei? Se solo avesse mostrato questa reazione e queste
attenzioni anni
fa, le sarebbe esploso il cuore dalla gioia. Ma questo era
prima..adesso lei lo
odiava. Non aveva nessun diritto di starsene lì con
quell’espressione da ebete
a fissarla, scombussolando anni e anni di duro lavoro. Con una sola
occhiata aveva
sconvolto il suo mondo e cambiato tutte le sue regole. La faceva
sentire
smarrita e insicura. Come diavolo faceva?
Ma non era
nel suo stile e in quello della sua famiglia
scappare dalle sfide e non affrontare le proprie paure. Adesso basta.
Doveva
affrontare il suo timore più grande. Non poteva
più rimandare.
Era la cosa
giusta da fare. Era una Son, dopotutto. Aprì
la porta della sua stanza e cercò di percepire il minimo
rumore nello chalet.
Silenzio assoluto. Prima di fare questo, doveva controllare che non ci
fosse
nessuno lì fuori. Ormai Pan si era messa in testa che
avrebbe dovuto affrontare
a testa alta e senza tremolii, il suo nemico. Ora tutto quello che
doveva fare
era trovarlo.
Percorse il
corridoio, convinta che ormai Trunks dormisse.
Ma poteva comunque rincuorare se stessa, la sua coscienza le
sussurrò che comunque era
stata coraggiosa, non poteva mica ritenersi responsabile se
non aveva la più
pallida idea di dove Trunks si trovasse?!
Tutti si erano ritirati nelle proprie stanze da un bel po’
di tempo e avevano lasciato la casa nel silenzio. Trunks era tornato
alla festa dopo
essersi calmato. Si era trattenuto, e aveva mantenuto una discreta
compostezza
quando il gruppo lo riaccolse, ricordando i vecchi tempi.
Aveva sperato per tutto il tempo che anche Pan fosse
tornata. Invece, Goten gli aveva assicurato che era nella sua stanza,
rilassandosi dopo il lungo viaggio.
Trunks aveva visto defilarsi ad uno ad uno tutti i suoi
amici, gli ultimi furono i suoi parenti. Erano stati gli ultimi ad
andare a
letto.
Perché
questo era ciò che doveva fare. In alcun modo
poteva aver sentito un’attrazione tanto intensa verso la
piccola Pan. Ora aveva
tutto il tempo per esaminare bene la situazione. Semplicemente non
poteva
essere, non avrebbe avuto alcun senso.
Il
fruscio provocato da un tessuto e un dolce ovattato
suono di piedi sulle scale lo avvisarono della presenza
dell’oggetto dei suoi
intricati, confusi e peccaminosi pensieri. Quando si rese conto chi
fosse, lo
attraversò un formicolio, un fremito che lo colse alla
sprovvista.
Chiuse gli
occhi, forzandosi di mantenere la calma. Era molto probabile, anzi
sicuro, che
la sensazione fastidiosamente reale e palpitante che provava era solo
illusoria.
Era solo sorpreso, infondo non l’aveva vista per anni, e ora
era
tutta cresciuta davanti a lui che lo provocava. In nessun altro caso,
universo
o mondo conosciuto, Pan Son poteva altrimenti esercitare questo fascino
delirante
su di lui. Era solo stupito. Stupito ed eccitato, ma non da Pan come
persona,
eccitato nel rivederla cresciuta. E
stop.
“Trunks?”
Un debole mormorio risuonò nel salone. Solo
sentire Pan sussurrare il suo nome l’aveva fatto entrare in
uno stato di
eccitazione che pensò sconfinava nella follia. Era pazzo,
non c’erano altre
soluzioni plausibili.
Forse si era sbagliato. La sua voce gli inviò un brivido
pericoloso che gli percorse entrambe le braccia. Si rifiutò
di muoversi,
scegliendo di tenere la testa premuta contro il cuscino.
Pan
si appoggiò allo schienale del divano
I capelli sciolti le ricadevano sul viso e lei lo fissò in
aspettativa con i suoi grandi occhi color cioccolato. Trunks
osservò i lineamenti
del suo viso e studiò con attenzione le sue caratteristiche.
