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Autore: Encha    28/03/2014    5 recensioni
Lo scheletro di una paperella rincorreva con ostinazione una lisca di pesce, emergendo e rituffandosi a ritmo frenetico tra le candide montagne di sapone della vasca da bagno.
Nico sospirò, facendo arricciare avanti a sé il vapore che si alzava sinuoso dall’acqua bollente.
‘Devo chiederlo a Percy!’
Lasciò scivolare la schiena contro il bordo smaltato della vasca e si immerse un po’ di più, finché la schiuma non arrivò a solleticargli il naso e le ginocchia fecero capolino sopra il livello dell’acqua.
‘Ma come?’
Gli piaceva fare il bagno, abbandonare il corpo in quell’accogliente tepore, distendere le membra stanche e chiudere le palpebre affaticate, lasciare che la mente scivolasse via e naufragasse ovunque volesse.
‘Devo trovare il momento adatto!’

Partecipante al contest: “Percabeth or Pernico? This is the problem” indetto da Water_wolf su forum di EFP
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (sia EFP sia Forum):  Encha
Titolo della storia: Gli inconvenienti di avere un ragazzo idrorepellente
Tipo di storia:  One-Shot, Fluff
Rating: Giallo
Coppia scelta: Percy/Nico
Citazione scelta: Non c’è cattivo tempo, solo l’abbigliamento sbagliato – Proverbio tedesco
Breve introduzione: Lo scheletro di una paperella rincorreva con ostinazione una lisca di pesce, emergendo e rituffandosi a ritmo frenetico tra le candide montagne di sapone della vasca da bagno.
Nico sospirò, facendo arricciare avanti a sé il vapore che si alzava sinuoso dall’acqua bollente.
‘Devo chiederlo a Percy!’
Lasciò scivolare la schiena contro il bordo smaltato della vasca e si immerse un po’ di più, finché la schiuma non arrivò a solleticargli il naso e le ginocchia fecero capolino sopra il livello dell’acqua.
‘Ma come?’
Note dell’autore: Il rating è giallo per qualche lieve allusione, la storia è ambientata in un futuro imprecisato post-Eroi dell’Olimpo, di cui non contiene alcuno spoiler. Bene, ora che ho scritto la parte “burocratica”, posso anche scrivere che questo è stato il mio primo contest e spero di non aver fatto un casino dei miei. Mi sono finalmente deciso a pubblicarla soprattutto grazie alla scadenza imminente del contest, anche perché più rileggo questa fic è più mi sembra stupida. Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
Lo scheletro di una paperella rincorreva con ostinazione una lisca di pesce, emergendo e rituffandosi a ritmo frenetico tra le candide montagne di sapone della vasca da bagno.
 
Nico sospirò, facendo arricciare avanti a sé il vapore che si alzava sinuoso dall’acqua bollente.
 
‘Devo chiederlo a Percy!’
 
Lasciò scivolare la schiena contro il bordo smaltato della vasca e si immerse un po’ di più, finché la schiuma non arrivò a solleticargli il naso e le ginocchia fecero capolino sopra il livello dell’acqua.
 
‘Ma come?’
 
Gli piaceva fare il bagno, abbandonare il corpo in quell’accogliente tepore, distendere le membra stanche e chiudere le palpebre affaticate, lasciare che la mente scivolasse via e naufragasse ovunque volesse.
 
‘Devo trovare il momento adatto!’
 
Si era ritrovato ad amare l’acqua, forse era stato Percy a fargliela apprezzare.
 
Aveva scoperto che quello era un ottimo posto per pensare, e in quel momento pensare era proprio ciò di cui aveva bisogno.
 
‘Ma qual è?’
 
Aprendo gli occhi, scorse un movimento indistinto sullo specchio appannato appeso alla parete di fronte; si girò di scatto e sobbalzò nel ritrovarsi accanto Percy, che gli rivolse un largo sorriso. Immerso nei suoi pensieri, Nico non si era neanche accorto che il ragazzo fosse sgattaiolato nel bagno.
 
“Che fai?” domandò sorpreso, controllando con una rapida occhiata che la schiuma fosse abbastanza fitta da coprirlo.
 
“Il bagno” rispose semplicemente l’altro, prima di sfilarsi la canottiera e gettarla con noncuranza per terra.
 
Lo sguardo di Nico indugiò sul petto tonico ed abbronzato del semidio.
 
“Ma ci sono già io” gli fece notare con una nota di sospetto nella voce.
 
“Lo so -Percy imprecò contro la zip dei pantaloni -Ma la vasca è abbastanza grande per due”
 
Il più piccolo inarcò un sopracciglio nel vedere l’altro ingaggiare un acceso scontro con dei jeans assai poco collaborativi. “Non potresti prima aspettare che io abbia finito?”
 
