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Autore: Taila    06/07/2008    5 recensioni
Non ce la faccio più! Lo voglio in un modo che non avevo mai sperimentato, è un desiderio che mi sta corrodendo dall’interno, è un dolore che non cessa mai, mi perseguita ogni minuto della mia esistenza…
… è questo l’amore in realtà?
Questa sofferenza straziante suscitata da un desiderio inappagato?
Questa consapevolezza che Colby è irraggiungibile?
Questo continuo rimandare del cervello all’immagine tanto amata?
Questa voglia di piangere nella speranza di sfogare un po’ di questo dolore?
Questo continuo desiderio di fare l’amore con lui?
È questo quello che prova Aminta nei miei confronti? Le ho procurato un simile dolore, anche se inconsciamente?
Finora non ero consapevole dell’esistenza di questa sfaccettatura dei sentimenti, non ero cosciente che amare potesse essere una tale agonia…
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Eppes, Colby Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: As a man.
Autore: Taila.
Serie: Numbers.
Genere: romantico, introspettivo.
Tipo: slash, one-shot, pow di Charlie.
Raiting: verde.
Pairing: Charlie Epps x Colby Granger.
Desclaimers: Charlie e Colby appartengono agli aventi diritto, ho scritto questa fic solo per divertimento.
Note: era dalle repliche di quest’inverno che la coppia Colby/Charlie mi stava perseguitando, non so spiegare perché ma quei due mi sembra che stiano benissimo insieme! ^.^ Ho tentato di tutto: una storia in terza persona, un pow di Colby, alla fine me ne sono uscita con quello di Charlie. Ora, avendo io una mente poco logica (io e la matematica facciamo a pugni peggio di Ken Shiro e Raul!!! >.<), non so se sono riuscita ad entrare nella mente di un matematico. Volevo che il mio Charlie fosse spaventato dai sentimenti che prova verso Colby, perché non riesce a capirli ed i suoi fidati amici numeri non possono aiutarlo. Mi è sempre sembrato molto fragile in questo senso. Spero di essere riuscita almeno ad avvicinarmi al mio obiettivo.
Dediche: la dedico alla mia sensei Akane. Spero che riesca a convincerti anche questa coppia.
Ringraziamenti: ringrazio coloro che leggeranno e commenteranno.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!!! ^.^


As a man.



I sentimenti non riesco proprio a capirli!
Sono un qualcosa di improvviso e destabilizzante, ti colpiscono, ti travolgono e ti lasciano sconvolto: trasformano la persona che eri, cambiandoti, creando un nuovo te stesso che fa cose che tu non avresti mai fatto nemmeno sotto minaccia di morte.
I sentimenti sono illogici, non posso analizzarli e razionalizzarli per comprenderli, posso solo affrontarli e cercare di non soccombere.
È per questo che odio i sentimenti, perché non posso capirli!
I numeri invece sono i miei amici più fidati, loro mi aiutano a capire ogni cosa, usandoli posso prevedere dove un rapinatore colpirà la prossima volta o dove un piromane appiccherà l’incendio successivo o anticipare le mosse di un serial killer.
I numeri sono chiari, semplici, autentici…
… i sentimenti invece sono complessi, articolati, oscuri, possono mentire…
I numeri non mi hanno mai abbandonato, mi hanno fatto conoscere varie sfaccettature della realtà che altrimenti sarebbero rimaste mute. I numeri possono spiegare ogni cosa, sono il linguaggio universale. I sentimenti invece hanno il solo potere di sconvolgermi, deviarmi dal mio obiettivo, mi privano della mia razionalità e tutto perde la propria logica: contro i sentimenti i numeri sono del tutto impotenti.
Lerry invece dice che devo accettare i sentimenti, invece di combatterli: sono la parte migliore di me, quella che mi rende umano.
Umano…
… per me è ‘uomo’ un individuo che possiede una capacità logica, che gli permette di analizzare le varie situazioni in cui si trova per trovare una facile soluzione. Un uomo è tale quando si fa guidare dalla logica non dai sentimenti!