Era sempre la
stessa Pan. Era la Pan che era sempre stata. Ma ciò che
l’aveva colpito non era
la sua bellezza, ma il fatto che, adesso, le apparisse così
matura, così diversa. Mai in un milione
di anni Trunks pensò di mettere la parola Dea e Pan
nella stessa frase. L’aveva
fatto in quel momento.
Spostò lo sguardo dal suo viso cercando di recuperare il
suo controllo.
I suoi occhi sono stati immediatamente attratti dove la
sua veste azzurra si spalancò. A malincuore il suo sguardo
si immerse lì, dove
la vestaglia si era aperta, e si rese conto che aveva rivelato solo una
camicia
da notte di un colore pallido. Provò sollievo e delusione
insieme.
“Ti
stavo cercando.” Pan incrociò le braccia sul retro
del
divano. Lasciò il mento sprofondare giù in una
posizione più comoda . “Ma non
avrei mai pensato di trovarti qui.”
“Sei
venuta a cercarmi?” Trunks si mise seduto con un
sussulto malcelato. Le fece senno di sedersi accanto a lui.
“Mi dispiace che
ero così assente quando sei arrivata. Ero soprappensiero. Mi
hai colto di
sorpresa in realtà. Mi
aspettavo di
ritrovare la piccola Pan, e bè, mi hai stupito. Ammetto che
non riesco ancora a
credere di quanto tu sia cresciuta.”
‘E
di quanta voglia ho di prenderti su questo divano.’ Aggiunse
mentalmente a se stesso.
Pan
giocherellava con le mani, mentre si stravaccava sul
lato opposto del divano. Si muoveva insicura di cosa aspettarsi a
questo punto.
Trunks strinse gli occhi e si costrinse ad indossare uno
sguardo impassibile.
Pan sembrava impaurita e agiva come se fosse braccata, gli
ricordava un cucciolo di cervo. Una graziosa cerbiatta..appetibile. No,
si
corresse, graziosa, piccola e ingenua cerbiatta. Questa non era la Pan
sfrontata che aveva imparato a conoscere da sempre. Divenne
dolorosamente
chiaro che era cambiata molto e non solo nel suo aspetto fisico.
“Mi
ricordi tuo padre.” Disse lei, spostando lo sguardo
sul proprio grembo e poi ad incontrare i suoi occhi cerulei.
“Sul
serio..”
Trunks interpretò la sua affermazione nel senso
che si sentiva
minacciata da lui. Il nervosismo era evidentemente impresso nei
lineamenti
del suo viso. Essere accostato a Vegeta poi parlava da solo. Nessuno
avrebbe mai
pensato al padre con una sensazione di comfort e
tranquillità.
“Studio,
scuola per lo più, e tu? cosa succede di interessante nella
vita di alto profilo come quella del Presidente della Capsule
Corporation ?”
Una risata triste
e sarcastica gli sfuggì. “Non succede mai niente
nella mia vita.” Ammise
seccamente.
“In tutti questi anni in cui sono stata lontana, non
c’è
stato nulla?! Andiamo, tu sei il presidente di una delle più
grandi aziende
nella prospettiva internazionale. Senza contare che sei
Trunks sorrise. Guardando verso il basso scosse
leggermente la testa.
“No!
Stai scherzando? Sono cieche in questa nazione?
C’è
stato un tempo in cui sarei morta pur di ottenere un briciolo della tua
attenzione.”
‘ e continuo a farlo’ le parole vennero in mente
spontaneamente.
Trunks
la guardò rapidamente Lei
era ancora innamorata di lui? Sì, doveva esserlo per
forza!
Era così ovvio, e lui aveva quasi perso la testa nel cercare
di capire il suo
atteggiamento.
Com’era quel detto degli occhi foderati di prosciutto? Lei
ovviamente nutriva ancora dei sentimenti per lui. Come aveva fatto a
non
accorgersene prima, era palese! Con il suo comportamento cauto e tutto
il
resto.
Guardandosi alle spalle del divano per controllare le
scale, Trunks lasciò che il suo braccio si allungasse sul
retro del divano.
Ovviamente notò che ora la sua mano poteva quasi sfiorare
Pan.
