Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Diamante Narcissa Uchiha    27/03/2014    2 recensioni
Rivisitazione del canto V, dei lussuriosi, in chiave Grelliam.
William è Dante, Anderson è Virgilio.
Sui loro passi non incontreranno Paolo e Francesca ma una lussuriosa dai lunghi capelli rossi che farà fremere l'anima del viaggiatore.
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Forse i personaggi saranno un po' OOC e non sono del tutto sicura che si possa definire un Crossover, ditemi voi cosa devo fare. :)
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'God save the Grelliam'
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Canto V – A mia lussuriosa dolcissima.
William discese insieme alla sua guida, Lawrence Anderson, nel secondo cerchio di ridotto spazio rispetto al primo ma ospitante un dolore maggiore e più dilaniante.
Di fronte a sé si trovò a fissare un'orribile creatura, Undertaker si chiamava.
 Era tanto magra che le ossa sporgevano dalla pelle come bassorilievi inquietanti, le dita lunghissime che terminavano in altrettanto lunghi artigli neri, stringevano una falce d'argento ornata da uno scheletro sul manico. I suoi lunghi capelli grigi, quasi neri per lo sporco, si arrotolavano sul suo corpo tante volte a seconda del peccato.
Fiammelle d'ombra, quali erano le anime, con gambe e braccia dall'incorporea forma, si presentavano al suo cospetto; le loro bocche di polvere riversavano su di lui ogni propria colpa. Lui le ascoltava una ad una, i suoi occhi verdi, profondi, oscurati da chissà quali pensieri, scrutavano i dannati e la sua chioma si stringeva su vita, petto e collo, determinando il cerchio destinato a loro peccatori.
Quando il verdetto era impartito, le anime precipitavano nell’inferno senza possibilità di scelta.
Vide la creatura puntare le sue iridi su di sé, un fremito gli percorse la schiena.
-Tu che sei giunto qui, all’inferno, luogo di dolore, tu, anima ancora di carne, considera dove entri e di chi ti fidi, non lasciarti ingannare dalla grande entrata- urlò Undertaker a William, interrompendo il suo eterno compito.
Anderson parlò per lui, schermandolo dalla creatura.
-Undertaker, perché continui a gridare? No ostacolare il viaggio voluto dal destino: così si vuole là dove si può ciò che si vuole. Non far, dunque, più domande.-
Il giudice infernale, allora, tacque, guardò ancor un poco William per poi tornare alle sventurate anime. William e la sua guida continuarono nel loro cammino e, d’un tratto, delle voci colme di dolore si ersero in quel cerchio, giungendo all’udito di William.
In quel luogo dove la luce era totalmente assente, forti correnti soffiavano quasi fossero venti di tempesta, ululando incessantemente.
Le anime erano lì, tra le spire di quel fiato infernale, impossibilitate a fermarsi, ad essere lasciate in pace, girando e girando con fretta; sembravano come stornelli in stormi, gru in fila… Le loro urla aumentavano di fronte alla frana.
William capì, dunque, che a quella simile pena erano dannati i lussuriosi: coloro che in vita furono trasportati dal vento irrefrenabile della passione carnale.
Tra di esse riconobbe Enrico VII, re d’Inghilterra, famoso per aver avuto diverse mogli e numerose amanti, Casanova, grande amatore di Venezia, ed altri personaggi che avevano fatto storia.
Lo sguardo di William, però, fu subito catturato da un bagliore rosso che spiccava tra tutte quelle anime: una lussuriosa dai lunghissimi capelli rossi.
Non appena la riconobbe, si rivolse alla sua guida.
-Maestro, vorrei parlare con quell’anima accesa di vermiglio, che distaccata sembra dalle altre.-
Anderson gli si rivolse. – Non appena sarà più vicina a noi potrai parlargli in nome del sentimento che ti lega ad essa.-
William non parlò, non comprendendo come Anderson avesse potuto conoscere così profondamente i suoi sentimenti, la sua storia.
