Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Shadows98_    29/03/2014    2 recensioni
Elsa è la Regina della Neve.
Jack Frost lo Spirito che ha portato alla creazione del suo regno di ghiaccio.
Un terribile destino ha costretto i due a dividersi ma, lo stesso destino, sarà pronto a farli rincontrare.
Questa volta, forse, per sempre…
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsa:
 
Quella notte il cielo era scuro e minaccioso, nonostante la luna più bella che avessi mai visto fosse al centro esatto dell’oscurità, come se mi stesse osservando all’interno della mia oscura stanzetta.
L’aria era fredda, proprio come piaceva a me, non c’erano stelle a illuminare il cielo, solo la grossa sfera bianca che illuminava le cime degli alberi innevati e delle montagne alla fine del mio regno.
Aprii la finestra, che presto si tramutò in ghiaccio, tanto per sentire il gelido vento colpirmi il volto e scompigliarmi i lunghi capelli racchiusi nella stretta treccia che mi doleva alla base, dove la fronte e i capelli color della neve s’incontravano.
Qualcosa si mosse nel vento, luminoso, attraendo la mia attenzione; scompariva ogni tanto nel nulla, per ricomparire poi, ogni tanto, all’interno del cielo, facendosi sempre più vicino fino a diventare la figura di un singolare fiocco di neve.
Si muoveva con una lentezza micidiale, nonostante scosso dal vento, e mi costrinsi ad allontanarmi dalla finestra per farlo entrare all’interno della stanza, dove si posò sullo specchio.
Mi voltai a guardarlo, con la terribile consapevolezza che presto si sarebbe sciolto, e mi avvicinai alla superficie di vetro aspettando il terribile momento.
Ma non si sciolse: il fiocco era immobile sulla superficie vitrea e sembrava non avere alcuna intenzione di diventare la stessa acqua che l’aveva creata, in principio.
«Elsa…», una voce scosse il silenzio, facendomi voltare verso la finestra dalla quale era arrivato il suono. Non c’era nessuno.
«Elsa…», e allora il mio cuore prese a battere convulsamente nel petto, tanto da stordirmi.
Allora mi ressi alla finestra, raggiungendola con rapidi e ampi passi, afferrando il bordo di marmo, ormai gelato, con entrambe le mani e respirando forte.
Elsa, dicevo alla mia mente, quella voce non esiste, e poi ancora, è solo un incubo.
Il vento entrò ancora nella finestra e mi stupii nel vedere il fiocco di neve muoversi ancora agilmente nell’aria, fino a raggiungere il mio viso, rimanendo davanti ad esso per qualche lunghissimo secondo.
Jack!
La voce di una bambina gridò nella mia mente e il mio cuore smise di battere per qualche attimo.
Chiusi gli occhi.
Un sogno.
Solo un sogno e non poteva essere nient’altro.
Jack ho paura!
E quella vocina sembrava non voler smettere di assillare i miei pensieri.
«Elsa…», la voce era così vicina che mi costrinse a riaprire gli occhi, lasciandomi senza fiato.
Qualcosa sfiorò la mia spalla, il peso di una mano, qualcos’altro mi sfiorò l’orecchio, un gelido respiro, e infine qualcosa mi attraversò il cuore: una bellissima, quanto impossibile, consapevolezza, una fredda, gelida, speranza.
«Jack.», sussurrai guardando la mano che reggeva il fiocco di neve, ovviamente abbastanza fredda da non permettergli di sciogliersi.
«Com’è possibile?», disse la voce di Jack Frost, costringendomi a voltarmi verso la sua figura, «Tu… Tu riesci a vedermi?», chiese guardandomi coi suoi occhi azzurri e vitrei.
Schiusi le labbra, respirando con più forza.
«Jack!», mi sfuggì ancora, incredula.  
Era proprio lì, davanti a me, e non riuscivo a distogliergli gli occhi da dosso: invece dei lunghi capelli castani che gli ricoprivano gli occhi, c’erano invece dei sottili e bianchi capelli, la sua pelle, una volta rosea e piena di vita, era sostituita da una candida pelle bianca come la neve e i suoi occhi, Dio i suoi occhi, erano gelidi come il ghiaccio in cui l’avevo lasciato, anni prima, e non più caldi e castani come quando eravamo bambini.
Jack Frost fece per avvicinarsi ancora, muovendo le mani per stringere le mie, e fu allora che arretrai, sapendo cosa la mia maledizione avrebbe potuto infliggergli.
«Non sai per quanto tempo ho aspettato questo momento Elsa…», disse con il tremore nella voce.
«Come… Come puoi essere qui? Tu eri morto!», chiesi, gridando, sentendo le lacrime pronte a scaldarmi le guance, «Come puoi essere qui, Jack Frost? Eri morto! Io ti ho ucciso!», e presto lunghe scie argentee iniziarono a rigarmi il viso.
«No, no, no, ehi…!», si avvicinò a me, abbassando il volto pallido verso il mio, e mi cancellò una lacrima con il pollice, «Va tutto bene, ora, Elsa, davvero…», e con l’altra mano cancellò un’altra lacrima ancora, nonostante quest’ultima venne sostituita da altre ancora, che pizzicavano il viso.
Non lo guardai negli occhi, non ne avevo la forza, quindi guardai il pavimento della stanza, tentando di regolare al meglio i respiri.
«Va tutto bene, Elsa…», la sua voce divenne sfocata, confusa, poi l’oscurità invase i miei occhi e si riempì di nuove immagini…
 