“Bè
c’è stato un tempo in cui, come dici tu, stavo
quasi
annegando, sì, ero letteralmente sommerso da tutte le donne
che mi correvano
dietro. Ma poi mi sono reso conto che non era giusto così.
Ho sempre pensato
che dovrebbe essere il ragazzo ad inseguire la ragazza.” Si chinò verso di
lei e le sussurrò ciò che
veramente gli premeva sapere, “Allora dimmi, quanto sei
sommersa tu in questi
giorni?”
Pan sentì il rossore strisciarle sulle guance.
Così voleva
sapere della sua vita sentimentale eh?
Bè perché non sbattergliela in faccia?
Dopo tutto era stato lui e rifiutarla tanti anni fa.
Quindi cosa ci sarebbe stato di
così sbagliato se l’Onnipotente Trunks Briefs si
fosse finalmente reso conto
che non tutti gli uomini a questo mondo la vedevano come una bambina?
“Vabene,
sai che ti dico che se fossi stata intelligente
avrei investito in attrezzatura subacquea molto, molto, tempo
fa.”
Guardò compiaciuta l’effetto che le
sue
parole innescarono su di lui.
Il suo volto si contrasse in una smorfia cupa per
un attimo, e il suo sfavillante sorriso, quello che aveva vantato fino
a qualche
secondo prima, svanì, lasciando il posto ad uno sguardo
piuttosto infastidito.
Il che ovviamente, lei non aveva previsto.
“Così
fanno la fila fuori la porta di casa tua, vero?”
Trunks cercò di controllare la rabbia al pensiero di altri
uomini seduti
accanto a lei, proprio come stava facendo lui adesso.
Toccandola, sfiorandola,
sussurrando al suo orecchio con voce roca, come aveva desiderato fare
lui.Forse addirittura baciarla. Accidenti, che diavolo stavano pensando
Gohan e
Videl quando hanno acconsentito alla follia di mandarla
all’estero?
Ormai
viveva nel mondo reale, dove ogni maschio poteva trovarla. Uomini
folli, guidati
dalla lussuria e dagli ormoni, potevano individuarla
facilmente.
Era così
giovane e innocente quando era andata via.Una giovane ragazza ribelle,
indomita, un po’ sboccata forse, ma soprattutto molto
selvaggia. Non aveva
minimamente pensato che Pan potesse essere appetibile, ma la
realtà era che lo
era sempre stata, e molto anche.
Perché non l’aveva fermata? Si maledisse svariate
volte.
Che dire ora? Quante esperienze aveva fatto? Quanto in là si
erano spinti
questi maledetti? E quanto oltre si era spinta lei? Quanto conosceva
della
vita? Aveva già conosciuto l’amore? Quanto aveva
visto, sentito, assaporato
mentre era lontano da lui? Era così diversa nei suoi
atteggiamenti.
Era
lampante la risposta. Strinse i denti dalla rabbia. Che diavolo aveva
fatto in
sua assenza?
Pan
realizzò dove stavano correndo i pensieri di lui e gli
fece una smorfia.
“Ho un sacco di uomini che si divertono ad inseguirmi in
questi giorni, è vero. Ma non c’è stato
nessuno finora abbastanza veloce da
catturarmi.” La sua risposta non aveva però
dissipato il fastidio e la rabbia
che Trunks provava in quel momento. Lui la guardò in
cagnesco e Pan decise con
diplomazia di ignorare l’ aumento di ki che percepiva nella
sua energia. “Io
dico a tutti la stessa cosa. Ovvero che non mi interessa una relazione
ora. Ho
troppo da fare, e solo che non vogliono ascoltare.”
Pan si portò i capelli indietro con un gesto della mano e
cercò
di rilassarsi, o quanto meno, di apparire rilassata, dicendo a Trunks :
“Stavo
pensando di scrivere un libro in realtà, lo intitolerei
‘Cento e uno modi per
attrarre un uomo. Capitolo primo, IGNORARLO.”
Trunks
parlò prima ancora di ricordare di pensare.
“Potrebbe essere un best seller. Credo che funzioni, dopo
tutto, mi hai
ignorato per anni, e ora io sono qui cercando con tutte le mie forze di
non saltarti
addosso e..” Si fermò e Pan rimase a bocca aperta
per quello che aveva detto.
