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Autore: MC_Gramma    29/03/2014    1 recensioni
Rivedere un pacioccoso Nolan Gerard Funk in X-Men 2 è stato deleterio, ecco tutto. u.u
C’è stato un tempo, talmente lontano che a ripensarci gli sembra addirittura un’altra vita, in cui lo conoscevano come Il Salvatore. [...] Il giorno in cui Jean e Tempesta vennero a prenderlo provò un immenso sollievo. Non era un santo. Non era Il Salvatore. Era solo un giovane mutante e finalmente gli fu offerta una vita ‘normale’.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Marley Rose, Sebastian Smythe
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A/N: mi rendo conto che ‘Artie’ possa crear confusione.. in questo caso mi riferisco al tenero mutante dodicenne con la lingua biforcuta e la passione per le boccacce, non al nostro beniamino occhialuto sulla sedia a rotelle. u.u
 
 
La vera difficoltà alla X-Mansion non era nei labirintici corridoi o nei ritmi di studio, anzi gli piaceva studiare qualcosa di diverso rispetto ai testi religiosi, però non aveva mai passato tanto tempo coi propri coetanei, ora invece per la maggior parte del tempo aveva attorno bambini e adolescenti di ogni età!
Gli studenti più piccoli dopo un paio di giorni persero interesse per lui, quelli più grandi rinunciarono a coinvolgerlo nelle loro attività nel giro di una settimana. Comunque, Hunter non ne risentiva.
Al momento l’unica cosa che gli interessava era imparare: era il più attento a lezione – quale che fosse l’argomento – e, mentre gli altri giocavano ai videogiochi o facevano una partita a basket, leggeva un sacco. Passava dai classici della letteratura inglese e straniera a romanzi storici, ma anche saggi di psicologia o semplici manuali.. insomma, quello che gli capitava a tiro, non disprezzava nulla!
Fu durante uno di quei pomeriggi solitari in biblioteca che, nel silenzio, qualcosa attirò la sua attenzione. Abbandonò Anna Karenina nella tormenta di neve e si diresse al piano superiore, deciso a trovare la fonte di quel suono: quello che trovò fu Scott – anche di spalle era facile riconoscerlo – insieme a Jean, seduta alla finestra che lo guardava con un sorriso; l’uomo rise a sua volta, poi scrollò le spalle e continuò ad accordare la chitarra commentando che non era troppo vecchio per fare una serenata ad una bella ragazza.
Jean sembrava sul punto di rispondere quando le cadde l’occhio sul corridoio e lo vide.
“Hunter” disse, per nulla sorpresa, facendo voltare il fidanzato.
Un altro sarebbe scappato per l’imbarazzo di aver interrotto quel momento, magari lasciandosi dietro delle scuse farfugliate a metà, ma lui era troppo concentrato sullo strumento a corde per badare realmente alla coppia di innamorati.
“Qualcosa non va?!” chiese Scott, preoccupato dal suo silenzio “John ti ha fatto qualche scherzo dei suoi? Non devi prendertela, è solo..”
“Scott” lo richiamò Jean “vuole che gli insegni a suonare.”
L’uomo parve sollevato e ben felice di accontentarlo e Hunter rivolse un sorriso grato a Jean prima di allontanarsi con lui.
Passarono in fretta da London Bridge is falling down ai grandi classici di Bob Dylan, per cui Scott provava un’ammirazione reverenziale, e gli stava giusto mostrando gli accordi di Blowin’ in the wind quando sentirono un gran trambusto all’entrata: una volta scesi scoprirono che uno dei ragazzi era salito su un albero per recuperare il pallone, peccato che Colosso vedendo i bambini con naso all’insù a fissare le fronde pensò bene di scuotere il suddetto albero e il pallone era caduto, insieme al povero Artie che s’era rotto un braccio.
“Deve aver fatto un bel volo, sia il radio che l’ulna sono spezzati..” stava dicendo Scott, esaminando l’arto penzolante “Portatelo in infermeria, probabilmente Jean è già lì a preparare il gesso”
“Mi dispiace.. scusa, Artie, scusami..” continuava a ripetere Colosso “non l’avrei fatto se avessi..”
“Lo so, Peter, e lo sa anche Artie ma adesso portalo in infermeria”
Hunter osservò il ragazzino, poco più piccolo di lui, il suo volto ridotto ad una muta smorfia di dolore e si avvicinò un pesante sospiro: spostò letteralmente Scott e sostenne il braccio offeso col proprio, senza battere ciglio quando Artie gli conficcò le unghie nella carne anzi gli sorrise, poi strinse gli occhi e gli sfuggì un lamento quando sentì le proprie ossa spezzarsi di netto.
Calò un pesante silenzio e gli studenti attorno fecero un passo indietro. Colosso rimise a terra Artie, completamente guarito, mentre Scott gli si faceva vicino ma Hunter lo allontanò con un gesto secco, respirando a fondo: in pochi secondi le fratture si saldarono e anche il suo braccio tornò come nuovo.
Solo a quel punto, asciugandosi un velo di sudore dalla fronte, si rivolse a Scott.
“Dopo cena, mi insegneresti qualche altre accordo?”
Quello parve sorpreso che pensasse ancora alla chitarra, ma acconsentì.
Tuttavia nemmeno quel gesto parve farlo entrare nelle grazie dei compagni e Tempesta era molto preoccupata: probabilmente organizzò la visita al museo nella speranza di favorire la sua interazione coi compagni, ma anche prima del piccolo incidente in caffetteria il suo piano si era rivelato inutile. Beh, forse non del tutto contando che durante il ritorno Rogue prese posto vicino a lui, poiché Bobby e John erano stati presi da parte per una lunga ramanzina.
“Tu sei quello che ha guarito Artie il mese scorso, vero?”
“E tu sei quella che Magneto ha rapito ed è quasi morta a suo posto..”
Si morse la lingua un attimo dopo averlo detto. Non voleva essere cattivo, solo farle capire che anche a lui arrivavano le voci di corridoio, ma lei non parve offesa, accennò persino un sorriso.
“Sì, sono io..” esclamò, porgendogli la mano guantata “Mi chiamo Rogue!”
Hunter non era mai stato così vicino ad una ragazza e si dimenticò le buone maniere perdendosi a fissarla, concentrandosi in particolare sulle ciocche di capelli bianchi che le incorniciavano il viso: era abbastanza sicuro che gli stesse parlando per quel motivo.
“Vuoi che te li faccia tornare normali” disse.
Rouge aggrottò le sopracciglia, poi si lasciò scappare una risata.
“Parli di questi? No!” esclamò, attorcigliando una ciocca tra le dita “In fondo mi piacciono.. mi ricordano che, nonostante tutto, sono sopravvissuta.”
Questa volta fu lui a concedersi una risata, meno allegra della sua.
“T’invidio un po’, sai..” si scambiarono uno sguardo, poi spiegò “A me non resta nessun segno!”
Dopo un attimo di sospensione risero ancora e continuarono a chiacchierare, di tutto e niente, e Tempesta osservandoli dovette pensare che era l’inizio di una bella amicizia.. e sarebbe stato così, non subito però. Non tanto per l’immotivata gelosia di Bobby o l’arrivo di Logan, più che altro per l’incursione notturna alla X-Mansion.
Hunter fu uno di quelli che faticarono a prendere, più che altro perché il suo corpo metabolizzava in fretta i tranquillanti, ma un colpo ben assestato alla nuca mise fine alla sua fuga.
 
