Unspoken
Hurts - Unspoken
Sebastian punta
gli occhi
altrove; oltre la grande vetrata che si affaccia sull’immenso
giardino del
palazzo e i colori caldi del cielo che dipingono la lenta conquista
della sera,
lasciando spazio al blu.
Il vento tiepido
e leggero di settembre
soffia lentamente, liberando le cime degli alberi dalla perfetta
immobilità di
cui sono state prigioniere durante l’estate appena trascorsa. Le foglie verdi si muovono
sinuose,
accarezzando il cielo, e Sebastian non desidera altro che uscire e
lasciare che
la brezza accarezzi anche la sua pelle accaldata.
Le punte della
forchetta
tintinnano contro il piatto di porcellana, spostando le briciole del
pasto servito
nemmeno quaranta minuti prima. Sebastian stringe le dita attorno alla
lunga
posata di argento e la lascia volteggiare tra le dita, producendo un
suono
stridente che gli fa storcere il naso.
È
certo di non avere un
bell’aspetto - non per uno degli amici dello sposo
– seduto scomposto sulla
sedia, il gomito sul tavolo e il palmo della mano premuto contro la
guancia. A
guardarsi dall’esterno, pensa Sebastian, deve sembrare
più un invitato a un
funerale che al matrimonio del suo migliore amico. Non deve essere il
ritratto
della felicità, comunque.
Non vuole tenere
il muso, non
davvero, non in un giorno tanto importante per il suo migliore amico.
Qualcosa
però gli impedisce di essere felice e non riesce a fingere
che nulla è
cambiato, che è tutto okay. Perché nulla lo
è.
Forse quei
quattro bicchieri di
champagne non hanno fatto effetto. Forse ha bisogno di altro alcol
perché
riesce ancora a sentire i propri pensieri, riesce a sentire la ferita
pulsare
sotta la pelle, vicino al cuore. E sì, ha bisogno di
qualcosa che lo distragga
velocemente, perché i suoi occhi continuano a finire nel
mezzo della pista da
ballo immersa nella dolce penombra, sulle due sagome nere che si
muovono un po’
impacciate, cullate dalle dolci note di una stupidissima canzone
d’amore.
Sebastian
sbuffa, distoglie lo
sguardo e ferma un cameriere per rubargli una bottiglia di champagne
dal
cestello colmo di ghiaccio. Ignora gli sguardi di Santana e quelli
sprezzanti
-e quasi assassini- del resto delle ormai ex Nuove Direzioni. Sebastian
sa di
non essere il benvenuto a quel tavolo, e non ha nessuna intenzione di
far
cambiare loro idea.
Riempie il
bicchiere con lo
champagne e non ha nemmeno il tempo di pensare, le sue labbra sono
già dischiuse
sul bordo, pronte a ricevere il liquido che percorrerà la
sua gola una volta
chiusi gli occhi, bevendolo tutto d’un fiato.
***
Sebastian
è al quinto –o forse
sesto, settimo?- bicchiere quando sente una mano appoggiarsi
delicatamente
sulla spalla e qualcuno schiarirsi la gola. Ha la mente leggermente
annebbiata,
non è ubriaco ma è in quella fase di totale
leggerezza, quando ogni movimento
sembra rallentare e il mondo scorrere a rilento. Quindi per un momento
crede di
avere le allucinazioni, perché Kurt è davanti a
lui e sorride, ed è la cosa più
bella che Sebastian abbia mai visto in tutta la sua vita. Percepisce le
labbra
stendersi automaticamente in un sorriso, e il cuore quasi perde un
battito
quando vede Kurt fare lo stesso, luminoso più che mai.
L’abito
elegante nero gli cade
perfettamente lungo il corpo, i capelli ancora in ordine e un leggero
strato di
sudore ad imperlargli la fronte.
Sebastian
continua a sorridere
e sa di sembrare un perfetto idiota, perché sono ancora
lì, in silenzio, e Kurt
stringe la sua spalla in modo quasi possessivo.
Sono migliori
amici, Sebastian
e Kurt. Non lo sono sempre stati ma con il passare del tempo hanno
imparato a
conoscersi e rispettarsi, e a volersi bene. E Sebastian non sa dire con
certezza quando è accaduto, a dir la
verità… Quando Sebastian Smythe si è
perdutamente
innamorato di Kurt Hummel.