Era esterrefatta e prima ancora che potesse anche solo cercare di
rielaborare,
pensando di aver frainteso, lui le afferrò la parte
posteriore della testa, e la trascinò con
sé in un bacio appassionato, per trasmetterle tutto il
calore e il desiderio che aveva suscitato in lui in quelle poche ore.
Trunks
era in fiamme. Lei si stava sciogliendo in lui, si
stava lasciando andare completamente, come se gli appartenesse. E
questo non
fece che eccitarlo di più. E
non poteva
trattenersi ancora a lungo dal vagare con le mani su ogni parte del suo
corpo.
Pan era in stato di shock. Mai, nemmeno nei suoi sogni erotici
più selvaggi,
avrebbe creduto che Trunks potesse baciarla sul serio. Baciarla in
questo modo.
Si sentiva così bene, che non riusciva a non pensare che era
quello il suo
posto. il posto giusto per lei.
Quando il bacio finalmente si
interruppe, lui
appoggiò la fronte
contro la sua.
Si sedettero con il cuore che martellava nel petto e il
respiro pesante.C’era qualcosa che li univa, una connessione
così profonda e
primordiale che sfidava la ragione.
“Che
cosa è appena successo, Trunks?” Pan chiese con
voce
tremante mentre si allungò a tirare la mano di Trunks dai
suoi capelli.
“Penso
di aver detto addio al mio autocontrollo a dir la
verità.” Trunks stava combattendo
l’impulso di tirarla indietro in un altro
bacio. Ma sapeva esattamente cosa sarebbe successo se l'avesse fatto.
Non
importa quello che lei avrebbe detto, lui non si sarebbe fermato solo
con un
altro campione del suo fascino. “Penso che dovresti tornare
nella tua camera,
Pan.”
Pan si irrigidì al suo tono autoritario. Era passato molto
tempo da quando qualcuno aveva osato dirle cosa fare. “Io non
sono una bambina,
Trunks. E tu non sei il mio babysitter.” Era arrabbiata a
causa di quello che
alle sue orecchie giungeva come un comando freddo. “Non
voglio solo marciare
nella mia stanza con la testa abbassata, come se fossi un ragazzino che
non ha
rispettato il coprifuoco.”
“Pan,
non intendevo in quel modo.” Trunks scavò con le
dita sul divano per mantenere il suo corpo ancorato ad esso. Lei era
così
testarda e lui stava trovando non poche difficoltà a
controllare la sua
lussuria. “Quello che voglio dire è, se non ti
allontani da me in questo
momento, sto per saltarti addosso sul serio, e davvero non vorrei che
tuo
padre, Goku, o Goten venga qui e mi costringa a separarmi da te. Non
andrebbe a
finire nel migliore dei modi considerando chi sono i tuoi
parenti.”
Pan
si fermò e lo guardò. L'intensità in
quei
brillanti occhi azzurri la sorprese e la eccitò allo stesso
tempo. Si rese
conto solo in quel momento che stava lottando per rimanere fermo
dov'era. Okay,
si disse, Prudenza era sempre stata la sua migliore amica.
“Credo
che andrò a letto, Trunks.”
Il tono era
calmo. Detto con tanta grazia che lui avrebbe
potuto pensare che fosse una sorta di invito. Mentre lei si accingeva a
salire
le scale, Trunks aggiunse: “Fossi in te, chiuderei a chiave
la porta stasera,
Pan.” Lei non si girò nemmeno a guardarlo, si
limitò a correre nella sua stanza
e a chiudersi la porta alle spalle.
La luce del
mattino filtrava tra le tende e iniziò ad arrancare fino al
letto di Pan. Era
eccitata e nervosa. Trunks la voleva. Questo era qualcosa che non aveva
mai
pensato potesse accadere nella realtà. Dopo
l’ultima volta che avevano parlato
anni fa, ne era stata assicuramene certa. Era una delle poche certezze
indissolubili
della sua vita. Trunks Briefs non l’avrebbe mai vista come
una donna.
E ora, la
voleva. La voleva!! Quando richiuse gli occhi,
tutto ciò che vide lo sguardo che aveva impresso sul volto
la notte scorsa.