Dopo il sequestro ad Alkali Lake, come molti aveva incubi ricorrenti e si svegliava nel cuore della notte. Dopo un po’ riuscì a non urlare, così poteva fare finta di niente e rigirarsi nel letto finché non suonava la sveglia: a volte sentiva Artie alzarsi e aprire la porta, controllando che fosse tutto a posto, per poi tornare a rannicchiarsi sotto le coperte; altre volte si svegliavano a tempo e si scambiavano uno sguardo, in una muta conversazione – “Anche tu?” “Sì, anch’io..” – e tornavano a sdraiarsi con la consapevolezza di non essere i soli ad avere l’impressione di impazzire.
C’era di buono che legò molto con Bobby e di conseguenza con Rogue, e poi.. poi Logan lo prese sotto la sua ala.
“Ti sei sentito impotente, dico bene?! Allora diventa forte” lo esortò il primo giorno che lo condusse in palestra “così potrai difendere te stesso e proteggere gli altri, se mai ce ne fosse bisogno. E per come va il mondo, credo proprio che ti succederà!”
Probabilmente lo fece per volontà del professore o per compensare la perdita di Jean – aveva sentito di quello strano triangolo amoroso, ma si guardò bene dal farne parola – ciò non toglie che alla fine si fosse realmente affezionato a lui.
Fu duro con lui e non solo perché sapeva sarebbe guarito in fretta, era proprio il suo modo di fare. Anche Scott non era molto delicato nei suoi confronti, ma per ben altri motivi.. l’aveva più volte sentito discutere con Tempesta – non gli riusciva di chiamarla Ororo, gli scappava da ridere al solo pensiero – proprio per questo: l’uomo era ancora nella fase di rifiuto e non accettava la morte della fidanzata, ma ciò non lo autorizzava a prendersela col mondo intero.
Fu quasi un sollievo quando arrivò la lettera di ammissione ad Harvard: dai suoi test attitudinali era emersa una predisposizione alla medicina e alla meccanica, e poiché non sopportava l’odore dell’olio da motore aveva scelto la prima. Lasciare X-Mansion ora che iniziava ad ambientarsi non fu una scelta facile, soprattutto quando Tempesta prolungò il loro abbraccio. Sapeva di darle un dolore con la propria partenza, ma aveva davvero bisogno di ricominciare lontano da intrighi e lotte e se per farlo doveva nascondere la sua natura mutante era più che disposto a farlo!
L’ultima cosa che si aspettava, arrivato al dormitorio, era di ritrovare uno dei suoi ‘miracolati’.
 
 
 
-.-.- Angolino dell’Autrice -.-.-
Se vi state chiedendo ‘Perché medicina?’ io di rimando vi chiedo ‘Avete mai visto Bereavement?’ Si tratta di un film del 2011, sempre col buon Nolan. In sostanza ho ripreso una scena, solo che lì finiva a fare il meccanico perché non sopportava la vista del sangue (ironico, visto che si tratta di un film horror) ma io ho deciso di cambiare: insomma, pensateci.. dottor Hunter Clarington *-*
 
Non so quando posterò il secondo capitolo – che comunque è già work in progess, s’intende – ma direi di tenervi pronti tra martedì e mercoledì.. grazie a 14antonella65 per aver aggiunto la fic alle seguite e naturalmente all’amica Diana924 che ha recensito come sempre ^^
  
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