Non è
poi più così strano
ammetterlo, si è abituato all’idea di poter
provare sentimenti veri ormai da
molto tempo.
Si è
innamorato del suo
migliore amico, lo stesso che ora è davanti a lui nel giorno
del suo
matrimonio.
«Vuoi
ballare?» la voce di Kurt
lo riscuote dai suoi pensieri. Vuole ballare? Non lo sa, ma forse
quella è
l’unica possibilità che ha di stragli vicino in
quel giorno. Così sorride di
nuovo e afferra con sicurezza (forse un po’ instabile sulle
proprie gambe) la
mano morbida e calda di Kurt, lasciandosi trascinare al centro della
stanza tra
tante altre coppie che li circondano. Le luci sono basse e quando si
fermano
–uno difronte all’altro- una nuova canzone inizia,
sovrastando il brusio
allegro e alticcio degli invitati. Sebastian sorride tristemente mentre
le
prime note invadono la sala, perché non esiste canzone
più perfetta di questa in
quel preciso momento per lui. Per loro.
Things will never change and
our hearts will always
separate.
Forget about you.
I’ll
forget about you.
The things we never
say are better often left alone.
Forget about you.
I’ll
forget about this time.
Kurt afferra la
sua mano, si
avvicina velocemente a lui e avvolge le braccia attorno al suo collo. I
primi
passi sono incerti, insicuri, ma dopo qualche secondo iniziano a
muoversi con
lentezza, i piedi che sfiorano il pavimento e l’ondeggiare
dei loro corpi un
po’ a caso e un po’ a tempo con la musica.
Sebastian sta semplicemente cercando
di non cadere o schiacciare i piedi di Kurt.
«Allora,»
inizia Kurt, la voce
bassa e le labbra improvvisamente tese in una linea retta,
«Cosa c’è che non
va?»
Forse per colpa
dell’alcol, per
una frazione di secondo Sebastian prende seriamente in considerazione
l’idea di
rivelargli tutto. Ma non lo fa, perché sa che non servirebbe
a nulla. Così
chiude gli occhi per un secondo e sente il pavimento vibrare sotto i
suoi
piedi, ha solo bisogno di un momento per costruire la maschera di cui
ha
bisogno. E forse si sta maledicendo un po’ perché
l’alcol lo rende vulnerabile
e scoperto.
«Mi
stai chiedendo cosa c’è che
non va?» inizia Sebastian, gli occhi sicuri e un sorriso
sghembo sulle labbra.
Ogni traccia d’insicurezza scomparsa dal suo volto.
«C’è che ho dovuto passare
l’intera giornata al tavolo con quegli idioti dei tuoi amici,
c’è che mi sto
annoiando, non c’è abbastanza alcol e questo posto
è ridicolo, Kurt.»
E devono essersi
fermati,
perché quando finisce di parlare i suoi piedi non si muovono
più, proprio come
la stanza e la sua testa. Ma deve essere riuscito a convincere Kurt,
perché sta
sorridendo di nuovo ed è quello che Sebastian desidera
vedere ogni volta su
quel volto angelico. I piedi riprendono vita e loro tornano a ballare,
in
silenzio.
And
nothing that I do will ever be enough for you.
Whatever I do, whatever I do.
Take me as I am.
I’ll never be the other man.
Forget about you.
I’ll forget about this time.
Per un maledetto
minuto,
immagina di essere al posto di Blaine, di poter essere il bellissimo e
nuovissimo marito di Kurt e di poterlo baciare proprio lì,
in mezzo alla sala,
mentre gli invitati fischiano felici e applaudono entusiasti. Riesce a
vederlo
dietro alle palpebre e sembra così
reale
nella sua testa che può quasi sentire la consistenza delle
labbra di Kurt sulle
proprie; forse perché Sebastian sa come sono le labbra
dell’altro, conosce il
loro sapore e ne ricorda la morbidezza, e fa più male di
ogni altra cosa.
Perché
Sebastian ricorda il loro
primo ed ultimo bacio, lo ricorda come se fosse ieri.
Ricorda
l’odore di alcol e gli
occhi liquidi e annebbiati di Kurt, il corridoio vuoto
dell’appartamento
condiviso al college e, Dio!, le labbra di Kurt, morbide e piene
premute
improvvisamente sulle sue. La lingua calda, il respiro veloce e le mani
curiose
di toccare ovunque. E il secondo dopo era tutto finito,
perché Kurt era ubriaco,
triste per la rottura con Blaine, e Sebastian non voleva essere un
rimpiazzo,
per lui e per nessun’altro.