“Ieri sei stato là dentro per ore“ gli ricordò, tutto concentrato a liberare la cerniera incastrata.
 
“E se ti dicessi che voglio rimanere da solo?”
 
Non che a Nico dispiacesse l’idea di ritrovarsi a stretto contatto con Percy in quello spazio ristretto, assolutamente, ma aveva bisogno di riflettere sul suo enorme problema.
 
“Ti risponderei che questa è casa mia e che potrei facilmente prosciugare l’acqua della vasca e lasciarti a secco” rispose ridacchiando il più grande; con uno strattone deciso, alla fine ebbe la meglio sui famelici pantaloni.
 
“Credo di non avere altra scelta, allora” concesse il figlio di Ade, soffocando un sorriso. Il suo terribile dilemma avrebbe potuto attendere ancora un po’.
 
“Hai afferrato la situazione a quanto vedo” scherzò ancora Percy.
 
Anche i boxer ricaddero sulle mattonelle del pavimento di un azzurro acceso.
 
“Stavi giocando con le paperelle?” fece Percy avvicinatosi al bordo della vasca, osservando il buffo non-morto inseguire la lisca di pesce, creatura assai più scaltra. Non c’era alcuna vena di scherno nella sua domanda, al contrario trovava simpatiche quelle due bestiole scheletriche.
 
Si sarebbe aspettato una qualche giustificazione dall’altro ragazzo, ma questa non arrivò. Fece allora risalire lentamente lo sguardo lungo il suo corpo, che si intravedeva a stento sotto l’acqua, e notò che stava fissando intensamente l’accappatoio grigio-sbiadito appoggiato ad un mobiletto, le guance arrossate, molto probabilmente, più per l’imbarazzo che per il calore.
 
Il più grande ne apprese il motivo dopo qualche momento di perplessità, quando, guardandosi attorno, posò gli occhi sui propri panni ammassati sul pavimento.
 
Sorrise divertito.
 
“Nico, non è certo la prima volta che mi vedi nudo”  disse, sporgendosi verso di lui per passargli affettuosamente una mano tra i capelli umidi.
 
Il semidio si strinse di più verso il bordo mentre l’altro cercava di entrare nella vasca. “Non sto evitando di guardarti” asserì ma, in contraddizione con le proprie parole, non si azzardò ad abbassare lo sguardo finché il figlio di Poseidone non si fu immerso.
 
Percy si mise comodo, cinse con un braccio le spalle di Nico e lasciò l’altro penzolare al di fuori della vasca, poi esalò un sospiro di rilassamento e chiuse gli occhi.
 
“Che bella sensazione, dovremmo farlo più spesso” constatò dopo qualche minuto di silenzio.
 
Il più piccolo annuì, accoccolandosi contro il suo petto.
 
“Ma non ti sembra di aver esagerato con il sapone?”
 
Come se fosse stata chiamata all’appello, la lisca di pesce risalì in superficie e si esibì in una capriola, rituffandosi nel mare di schiuma prima che la paperella le si avventasse contro.
 
“Il flacone mi è scivolato di mano” si difese Nico in tono sommesso.
 
“Tranquillo” il più grande accumulo della schiuma con la mano libera “Tanto è quello biodegradabile” annunciò e, cogliendolo di sorpresa ed evitando gli occhi, la spalmò sulla faccia dell’altro a mo’ di barba stile Babbo Natale.
 
“Hey!” protestò il più natalizio dei figli di Ade, girandosi e scoccandogli un’occhiata furente.
 
Si rase rapidamente passandosi una mano sul mento e per ripicca schizzò dell’acqua contro il semidio, ma questa gli scivolò addosso come fosse ricoperto di cellophan. Così, mentre ancora rideva di gusto, la parte asciutta del corpo rimase tale.
 
‘Gli inconvenienti di avere un ragazzo idrorepellente’ si ritrovò a pensare Nico, prima che l’altro lo attirasse a sé e posasse le labbra sulle sue.
 
Dopo circa un’ora, l’acqua della vasca si stava raffreddando e ormai la schiuma si era quasi del tutto diradata.
 
Nella stanza aleggiava il silenzio, interrotto ogni tanto dai cupi “Quack!” della paperella di Nico.
 
Non era un silenzio negativo, uno di quelli glaciali ed imbarazzati, ma al contrario era piacevole e confortante, fatto di respiri regolari e corpi abbracciati.
 
“Nico” chiamò ad un tratto Percy.
 
“Mm-mh?”
 