Nonostante tutte queste considerazioni, io sono stato innamorato qualche volta, certo ho deciso di dedicare tutta la mia vita principalmente ai numeri, ma anch’io ho amato. Spesso sono stati amori a senso unico, più raramente sono durati oltre qualche settimana. Ma nessuno di questi amori mi ha coinvolto al punto di perdere lucidità e raziocino, mi piacevano ma non avrei mai fatto follie per loro. Infatti loro mi lasciavano con la scusa che a loro preferivo i miei numeri.
Eppure nonostante tutta la mia razionalità ed il mio tanto decantato cervello sono caduto anch’io preda dei miei sentimenti: sto provando qualcosa di incomprensibile che mi sta scuotendo dal profondo e sta compromettendo la mia capacità logica!
Non riesco a capire cosa mi stia succedendo!
Credevo di amare Aminta, per anni ho sempre pensato a lei chiedendomi come sarebbe stato dividere la mia vita con lei, la vedevo come la compagna ideale: intelligente, acuta, capace e, qualità non secondaria, bella. Ho anche provato a fare sul serio con lei, siamo andati a cena insieme e… siamo stati capaci di parlare solo di matematica!
Avevo immaginato il nostro primo appuntamento come un evento molto, molto romantico: io che mi perdevo nell’ammirare Aminta e la riempivo di complimenti, lei che arrossiva, io che la baciavo e tutti saremmo stati felici e contenti. Invece nella realtà è stato di una tristezza e sterilità sconcertanti! Io ho passato tutto il tempo a snocciolare teorie matematiche su come risolvere il caso che stava seguendo Don, lei che giocherellava con il cibo visibilmente annoiata, contando, forse, i minuti nella speranza che la serata finisse presto…
Forse è stato allora che ho capito che tra noi non avrebbe mai funzionato: eravamo ottimi amici e collaboratori, ma non saremmo mai potuti essere più di quello!
Ancora però non avevo compreso il perché non avrebbe funzionato…
… Già un’altra persona era penetrata dentro di me, insinuandosi sotto la mia pelle, infiltrandosi dappertutto, contaminando ogni cosa, come un cancro inarrestabile.
Mi sono reso conto di provare qualcosa per Colby pian piano, ogni volta che lo incrociavo nell’ufficio di Don e mi parlava qualcosa si agitava dentro di me esultando felice, mi sono chiesto cosa fosse quella sensazione fino allo stremo analizzandola e rivoltandola in ogni angolazione, senza mai arrivare ad una soluzione. Ho compreso cosa mi stesse succedendo quando me lo sono ritrovato davanti di ritorno da una raid, i soliti occhiali da sole quadrati che nascondevano i suoi occhi azzurri, il sorriso divertito mentre parlava con Don, una t-shirt blu aderente che fasciava il suo torace ampio e scolpito, i jeans stretti che rivelavano quelle che dovevano essere gambe perfettamente disegnate, il fucile stretto dalla mano contro il braccio con la cinghia nera a tracolla. Bello e pericoloso. Irraggiungibile. Per la prima volta ho sentito il mio cervello inutilizzabile, saturo di quell’immagine e delle sensazioni che mi procurava.
Da quel momento un’agitazione sconosciuta prendeva il sopravvento ogni volta che mi parlava e mi sorrideva; sotto l’effetto di una sconosciuta frenesia iniziai ad operarmi in tutti i modi per attirare la sua attenzione abbastanza da ottenere una battuta, da fare in modo che mi guardasse, anche solo per qualche istante.
Dovevo impegnarmi sempre di più per catalizzare la sua attenzione, suscitare il suo interesse per me…
Vorrei che guardasse solo me…
Vorrei che pensasse solo a me…
Cosa si prova ad essere stretti da quelle braccia forti contro quel torace ampio?
Cosa proverei a baciare Colby?