Non
c’era più nessuna brama,
non c’era più nessuna urgenza, e Sebastian era
rimasto con un pugno di mosche,
le lacrime del migliore amico e la cascata di scuse che lo sommerse il
mattino
seguente.
E forse, pensa
Sebastian mentre
si muove seguendo il ritmo lento della musica, quello è il
momento esatto in
cui si è reso conto di provare qualcosa per Kurt.
Sbatte le
palpebre, staccandosi
definitivamente da quel ricordo dolce e amaro. Ma Kurt è
ancora lì, tra le sue
braccia e Sebastian riesce a sentire il suo profumo inebriarlo, gli
invade il
corpo e il cervello.
«Sicuro
di stare bene?» Kurt
allunga la mano e accarezza con la punta delle dita la guancia di
Sebastian,
«Sembri scosso.»
Sebastian
deglutisce
vistosamente, gli occhi scuri e pensierosi, e ignora completamente le
parole di Kurt.
Ha una domanda
che freme da
troppo tempo sulla punta della lingua.
So won’t you save
this conversation
And find a better
time?
Don’t you
ever understand
That if it hurts
I’ll do whatever I can?
«Sei
felice?» è improvvisa, Sebastian
quasi non si rende conto di aver veramente parlato e per la prima volta
il suo
cervello tace, in attesa.
«Sì»
Kurt si ferma, le braccia
scivolano da dietro il collo di Sebastian e le mani scendono in una
lunga
carezza, posandosi sulle sue larghe spalle. Crede di poter leggere
mille
domande in quell’azzurro immenso, mille dubbi, e Sebastian sa
che Kurt sta
veramente pensando ad una risposta sincera, qualcosa che non sia solo
uno
stupido sì. Alla fine
Kurt abbassa lo
sguardo e fissa attentamente la punta delle proprie scarpe.
«Sì» dice ancora,
«Lo sono.»
E Sebastian non
riesce a
smettere di pensare. Perché ha quel sentimento ardente nel
petto, che distrugge
una parte di lui ogni giorno, ogni anno e ogni secondo trascorso. Ma sa
di
dover abbandonare la partita, lasciare ogni stupida speranza morire e
marcire
con quello che ne rimane dei suoi sentimenti. Ma Sebastian continua a
pensare
di essere quello giusto per Kurt,
quel pezzo mancante. Sa di poterlo rendere felice, di amarlo veramente.
Perché,
egoisticamente, vuole che Kurt scelga lui. Quattro anni prima, ieri,
oggi e
domani. Sebastian vuole, desidera che Kurt scelga lui sempre.
Perché lo ama e nel profondo sa che Kurt prova lo stesso.
Ma lui quella
scelta l’ha già
fatta, quando ha detto Lo voglio,
quando
dopo averlo baciato si è scusato per il terribile errore.
Kurt ha già scelto e
Sebastian l’ha sempre saputo.
Ora rimane solo
questo, un
sentimento da gettare e una vita da rifare. Sebastian sarà
solo un altro nome
sbiadito dal tempo nella vita di Kurt, una foglia secca spazzata via
dal vento
e non rimarrà più nulla di lui. Di loro.
Perché fa male, da morire.
Ed è
quando la canzone termina,
loro ancora stretti lì, in silenzio, che Kurt parla ancora e
dice qualcosa che
destabilizza Sebastian, gli occhi sgranati e le mani strette sui
fianchi snelli
dell’amico.
«E tu,
Sebastian, sei felice?»
I’ll never change my mind.
Come
può rispondere senza
mentire? L’unico modo per non mentire è non
rispondere, semplicemente. Prende un
respiro profondo e accarezza la guancia morbida di Kurt, disegna il
contorno
delle labbra piene e poi quello del mento, e rimane lì in
silenzio. Un debole
sorriso sulle labbra.
Si
china leggermente, le palpebre che lentamente si abbassano quando
percepisce il
respiro di Kurt spezzarsi e infrangersi sulla propria bocca. Sebastian
sorride
tristemente, accarezza il collo di Kurt e bacia delicatamente
l’angolo delle
sua labbra.
Per
l’ultima volta.
So
just let me go.
I
won’t change my mind.
I’d
rather be lonely than be by your side.
And
nothing you say could save us this time.
I’d
rather be lonely.