Quella dannata era stata una sua conoscente meglio, il suo primo amore.
Quand’era solo un ragazzo la osservava passeggiare per Londra, quasi fosse una fata. Era così bella con la sua pelle diafana, i lunghi capelli rossi, gli occhi di un verde così cristallino da parer solo un velo posto per proteggere quell’anima così deliziosa.
Erano stati insieme, due sole e splendide volte. L’aveva amata con tutto se stesso e poi… Poi l’aveva persa.
Era sparita dalla sua vita per non ritornarvi. Fino ad ora.
La rossa si avvicinò a loro e per volere divino si fermò.
Essa allungò una mano verso William che si sentì accarezzare una guancia da un freddo drappo di seta, qual era la mano di lei.
-Mio William, è da tempo immemore che non ci vediamo. Sei diventato un bellissimo uomo, sai?-
La domanda del viaggiatore sorse spontanea.
-Grell, perché sei qui?-
Vide i suoi occhi semi-trasparenti rattristarsi, lei abbassò le palpebre e ritirò la mano.
-Non avrei mai dovuto lasciarti, mio Will. La disperazione mi ha portata a compiere azioni riprovevoli per una signorina.- fece una pausa, come a voler riprendere fiato, a sospirare.
-Ricordi quanto desiderassi far l’attrice? Un giorno conobbi un uomo, Sebastian, così sensuale che non puoi immaginare. Parlammo per giorni fino a che non finimmo a letto insieme. Pensai di essermi innamorata a quel punto, ma… I miei pensieri correvano sempre a te. Quel vile mi ha usata: mi ha riempita di soldi in cambio del mio corpo fino a che, stufo della mia compagnia, dopo l’ennesimo spettacolo, mi ha abbandonata in mezzo alla strada senza spiegazioni. Ho dovuto vendermi per sopravvivere. Sono morta il sedici dicembre, nel sesto anniversario del nostro incontro: un cliente mi ha picchiata a sangue e mi ha lasciata, come Sebastian, sul marciapiede, in mezzo alla neve.-
William sembrò scosso da quelle parole, l’aveva cercata così tanto…
-Dov’eri? Perché non sei tornata da me?-
Grell si allungò verso di lui, allacciò le sue braccia incorporee al suo collo; la medesima sensazione che aveva sfiorato la sua guancia ora, la sentiva sulla nuca.
-Ero a pochi passi da Londra senza saperlo. Non ero mai uscita dalla città prima, quei viaggi in carovana erano sconosciuti per me: non sapevo dove stavamo andando. Non ti ho cercato perché non sapevo nemmeno dove fossi tu. L’avrei fatto se avessi saputo, se avessi potuto. Tu non mi avresti mai lasciato.-
William che era sempre stato un uomo composto, riservato, si lasciò sfuggire una lacrima.
Avvicinò il viso a quello di lei e le proprie labbra sottili ne incontrarono un paio dapprima di polvere poi sempre più reali e morbide.
Quando le abbandonò, il viso di lei parve esistere per la prima volta dalla sua morte.
William allungò una mano e le scostò una ciocca vermiglia dietro l’orecchio.
-Avrei dovuto cercarti meglio, ti avrei trovata, ti avrei salvata.-
-Non crucciarti, mio William, ciò che è passato non potrà mai ritornare. Non è colpa tua.-
Le loro bocche d’incontrarono ancora in un bacio delicato, consolatorio.
Non avrebbe voluto lasciarla ma, come si era fermata da lui, come il suo viso s’era fatto concreto, la vide ritornare d’ombra e lasciarsi avviluppare dalle spire del vento. William la guardò finchè non sparì dalla sua visuale.
Il suo cuore batteva forte, la sua mente si affollava di pensieri, di dubbi.
Venne sopraffatto dalle emozioni, dalla responsabilità (per le parole di lei, si sentiva profondamente colpevole per la sua dannazione. Se fosse riuscito a legarla di più a sé…) e svenne, lasciando ogni tormento nelle mani dal buio.


Dia's Time
Ciò che dovevo dirvi è già nell'introduzione perciò mi rimetto ai vostri pareri. :)
Ah, se ci sono errori segnalatemeli! L'ho scritta e riletta di fretta quindi e molto probabile che abbia lasciato castronerie qua e la. -.-
Un abbraccio,
Dia X* X* X*

 
   
 
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