«Jack!», gridai guardando il fragile ghiaccio sotto i miei piedi.
Non sapevo come aveva fatto a convincermi a salire lassù, sapevo solo che c’era riuscito.
«Jack ho paura!», dissi e tentai di fare un passo indietro ma il suono di qualcosa che si rompeva iniziò a riempirmi le orecchie, facendomi trasalire.
«Elsa! Va tutto bene, davvero, non devi aver paura, va tutto bene.», disse Jack Frost, il mio migliore amico, il mio primo amore, guardandomi negli occhi.
Si abbassò per afferrare il suo bastone sulla lastra di ghiaccio, con una lentezza che mi fece preoccupare ulteriormente.
Guardai il ghiaccio formare piccole crepe intorno ai miei piedi e mi trattenni dal gridare, terrorizzata.
«Va tutto bene, guardami…», e io lo ascoltai, portando i miei occhi nei suoi, castani e profondi.
«Adesso vengo io da te, ok? Non devi muoverti assolutamente…», sussurrò facendo un primo passo. Sentii il ghiaccio creparsi anche sotto di lui e il mio cuore prese a martellare furiosamente nel petto. Jack Frost fece un passo, poi l’altro, con espressione dolorante.
La terribile consapevolezza di ciò che stava per accadere era letale.
«Eccomi… Tranquilla sono qui.»
Mancava solo un passo a dividerci ma, appena varcata quella distanza, il ghiaccio esplose sotto Jack che ebbe appena il tempo di guardarmi prima di cadere nell’acqua scura e gelida.
«JACK!», gridai sentendo il mio corpo attratto verso il basso, cadendo in ginocchio sulla lastra di ghiaccio che, sorprendendomi, non si ruppe sotto i miei piedi.
«Jack!», gridai infilando una mano nel lago, cercando la sua presa.
Ma, appena, sfiorai la superfice dell’acqua, una nuova lastra di ghiaccio sostituì quella vecchia che si era da poco crepata, distruggendo così ogni speranza di aiutare Jack, il mio Jack, che mi guardava con occhi sbarrati, mentre coi pugni chiusi tentava di rompere il ghiaccio.
«Jack!», qualcosa accadde, aprii la bocca e delle bolle sostituirono per qualche attimo l’immagine del suo viso. Spinsi i pugni sul ghiaccio ma più quell’azione di rabbia e terrore si ripeteva più il ghiaccio s’inspessiva, allontanando da me la fredda speranza di salvarlo, cancellando per sempre Jack Frost dalla mia vista…
 
Sussultai.
«Jack?», mi voltai nell’oscurità ma la sua immagine era scomparsa.
«Jack!», gridai ancora guardandomi intorno.
Ma lui non c’era.
Era sparito.
Un sogno, ripetevo a me stessa, solo un sogno.
Ma sapevo che non era così, che mi sbagliavo e che Jack Frost, il suo fantasma o il suo reale lui, era stato nella mia stanza, mi aveva parlato, era stato lui a mostrarmi quel ricordo.
Ne ero certa.
Il vento subentrò nella stanza e qualcosa si mosse in esso: un fiocco di neve che veniva dalla montagna…
 
Sulla cima della montagna il vento era insostenibile, la neve si muoveva davanti ai miei occhi, intorno al mio corpo, come se fossi al centro di un uragano.
«Jack!», gridai contro il vento, ma nessuno comparve.
Pronunciai il suo nome ancora, ancora e ancora, fin quando la gola non mi fece male.
Mi concentrai per cercare la sua immagine nell’oscurità, per fermare quel vento e quella neve che mi ostacolava, potevo riuscirci.
«Jack!», e tutto parve fermarsi per un attimo.
La neve aveva smesso di danzare, il vento di cantare le note di quella danza, la luna aveva ricominciato a fissarmi aspettando la mia prossima mossa.
Afferrai un fiocco di neve grande e dalla figura insolita, pareva quasi una stella rubata al cielo, e la portai vicino al viso, sfiorandolo con le labbra.
Aprii la mano e guardai l’orizzonte avanti a me.
Era quasi l’alba.
Soffiai sul fiocco di neve e lo vidi volteggiare nel vento, che aveva ripreso a cantare la sua romantica ballata, portando via da me quella piccola stella che mi avrebbe riportato indietro Jack Frost.
Questa volta per sempre…

Angolo autrice: Ok, è la prima volta che scrivo una OS su un crossover ma che dire: IO LI AMO!
Spero vi piaccia e spero di ricevere qualche parere :)

 
  
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