Cosa proverei se quelle mani ampie mi accarezzassero?
Apro gli occhi di scatto per sottrarmi a quella parte del mio cervello che, sfuggita ad ogni mio controllo, si addentra sempre più in un terreno pericoloso e scottante.
La musica delle cuffiette mi martella nel cervello, davanti ai miei occhi campeggia la lavagna con l’equazione che ho lasciato a metà…
Sospiro frustrato: l’ho fatto di nuovo, ho accantonato i miei doveri ed il mio lavoro, e mi sono messo a pensare a Colby!
Non ce la faccio più! Lo voglio in un modo che non avevo mai sperimentato, è un desiderio che mi sta corrodendo dall’interno, è un dolore che non cessa mai, mi perseguita ogni minuto della mia esistenza…
… è questo l’amore in realtà?
Questa sofferenza straziante suscitata da un desiderio inappagato?
Questa consapevolezza che Colby è irraggiungibile?
Questo continuo rimandare del cervello all’immagine tanto amata?
Questa voglia di piangere nella speranza di sfogare un po’ di questo dolore?
Questo continuo desiderio di fare l’amore con lui?
È questo quello che prova Aminta nei miei confronti? Le ho procurato un simile dolore, anche se inconsciamente?
Finora non ero consapevole dell’esistenza di questa sfaccettatura dei sentimenti, non ero cosciente che amare potesse essere una tale agonia…
… ed ora posso comprendere perché Aminta mi guardava spesso con quello sguardo ferito quando preferivo restare in aula a risolvere qualche problema invece di andare a cena con lei!
Non ho alcuna intenzione di rimanere ancora a lungo preda di questa tempesta ed i miei amici numeri possono offrirmi il rifugio che cerco: stringo la presa sul pezzo di gesso che ho tra le dita e lo poggio sulla superficie verde della lavagna, appena comincio a svolgere i primi calcoli la mia mente cancella tutto il resto del mondo, lasciandomi cosciente solo del mio cervello che lavora e della musica che le mie orecchie ascoltano.

Non so quanto tempo è trascorso da quando ho ripreso a lavorare, so solo che all’improvviso qualcuno mi ha sfilato l’auricolare sinistro ed una voce dolorosamente familiare ha chiamato il mio nome. Mi volto lentamente, quasi sperando in un’allucinazione dovuta alla stanchezza, che sarebbe scomparsa appena l’avrei sfiorata con lo sguardo, ed invece Colby è qui, mi fissa dritto negli occhi con il suo bel volto dai lineamenti regolari a pochi centimetri dal mio. Mi basterebbe spostare appena la testa per poterlo baciare…
- Ehi Charlie stai bene?- mi chiede preoccupato.
La sua voce chiara mi riscuote dal torpore in cui sono sprofondato.
- Certo, sono solo un po’ stanco!- cerco di rispondergli il più naturalmente possibile.
Lui è sempre piegato su di me e tiene l’auricolare che mi ha tolto tra le dita.
- Cerca di non strafare!- mi rimprovera con lo sguardo serio.
- Ci proverò!- rispondo consapevole che non mi fermerò finché non avrò trovato una soluzione a questo problema.
Vedo Colby infilare l’auricolare nel suo orecchio, socchiudere per qualche istante gli occhi come per concentrarsi nell’ascolto, per poi sorridere lievemente quando crede di averla riconosciuta.
- Bach?- .
- La nona sinfonia!- annuisco piacevolmente sorpreso.
- È molto famosa…- dice come se mi avesse letto nel cervello.
Vorrei allontanarmi da lui, trovare la forza di muovere le gambe e scostarmi da lui, ma è come se qualcuno mi avesse incollato sulle mattonelle del pavimento, e tutte le mie capacità motorie fossero saltate. Continuo a restare in piedi davanti questa lavagna senza trovare la forza di muovere un muscolo né di scostare lo sguardo da lui. Chissà se Lerry sarebbe capace di spiegarmi che tipo di forza sia quella che mi sta tenendo inchiodato qui…
… perché io sul serio non so fornirne una definizione!