Trunks aggrappato al bracciolo del divano come se fosse
l’unico modo per
riuscire a trattenersi dal lasciarsi travolgere i un impeto di
passione. Lei
ovviamente lo voleva da morire, non c’era bisogno di
soffermarsi oltre. Ma non
era ancora pronta per concedere la verginità a qualcuno,
nemmeno se quel
qualcuno fosse stato Trunks. Aveva sempre voluto che fosse speciale.
Rotolando
sulla schiena, si chiese quanto tempo avrebbe potuto nascondersi qui,
nella sua
stanza, prima di uscire e di affrontare tutti. Sarebbe stato difficile
per lei
nascondere quello che provava davanti alla sua famiglia, la conoscevano
troppo
bene.
Non dovette aspettare molto tempo che Bra piombasse di
corsa in camera sua .
“Pan! Sbrigati! Marron ed io abbiamo deciso di andare a
fare shopping per i regali e quant'altro. Ho pensato che ti avrebbe
fatto
piacere venire con noi. Dal momento che, ovviamente, non hai avuto la
possibilità con il party a sorpresa e tutto il resto. Il che
mi ricorda, dove
sei sparita la notte scorsa?”
La principessa dei Saiyan era l’incarnazione
dell’esuberanza.
E se Pan ricordava bene, Bra era assolutamente contagiosa con il
suo buon umore. Soprattutto se si trattava di shopping.
Pan si mise a sedere e si strofinò gli occhi .
“Sono
scomparsa nella mia stanza. Il volo è stato lunghissimo,
così ho pensato che
sarebbe stato opportuno svenire sul letto più che sul
divano.”
Bra sembrava
parecchio incredula. “Davvero? Wow. Pensavo fossi
andata via da qualche parte con Trunks. È andato via proprio
dopo di te. Poi
quando è risceso gli era successo di sicuro qualcosa, non lo
vedevo così
scontroso da molto tempo, in effetti.”
Bra si
voltò e cominciò a spulciare l'armadio di Pan.
“Ehi, hai un sacco di roba bella qui! Devi aver acquistato in
tutto il mondo,
eh? Lo sai che papà..” Bra continuava a blaterare
mentre Pan gettò via le
coperte e prese l’abito che Bra le stava porgendo.
Bra scivolò fuori dalla
stanza e la lasciò preparare.
Nonostante
gli eventi emozionanti della notte scorsa,
c’erano altre cose da considerare.
Pan rimuginò per quello che potevano essere
sembrare ore, e la sua fantasia galoppante aveva già
costruito vari castelli fiabeschi,
quando gli venne in mente l’offerta di lavoro. Era una
posizione molto buona,
con una società conosciuta e famosa, la Global Incorporated.
Cosa doveva fare per l'offerta di lavoro? Avrebbe dovuto
spostarsi velocemente ed essere costantemente in viaggio. Aveva
progettato di
dare la notizia ai suoi genitori durante le vancanze. Ma non aveva
considerato
anche tutta la banda. Poteva gestire la delusione dei genitori per
averla persa
nuovamente, ma non voleva affrontare anche quella degli amici.
Che cosa poteva fare? Pan sospirò e decise che non avrebbe
modificato in alcun modo il piano originale.
Non importa quello che era
successo, o che sarebbe successo, ci aveva messo tempo, fatica e
sacrifici per
arrivare dov’era, per conquistare la sua
indipendenza.
Era emancipata e
autosufficiente e questo non era qualcosa a cui era disposta a
rinunciare.
Né ora, ne
in futuro.
Pan
lasciò la stanza e si diresse giù per le scale.
Era a
metà strada quando sentì Trunks chiamarla
dietro di lei. “Trunks?” Si voltò per
vederlo scendere di
corsa le scale subito dopo di lei.
“Ho detto a Bra che ti avrei portato io in città
con la
macchina non appena avrai fatto colazione. Conosci Bra, quando si
tratta di
shopping non riesce ad aspettare.”
Trunks sorrise. Era quel sorriso che non la
convinceva. Pan aveva intuito subito che stesse architettando qualcosa
di
subdolo.