“Ho come la sensazione che tu voglia chiedermi qualcosa” Nonostante cercasse di mantenere un tono pacato, nelle sue parole l’altro colse una sfumatura di preoccupazione.
 
Nella mente del figlio di Ade i pensieri presero ad accalcarsi come i figli di Afrodite avanti alla porta del bagno della loro cabina al mattino. ‘Dovrei dirglielo adesso?’
 
L’altro ragazzo, avvertendo il suo disagio, cominciò ad accarezzargli una spalla per confortarlo.
 
 “Nico” portò l’indice della mano al mento del più piccolo e con gentilezza lo costrinse a guardarlo negli occhi “Sai che mi puoi dire tutto”
 
‘Non c’è cattivo tempo, solo l’abbigliamento sbagliato!’ la voce di Demetra si fece strada nella sua testa. ‘Grazie per la dritta, ma in questo momento sono completamente nudo!’
 
“Ecco…” esordì, ammirando quelle iridi verdemare che lo scrutavano preoccupate ma al tempo stesso rassicuranti.
 
‘Non contano le circostanze, l’importante è usare le parole adatte! Era questo che intendeva la Dea delle Messi? E se quella testa di pannocchia...’
 
“Mi piacerebbe venire a vivere qui da te” sputò fuori d’un colpo. Per qualche istante non fu neanche sicuro di aver parlato realmente, ma quando ne ebbe la certezza abbassò subito lo sguardo.
 
La risposta dell’altro ragazzo si fece attendere.
 
‘L’ha presa male?’ a Nico sembrò che l’acqua della vasca si fosse congelata all’istante.
 
“Quack! Quack! Quack!” la papera-zombie si era inspiegabilmente trasformata da predatore a preda ed ora, con scarsi risultati, cercava di prendere il volo agitando le ali prive di piume.
 
“Nico, tu abiti con me da quando mi sono trasferito qui tre mesi fa”
 
“Be’, non ufficialmente…”  finalmente si decise a rialzare lo sguardo: le labbra di Percy erano di nuovo inarcate in quel sorriso genuino.
 
Il figlio di Poseidone gonfiò in petto e simulò un tono autoritario e pomposo. “Io, Percy Jackson, dichiaro officiosamente che Nico di Angelo, il bel Nico di Angelo, il bel Nico di Angelo che cucina dei biscotti al cioccolato buoni  quanto quelli di mia madre, è autorizzato a fare di questo umile appartamento la sua dimora, se lo desidera. A patto che ogni tanto mi lasci usare la vasca da bagno, ovviamente”
 
Nico sfoderò il suo miglior sguardo “Ti-guarnisco-i-biscotti-con-la-cicuta”, ma, mentre da un lato i due non-morti terrorizzati tentavano di fuggire oltre il bordo scivoloso della vasca, dall’altro Percy rideva di gusto.
 
“Non fare il cretino!” ringhiò il più piccolo, poggiandogli una mano sulla testa e spingendolo verso il basso. Anche con il capo immerso in acqua, però, la sua risata limpida non si estinse tanto facilmente.
 
‘Gli inconvenienti di avere un ragazzo idrorepellente e non affogabile’  pensò nuovamente Nico, che, probabilmente, non si era neanche reso conto di star sorridendo.
 
 Quando, dopo una manciata di minuti, venne lasciato riemergere, Percy scostò la ciocca bagnata di capelli che ricadeva sulla fronte di Nico e vi posò un bacio leggero.
 
“Sono felice che tu stia con me, non volevo offenderti”  affermò accantonando gli scherzi di prima.
 
“Non ti preoccupare- lo rassicurò l’altro semidio -ma i biscotti te li sogni per un mese!”
 
Nel frattempo, cooperando, la papera-zombie e la lisca di pesce erano riuscite chissà come a svignarsela dalla vasca ed avevano lasciato come unica prova della loro evasione una lunga scia di bagnato sul pavimento. Forse , il giorno seguente, il New York Times avrebbe aperto con una coppia di insoliti zombie che terrorizzavano le persone nei laghetti e nelle pozzanghere della città.
 
Nico si guardò le mani: i polpastrelli erano diventati rugosi come la faccia delle Parche.
 
“Credo sia ora di uscire” annunciò Nico, scostandosi da Percy per dargli la possibilità di muoversi.
 
“Già” concordò lui.
 
Fece per alzarsi, ma ad un tratto si bloccò e sembrò averci ripensato.
 
“Oppure potremmo…” lasciò la frase in sospeso e le sue labbra si inarcarono in un sorriso diverso da quelli precedenti - Malizioso? -, poi si immerse.
 
Nico sentì l’altro muoversi verso il basso. “Percy, cosa stai…”
 
Sgranò gli occhi.
 
“Oh”
 
   
 
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