All’improvviso Colby solleva lo sguardo su di me, incatenando i miei occhi neri, ai suoi: non avevo mai notato che i suoi occhi hanno una sfumatura grigia…
Ed il mio tanto decantato cervello, come ogni volta che mi guarda, va in tilt riducendosi ad una poltiglia inutilizzabile. È una sensazione che non mi piace, mi sento come abbandonato, indifeso, nudo: privo della mia logica io non sono nulla.
Uno strano lampo saetta negli occhi di Colby mentre un sorriso seducente gli apre appena le labbra: è così bello che sento la gambe molli, sul punto di cedere!
Con un movimento apparentemente casuale lui avvicina ancora di più il suo volto al mio, mi è così vicino che posso sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle, notando che ci separano solo pochi centimetri l’imbarazzo si impossessa di me e sento tutto il sangue fluirmi alle guance: devo essere inguardabile!
Come riesce ad essere così seducente pur non facendo niente?
Come riesce a farmi impazzire solo guardandomi?
È solo un istante in cui abbasso la guardia, perso nelle profondità del suo sguardo, ma a lui basta lo stesso per annullare la distanza che ci separa e baciarmi.
Sento le sue labbra sulle mie, solo una lieve carezza ma basta per farmi saltare tutti i circuiti cerebrali, per non farmi ragionare più e rimanere li impalato, senza sapere cosa fare, come reagire…
Lui si allontana da me e mi fissa negli occhi con uno strano mosaico di emozioni a decoragli il volto: delusione, dispiacere, stupore, e qualcos’altro che non riesco ad identificare…
Finalmente, nonostante il contatto visivo tra noi persista, il mio cervello riprende a funzionare, ma non a ragionare: tutte le informazioni si riversano al suo interno accavallandosi, mischiandosi, litigando anche, impedendomi di capire quello che ha appena fatto Colby.
Devo calmarmi, ma come posso riuscirci con lui a due centimetri dal mio naso? Ed il mio stato di paralisi temporanea continua, tenendomi inchiodato qui come uno scemo.
Perché mi ha baciato? Vorrei tanto chiederglielo, ma la voce sembra che mi si sia congelata in gola e le labbra si siano incollate una contro l’altra.
- Charlie…- la sua voce stranamente roca interrompe i miei pensieri.
Vorrei impedirgli di parlare! Vorrei ordinargli si stare zitto e di allontanarsi!
Non voglio sentire quella voce, proprio la sua voce, dirmi che questo bacio è stato solo un errore, non potrei reggere una simile rivelazione!
Invece la reazione di Colby mi sorprende: solleva la mano e con essa mi sfiora la guancia in un gesto molto dolce, che mi scioglie una sensazione calda nel petto.
Non so cos’è, ma è decisamente piacevole!
- Charlie non volevo spaventarti, scusami!- ora la voce di Colby è appena un sussurro che sembra avvolgermi e cullarmi.
Scuoto la testa per dirgli che non mi ha spaventato, non avendo ancora ritrovato la voce. Deve aiutarmi a capire quello che mi succede, spiegarmi il perché del suo gesto, solo così potrò uscire da questo stato confusionale che mi sta gettando al tappeto.
- Perché?- riesco a chiedergli quando ritrovo un minimo di facoltà intellettive.
Certo, la domanda non è delle più intelligenti né delle più articolate, ma è l’unica che sono riuscito a formulare.
- Non lo immagini?- mi chiede lui di rimando rivolgendomi un sorriso mesto.
In questo stato non riuscirei ad immaginare nemmeno quanto fa due più due, figurati se capisco perché mi hai baciato!
Lui deve aver comunque intuito qualcosa perché mi prende la mano destra nella sua intrecciando le nostre dita, ed è una sensazione sconvolgente questa!
Come può un semplice contatto di pelle come questo scatenarmi una simile scossa di piacere?
- Sono innamorato di te, Charlie! Possibile che tu non l’abbia ancora capito?!- .
La mia reazione sorpresa e sconvolta gli suggerisce la risposta.
- Cervelloni! – sbuffa divertito e sconsolato – È proprio vero che più le cose sono semplici, più per voi sono difficili da capire!- mi prende in giro.
- Ehi! Non è vero!- protesto indignato.
- Davvero?!- chiede sarcastico sollevando il sopraciglio.
Lo guardo negli occhi e so già che con lui avrò sempre partita persa!
- Perché tu avresti capito quello che provo io, invece?- lo sfido cercando di portare a casa il risultato.
- Sei un libro aperto professor Epps: ti si leggeva su questo bel viso imporporato quanto fossi imbarazzato ogni volta che ti guardavo o parlavo! Eh il mio fascino non perdona…- ghigna divertito godendosi il mio crescente imbarazzo.
Sconfitto posso solo sospira sereno mentre mi abbandono contro di lui, la mia testa sulla sua spalla, le sue braccia che si stringono attorno a me, racchiudendomi in un guscio tiepido dove mi sento sereno ed al sicuro. È bella questa sensazione di pace, questa calma priva delle pressioni del mio cervello, per una volta mi sento completamente umano, proprio come mi aveva detto Lerry. Il silenzio non mi sembra più il prezioso alleato della concentrazione, ma il complice dell’atmosfera perfetta che si è creata tra noi. Non so come ma, ora che sono stretto fra queste braccia, il dolore, l’angoscia ed i dubbi sono scomparsi, come se dentro di me non siano mai esistiti… è una sensazione sconosciuta di sicurezza e tranquillità che non riesco a capire, so solo che a procurarmela è lui!
- Ehi Charlie non credi che sia il caso di dirmelo?- mi chiede la voce scanzonata di Colby.
- Cosa?- chiedo io trasognato ed un po’ infastidito che abbia interrotto questo momento.
- Come cosa?! Che mi ami, no?!- ora la sua voce è indispettita ed io sorrido.
- Se lo sai è inutile che te lo dica!- rispondo con noncuranza.
Sollevo la testa dalla sua spalla e vedo che il suo viso è rosso per l’irritazione, fa per dire qualcosa, ma io blocco le sue parole con un bacio con cui cerco di comunicargli tutto quello che provo per lui. Cerca di capirmi Colby: non sono un tipo fatto per lunghi discorsi, soprattutto se si tratta dei miei sentimenti, se potessi ti confesserei quanto ti ami con un algoritmo, credo che così potrei dirti più di quanto io stesso volessi, invece devi accontentarti dei gesti…
Ma ti prometto che presto imparerò a dirti quello che provo per te!
Dopo restiamo comunque fronte contro fronte, le mie braccia strette attorno al suo collo, le sue mani sulle mie guance, guardandoci negli occhi, senza parlare, comunicando solo con gli sguardi ed il tatto.
- Ti amo!- mi dice solennemente come fosse un giuramento.
Anch’io ti amo, più di quello che credi!
Forse dovrei chiedergli perché è qui, se l’ha mandato Don per chiedere se ero arrivato a qualche risultato, magari mio fratello sta anche aspettando impazientemente il suo ritorno…
… ma perché dovrei rovinare questo momento con la matematica e l’assassino a cui l’FBI sta dando la caccia?
Per adesso il mio unico interesse è questo fantastico uomo che sto stringendo tra le braccia, che mi sta baciando il collo, godendomi questo contatto che mi sta scatenando dentro una sensazione di piacere superiore anche al dolore che mi ha causato l’idea, errata, che non avrei mai potuto averlo.
Non mi sento più quell’entità rigida e raziocinante che ero fino a pochi minuti fa, ma piuttosto una massa percorsa da piacevole scosse elettriche, un enorme recettore di sensazioni mai sperimentate prima.

Sono ora l’uomo che non mi ero mai concesso di essere prima d’ora!
  
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